Benedetto Giuseppe Labre

Benedetto Giuseppe Labre

(1748-1783)

Beatificazione:

- 20 maggio 1860

- Papa  Pio IX

Canonizzazione:

- 08 dicembre 1881

- Papa  Leone XIII

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 16 aprile

Pellegrino francese, preso fin dall’adolescenza dal desiderio di un’aspra vita di penitenza, intraprese faticosi pellegrinaggi a celebri santuari, coperto soltanto di una povera e lacera veste, nutrendosi soltanto del cibo che riceveva in elemosina e dando ovunque esempio di pietà e penitenza; fece di Roma la meta ultima dei suoi viaggi, vivendo qui in estrema povertà e in preghiera

  • Biografia
  • Benedetto XVI su di lui
Soprannominato “il vagabondo di Dio”

 

Benoît-Joseph Labre nasce ad Amettes, Francia, il 26 marzo 1748, primo di quindici fratelli.

Più tardi potè entrare nei Certosini, da cui usci quasi subito, e fra i trappisti di cui pure dovette allontanarsi per grave malattia. Di nuovo libero, si mosse al pellegrinaggio di Roma, secondo il voto fatto durante la convalescenza. Durante il viaggio ebbe una luce interna così viva sulla vocazione che gli era riservata, che non ne dubitò mai più. 

Soprannominato “il vagabondo di Dio”, decide che il suo monastero sarà la strada. Con il crocifisso e il breviario è pellegrino in Francia e in Italia e vive di carità che condivide con altri.

Trascorre gli ultimi 6 anni a Roma, dove muore nel 1783.

È canonizzato da Leone XIII.  

 

Dopo diversi tentativi inutili, trova finalmente la sua vocazione di pellegrinare come mendicante – senza niente, senza alcun appoggio e non tenendo per sé nulla di quel che riceveva se non ciò di cui aveva assolutamente bisogno – pellegrinare attraverso tutta l’Europa, a tutti i santuari dell’Europa, dalla Spagna fino alla Polonia e dalla Germania fino alla Sicilia.

Egli ci mostra che Dio da solo basta; che al di là di tutto ciò che può esserci in questo mondo, al di là delle nostre necessità e capacità, quello che conta, l’essenziale è conoscere Dio. Egli da solo basta. E questo «solo Dio», egli lo indica a noi in modo drammatico. E al tempo stesso, questa vita realmente europea che, da santuario a santuario, abbraccia l’intero Continente europeo rende evidente che colui che si apre a Dio non si estranea dal mondo e dagli uomini, bensì trova fratelli, perché da parte di Dio cadono le frontiere, solo Dio può eliminare le frontiere perché grazie a Lui siamo tutti solo fratelli, facciamo parte gli uni degli altri; rende presente che l’unicità di Dio significa, al contempo, la fratellanza e la riconciliazione degli uomini, l’abbattimento delle frontiere che ci unisce e ci guarisce.

Così egli è un Santo della pace proprio in quanto è un Santo senza alcuna esigenza, che muore povero di tutto eppure benedetto con ogni cosa.