Benedetta Cambiagio Frassinello
(1791-1858)
- 21 marzo
Religiosa, spontaneamente rinunciò insieme al marito alla vita coniugale e fondò l’Istituto delle Suore Benedettine della Provvidenza per la formazione cristiana delle giovani povere e abbandonate
Benedetta Cambiagio Frassinello nasce a Langasco (Genova) il 2 ottobre 1791 da Giuseppe e Francesca Ghiglione e viene battezzata due giorni dopo. Quando ancora è ragazzina, la sua famiglia si trasferisce a Pavia.
Riceve dai genitori una profonda educazione cristiana che radica nel suo animo i princìpi della fede e plasma il suo carattere volitivo e perseverante.
Verso i 20 anni ha una forte esperienza interiore che accresce l'amore alla preghiera e alla penitenza e, in modo speciale, il desiderio di abbandonare tutto per consacrarsi interamente a Dio. Ciò nonostante il 7 febbraio 1816 va sposa a Giovanni Battista Frassinello, un giovane ligure trasferito con la famiglia a Vigevano.
Il cammino di Benedetta alla ricerca della volontà di Dio è abbastanza arduo e difficile, spinta com'è dall'impulso interiore per una vita verginale, coltivata fin dall'adolescenza. Vive nel matrimonio due anni, dopo i quali ha la gioia di realizzare, in questo stato, l'aspetto profondo e sublime della verginità spirituale. In pieno accordo con lo sposo, che attratto dalla santità di Benedetta ne abbraccia l'ideale, le vive accanto come sorella. Si occupano entrambi, con singolare amore, della sorella Maria, gravemente ammalata di cancro intestinale, ospitata in casa loro.
Benedetta e Giovanni sperimentano, perciò, una maternità e una paternità spirituali e soprannaturali, nella fedeltà all'amore coniugale sublimato.
Nel 1825, alla morte di Maria, Giovanni Battista entra nella comunità dei Somaschi e Benedetta nelle Orsoline di Capriolo.
Nel 1826, a motivo della salute, Benedetta ritorna a Pavia. Guarita prodigiosamente da San Girolamo Emiliani, si occupa delle fanciulle con il benestare del Vescovo, mons. Luigi Tosi.
Avendo bisogno di un aiuto, che suo padre le rifiuta, il Vescovo richiama Giovanni Battista, il quale lascia il Noviziato e torna alla sposa-sorella, rinnovando insieme il voto di castità perfetta nelle mani del Vescovo stesso.
Tutti e due si dedicano generosamente all'accoglienza e alla educazione umano‑cristiana di fanciulle povere e abbandonate.
L'opera di Benedetta si inserisce nella vita sociale di Pavia in un periodo in cui l'istituzione della scuola è accolta come la vera apportatrice di benessere. È la prima donna della città e della provincia ad avvertire questo bisogno e l'Imperiale Regio Governo Austriaco le riconosce il titolo di “Promotrice della Pubblica Istruzione”.
Coadiuvata subito da alcune giovani volontarie, alle quali dà un Regolamento approvato dall'Autorità Ecclesiastica, unisce all'insegnamento scolastico la formazione catechistica e al lavoro. Sono questi gli ambiti di cui si serve per trasformare le fanciulle in “modelli di vita cristiana” e assicurare in tal modo la vera formazione delle famiglie.
La sua costante dedizione scaturisce e cresce dal fervore eucaristico e dalla contemplazione del Crocifisso ed è pervasa dalla certezza che Dio solo è il suo sostegno e la sua valida difesa.
Nella sua vita non mancano esperienze mistiche che si ripetono, particolarmente, nelle feste liturgiche senza distoglierla, tuttavia, dai suoi impegni quotidiani.
Per amore delle fanciulle è disposta ad ogni più arduo sacrificio: della sua persona, dei suoi beni, perfino della sua fama, mostrando così l'incomparabile grandezza della “pedagogia del Vangelo”.
La singolarità dell'opera e il programma educativo di Benedetta sono duramente contrastati dall'opposizione di alcuni potenti, che si vedono frastornati nei loro torbidi disegni, e anche dall'incomprensione di alcuni membri del clero. Nel luglio 1838 Benedetta cede la sua istituzione al Vescovo Tosi e, con il marito e cinque fedeli consorelle, lascia Pavia diretta in Liguria.
A Ronco Scrivia istituisce la scuola per le fanciulle del popolo e fonda l'Istituto delle “Suore Benedettine della Provvidenza” per le quali scrive le Regole-Costituzioni. Esse rivelano lo sviluppo del suo carisma pavese, estendendo a tutte le fanciulle e giovani l'educazione, l'istruzione e la formazione cristiana, con l'inconfondibile suo spirito di illimitata fiducia e abbandono alla divina Provvidenza, di amore a Dio attraverso la povertà e la carità.
L'Istituto della Suore Benedettine della Provvidenza si sviluppa rapidamente.
Nel 1847 anche a Voghera. Questa sede, quarant'anni dopo la morte di Benedetta, per opera del Vescovo diocesano, diviene di diritto un Istituto indipendente.
In tale circostanza le Suore assumono la denominazione di “Benedettine della Divina Provvidenza” in memoria di Benedetta loro piissima Fondatrice.
Nel 1851 Benedetta ritorna a Pavia, in una località diversa dalla prima fondazione e nel 1857 apre una scuola in un paese della Valpolcevera, San Quirico.
Il 21 marzo 1858, Benedetta muore santamente a Ronco Scrivia, in giorno e ora da lei previsti. Attorno alla sua salma accorre un grande afflusso di gente per l'ultima manifestazione di stima e di rimpianto a colei che considera una “Santa”.
CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 5 BEATI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Solennità di Pentecoste
Domenica, 19 maggio 2002
1. "Li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio" (At 2, 11)!
Così esclama, nel giorno di Pentecoste, la folla di pellegrini "di ogni nazione che è sotto il cielo" (v. 5), ascoltando la predicazione degli Apostoli.
Lo stesso stupore pervade anche noi, mentre contempliamo i grandi prodigi operati da Dio nell'esistenza dei cinque nuovi Santi, elevati alla gloria degli altari proprio nel giorno della Pentecoste: Alonso de Orozco, presbitero, dell'Ordine di Sant'Agostino; Ignazio da Santhià, presbitero, dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini; Umile da Bisignano, religioso, dell'Ordine dei Frati Minori; Paulina do Coração Agonizante de Jesus, vergine, fondatrice della Congregazione delle Irmãzinhas da Imaculada Conceisão; Benedetta Cambiagio Frassinello, religiosa, fondatrice dell'Istituto delle Suore Benedettine della Provvidenza.
Essi hanno percorso le strade del mondo annunciando e testimoniando Cristo con la parola e con la vita. Per questo sono diventati segno eloquente della perenne Pentecoste della Chiesa.
2. "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (Gv 20, 22-23). Con queste parole il Risorto trasmette agli Apostoli il dono dello Spirito e con esso il divino potere di rimettere i peccati. La missione di perdonare le colpe e di accompagnare gli uomini sulle vie della perfezione evangelica è stata vissuta, in modo singolare, dal sacerdote cappuccino Ignazio da Santhià, che per amore di Cristo e per progredire più speditamente nella perfezione evangelica si incamminò sulle orme del Poverello d'Assisi.
Ignazio da Santhià è stato padre, confessore, consigliere e maestro di molti - sacerdoti, religiosi e laici - che nel Piemonte del suo tempo ricorrevano alla sua guida saggia e illuminata. Egli continua ancora oggi a richiamare a tutti i valori della povertà, della semplicità e della autenticità di vita.
3. "Pace a voi!" (Gv 20, 19.21), disse Gesù comparendo agli Apostoli nel Cenacolo. La pace è il primo dono del Risorto agli Apostoli. Della pace di Cristo, principio ispiratore anche della pace sociale, si è fatto costante portatore Umile da Bisignano, degno figlio della nobile terra di Calabria. Con Ignazio da Santhià ha condiviso lo stesso impegno di santità nella scia spirituale di san Francesco d'Assisi, offrendo a sua volta una singolare testimonianza di carità verso i fratelli.
Nella nostra società, nella quale troppo spesso sembrano disperdersi le tracce di Dio, fra' Umile rappresenta un lieto e incoraggiante invito alla mitezza, alla benignità, alla semplicità e ad un sano distacco dai beni effimeri del mondo.
4. "En cada uno se manifiesta el Espíritu para el bien común" (1Co 12, 12). Así sucedió en la vida de San Alonso de Orozco, de la Orden de San Agustín. Nacido en la toledana villa de Oropesa, la obediencia religiosa le llevó a recorrer muchos lugares de la geografía española, terminando sus días en Madrid. Su dedicación pastoral al servicio de los más pobres en los hospitales y cárceles hace de él un modelo para quienes, impulsados por el Espíritu, fundan toda su existencia en el amor a Dios y al prójimo, según el supremo mandato de Jesús.
[4. "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1 Cor 12, 7). Così avvenne nella vita di san Alonso de Orozco dell'Ordine di sant'Agostino. Nato a Oropesa, nei pressi di Toledo, l'obbedienza religiosa lo portò a visitare molti luoghi della geografia spagnola, concludendo i suoi giorni a Madrid. La sua dedizione pastorale al servizio dei più poveri negli ospedali e nelle prigioni fa di lui un modello per quanti, spinti dallo Spirito, fondano tutta la loro esistenza sull'amore a Dio e al prossimo, secondo il mandato supremo di Gesù.]
5. A ação do Espírito Santo se manifesta de modo especial também na vida e missão de Madre Paulina, inspirando-a a constituir, juntamente com um grupo de jovens amigas, uma casa de acolhida, pouco depois batizada pelo povo de "Hospitalzinho São Virgílio", destinada a atenção material e espiritual de doentes e desamparados. Nasce assim, para atender os planos da Providência, a primeira Comunidade religiosa do sul do Brasil, denominada Congregação das Irmãzinhas da Imaculada Conceição. Foi neste Hospital, que o ser-para-os-outros constituiu o pano de fundo da vida de Madre Paulina. No serviço aos pobres e aos doentes, ela tornara-se manifestação do Espírito Santo, "consolador perfeito; doce hóspede da alma; suavíssimo refrigério" (Sequência).
[5. L'azione dello Spirito Santo si manifesta in modo particolare anche nella vita e nella missione di Madre Paulina, ispirandola a costituire, insieme a un gruppo di giovani amiche, una casa di accoglienza, battezzata poco dopo dal popolo come "Piccolo Ospedale San Virgilio" e destinata all'assistenza materiale e spirituale delle persone malate e abbandonate. Nacque così, in risposta ai piani della Provvidenza, la prima Comunità religiosa del Sud del Brasile, chiamata Congregazione delle Piccole Suore dell'Immacolata Concezione. Fu in questo ospedale che l'essere-per-gli-altri rappresentò il motivo principale della vita di Madre Paulina. Nel servizio ai poveri e ai malati divenne la manifestazione dello Spirito Santo, "consolatore perfetto; dolce ospite dell'anima; soavissimo refrigerio" (Sequenza).]
6. "O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli". Le parole della Sequenza costituiscono una bella sintesi dell'intera esistenza di Benedetta Cambiagio Frassinello e ne spiegano la straordinaria ricchezza spirituale.
Guidata dalla grazia divina, la nuova Santa si preoccupò di adempiere con fedeltà e coerenza la volontà di Dio. Con fiducia illimitata nella bontà del Signore, si abbandonava alla sua "Provvidenza amorosa", profondamente convinta, come amava ripetere, che bisogna "fare tutto per amore di Dio e per piacere a lui". E' questa la preziosa eredità che santa Benedetta Cambiagio Frassinello lascia alle proprie figlie spirituali, e che oggi viene proposta all'intera Comunità cristiana.
7. "Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore" (Canto al Vangelo). Facciamo nostra questa invocazione dell'odierna liturgia. Lo Spirito Santo ha radicalmente trasformato gli Apostoli, prima chiusi per paura nel Cenacolo, in ardenti Araldi del Vangelo. Lo Spirito continua a sostenere la Chiesa nella sua missione evangelizzatrice lungo i secoli, suscitando in ogni epoca testimoni coraggiosi della fede.
Con gli Apostoli ricevette il dono dello Spirito la Vergine Maria (cfr At 1, 14). Insieme a Lei, in comunione con i nuovi Santi, imploriamo a nostra volta il prodigio di una rinnovata Pentecoste per la Chiesa. Domandiamo che scenda sull'umanità del nostro tempo l'abbondanza dei doni dello Spirito Santo.
Vieni, Santo Spirito, infiamma i cuori dei tuoi fedeli! Aiuta anche noi a diffondere nel mondo il fuoco del tuo amore. Amen!
In Benedetta Cambiagio Frassinello la Chiesa ci addita un esempio di Santa che fu sposa, madre, religiosa e fondatrice.
Ella si lasciò condurre dallo Spirito attraverso l'esperienza matrimoniale, quella di educatrice e di consacrazione religiosa fino a fondare un Istituto, che, caso unico nell'agiografia cristiana, guidò con la collaborazione generosa e discreta del marito.
Benedetta può proporsi come modello e aiuto:
– alle persone consacrate: conformarsi a Cristo nell'abbandono all'amorosa divina Provvidenza;
– agli sposi: totale condivisione per una più profonda maternità e paternità;
– ai giovani: Cristo fonte di gioia e ideale di vita;
– agli educatori: prevenire, comprendere, aprire orizzonti;
– alle famiglie che sperimentano momenti di difficoltà: accettare i disagi, quando si è costretti ad abbandonare la propria terra e accogliere nella propria casa i familiari provati dalla malattia e aiutarli a morire serenamente.
BEATIFICAZIONE DI ANDREA CARLO FERRARI, LOUIS ZÉPHIRIN MOREAU,
PIERRE-FRANÇOIS JAMET E BENEDETTA CAMBIAGIO FRASSINELLO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Piazza San Pietro - Domenica, 10 maggio 1987
1. “In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore” (Gv 10, 7).
Così Cristo dice di se stesso. Nell’odierna domenica, Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, leggiamo il testo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù chiama se stesso “il buon pastore”.
Il buon pastore è “la porta delle pecore”.
Egli portò sul suo corpo i nostri peccati sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siamo stati guariti (cf. 1 Pt 2, 24-25).
Tale dottrina è proclamata dall’apostolo Pietro con la sua viva voce di testimone, il giorno della Pentecoste, ed è esposta nella sua prima Lettera.
Cristo è “la porta delle pecore”, perché, mediante il sacrificio della croce, ci ha introdotti nella vita nuova. E questa nuova vita in Dio è stata confermata dalla Risurrezione.
2. La Chiesa vive della fede nel mistero pasquale di Cristo.
Da questa fede nasce la coscienza della vita nuova, della vita divina, alla quale sono introdotti tutti coloro che appartengono all’ovile del buon Pastore.
Tale coscienza si manifesta in modo particolarmente solenne e gioioso, quando alla Chiesa è dato di rendere testimonianza alla santità dei suoi figli e delle sue figlie. Così avviene in questo giorno.
Ecco, Cristo crocifisso e risorto è divenuto “la porta” della santità per questi servi di Dio, che oggi sono elevati alla gloria degli altari come beati.
3. Cristo fu la “porta” della santità per il Cardinale Andrea Carlo Ferrari, il quale, dopo essere stato Vescovo di Guastalla e di Como, resse per ben ventisette anni l’arcidiocesi di Milano, seguendo con appassionato fervore pastorale le orme dei grandi predecessori Ambrogio e Carlo.
Sorretto da fede robusta e zelo illuminato, egli seppe indicare con giudizio sicuro la via da percorrere fra le nuove e difficili realtà emergenti nel contesto religioso e sociale del suo tempo. Seppe vedere i problemi pastorali che le circostanze storiche ponevano, con l’occhio del buon Pastore, indicando i modi per affrontarli e risolverli. Egli è pertanto un esempio di grande attualità.
Consapevole che l’ignoranza dei principi essenziali della fede e della vita morale esponeva i fedeli alla propaganda atea e materialista, organizzò una forma di catechesi moderna ed incisiva. Anche lo stile pastorale fu da lui rinnovato: ispirandosi al “buon Pastore”, egli ripeteva con forza che non si doveva attendere passivamente che i fedeli si avvicinassero alla Chiesa, ma che era indispensabile tornare a percorrere, come Gesù, le vie e le piazze per andare loro incontro, parlando il loro linguaggio. Egli visitò per quasi quattro volte la vasta arcidiocesi ambrosiana, recandosi nelle località più lontane ed impervie, anche a dorso di mulo ed a piedi, ove da tempo immemorabile non si era veduto un Vescovo. Per questo, di fronte alla sua pastorale infaticabile, alcuni dicevano: “È tornato san Carlo!” (Positio super virtutibus, 267).
La sollecitudine del pastore ebbe espressione anche nella promozione di forme nuove di assistenza, adeguate al mutare dei tempi. Primi destinatari dell’ammirevole fiorire di iniziative sociali furono i fanciulli ed i giovani abbandonati, i lavoratori, i poveri.
Maturò così nel cuore del Cardinale Ferrari il progetto di una opera, che costituisce oggi una sua eredità preziosa; la Compagnia di san Paolo, chiamata anche Opera Cardinal Ferrari. Dall’idea originaria di una Casa del Popolo, che raccogliesse le organizzazioni di apostolato dei laici e di assistenza dell’arcidiocesi, si sviluppò una serie di attività ispirate al geniale e coraggioso dinamismo pastorale dell’Arcivescovo: il “Segretariato del Popolo”, le mense aziendali, le missioni agli operai, la Casa del Fanciullo e quella per la rieducazione degli scarcerati, le grandi iniziative nell’editoria cattolica, l’organizzazione dei pellegrinaggi di massa.
Merito insigne del Cardinale Ferrari fu proprio quello di percepire con felice intuito l’urgenza di coinvolgere i laici nella vita della comunità ecclesiale, organizzandone le forze per una più incisiva presenza cristiana nella società. Fu solerte promotore dell’Azione Cattolica maschile e femminile che, sotto il suo determinante impulso, crebbe e da Milano ebbe un benefico influsso su tutta l’Italia. Si prodigò anche per l’erigenda Università Cattolica ed ebbe la gioia di vederne l’incipiente attuazione.
Ma il segreto dell’instancabile azione apostolica del nuovo beato resta la sua vita interiore, fondata su profonde convinzioni teologiche, soffusa di tenera e filiale devozione alla Madonna, incentrata su Gesù eucaristico e sul crocifisso, espressa in un atteggiamento costante di grande bontà verso tutti, di commossa sollecitudine verso i poveri di eroica pazienza nel dolore. Il 29 settembre 1920, tra i lancinanti dolori del male che lo soffocava, scrisse nel suo diario queste estreme parole: “Sia fatta la volontà di Dio sempre e in tutto!”. Il Cardinale Andrea Carlo Ferrari, che ora invochiamo come “beato”, aiuti anche noi a compiere sempre la volontà di Dio, in cui sta la nostra santificazione.
4. Al seguito del buon Pastore, Louis–Zèphirin Moreau consacra la sua vita a condurre il gregge che gli è stato affidato a Saint–Hyacinthe, nel Canada. Prete, poi Vescovo di questa giovane diocesi, egli conosceva le sue pecorelle. Egli lavorava instancabilmente per dar loro il nutrimento, “perché gli uomini abbiano la vita, perché l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). In lui, i fedeli hanno trovato un uomo interamente donato a Dio e inoltre un autentico intercessore. È bene che la Chiesa lo onori sempre e lo presenti come un modello pastorale.
Il buon Monsignor Moreau, sapeva quotidianamente accordare la sua attenzione a ogni persona. Egli rispettava ciascuno, praticava la carità più completa per i poveri accolti presso di lui. Amava visitare le parrocchie e le scuole. Egli era vicino ai preti che consultava, che stimolava. nelle loro azioni, nella loro vita spirituale, nell’approfondimento intellettuale, affinché essi apportassero ai cristiani una catechesi illuminata da una fede compresa e vissuta. Il Vescovo dava prova di un discernimento lucido e ci si poteva affidare alla sua parola chiara e coraggiosa, sia nell’insegnamento indirizzato a tutti come pure nelle risposte date a ciascuno.
Cosciente dei bisogni di una diocesi che si ingrandiva, Monsignor Moreau ha moltiplicato le iniziative per l’educazione religiosa e scolare dei giovani, le cure dei malati, l’organizzazione dell’aiuto reciproco e anche la costituzione di nuove parrocchie, la formazione dei candidati al sacerdozio. In tutti questi campi egli era audace e superava con pazienza gli ostacoli.
Egli ha cercato la cooperazione delle congregazioni religiose per numerosi compiti. Comprendendo tutto il valore della vita consacrata, ha saputo favorire delle fondazioni audaci nella loro povertà. Ha personalmente contribuito in profondità all’animazione spirituale e all’orientamento degli istituti religiosi nascenti o nuovamente stabiliti nella sua diocesi.
Al di là di Saint–Hyacinthe, Monsignor Moreau era conosciuto come un esemplare uomo di Chiesa. Egli analizzava con lucidità i problemi della sua epoca; sicuro e moderato, difendeva i principi e i valori essenziali, lavorava per l’unità fra i cristiani, assicurava utili mediazioni. Interlocutore attento della Santa Sede, egli stava in piena comunione con il successore di Pietro del quale presentava con cura l’insegnamento.
Malgrado la sua fragilità fisica, egli visse in un’austerità esigente. Non ha potuto far fronte ai suoi enormi impegni se non con la sua forza che poneva nella preghiera. Si descrive egli stesso scrivendo: “Noi non faremo bene le grandi cose di cui siamo carichi se non con un’unione intima con nostro Signore”. Si è potuto chiamarlo il Vescovo del Sacro Cuore: di giorno in giorno il pastore dava la sua vita per le sue pecorelle, perché egli le amava dell’amore ardente del Cristo.
5. Ed ora, guardiamo il prete francese Pierre-François Jamet. Egli ha vissuto la stessa carità ardente nelle molteplici forme della sua attività sacerdotale. Ci impressiona per il suo coraggio, per la sua attitudine nell’imprimere alla fede un itinerario di uomo di alta cultura, di prete fedele, di servitore dei poveri.
Appena ordinato prete, è subito nominato confessore e consigliere delle Suore del Buon Salvatore. Egli ne avrà tutti i rischi per esercitare queste cariche durante la Rivoluzione francese. Dà un esempio di attaccamento fermo alla Chiesa e non abbandona i suoi cristiani. Nella clandestinità celebra i sacramenti con gioia. Egli vede chiaramente le minacce che pesano sulla fede, ma pone tutta la sua fiducia nei doni di Dio.
Universitario rispettato, l’abate Jamet esercita una pesante carica accademica. Un’educazione equilibrata, una formazione esigente sul piano intellettuale come sul piano morale e spirituale, tali sono le preoccupazioni che orientano simultaneamente la sua azione. In un ambiente dove si oppongono delle convinzioni e delle fedeltà antagoniste, il Rettore Jamet rispetta le persone, ma assicura con fermezza lo sviluppo delle istituzioni delle quali ha la responsabilità. Disponibile e devoto è un vero servitore dell’uomo tanto che egli può compiere il suo dovere in coscienza.
Pierre-François Jamet non ha trascurato il servizio dei poveri in nessun momento. Stimola le suore del Buon Salvatore e le incoraggia a sviluppare le loro opere, diventando il loro “secondo fondatore”. Noi ammiriamo la sua generosità intrepida, la sua attenzione nel non lasciare senza cure i più handicappati dei suoi fratelli. Organizzerà sempre meglio l’accoglienza dei malati mentali: egli li ama al punto di imparare a curarli, spesso a guarirli. Precursore dell’aiuto ai sordomuti, dà loro un mezzo per esprimersi, permette loro di ritrovare un linguaggio, rende loro una dignità. Noi salutiamo in lui un inventore e un creatore della carità.
Per l’ampiezza della sua attività Pierre-François Jamet, testimonia anche lui quello che un uomo può compiere quando la presenza di Dio è in lui. Ho potuto dire: “Mio Dio io sono a voi, come voi siete a me”. Pastore, conduce le sue pecore sui sentieri della vita. Trascina particolarmente le suore del Buon Salvatore al seguito del Redentore e nell’intimità della Santa Trinità. Noi lo riconosciamo quando riprende la preghiera di Gesù: “Padre Santo, conservate per la gloria del vostro nome, i fanciulli che mi avete dato, che essi siano sempre uniti”.
6. “Porta” della santità, infine, Gesù è stato per Benedetta Cambiagio, fondatrice dell’istituto delle Suore Benedettine della Provvidenza. Donna forte e intraprendente, ella seppe conquistare al suo ideale di donazione totale a Cristo anche lo sposo, Giovanni Battista Frassinello, avviando con lui una famiglia aperta all’accoglienza delle giovani bisognose di sostegno materiale e di guida morale. Ebbe così inizio un’opera che tanto bene avrebbe fatto, soccorrendo fanciulle prive di assistenza ed educandole ad essere buone cristiane e generose madri di famiglia, capaci di onorare se stesse, la società e la Chiesa.
Le fatiche che dovette sostenere per tradurre in atto tale piano apostolico, furono sempre sorrette da una fede intrepida, radicata in una profonda umiltà, che ella alimentava nella quotidiana contemplazione del Crocifisso. Pur nella sua semplicità, ella poggiava la sua azione su basi fortemente teologiche: l’Eucaristia, fonte di coraggio, di luce e di costanza; il pieno abbandono alla “amorosa divina Provvidenza”, il fare tutto e solo per amore di Dio e per piacere a lui. Sta qui il segreto della forza interiore che la nuova beata seppe dimostrare in mezzo alle più gravi difficoltà: ebbe ragione delle ostilità suscitate contro di lei, perché s’abbandonò totalmente alla potenza di Dio, convinta che “quando Dio vuole una cosa non manca di accordare gli opportuni mezzi”.
La beata Benedetta Cambiagio Frassinello si pone quindi a tutti noi come esempio di fede viva e di speranza coraggiosa, tradotte in un infaticabile impegno di carità, che mediante i mezzi più semplici e più umili sa arrivare al cuore e suscitarvi il proposito di una vita autenticamente cristiana.
7. Cari nostri fratelli e sorelle! Andrea! Luigi–Zefirino! Pietro–Francesco! Benedetta!
Ecco “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme” (1 Pt 2, 21).
Il buon Pastore conosce le sue pecore ed esse conoscono lui.
Ecco, oggi, lo stesso Cristo crocifisso e risorto. Cristo nostra Pasqua, chiama ciascuno di voi per nome:
Andrea!
Louis–Zéphirin!
Pierre–François!
Benedetta!
Su di voi si è compiuta la chiamata del buon Pastore perché abbiate la vita e l’abbiate in abbondanza (cf. Gv 10, 10).
La Chiesa ascoltando la testimonianza della vostra vita gioisce con una vera gioia pasquale.
“Agnus redemit oves”.
La Chiesa adora il suo Redentore e Sposo. E rallegrandosi della vostra elevazione alla gloria dei beati, proclama la potenza dell’amore di colui che di generazione in generazione, di età in età non cessa di essere “porta”.
La porta della santità, la porta della vita eterna, “la porta delle pecore”!