Arnoldo Rèche
(1838-1890)
- 23 ottobre
Religioso laico, dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che, docile in tutto allo Spirito Santo, si adoperò con sommo zelo per i giovani, sempre assiduo nei suoi doveri di maestro e nella preghiera
Arnoldo Rèche, al secolo Jules-Nicolas Rèche nacque il 2 settembre del 1838 a Landroff, diocesi di Metz in Francia, primo dei nove figli di Claudio Rèche e Anna Clausset. La sua famiglia era povera ma la fede cristiana sosteneva validamente tutti; la mamma purtroppo si ammalò gravemente e dopo qualche tempo morì.
Jules Nicolas già da bambino, oltre che studiare con impegno, dovette dare una mano al padre calzolaio aiutandolo a sostenere la famiglia, tanto più che dopo la morte della mamma, papà Claudio dovette badare da solo alla numerosa e povera famiglia; quindi Jules andò a servizio presso i signori Grueber, i quali lo apprezzarono per il suo impegno e aiutarono volentieri anche la sua famiglia sempre più bisognosa.
Il giovane Rèche crebbe nella devozione a Maria, ogni sera in casa si recitava il rosario, considerandola la sua mamma e la sua ‘Regina’; trovava il tempo fra studio e lavoro di frequentare la parrocchia, di servire all’altare, di essere assiduo al catechismo e di fare il catechista lui stesso per i suoi compagni.
A 21 anni concluse il servizio presso la famiglia Grueber e dopo una parentesi di servizio come cocchiere nel castello di Faville Fouligny, che lasciò perché l’ambiente non era ideale per la sua fede, né per la sua sempre più sentita vocazione religiosa, Giuliano Nicola Rèche accettò l’invito di un impresario edile e dal 1859 al 1862, fece il carrettiere per l’impresa che stava costruendo una chiesa a Charleville nelle Ardenne.
Qui ebbe un periodo di sbandamento e crisi, influenzato da un amico libertino e ubriacone, ma richiamato da una sua zia, seppe ritornare sulla retta strada e pentito seguì una vita di dura penitenza, tanto da essere rimproverato dal suo medico.
Prese nel contempo a frequentare l’Oratorio dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che erano ritornati a Charleville dopo la Rivoluzione Francese.
Il benemerito Ordine, fondato da s. Giovanni Battista de La Salle, dedito soprattutto all’istruzione dei giovani con metodi innovativi, aveva organizzato dei Corsi serali per giovani lavoratori, ai quali s’iscrisse Giuliano Rèche; così nell’inverno 1861-62 frequentò le lezioni di francese, matematica e contabilità.
Il contatto con i Fratelli risvegliò la sua vocazione religiosa, coltivando l’idea di dedicarsi all’educazione dei giovani. Il 13 novembre 1862 entrò nel Noviziato e il 23 dicembre vestì l’abito con il nome di Fratel Arnoldo; il suo noviziato fu un luminoso esempio di intensa vita spirituale, suscitando l’ammirazione di confratelli e superiori; nel 1863 fece la sua professione religiosa.
Subito dopo fu mandato ad insegnare nel convitto dei Fratelli a Reims, dove i Superiori ebbero qualche perplessità di fronte a questo giovane volenteroso e buono, ma più adatto ai lavori di campo e del carretto, che ad insegnare. Nonostante ciò fratel Arnoldo, a cui furono affidati i più piccoli, seppe mostrare pazienza ed impegno, guadagnandosi l’affetto dei ragazzi, più che la disciplina.
Nel tempo libero si preparò ai diversi esami per ottenere il diploma di maestro, che conseguì con lode il 24 settembre 1868 a Parigi; su consiglio dei superiori cambiò indirizzo, diventando un competente insegnate di agricoltura.
Restò a Reims per 14 anni fino al 1877, quando fu nominato maestro dei novizi a Thillois, qui formò alla vita religiosa i giovani, con fermezza, dignità, comprensione, umiltà, nel contempo approfondì la sua cultura studiando teologia e ascetica.
Nel 1881 ritornò nei sobborghi di Reims, trasferendo il Noviziato nella “Casa del S. Cuore”, dove accolse anche un gruppo di Fratelli anziani.
Il suo continuo lavoro però stava per giungere alla fine, nel 1889 lo colpì una tosse acuta e persistente seguita da una pleurite infettiva, il suo fisico già stanco fu minato inesorabilmente; dopo un corso di Esercizi da lui predicato, la pleurite si acutizzò.
Nel marzo 1890 fu esonerato dalla carica di maestro dei novizi, rimanendo come Direttore della “Casa del Sacro Cuore”. Il 23 ottobre 1890 ebbe una congestione cerebrale, che lo portò alla morte quella notte stessa a soli 52 anni. Il suo corpo riposa nella Casa oggi “Centro Fratel Arnold” di Reims.
Papa Giovanni Paolo II l’ha beatificato il 1° novembre 1987 a Roma
(fonte: santiebeati.it)
RITO DI BEATIFICAZIONE DI FRATEL ARNOULD,
DI SUOR ULRIKA NISCH E DI SUOR BLANDINA MERTEN
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Solennità di Tutti i Santi
Basilica Vaticana - Domenica, 1° novembre 1987
1. “Abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi servi” (Ap 7, 2).
Nella solennità di Tutti i Santi la liturgia ci parla con l’immagine dell’Apocalisse. Ecco, l’angelo che possiede il sigillo di Dio vivente. Ed ecco, una grande folla “di ogni nazione, razza, popolo e lingua”, che sta in piedi “davanti al trono e davanti all’Agnello” (Ap 7, 9).
Tutti costoro sono uniti ai cori degli angeli nell’inno di gloria e di ringraziamento. Figli e figlie di tutte le nazioni, generazioni, popoli e lingue annunciano la gioia della salvezza, che hanno trovato per sempre in Dio per opera dell’Agnello.
Infatti, tutti costoro “sono passati attraverso la grande tribolazione” (Ap 7, 14). E tutti “hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14).
Oggi il libro dell’Apocalisse ci fa rileggere la verità della loro intera via terrestre: la verità che brilla sulla fronte dei servi di Dio come sigillo dell’eterna salvezza.
Il sigillo della santità.
2. Soltanto Dio può imprimere il sigillo della santità nel cuore dell’uomo. La liturgia della solennità odierna unisce la visione di questo sigillo dell’Apocalisse al Vangelo delle otto Beatitudini. Ciò che ha il suo definitivo compimento in Dio, tre volte santo, scende fino alla dimensione della vita umana sulla terra. Diventa la via, su cui Dio stesso è passato come vero uomo.
Diventa la via dei poveri di spirito, la via degli umili, la via di coloro che sono tristi - di coloro che hanno sete della giustizia - di coloro che sono misericordiosi, puri di cuore, operatori di pace - la via di coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia.
È la via, sulla quale Dio stesso è passato come vero uomo. La via su cui è passato il Cristo.
E passando su di essa ha impresso sulla vita umana il sigillo delle otto Beatitudini. Questo è il sigillo della santità.
3. La Chiesa guarda oggi con adorazione verso Dio, tre volte Santo.
Allo stesso tempo rende grazie per tutti quei suoi figli e figlie, che sono stati segnati dal sigillo delle otto Beatitudini: il sigillo della santità che Cristo ha posto accanto a tante vie della vita umana in terra. “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28).
Che cosa potrebbe esserci di più grande ristoro per la Chiesa, già qui in terra, del riconoscere i frutti della santità negli uomini? Nei suoi figli e figlie che seguono Cristo sulla via delle otto Beatitudini?
4. Fra i discepoli, segnati con il sigillo della santità, oggi ho la gioia di proclamare beato il fratello Arnould: egli si è lasciato scegliere dallo “Spirito Santo santificatore, unificatore”, egli che diceva: “Bisogna andare a cercare nel cuore di nostro Signore lo Spirito Santo sulla terra”.
La santità si è fermata in lui in una vita povera, nel lavoro intrapreso molto giovane per aiutare la sua famiglia: fino all’età adulta, il futuro fratello delle Scuole Cristiane risponde pienamente alla sua vocazione di cristiano, proseguendo la sua formazione malgrado gli ostacoli. Egli vive intensamente la sua fede e sa esserne un testimone convincente intorno a sé. Povero, accetta la prova, è felice di avanzare con passo sicuro verso il regno di Dio.
Con semplicità, Jules Rèche entra nella condizione di religioso laico. Divenuto fratello Arnould, mette in pratica le sue qualità naturali di educatore: con giudizio sicuro si rivela un esempio d’equilibrio: invita i suoi alunni a sviluppare le loro conoscenze intessendo buone relazioni umane e conducendo una vita spirituale esigente. La sua influenza è dovuta sia alla coscienza professionale che alla sua dedizione generosa e alla profondità della sua fede.
Il suo modo d’essere un “cuore puro” al quale è dato di “vedere Dio”, è un’ascesi austera, una vita di preghiera che ha colpito i suoi fratelli, è l’offerta di se stesso in unione con la passione di Cristo, è la sua familiarità con la parola di Dio che lo nutre, è la gioia di servire Dio, è l’azione di grazia che egli chiamava “una vera preghiera d’amore”. Secondo la testimonianza di un partecipante a un ritiro spirituale “la sua calma, la sua prudenza, la sua luce, il suo silenzio”, fratello Arnould le attingeva dalla presenza costante dello Spirito Santo in lui. Noi lo invochiamo affinché il maestro spirituale che fu nel secolo scorso sostenga oggi i suoi fratelli nella loro vita consacrata all’educazione sotto tutte le forme. E noi gli chiediamo di aiutare i giovani a diventare dei cristiani adulti, felici di riconoscere i figli di Dio, ricercando secondo lo spirito delle Beatitudini, la giustizia e la pace.
5. Anche suor Ulrika Nisch dell’ordine delle Suore della Santa Croce di Ingebohl fa parte di quella “grossa schiera di tutte le nazioni e stirpi, popoli e lingue che in bianche vesti” stanno davanti al trono di Dio. Anch’essa ha vissuto “la grande angustia” di una vita dura e provata nella quale riluceva il suo amore e la sua fedeltà a Cristo in maniera suprema. Perciò essa porta ora “il sigillo del Dio vivente” sulla fronte e può essere ascritta alla comunità di tutti i santi di Dio (cf. Ap 7).
Possiamo beatificare suor Ulrika Nisch poiché nei trentun anni della sua vita terrena si sono adempiute le condizioni poste dalle beatitudini del Vangelo. Chi conosce la sua vita, sa della grossa povertà della sua infanzia, del suo servizio umile, delle prove del suo corpo malato, del periodo buio trascorso nella preghiera. Queste dure esperienze portarono suor Ulrika a una purezza di cuore che faceva scorgere nelle più piccole cose la mano benevola di Dio e da lui riceveva in ogni momento della vita in ringraziamento filiale. Era veramente povera di fronte a Dio (cf. Mt 5, 3).
L’amore di Dio non trovò così nessun ostacolo nel suo pensiero, nel suo sentimento e nel suo volere: aveva un “cuore puro”, al quale era già nella vita terrena concesso di “guardare a Dio” in unione mistica (cf. Mt 5, 8). Una preghiera continua accompagnava il suo lavoro e il suo riposo notturno: “tutto era divenuto in lei preghiera”, testimonia un osservatore pieno di stupore.
Tutta pervasa da Dio, Ulrika Nisch diventava sempre più ricettiva al suo amore che pervase tutte le sue azioni esteriori e rendeva preziosi anche i più semplici servizi alle persone che la circondavano. In sua presenza le persone si sentivano “come in paradiso”. Veramente è beata poiché non usò violenza alcuna, ma si affidò esclusivamente alla potenza di un “amore senza misura” (cf. Mt 5, 5). Così suor Ulrika poté essere misericordiosa, senza ferire, poté dare senza pretendere nulla indietro; poté rendere ricchi, pur essendo povera (cf. Mt 5, 7).
“Attraverso suor Ulrika ricevetti una nuova anima”, asserisce una donna che ebbe un destino molto duro e che a fianco di quell’ordine di suore seppe aprirsi di nuovo a Dio e agli uomini.
Proprio coloro che hanno trovato presso la nostra nuova beata amore vero e disinteressato, sono stati i primi che hanno considerato preziosa e grande questa vita apparentemente modesta. Hanno riconosciuto che in lei si sono adempiute le condizioni poste dalle beatitudini di Gesù. Il Signore stesso ha impresso a suor Ulrika Nisch il sigillo di beata.
6. Accanto alla beata suor Ulrika Nisch la Chiesa pone oggi un’altra religiosa, beata suor Blandine Merten della Congregazione delle Orsoline di Ahrweiler-Calvarienberg. Entrambe le due nuove beate sono legate da una comune chiamata al cosiddetto “piccolo cammino” verso la perfezione cristiana.
“Dio non ha bisogno di grandi opere eccezionali; egli vuole solo amore!”. Questa espressione di suor Blandine ci dà la chiave del segreto della sua vita santa. Essa compiva ciò che le veniva ordinato da studentessa, insegnante o religiosa con dedizione e coscienziosità. Il più profondo motivo di ciò era il suo amore a Dio e agli uomini. La sua devozione e la sua modestia, la sua dolcezza e purezza la fecero apparire come un “angelo” alle persone che le stavano vicino. Dopo aver ricevuto un’educazione religiosa dalla sua famiglia suor Blandine pose sempre al centro della sua vita la santa Eucaristia, la parola di Dio e la preghiera. Univa all’adempimento fedele dei suoi doveri professionali come insegnante un’instancabile tensione verso la personale santità. Ciò la portò a voler realizzare il suo servizio a Dio e agli uomini in maniera ancor più perfetta attraverso una vita dedicata a Dio in convento.
Entrando nell’ordine apostolicamente attivo delle Orsoline la nostra beata pensava di poter aiutare nel modo migliore i giovani a crescere secondo il volere di Dio e di poterli guidare a una vita ispirata dal cristianesimo. Si dedicò a questo apostolato anche come religiosa con tutte le proprie forze. Essa amava restare inosservata, tuttavia divenne un esempio per tutti. Nel suo disinteressato servizio al prossimo suor Blandine si dedica nello stesso tempo a Dio, al quale si era consacrata come offerta nella sua professione di fede. Dio ha accolto la sua coraggiosa offerta di tutta la sua vita e l’ha condotta, già dopo undici anni di vita religiosa, al compimento attraverso una sofferenza sopportata umilmente.
Suor Blandine non ha fatto nulla di speciale nella sua vita; ma ha compiuto i suoi doveri di ogni giorno in maniera particolare. Dopo la sua morte, la vita santa e il suo operato hanno cominciato a risplendere sempre più luminosamente, così che oggi la Chiesa la può mostrare solennemente come beata da imitare: agli insegnanti, agli educatori, ai religiosi, come a tutti i credenti che nel fedele e quotidiano adempimento dei doveri e nell’amore al prossimo seguono tranquillamente e segretamente Cristo e tendono alla perfezione cristiana.
Le due beate, suor Ulrika Nisch e suor Blandine Merten, che la Chiesa oggi riconosce solennemente come membri della sua schiera infinita di tutti i santi, siano per noi d’ora in avanti intercessori e ci diano coraggio, così che anche noi possiamo giungere alla magnificenza di figli di Dio.
7. “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti” (Sal 24, 1).
La solennità di Tutti i Santi riconferma e mette in evidenza in modo particolare la verità delle parole del salmista.
Sì! Dio-Creatore dell’universo ha dato all’uomo la terra e il mondo visibile. L’uomo è diventato padrone del creato e non cessa di esserlo.
Contemporaneamente la stessa terra, questo mondo visibile, è uno spazio, in cui si rivela all’uomo la santità come traguardo della via e senso ultimo della vita in terra.
Il salmista si chiede:
“Chi salirà il monte del Signore, / chi starà nel suo luogo santo?”(Sal 24, 3).
La Chiesa gioisce oggi della gloria di Tutti i Santi.
Gioisce della elevazione dei nuovi beati.
Infatti nient’altro, più della santità dei figli e delle figlie degli uomini, rivela quel “sigillo” del Dio vivente” (Ap 7, 2), impresso sul volto del creato.
Davvero! “Del Signore è la terra e quanto contiene”!
Davvero!
Amen!