Antonio Maria Pucci

Antonio Maria Pucci

(1819-1892)

Beatificazione:

- 12 giugno 1952

- Papa  Pio XII

Canonizzazione:

- 09 dicembre 1962

- Papa  Giovanni XXIII

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 12 gennaio

Religioso, sacerdote dell’Ordine dei Servi di Maria: parroco per circa cinquant’anni a Viareggio, in Toscana, si dedicò in modo particolare alle attività formative e catechetiche e alle opere di carità per i bisognosi

  • Biografia
  • Omelia
  • sulla beatificazione
“Non è necessario avere vita lunga, ma è necessario approfittare dell’ora che Dio ci dà per fare il proprio dovere”

 

Eustachio Pucci nasce a Poggiole di Vernio in provincia di Firenze il 16 aprile 1819 in una famiglia di contadini povera di risorse ma ricca di fede; suo passatempo preferito è aiutare il babbo nel decoro della chiesa, partecipare alle funzioni e ricevere la Comunione.

Siamo nell’alta Toscana del 1800 e il giovane sarebbe un utile aiuto nei campi, ma quando il Signore lo chiama lui va, scegliendo un Ordine consacrato alla Madonna: i Servi di Maria Santissima.

Ordinato sacerdote nel 1883, arriva a essere Definitore generale della sua comunità, ma è soprattutto il lavoro da parroco che egli apprezza, nella chiesa di Sant’Andrea in Viareggio dove rimane per 48 anni. Per tutti don Antonio Maria – il nome che ha scelto prendendo i voti – era “il curatino”, sempre sorridente e soprattutto sempre pronto ad aiutare gli altri.

Precursore delle forme organizzative proprie dell’Azione cattolica, crea praticamente un’associazione per ogni suo parrocchiano, dando grande impulso all’impegno dei laici all’interno della Chiesa: per i giovani fonda la Compagnia di San Luigi e la Congregazione della Dottrina cristiana; per gli uomini la Compagnia di Maria Santissima Addolorata e per le donne la Congregazione delle Madri cristiane. Dà anche inizio a un ordine religioso femminile: quello delle Mantellate di Viareggio che si occuperanno dei bambini malati.

Seppur abbia bisogno di aiuto per le sue molte opere, Antonio è il primo a “sporcarsi le mani” e ad andare di casa in casa, tra i poveri, a portare quello di cui hanno bisogno. Per sé non tiene nulla, neppure i vestiti. E nelle sue giornate che sembrano infinite, non trascura neppure la preghiera: spesso i suoi parrocchiani lo trovano assorto, lo vedono addirittura sollevarsi da terra o camminare senza posare i piedi nell’esercizio del suo ministero, tanto che molti esclamano: “Pare un angelo!”.

E tale è in effetti don Antonio, che durante l’epidemia di colera del 1854 diventa l’angelo degli ammalati. Un esercizio eroico della carità, il suo, che lo fiaccherà nel fisico fino a contrarre una polmonite fulminante nel 1892, l’anno della sua morte.

Viene beatificato da Pio XII nel 1952 e canonizzato da Giovanni XXIII dieci anni dopo.

 

CANONIZZAZIONE DEI SANTI:
PIETRO GIULIANO EYMARD
ANTONIO MARIA PUCCI
FRANCESCO MARIA DA CAMPOROSSO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI XXIII

Basilica Vaticana
Domenica, 9 dicembre 1962

 

Sollemnis caeremonia, qua summos Ecclesiae honores decrevimus Beatis Petro Iuliano Eymard, Antonio Mariae Pucci, Francisco Mariae a Camporubeo, est profecto eiusmodi, qua vehementer animi nostri moveantur. Hic enim ritus, qui dum bisce in terris a Nobis conficiebatur, a summo Deo in caelis, tota scilicet sede illa exsultante laetitia, ratus habebatur, in memoriam nostram redigebat et quasi sub nostrum subicebat aspectum, illam sanctitatis notam, quae catholicam Ecclesiam, Christi Sponsam, distinguit.

Catholicis hominibus illud est dulce et iucundum, ex doctrinae capite, quod profitentur, Ecclesiam matrem suam amantissimam, appellare sanctam. Quod quidem multis confirmatur argumentis. Nam primum eius Conditor sanctus est, quin etiam origo et exemplar sanctitatis; sancta deinde existimanda sunt instrumenta, quibus utitur ad animos perficiendos sibi commissorum filiorum: divina nempe gratia et augusta Sacramenta; tum eius doctrina est sancta, quam a Christo Iesu acceptam inviolate custodit, strenue defendit, impigre inculcat animis, atque ut potest latissime inter gentes disseminat; multi postremo filiorum suorum, cum insigni virtute praestitissent, re ipsa supernae gloriae compotes publice pronuntiati sunt.

Haec, inquimus, explorata atque omnino certa habent christiani viri universi. Sed nemo sane dubitat, quin, praeclaro hoc praebito spectaculo, opinio sanctitatis Ecclesiae vel profundius in eorum animos descendat.

Accidit praeterea congruenter, quod sacra haec caeremonia in cursum incidit Concilii Oecumenici Vaticani II; quod nimirum eo in primis pertinet, ut sanctitatis gemma, in diademate inserta, quo Ecclesiae caput redimitur, magis magisque niteat atque splendeat. Haec namque amplissima sacrorum Pastorum congregatio, cum beati Petri Successore falli nescio coniuncta, non solum iterum proponit atque confirmat incommutabiles veritates a divino Magistro traditas; sed etiam illustrat et adhibenda suadet cotidie crebrius sacrosanta auxilia, quibus divinae gratiae efficiamur compotes et participes. Praeterea praecepta iniungit, quibus christianorum mores nitidius excolantur. Quapropter Concilium non alio spectare dicendum est quam ut hinc ostendat Christi Sponsam omne possidere, quovis nomine significetur, virtutis genus, in factis et verbis et spiritualibus cuiusvis speciei donis (1), hinc ad sanctimoniam Ecclesiae filios incendat, quibus humani generis Redemptor palam edixit: « Estote ergo vos perfecti, ecti, sicut et pater vester caelestis perf ectus est » (2).

Quibus positis facile sequitur, ut in primis christifideles in eo honeste glorientur, se talem habere Matrem, quam omnes admirari operteat, propter incredibilem pulchritudinem eidem divinitus inditam. Eius enim dignitas non gemmis, non margaritis emicat, humano visui conspiciendis, sed fulgore et gratia radiat, quae e Conditoris sui Sanguine et insignibus multorum filiorum virtutibus manant.

Sequitur tum etiam, ut, quicumque christianum profitentur nomen, ii vitae consuetudinem servare enitantur, quae a matris suae superna nobilitate nulla ex parte abhorreat, neque ab eius praeceptis et institutis sit aliena. Siquidern nemo vere affirmare potest se matrem re ipsa diligere, de cuius decore aliquid detrahere moribus suis non vereatur.

 

INVITO PATERNO AI FEDELI

Venerabili Fratelli, diletti figli, Amiamo proseguire il discorso, come a familiare colloquio, nella lingua italiana, per associare più strettamente all'intimo gaudio del Nostro cuore i numerosi fedeli, convenuti in questa Basilica, e quanti altri seguono lo svolgersi del sacro rito attraverso la radio.

Da oggi l'intera famiglia dei credenti contempla tre nuove fulgide stelle nel cielo della santità: S. Pietro Giuliano Eymard, S. Antonio Maria Pucci e S. Francesco Maria da Camporosso. E se tre Famiglie Religiose di antica e nuova tradizione — diciamo: i Sacerdoti del Santissimo Sacramento, i Servi di Maria, i Francescani Cappuccini — hanno motivo di esultare per il particolare titolo di onore, con esse è tutta la Chiesa, che si raccoglie in preghiera presso i novelli Santi per averne primizia di intercessione e di celesti favori.

La figura luminosa di ciascuno meriterebbe immediata illustrazione, che per altro non mancherà in forme molteplici e per la parola e per la penna dei sacri oratori e scrittori. A Noi piace cogliere subito una significativa affinità di insegnamenti e di esempi in questi uomini di Dio, vissuti nel corso di una stessa generazione. Nella loro vicenda terrena, pur nelle diverse attribuzioni della vocazione propria di ciascuno, splendono più fulgide tre note: vita Eucaristica, tenerissima pietà mariana, imitazione del Buon Pastore. Di qua proviene per i fedeli e per l'umanità un messaggio di intensa vibrazione.

 

L'EUCARISTIA FONTE DI OGNI SANTITÀ

1) Vita eucaristica, anzitutto, poichè nella S. Eucaristia è la fonte e il nutrimento di ogni santità. Lo diceva il Nostro Predecessore S. Leone Magno: « La partecipazione del corpo e del sangue di Cristo non ha altro effetto, che quello di farci diventare Colui, che noi riceviamo » (3).

Questa progressiva trasformazione nella vita stessa del Salvatore Divino, oh quanto è visibile nel mirabile sviluppo delle virtù dei Santi oggi canonizzati!

E quali rapporti di particolare intimità con Gesù Eucaristia si scoprono nelle loro ascensioni! Basta il nome di S. Pietro Giuliano Eymard per aprire allo sguardo il fulgore dei trionfi eucaristici, a cui egli volle dedicata, pur in mezzo a prove e difficoltà di ogni genere, la propria vita, che si prolunga nella famiglia, da lui fondata. Il fanciullo quinquenne, trovato sull'altare, reclinante il capo sulla porticina del Tabernacolo, è lo stesso che fonderà a suo tempo la Società dei Sacerdoti del SS. Sacramento e le Ancelle del SS. Sacramento, irradiando in innumerevoli schiere di Sacerdoti Adoratori il suo amore e la sua tenerezza a Cristo, vivente nell'Eucaristia. E il Santo Parroco di Viareggio non aveva immesso un profondo spirito eucaristico nelle associazioni laicali da lui promosse, come tessera di riconoscimento per il cristiano? Questa ansia di apostolato eucaristico nasceva in un cuore preso dall'amore a Gesù vit tima. I testimoni oculari ne hanno lasciato commoventi descrizioni. Identica pietà eucaristica nell'umile frate cercatore Francesco Maria da Camporosso da tutti chiamato, nonostante le sue proteste, « il Padre Santo ». E a giusto titolo, perchè il suo passaggio quaggiù ha rinnovato la fragranza dei fioretti francescani.

La vita eucaristica è l'anima segreta degli impulsi di generosità, che hanno spinto i tre Religiosi sulle vette della santità.

 

PERENNE FIDUCIA NELLA REGINA DEI SANTI

2) Pietà mariana. Accanto a Gesù si trova la Madre sua, Regina sanctorum omnium, suscitatrice di santità nella Chiesa di Dio, e suo primo fiore di grazia. Intimamente associata alla Redenzione nei disegni eterni dell'Altissimo, la Madonna, come ha cantato Severiano di Gabala « è la madre della salvezza, la fonte della luce divenuta visibile » (4). Piace pertanto alla pietà filiale considerarla all'inizio di ogni vita cristiana, accompagnarne con trepida cura l'armonioso sviluppo, coronarne la pienezza con la sua presenza materna.

Non sorprende dunque il trovare Maria Santissima, vicina e tenerissima, nella vita dei tre novelli Confessori : S. Giuliano Eymard la propone a modello degli adoratori, invocandola col titolo di « Nostra Signora del Santissimo Sacramento »; Sant'Antonio Maria Pucci, fedele alle tradizioni del suo Ordine, fa della sede del suo apostolato la città della Madonna Addolorata, affidandole ogni più ardua impresa di sacro ministero; S. Francesco Maria da Camporosso, con filiale ardimento, non teme di inviarle i derelitti e i sofferenti, con le parole: « Andate a nome mio alla Madonna delle Grazie. Ditele che vi manda il suo servo Francesco ».

Oh quale devozione spirano i santi nel loro soprannaturale trasporto di confidenza nella intercessione della Madre di Dio e Madre nostra! Questa delicata pietà mariana ha certo favorito il compiersi del gaudio odierno.

 

FEDELISSIMA IMMAGINE DEL BUON PASTORE

3) Imitazione del Buon Pastore. Uno solo dei novelli Canonizzati ebbe la cura diretta delle anime, riproducendo in terra italiana gli esempi del santo Curato d'Ars; ma tutti e tre riproducono con fedeltà mirabile l'immagine del Buon Pastore. L'aspetto pastorale Ci dà tanta consolazione, al termine della prima sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, che il Signore ha voluto per un generale ravvivamento di tutte le forme della vita cristiana.

Questa irradiazione pastorale, nella testimonianza dei novelli santi, si può definire formazione di buoni preti, dall'anima fervente di adoratori, le cui schiere si sono moltiplicate in tutto il mondo, e dànno in questi giorni a Roma, nel loro Convegno Internazionale, spettacolo edificante della loro pietà. Questa irradiazione si esprime inoltre col fervore delle missioni al popolo, forma immediata ed efficace di catechesi evangelica, e con altre istituzioni di carattere parrocchiale, che furono l'alba promettente delle organizzazioni di Azione Cattolica. Irradiazione che con parola semplice si chiama apostolato del buon esempio, compiuto con instancabile zelo per seminare nelle anime l'amore di Cristo, e risvegliarvi la coerenza di propositi gravi e solenni. La stessa sollecitudine costante per la carità verso i poveri, quale si legge in particolari commoventi nella vita dei novelli Santi, è forma altissima di imitazione del Buon Pastore, che diffonde il suo influsso soave nelle anime, e gli dà la testimonianza concreta e commovente, come risposta al dilexit nos, et tradidit semetipsum pro no bis (5).

 

IL PERFETTO ADORATORE DEL SS.MO SACRAMENTO

Nous voulons ajouter maintenant un mot pour les pèlerins de langue frainaise, venus assister à la glorification de Saint Pierre-Julien Eymard, prétre, confesseur, fondateur de deux familles religieuses consacrées au culte du Saint-Sacrement.

C'est un Saint qui Nous était familier depuis de longues années déjà, comme Nous l'avons dit tout à l'heure, lorsque la Providence Nous fournit l'heureuse occasion, au temps de Notre service à la Nonciature Apostolique en France, de Nous rendre dans son pays natal, à la Mure d'Isère, près de Grenoble.

Nous avons vu là de Nos yeux le pauvre lit, la modeste cham- bre, où ce fidèle imitateur du Christ rendit sa belle àme à Dieu. Vous pouvez deviner, chers Fils, avec quelle émotion Nous évoquons ce souvenir en ce jour où il Nous est donné de lui décerner les honneurs de la canonisation!

Le corps de Saint Pierre-Julien Eymard est conservé à Paris: le Saint est présent à Rome aussi, en quelque fgon, en la personne de ses fils, les Prétres du Saint Sacrement; et c'est encore un souvenir bien doux à évoquer pour Nous que celui de ces visites que Nous faisions jadis à leur église de Saint Claude-des-Bourguignons, pour Nous unir pendant quelques instants à leurs silencieuses adorations.

A côté d'un Vincent de Paul, d'un Saint Jean Eudes, d'un Curé d'Ars, Pierre-Julien Eymard prend piace aujourd'hui dans la phalange de ces astres resplendissants qui sont la gioire et l'honneur incomparable du Pays qui les a vus naître, mais dont la bienfaisante influence s'exerce bien au-delà: dans l'Eglise tout entière.

Sa note caractéristique, l'idée directrice de toutes ses acti- vités sacerdotales, on peut le dire, ce fut 1'Eucharistie: le culte et l'apostolat eucharistiques. Nous aimons à le souligner ici, en présence des Prétres et des Servantes du Très Saint Sacrement: en présence aussi des membres d'une association qui est chère au coeur du Pape, celle des Prétres Adorateurs, ras- semblés à Rome ce jours-ci et venus nombreux honorer ce grand ami de l'Eucharistie.

Oui, chers Fils, honorez et fétez avec Nous celui qui fut un si parfait adorateur du Saint Sacrement; et à son exemple, placez toujours au centre de vos pensées, de vos affections, des  entreprises de votre zèle, cette source incomparable de toute gràce: le Mysterium fidei, qui cache sous ses voiles l'Auteur méme de la gràce, Jésus, le Verbe incarné.

 

DONI COPIOSI DI CELESTE PACE

Venerabili Fratelli e diletti figli, Sono queste le elevazioni ispirate dalla triplice glorifica zione odierna. Il cuore si riempie di commossa esultanza, e sale al labbro la lode e il ringraziamento al Signore, che ha irradiato nuovo splendore sul volto della sua Chiesa, nell'anno del Concilio Ecumenico. O Santi novelli confessori, Pietro Giuliano Eymard, Antonio Maria Pucci, Francesco Maria da Camporosso, circondate questo altare della Confessione di S. Pietro, mentre prosegue il rito Eucaristico; e con la vostra intercessione custodite nei nostri cuori lo straordinario fervore di quest'ora storica, ottenendo all'umanità i doni copiosi della celeste pace, che in Gesù Cristo ha il suo fondamento, la sua legislazione, la sua sicurezza, doni di pace che sono il gaudio della Chiesa, il conforto dei sacri Pastori, l'onore del clero e del popolo santo di Dio. Amen. Amen.

 

(1) Cfr. S. Cyril. Hier. Cathecheses, Migne P. G. 33 col. 1044.

(2) Matth. 5, 48.

(3) Serm. LXIII, cap. VII; Migne P. L. 54, 357.

(4) De mundi creatione, orat. VI; Migne P. G. 56, 498.

(5) Cfr. Gal. 2, 20

DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI FEDELI CONVENUTI A ROMA PER LA BEATIFICAZIONE
DI ANTONIO MARIA PUCCI*

Aula della Benedizione - Lunedì, 23 giugno 1952

 

Diletti figli Servi di Maria, e voi tutti devoti pellegrini delle diocesi di Pistoia, Prato, Firenze, Lucca e di alcune altre, che siete venuti ad onorare il Beato Antonio Maria Pucci, Noi vi accogliamo con viva gioia e facciamo salire verso il trono di Dio le più fervide azioni di grazia per i meravigliosi esempi del santo sacerdote, che abbiamo ieri elevato agli onori dell'altare.

Questa santità sacerdotale Noi vorremmo brevemente richiamare al vostro spirito, mentre preghiamo il « padrone della messe », per intercessione del novello Beato, di mandare in gran numero simili operai (cfr. Matth. 9, 38) al servizio della santa Chiesa. La grandezza del sacerdote è sublime agli occhi della fede per i divini poteri che Dio Nostro Signore gli ha concessi; ma quando essa risplende in un'anima interamente dedicata al suo ufficio pastorale, noi possiamo contemplare sulla terra una autentica immagine del divin Redentore e amico degli uomini, Gesù.

Il Vangelo c'insegna che vi è una grazia potente di santificazione per i sacerdoti, ottenuta per i meriti e la preghiera di Gesù Cristo. Non ha Egli forse supplicato il Padre, nella sua orazione sacerdotale (Io. 17, 17-19), di santificarli nella verità, come Egli offriva sè stesso vittima in sacrificio per loro? La grazia del sacerdozio cattolico ha da circa venti secoli prodotto frutti incomparabili in tutti i paesi del mondo, e il numero dei Santi rivestiti del carattere sacerdotale cresce incessantemente per la gloria di Dio e il conforto dell'intiera umanità. Non vi è nulla di più grande sulla terra che un santo sacerdote.

Il sacerdote, che mette in pratica i consigli indimenticabili ricevuti il giorno della sua ordinazione, s'incammina a gran passi verso la perfezione. Prima d'imporre loro le mani, il Vescovo dice infatti agli ordinandi: Rendetevi conto di ciò che fate; imitate ciò che trattate; voi celebrate il mistero della morte del Signore; procurate dunque che muoiano in voi tutti i vizi e le concupiscenze. Il vostro insegnamento sia una medicina spirituale per il popolo di Dio; il profumo della vostra vita sia il godimento della Chiesa di Cristo, affinchè con la predicazione e con l'esempio edifichiate la casa, vale a dire la famiglia di Dio (cfr. Ponti'. Rom. - De ordinat. Presbyt.).

Il Beato Antonio Maria Pucci udì queste parole il 24 settembre 1843 in Firenze, nella chiesa di San Salvatore, dalle labbra del Vescovo che l'ordinava. Egli vi si era preparato con una purezza illibata e col dono di tutto sè stesso a Dio nella vita religiosa. Al parroco, che a lui giovanetto aveva chiesto : « Che cosa farai da grande? » rispose: « Voglio farmi religioso in un Ordine consacrato alla Madonna ». La voce silenziosa di Dio lo invitava chiaramente al vertice della perfezione evangelica ed egli aveva sentito per ciò il bisogno di osservare i consigli di povertà, castità e obbedienza nella vita religiosa, immolando liberamente la triplice concupiscenza, quella che inclina le anime verso i beni della terra, quella che le porta verso i piaceri della carne, e quella che insinua la brama della indipendenza. Egli aveva scelto, ad imitazione di Nostro Signore e della sua Santissima Madre, di essere povero, casto e ubbidiente. In tal guisa diveniva più atto a comprendere la santità del sacerdozio; si metteva già col divin Salvatore in stato di ostia per la celebrazione del sacrificio che avrebbe rinnovato sull'altare. Egli vi si preparava egualmente con seri studi e con la formazione spirituale che riceveva dai suoi Superiori e Maestri, secondo la tradizione più volte secolare dei Sette Beati Fondatori dell'Ordine dei Servi di Maria.

Nominato Vice-Parroco, egli per tre anni si adoperò al tempo stesso di approfondire e completare le sue cognizioni delle scienze sacre, poichè voleva, secondo la esortazione ricevuta il giorno della ordinazione, che « il suo insegnamento fosse una medicina spirituale per il popolo di Dio », come fu in realtà durante i 45 anni da lui consacrati alla stessa parrocchia di S. Andrea in Viareggio. Tutto in lui era predicazione, perchè perfetto era l'accordo fra le sue parole e le sue azioni, fra il tono raccolto delle sue conversazioni e dei suoi sermoni e la maniera in cui pregava o agiva in ogni circostanza. « Il profumo della sua vita era veramente il godimento dei suoi fedeli », ed ora questo pro fumo si diffonderà nella Chiesa universale con gli onori che gli sono resi e l'autorità conferita al suo esempio con la solenne Beatificazione.

La sua unica cura fu di « edificare la casa, vale a dire la famiglia di Dio ». Non abbiamo qui bisogno di esporre lungamente l'opera costruttiva del santo parroco. Il suo popolo era la sua famiglia. Egli conosceva tutte le sue pecorelle, le visitava e poteva, grazie alla venerazione che la sua persona ispirava, penetrare dappertutto. In un tempo in cui la Chiesa e i sacerdoti erano esposti al disprezzo e all'ostracismo, egli riscoteva generale rispetto. La sua eroica carità durante i due anni del terribile colera che imperversò in Viareggio, vinse ogni preconcetto. Egli ristabiliva la pace, guidava la gioventù, consolava i malati. Ma non contento di questa azione individuale, chiamò a raccolta i fedeli, e prevenendo le forme presenti di Azione Cattolica, istituì le Associazioni per ogni categoria dei suoi parrocchiani, fanciulli e giovani, uomini e donne; diede ad esse saggi regolamenti e le animò col suo zelo. Fondò e diresse il nuovo Istituto religioso delle Suore Mantellate Serve di Maria in Viareggio per la istruzione e la educazione delle fanciulle; fondò egualmente il primo Ospizio marino per i poveri bambini malati; introdusse le Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli, le Opere Pontificie della Propagazione della Fede e della S. Infanzia. In tal guisa la sua parrocchia fu veramente la famiglia e la casa di Dio, interamente organizzata, solidamente unita, ed egli il buon Pastore e il Padre di tutti. Ad imitazione del divino Maestro, passò facendo del bene. Vederlo, ascoltarlo, confortava e conduceva a Dio.

Non potremmo però terminare queste brevi parole senza accennare alla grandissima parte che la devozione alla Santissima Vergine ebbe nella vita del nuovo Beato. Fin dal principio, egli volle consacrarsi a Dio per le mani di Maria nell'Ordine dei suoi Servi fedeli, e il suo primo discorso come parroco fu per mettere sè stesso e tutto il popolo sotto la protezione dell'Addolorata. Il suo zelo industre ne promosse il culto, lo fece penetrare nella vita quotidiana, lo rinnovò incessantemente con una tale intensità, che Viareggio divenne per eccellenza la « Città dell'Addolorata ». Noi stessi, Venerabili Fratelli e diletti figli, siamo così persuasi che la celeste Regina è per i sacerdoti la madre, la custode della castità, la guida nelle difficoltà della vita, la sorgente delle più abbondanti grazie — come abbiamo esposto, per esempio, nella Esortazione « Menti Nostrae » al Clero del mondo cattolico —, che instantemente li invitiamo ad imitare il Beato Antonio Maria Pucci e a cercare presso la Madre di Gesù la forza di attuare il sublime ideale di santità, che lo stato sacerdotale richiede.

Sia il novello Beato per i religiosi un modello di fedeltà ai doveri della loro vocazione, per i sacerdoti un esempio luminoso nell'esercizio del sacro ministero, per i laici l'immagine di un santo ecclesiastico, nella quale risplende la dignità di tutto il Clero. Con questo augurio v'impartiamo con effusione di cuore, auspicio dei più eletti favori divini, la Nostra paterna Apostolica Benedizione.

 

*Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, XIV,
 Quattordicesimo anno di Pontificato, 2 marzo 1952 - 1° marzo 1953, pp. 227 - 230
 Tipografia Poliglotta Vaticana

 A.A.S., vol. XXXXIV (1952), n. 11 - 12, pp. 590 - 592.