Cecilia Eusepi
(1910-1928)
- 1 ottobre
Vergine, Terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, colpita da morbo letale in giovane età, realizzò nella sua vita le parole dell’Apostolo, sperimentando quanto «amando Gesù il dolore ci diventi amabile, desiderabile. Quando noi amiamo il dolore, compagno indivisibile della nostra vita, abbiamo raggiunto la vera felicità».
Nata a Monte Romano (Viterbo) il 17 febbraio 1910, a 45 giorni dalla nascita Cecilia rimane orfana del padre, che l’affida al cognato Filippo Mannucci, fattore dell’azienda agricola “La Massa” di Nepi (VT) di cui sono proprietari i Duchi Lante Della Rovere di Roma.
Scoppiata la prima guerra mondiale e partito per il fronte il fratello Vincenzo, Cecilia con la mamma Paolina Mannucci si trasferisce nel 1915 nella fattoria di cui suo zio Filippo era fattore. Il 5 settembre di quell’anno entra nel monastero delle monache Cistercensi di Nepi per frequentarvi le scuole elementari.
Il 27 maggio 1917 Cecilia riceve il sacramento della Confermazione dal Vescovo di Nepi, mons. Luigi Maria Olivares; e il 2 ottobre dello stesso anno, la Prima Comunione. Quest’ultima segnerà un evento memorabile, che le ritornerà nella mente nei momenti più difficili della vita, infondendole forza e consolazione.
Il 14 febbraio 1922, nella solennità dei SS. Fondatori dell’Ordine dei Servi di Maria, riceve lo scapolare e la cintura del Terz’Ordine assumendo il nome di Suor Angela Maria. Nell’estate dello stesso anno ritorna in famiglia su ordine del medico per una irrefrenabile epistassi e il 17 settembre, nella chiesa dei SS. Tolomeo e Romano, emette la professione di Terziaria.
Il 1 novembre 1922 rientra nel monastero cistercense, ma ne esce il 28 marzo dell’anno successivo per essere ricoverata all’ospedale di Civita Castellana (Viterbo). Da quel momento muta la sua vita: decide di dedicarsi al Signore nella Congregazione delle Suore Mantellate Serve di Maria di Pistoia, tra le quali entra il 16 novembre 1923, dopo aver superata la contrarietà di mamma e di zio Filippo. Frequentato il primo anno delle magistrali a Zara in Dalmazia, il secondo lo trascorre a Pistoia.
Nella solennità di Natale del 1925, offre la sua vita a Gesù, come «pallina» nelle mani di Dio sulla scia dell’insegnamento appreso dalle riflessioni sulla «Storia di un’Anima» di Teresa di Lisieux, la santa considerata da lei sua Maestra nello spirito. Colpita da morbo letale nell’agosto del 1926, è costretta a tornare alla fattoria “La Massa” di Nepi. Dolente di non potersi recare quotidianamente a ricevere la Santa Comunione, trova nel P. Gabriele Roschini il buon samaritano che due volte alla settimana gliela porta, e ne riceve la settimanale confessione. P. Gabriele, colpito dalla straordinaria maturità spirituale di Cecilia, l’autorizza ad emettere la professione perpetua dei voti privati nella solennità dell’Immacolata del 1926. Su consiglio del Card. Alessio M. Lépicier O.S.M., nella primavera del 1927 comincia a scrivere il Diario, compresi i ricordi della vita passata.
Nel Diario si leggono i progressi compiuti nella vita spirituale attraverso le sofferenze della malattia, delle calunnie contro di lei e dei suoi familiari, il suo desiderio di «sfogliarsi» per dare gloria a Gesù, la generosità non solo di perdonare i suoi calunniatori, ma perfino di ringraziarli per l’occasione a lei offerta di manifestare nel patire il suo amore al Signore.
Il 1 ottobre 1928, con sulle labbra il canto della Prima Comunione: «Morir d’amore», Cecilia lascia la vita terrena per approdare in Cielo.
La fama di santità che l’accompagnò durante la vita, indusse il Vescovo di Nepi nel 1939 ad iniziare il processo informativo.
Nel 1957 si aprì il processo apostolico, prima a Lucca e, l’anno successivo, a Nepi, prolungatosi fino al 6 febbraio 1960 e che la Congregazione delle Cause dei Santi ritenne valida.
Il 24 febbraio 1987 i Consultori teologi, radunati nel Congresso peculiare si pronunciarono in favore dell’eroicità delle virtù. Così giudicarono i Padri Cardinali e Vescovi nel Congresso Ordinario del 12 maggio 1987, così che il nostro predecessore Giovanni Paolo II promulgò il 1 giugno 1987 il relativo decreto.
Venne poi presentata un’asserita guarigione miracolosa, la cui inspiegabilità scientifica venne riconosciuta nella Consulta Medica del 1 ottobre 2009 e l’attribuzione all’intercessione della Venerabile Serva di Dio trova riscontro nel parere dei Consultori Teologi radunati nella Congresso peculiare del 12 dicembre dello stesso anno.
Così giudicarono i Padri Cardinali e Vescovi riuniti nella Sessione Ordinaria del 4 maggio 2010. Noi stessi abbiamo autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul miracolo il 1 luglio 2010 e abbiamo stabilito che il rito della beatificazione si sarebbe svolto a Nepi, Italia, il 17 giugno 2012.
BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San Pietro
Domenica, 17 giugno 2012
Cari fratelli e sorelle,
la liturgia odierna ci propone due brevi parabole di Gesù: quella del seme che cresce da solo e quella del granello di senape (cfr Mc 4,26–34). Attraverso immagini tratte dal mondo dell’agricoltura, il Signore presenta il mistero della Parola e del Regno di Dio, e indica le ragioni della nostra speranza e del nostro impegno.
Nella prima parabola l’attenzione è posta sul dinamismo della semina: il seme che viene gettato nella terra, sia che il contadino dorma sia che vegli, germoglia e cresce da solo. L’uomo semina con la fiducia che il suo lavoro non sarà infecondo. Ciò che sostiene l’agricoltore nelle sue quotidiane fatiche è proprio la fiducia nella forza del seme e nella bontà del terreno. Questa parabola richiama il mistero della creazione e della redenzione, dell’opera feconda di Dio nella storia. E’ Lui il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti. Il raccolto finale ci fa pensare all’intervento conclusivo di Dio alla fine dei tempi, quando Egli realizzerà pienamente il suo Regno. Il tempo presente è tempo di semina, e la crescita del seme è assicurata dal Signore. Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili. A tale proposito scrive Sant’ Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio» (cfr Pedro de Ribadeneira, Vita di S. Ignazio di Loyola, Milano 1998).
Anche la seconda parabola utilizza l’immagine della semina. Qui, però, si tratta di un seme specifico, il granello di senape, considerato il più piccolo di tutti i semi. Pur così minuto, però, esso è pieno di vita , ; dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto» (cfr Mc 4,32): la debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza. E così è il Regno di Dio: una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante.
L’immagine del seme è particolarmente cara a Gesù, perché esprime bene il mistero del Regno di Dio. Nelle due parabole di oggi esso rappresenta una «crescita» e un «contrasto»: la crescita che avviene grazie a un dinamismo insito nel seme stesso e il contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce. Il messaggio è chiaro: il Regno di Dio, anche se esige la nostra collaborazione, è innanzitutto dono del Signore, grazia che precede l’uomo e le sue opere. La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore. È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra. E l’esperienza di questo miracolo d’amore ci fa essere ottimisti, nonostante le difficoltà, le sofferenze e il male che incontriamo. Il seme germoglia e cresce, perché lo fa crescere l’amore di Dio. La Vergine Maria, che ha accolto come «terra buona» il seme della divina Parola, rafforzi in noi questa fede e questa speranza.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle,
ricorre mercoledì prossimo, 20 giugno, la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite. Essa vuole attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle condizioni di tante persone, specialmente famiglie, costrette a fuggire dalle proprie terre, perché minacciate dai conflitti armati e da gravi forme di violenza. Per questi fratelli e sorelle così provati assicuro la preghiera e la costante sollecitudine della Santa Sede, mentre auspico che i loro diritti siano sempre rispettati e che possano presto ricongiungersi con i propri cari.
Oggi, in Irlanda, si terrà la celebrazione conclusiva del Congresso Eucaristico Internazionale, che durante questa settimana ha fatto di Dublino la città dell’Eucaristia, dove molte persone si sono raccolte in preghiera alla presenza di Cristo nel Sacramento dell’altare. Nel mistero dell’Eucaristia Gesù ha voluto restare con noi, per farci entrare in comunione con Lui e tra di noi. Affidiamo a Maria Santissima i frutti maturati in questi giorni di riflessione e di preghiera.
Desidero, infine, ricordare con gioia che questo pomeriggio, a Nepi, nella Diocesi di Civita Castellana, verrà proclamata beata Cecilia Eusepi, morta a soli 18 anni. Questa giovane che aspirava a diventare suora missionaria, fu costretta ad abbandonare il convento a causa della malattia, che visse con fede incrollabile, dimostrando grande capacità di sacrificio per la salvezza delle anime. Negli ultimi giorni della sua esistenza, in profonda unione con Cristo crocifisso, ripeteva: «è bello darsi a Gesù, che si è dato tutto per noi».
Je suis heureux de saluer les pèlerins francophones présents, ainsi que les personnes qui nous rejoignent par la radio ou la télévision. En ce dimanche, Jésus nous invite à vivre dans la confiance. Comme la semence qui germe et qui grandit toute seule, le don gratuit de l’Esprit-Saint - Esprit d’amour et de force - et la Bonne Nouvelle - annoncée avec courage - agissent dans notre monde pour nous faire grandir dans la vie même du Père. Ensemble, n’ayons pas peur de cheminer dans la foi car le Seigneur nous accompagne. Que la Vierge Marie nous montre le chemin qui nous conduit vers le Père de toute tendresse! Bon dimanche et bonne semaine à tous!
I greet all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Angelus. In today’s Gospel, the Lord teaches us that God’s kingdom is like a tiny mustard seed which becomes the largest of shrubs. Let us fervently pray that God may take our weak but sincere desires and transform them into great works of love for him and our neighbour. Upon each of you and your loved ones, I invoke God’s abundant blessings.
Ein herzliches „Grüß Gott“ sage ich den Pilgern und Besuchern deutscher Sprache. Mit dem Gleichnis vom Senfkorn, welches das kleinste von allen Samenkörnern ist, aus dem aber ein großer Baum entsteht, gibt uns Christus einen Hinweis auf das Wirken der Gnade Gottes. Der Herr sät im Stillen und gibt Zeit zum Wachsen. Die Dinge Gottes sind nicht lautstark und äußerlich mächtig. Aber sie tragen die innere Kraft des wahren Lebens in sich. Und wo immer der Mensch auf sein Wort hört, ihn in sich aufnimmt, entsteht Großes, auch wenn wir es zunächst nicht sehen. Öffnen wir uns also der großen Liebe Gottes, öffnen wir unser Herz, damit der Same des Glaubens in uns und in dieser Welt wachsen und Frucht bringen kann. Ich wünsche euch allen einen gesegneten Sonntag.
Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. En el evangelio de este domingo, el Señor nos ha mostrado que el Reino de Dios es como una semilla que, aunque al principio puede parecer pequeña, sin embargo está llamada a crecer y a desarrollarse hasta convertirse en un árbol frondoso. Así también, que la vida de gracia y amor de Dios, sembrada en nuestra alma con el bautismo, y alimentada con la escucha de la palabra de Dios, la participación en los sacramentos y la oración constante, crezca continuamente y llegue a madurar en frutos abundantes de fe, esperanza y caridad. Muchas gracias y feliz domingo.
W tych dniach Kościół obchodził uroczystość Najświętszego Serca Pana Jezusa i wspomnienie Niepokalanego Serca Matki Bożej. Życzę wszystkim Polakom, by od Boskiego Serca Jezusa, które jest dobroci i miłości pełne, uczyli się wrażliwości na potrzeby drugiego człowieka, zwłaszcza człowieka słabego, dotkniętego cierpieniem. Niech z tego Serca, które jest królem i zjednoczeniem serc wszystkich, czerpią siłę do budowania wzajemnych więzi w rodzinie i w środowisku pracy. Z serca wam błogosławię.
[Nei giorni scorsi la Chiesa ha celebrato la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e la memoria del Cuore Immacolato della B. V. Maria. A tutti i Polacchi auguro di imparare dal Cuore Divino di Gesù, che è traboccante di bontà e d’amore, la sensibilità alle necessità altrui, specialmente di chi è debole, provato dalla sofferenza. Da questo cuore, che è sovrano e centro di tutti i cuori, sappiano inoltre attingere la forza per costruire nelle famiglie e nell’ambiente di lavoro rapporti fraterni.]
E infine saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, in particolare quanti hanno partecipato agli incontri promossi dal Movimento dell’Amore Familiare su “La preghiera del Padre Nostro e le radici cristiane della famiglia e della società”, i fedeli delle parrocchie Madonna del Cavatore in Carrara e Natività di Nostro Signore Gesù Cristo in Roma, come pure quelli provenienti da Giulianova, Fermo, Fossalunga, Scandicci e Napoli. A tutti auguro una buona domenica. Buona domenica, buona settimana a voi tutti.