Antonio Primaldo e compagni

Antonio Primaldo e compagni

(†1480)

Beatificazione:

- 14 dicembre 1771

- Papa  Clemente XIV

Canonizzazione:

- 12 maggio 2013

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 14 agosto

A Otranto in Puglia, circa ottocento beati martiri, che, incalzati dall’assalto dei soldati Ottomani a rinnegare la fede, furono esortati dal beato Antonio Primaldo, anziano tessitore, a perseverare in Cristo e ottennero così con la decapitazione la corona del martirio

  • Biografia
  • Omelia
  • DECRETUM CONFIRMATIONIS CULTUS
"Gesù Cristo è nostro Signore e vero Dio, e piuttosto vogliamo mille volte morire che rinnegarlo e farci Turchi"

 

MARTIRIO

 

    Dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi nel 1453 e l’assedio di Belgrado del 1456, il sovrano dell’impero degli Ottomani, Maometto II, tentò invano, nel 1479, la conquista dell’isola di Rodi. Puntò allora sull’estrema costa dell’Italia, la più vicina ai porti albanesi, già in suo possesso.

    Il 28 luglio 1480 i Turchi si avvicinarono, con circa 140 navi e circa 15000 uomini, alle coste della città di Otranto, dove vivevano Antonio Primaldo e i suoi Compagni. La città allora contava al massimo seimila abitanti ed era stata abbandonata dal presidio aragonese, per gli impegni militari in Toscana.

    Appena posto l’assedio, i Turchi immediatamente richiesero la resa. Di fronte al rifiuto, la città fu bombardata e, il 12 agosto, cadde nelle mani dei Turchi che la saccheggiarono e uccisero l’Arcivescovo Stefano, i canonici, diversi sacerdoti e numerosi fedeli riuniti nella Cattedrale.

    Il giorno seguente, il comandante Gedik Achmed Pascià, ordinò che tutti gli uomini superstiti, circa ottocento dai quindici anni in su, fossero condotti presso l’accampamento turco e costretti ad apostatare. Istantanea e decisa fu la risposta che a nome di tutti venne data da Antonio Primaldo, un umile calzolaio o cimatore di panni. Dichiarò che “essi tenevano Gesù Cristo per figliolo di Dio e che piuttosto volevano mille volte morire che rinnegarlo e farsi Turchi”.

    Achmed Pascià ordinò allora l’immediata esecuzione capitale. Ebbero la testa o il corpo tagliati.

    Per un anno i corpi giacquero insepolti sul luogo del supplizio, dove vennero ritrovati dalle truppe inviate a liberare Otranto. Nel maggio 1481, furono deposti nella vicina chiesa “al fonte della Minerva” e trasferiti, nel settembre seguente, nella sede della Cattedrale. Nel 1490, Alfonso d’Aragona fece trasportare a Napoli parecchi corpi.

    Questi testimoni di Cristo furono subito riconosciuti Martiri e divennero oggetto di venerazione da parte del popolo che li considerava validi intercessori presso Dio.

    Fin dall’antichità la Chiesa di Otranto celebra devotamente la loro memoria, ogni anno, il 14 agosto.

 

    

“ITER” DELLA CAUSA

 

 

 

a) In vista della conferma del culto da tempo immemorabile

 

    Nel 1539 fu fatta una prima inchiesta per la beatificazione dei Martiri di Otranto, ripresa più volte negli anni successivi; ma solo nel 1755-56 si poté tenere in Otranto, sotto il Vescovo Niccolò Caracciolo, il processo ordinario, i cui atti però non furono ritenuti validi dalla Sacra Congregazione dei Riti.

    Dal 1770 al 1771 fu celebrato, dal Vescovo di Lecce Alfonso Sozy Carafa, un secondo processo ordinario. Questo fu presto studiato a Roma e si ottenne il 14 dicembre 1771 il decreto di conferma del culto, da tempo immemorabile tributato ai Martiri di Otranto, che nel 1721 erano stati dichiarati Patroni principali della Città e Arcidiocesi.

 

b) In vista della canonizzazione

 

    Il culto tributato ai Beati si è rivelato particolarmente intenso nel 1980, in occasione del quinto centenario dell’evento martiriale. Le feste furono concluse solennemente con la celebrazione presieduta dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, il 5 ottobre 1980, in Otranto.

    La canonizzazione di questi Beati è stata sempre e continuamente auspicata, ma soltanto recentemente è stato possibile raccogliere in modo sistematico la documentazione storica circa il fatto del martirio. La commissione storica fu nominata dall’Arcivescovo di Otranto nel 1988.

    L’Inchiesta Diocesana, celebrata negli anni 1991-1993, è stata riconosciuta valida dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 27 maggio 1994. Il 28 aprile 1998 si è svolto il Congresso dei Consultori Storici. Il 16 giugno 2006 si è tenuto, con esito positivo, il Congresso peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione ordinaria del 17 aprile 2007, hanno riconosciuto che i Beati Antonio Primaldo e Soci furono uccisi per la loro fedeltà a Cristo.

    Il Sommo Pontefice Benedetto XVI il 6 luglio 2007 ha disposto la promulgazione del Decreto sul martirio.

    Dal 27 luglio 2010 al 16 aprile 2011 si è svolta nell’Arcidiocesi di Otranto l’Inchiesta Diocesana su un presunto miracolo ottenuto per intercessione dei Beati Antonio Primaldo e Compagni martiri, riguardante la guarigione straordinaria di Suor Francesca Levote (al secolo Cecilia) da “cancro endometrioide dell’ovaio sinistro con progressione metastatica sistemica (IV stadio) e grave compromissione dello stato generale”.

    La Consulta Medica della Congregazione, riunitasi il 28 giugno 2012, all’unanimità ha riconosciuto che la guarigione non è spiegabile in base alle attuali conoscenze delle scienze mediche.

    Il 22 settembre 2012 si è tenuto il Congresso peculiare dei Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, con esito positivo all’unanimità.

    L’11 dicembre 2012 ha avuto luogo la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi.

    Sua Santità Benedetto XVI, il 20 dicembre 2012, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto super miraculo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONI

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
VII Domenica di Pasqua, 12 maggio 2013

 

Cari fratelli e sorelle!

In questa settima Domenica del Tempo di Pasqua ci siamo radunati con gioia per celebrare una festa della santità. Rendiamo grazie a Dio che ha fatto risplendere la sua gloria, la gloria dell’Amore, sui Martiri di Otranto, su Madre Laura Montoya e su Madre María Guadalupe García Zavala. Saluto tutti voi che siete venuti per questa festa –  dall’Italia, dalla Colombia, dal Messico, da altri Paesi – e vi ringrazio!

Vogliamo guardare ai nuovi Santi alla luce della Parola di Dio proclamata. Una Parola che ci ha invitato alla fedeltà a Cristo, anche fino al martirio; ci ha richiamato l’urgenza e la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti; e ci ha parlato della testimonianza della carità, senza la quale anche il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano.

Gli Atti degli Apostoli, quando ci parlano del diacono Stefano, il protomartire, insistono nel dire che egli era un uomo “pieno di Spirito Santo” (6,5; 7,55). Che significa questo? Significa che era pieno dell’Amore di Dio, che tutta la sua persona, la sua vita era animata dallo Spirito di Cristo risorto, tanto da seguire Gesù con fedeltà totale, fino al dono di sé.

Oggi la Chiesa propone alla nostra venerazione una schiera di martiri, che furono chiamati insieme alla suprema testimonianza del Vangelo, nel 1480. Circa ottocento persone, sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto, furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che è il nostro vero tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità.

Mentre veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che, proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze, e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene.

Il secondo pensiero lo possiamo ricavare dalle parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo: «Prego per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi» (Gv17,20). Santa Laura Montoya è stata strumento di evangelizzazione prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni, ai quali infuse speranza, accogliendoli con l’amore appreso da Dio e portandoli a Lui con una efficacia pedagogica che rispettava la loro cultura e non si contrapponeva ad essa. Nella sua opera di evangelizzazione Madre Laura si fece veramente tutta a tutti, secondo l’espressione di san Paolo (cfr 1Cor 9,22). Anche oggi le sue figlie spirituali vivono e portano il Vangelo nei luoghi più reconditi e bisognosi, come una sorta di avanguardia della Chiesa.

Questa prima santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo. In qualsiasi luogo in cui viviamo, irradiare questa vita del Vangelo! Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrodono le comunità cristiane e corrodono il nostro cuore, e ci insegna ad accogliere  tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza reticenze, con amore sincero, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere o le nostre organizzazioni, no! Quello che abbiamo di più prezioso è Cristo e il suo Vangelo.

Infine, un terzo pensiero. Nel Vangelo di oggi, Gesù prega il Padre con queste parole: «Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,26). La fedeltà dei martiri fino alla morte e la proclamazione del Vangelo a tutti si radicano, hanno la loro radice nell’amore di Dio effuso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5), e nella testimonianza che dobbiamo dare di questo amore nella nostra vita quotidiana. Santa María Guadalupe García Zavala lo sapeva bene. Rinunciando a una vita comoda – quanto danno arreca la vita comoda, il benessere; l’”imborghesimento” del cuore ci paralizza –, rinunciando a una vita comoda per seguire la chiamata di Gesù, insegnava ad amare la povertà, per poter amare di più i poveri e gli infermi. Madre Lupita si inginocchiava sul pavimento dell’Ospedale davanti agli ammalati e agli abbandonati per servirli con tenerezza e compassione. E questo si chiama: “toccare la carne di Cristo”. I poveri, gli abbandonati, gli infermi, gli emarginati sono la carne di Cristo. E Madre Lupita toccava la carne di Cristo e ci ha insegnato questo modo di agire: non vergognarsi, non avere paura, non provare ripugnanza a “toccare la carne di Cristo”! Madre Lupita aveva capito che cosa significa questo “toccare la carne di Cristo”. Anche oggi le sue figlie spirituali cercano di riflettere l’amore di Dio nelle opere di carità, senza risparmiare sacrifici e affrontando con mitezza, con perseveranza apostolica (hypomon?), sopportando con coraggio qualunque ostacolo.

Questa nuova Santa messicana ci invita ad amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo che ci arreca tanto danno, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione, di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso gesti di delicatezza, di affetto sincero e di amore.

Fedeltà a Cristo e al suo Vangelo, per annunciarlo con la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la nostra carità verso tutti: sono luminosi esempi ed insegnamenti che ci offrono i Santi proclamati oggi, ma che suscitano anche domande alla nostra vita cristiana: Come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi questa domanda, per pensarla durante la giornata: come io sono fedele a Cristo? Sono capace di “far vedere” la mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo, per intercessione della Beata Vergine Maria e dei  nuovi Santi, che il Signore riempia la nostra vita con la gioia del suo amore. Così sia.

 

DECRETUM

CONFIRMATIONIS CULTUS

AB IMMEMORABILI TEMPORE

(14 dicembre 1771)

 

    «Cum a Sacra Rituum Congregatione sub die 11 Maji proxime praeteriti, ad relationem Eminentissimi, et Reverendissimi D. Cardinalis Corsini Ponentis admissa fuerit Commissio Introductionis Causae Beatorum Antonii Primaldi, et Sociorum Martyrum, et a Sanctissimo Domino Nostro Clemente Papa XIV postmodum signata, juxta tenorem praefatae Commissionis ad instantiam Sacerdotis Johannis Baptistae Pasanisi Canonici Ecclesiae Collegiatae Terrae Casalis Novi Dioecesis Uritanae, et Causae Postulatoris, propositum fuit ab eodem Eccellentissimo, et Reverendissimo Domino Cardinali Ponente, atque in dicta Sacra Congregatione discussum infrascriptum Dubium: An sententia per Reverendissimum Episcopum Licien. lata super Cultu ab immemorabili tempore praestito Beatis Antonio, et Sociis Martyribus Hydruntinis sit confirmandi, sive an constet de Casu excepto a Decretis san. mem.

    Urbani VIII in casu, et ad effectum, de quo agitur. Et Sacra eadem Congregatio, audito prius R.P.D. Dominico de Sancto Petro Fidei Promotore, qui suam sententiam scripto, et voce exposuit, rescribendum censuit, Affirmative, si Sanctissimo Domino Nostro visum fuerit. Die 7 decembris 1771. / Factaque deinde per me Secretarium de praedictis eidem Sanctissimo Domino Nostro relatione, Sanctitas Sua benigne annuit.

 

    Die 14 decembris 1771.

    M. Card. Marefuscus

            Praefectus 

 

                                                                        M. Gallo

                                                                Sac. Rit. Congr. Secretarius

 

    Romae MDCCLXXI

    Ex Typographia Reverendae Camerae Apostolicae».

    S. Rituum Congregatio, Decreta Servorum Dei, aa. 1769-1771, 348, 352

    Congregatio de Causis Sanctorum, Canonizationis Beatorum Antonii Primaldi et Sociorum, Positio super martyrio,

Romae 1996, doc. 128, pp. 352-3.