Camillo de Lellis

Camillo de Lellis

(1550-1614)

Beatificazione:

- 07 aprile 1742

- Papa  Benedetto XIV

Canonizzazione:

- 29 giugno 1746

- Papa  Benedetto XIV

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 14 luglio

Sacerdote che, nato vicino a Chieti in Abruzzo, dopo aver seguito fin dall’adolescenza la vita militare ed essersi mostrato incline ai vizi del mondo, maturò la conversione e si adoperò con zelo nel servire i malati nell’ospedale degli incurabili come fossero Cristo stesso; ordinato sacerdote, fondò a Roma la Congregazione dei Chierici regolari Ministri degli Infermi

  • Biografia
  • ANGELUS
Aggiunse ai tre voti abituali di povertà, castità e obbedienza, il quarto voto: quello di “perpetua assistenza corporale e spirituale ai malati, ancorché appestati”

 

Nato a Bucchianico, in provincia di Chieti, il 25 maggio del 1550 e morto a Roma il 14 luglio 1614, la sua figura è emblematicamente legata alla croce rossa che egli ottenne di portare cucita sull'abito religioso da papa Sisto V nel 20 giugno 1586.

In particolare, come riferisce nel 1620 padre Sanzio Cicatelli, primo biografo del Santo, “per tre ragioni piacque al padre nostro che portassimo la Croce ne' vestimenti, tenendola per nostra impresa e insegna.

La prima, per far distinzione dall'abito della Compagnia di Gesù. La seconda, per far conoscere al mondo che tutti noi segnati di questo impronto di Croce siamo come schiavi venduti e dedicati per servigio de' poveri infermi. E la terza, per dimostrare che questa è religione di croce, cioè di morte, di patimenti e di fatica, acciò quelli che vorranno seguitar il nostro modo di vita, si presuppongano di venir ad abbracciare la Croce, di abnegar se stessi e di seguitar Gesù Cristo fino alla morte”.

La grazia di Dio raggiunse Camillo nel 1575. Durante un viaggio al convento di San Giovanni Rotondo, incontrò un frate che lo prese in disparte per dirgli: “Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima che non muore…”. Chiese di diventare cappuccino, ma per due volte venne dimesso dal convento a causa di una piaga nella gamba, apertasi al tempo delle sue scorribande militari. Per tale motivo fu ricoverato nell’ospedale romano di San Giacomo. Qui l’intuizione: unire la pregressa disciplina del soldato alla carità cristiana dando vita ai "Ministri degli infermi". Quattro i voti per entrare a farne parte: obbedienza, povertà, castità, servizio ai malati.

Considerato il primo grande riformatore della professione infermieristica e dell’organizzazione assistenziale negli ospedali. Oltre alla cura del corpo, chi assiste il malato, secondo San Camillo, avrebbe dovuto farsi carico dello spirito. Qualcosa di radicalmente diverso da quanto accadeva negli ospedali dell’epoca, dove i malati erano abbandonati a loro stessi. Uomo eminentemente pratico e semplice, non certo privo di cultura né d’interessi, nel suo apostolato educativo non ricercò squisitezze teoriche. Gli bastavano poche linee direttive. E poi un acuto discerni­mento dei cuori di cui fu eccezionalmente dotato, un grande buon senso unito a paterna dolcezza.

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 13 luglio 2014

  

Fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica (Mt 13,1-23) ci mostra Gesù che predica sulla riva del lago di Galilea, e poiché una grande folla lo circonda, Lui sale su una barca, si allontana un poco da riva e predica da lì. Quando parla al popolo, Gesù utilizza molte parabole: un linguaggio comprensibile a tutti, con immagini tratte dalla natura e dalle situazioni della vita quotidiana.

La prima che racconta è un’introduzione a tutte le parabole: è quella del seminatore, che senza risparmio getta la sua semente su ogni tipo di terreno. E il vero protagonista di questa parabola è proprio il seme, che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto. I primi tre terreni sono improduttivi: lungo la strada la semente è mangiata dagli uccelli; sul terreno sassoso i germogli seccano subito perché non hanno radici; in mezzo ai rovi il seme viene soffocato dalle spine. Il quarto terreno è il terreno buono, e soltanto lì il seme attecchisce e porta frutto.

In questo caso, Gesù non si è limitato a presentare la parabola, l’ha anche spiegata ai suoi discepoli. La semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via. Il Maligno infatti non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini. Questo è il primo paragone. Il secondo è quello del seme caduto sulle pietre: esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito. Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. Il modello perfetto di questa terra buona è la Vergine Maria.

Questa parabola parla oggi a ciascuno di noi, come parlava agli ascoltatori di Gesù duemila anni fa. Ci ricorda che noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? E possiamo porci la domanda: com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli.

E ci farà bene non dimenticare che anche noi siamo seminatori. Dio semina semi buoni, e anche qui possiamo porci la domanda: che tipo di seme esce dal nostro cuore e dalla nostra bocca? Le nostre parole possono fare tanto bene e anche tanto male; possono guarire e possono ferire; possono incoraggiare e possono deprimere. Ricordatevi: quello che conta non è ciò che entra, ma quello che esce dalla bocca e dal cuore.

La Madonna ci insegni, con il suo esempio, ad accogliere la Parola, custodirla e farla fruttificare in noi e negli altri.

Dopo l'Angelus

APPELLO

Rivolgo a tutti voi un accorato appello a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa, alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni. Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, insieme ai quali abbiamo invocato il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no! La preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione. Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti voi ad unirvi nella preghiera. In silenzio, tutti, preghiamo. (Preghiera silenziosa) Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace... Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Amen.

Cari fratelli e sorelle,
vi saluto tutti cordialmente, romani e pellegrini!

Oggi ricorre la “Domenica del Mare”. Rivolgo il mio pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie. Esorto le comunità cristiane, in particolare quelle costiere, affinché siano attente e sensibili nei loro confronti. Invito i cappellani e i volontari dell’Apostolato del Mare a continuare il loro impegno nella cura pastorale di questi fratelli e sorelle. Tutti affido, specialmente quanti si trovano in difficoltà e lontano da casa, alla materna protezione di Maria, Stella del Mare.

Mi unisco in preghiera ai Pastori e ai fedeli che partecipano al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra, Czestochowa. Vi ringrazio per le vostre preghiere e vi benedico di cuore.

Saluto ora con grande affetto tutti i figli e le figlie spirituali di san Camillo de Lellis, del quale domani ricorre il 400° anniversario della morte. Invito la Famiglia camilliana, al culmine di questo anno giubilare, ad essere segno del Signore Gesù che, come buon samaritano, si china sulle ferite del corpo e dello spirito dell’umanità sofferente, versando l’olio della consolazione e il vino della speranza. A voi convenuti qui in Piazza san Pietro, come pure agli operatori sanitari che prestano servizio nei vostri ospedali e case di cura, auguro di crescere sempre più nel carisma di carità, alimentato dal contatto quotidiano con i malati. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

A tutti auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!