Cirilo Bertrán e 8 compagni

Cirilo Bertrán e 8 compagni

(1888-1934)

Beatificazione:

- 29 aprile 1990

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 21 novembre 1999

- Papa  Giovanni Paolo II

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 9 ottobre

Cirilo Bertrán (1888-1934) e 8 compagni, religiosi dell’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Martiri di Turón, uccisi il 9 ottobre 1934 durante la Rivoluzione delle Asturie dalla milizia social-comunista a seguito della proclamazione ad Oviedo della "Repubblica Socialista Asturiana"

  • Biografia
  • Omelia
  • gli 8 compagni
  • omelia di beatificazione
A causa del loro status di persone consacrate e insegnanti, hanno affrontato il loro tragico destino come una vera testimonianza di fede, dando al loro martirio l'ultima lezione della loro vita

 

Fratel Cirilo Bertran (José Sanz Tejedor), direttore della comunità. Nacque a Lerma, nella provincia di Burgos, il 20 marzo 1888. I genitori erano umili lavoratori: da essi apprese l'austerità, lo spirito di sacrificio e l'attaccamento alla religione.

Entrò nel Noviziato dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Bujedo il 12 luglio 1905. Nella sua vita apostolica si mostrò molto impegnato e zelante. Le doti di saggezza e di prudenza non comuni dimostrate da Fratel Cirilo, unite alla sua intensa vita spirituale e al grande zelo apostolico, spinsero i suoi superiori ad affidargli mansioni sempre più impegnative. Infatti fu nominato Direttore della scuola di Riotuerto, nei pressi di Santander e poi di quella di San José, detta del Circolo Cattolico nello stesso capoluogo.

Nel 1933 gli fu affidata la direzione della scuola di Nostra Signora di Covadonga a Turón. Non era un posto tranquillo perché al centro della regione mineraria dove erano i più fanatici propugnatori della rivoluzione proletaria. La presenza del nuovo direttore servì a rasserenare non poco i Fratelli della Comunità, piuttosto inquieti per quello che poteva accadere.

Nell'estate del 1934 con gli altri Direttori delle scuole della Provincia religiosa del nord della Spagna, seguì un mese di ritiro a Valladolid: fu la preparazione immediata al suo incontro col Signore nel martirio, che avvenne dopo qualche mese.

 

CERIMONIA DI CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
CIRILO BERTRÁN E OTTO COMPAGNI, INOCENCIO DE LA INMACULADA,
BENEDETTO MENNI, TOMMASO DA CORI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II 

Basilica Vaticana - Domenica, 21 novembre 1999

   

1. "Si siederà sul trono della sua gloria" (Mt 25, 31).

L'odierna solennità liturgica è dominata da Cristo, Re dell'universo, Pantocràtor, quale risplende nell'abside delle antiche basiliche cristiane. Contempliamo questa maestosa immagine nell'odierna ultima domenica dell'anno liturgico.

La regalità di Gesù Cristo è, secondo i criteri del mondo, paradossale: è il trionfo dell'amore, che si realizza nel mistero dell'incarnazione, passione, morte e risurrezione del Figlio di Dio. Questa regalità salvifica si rivela pienamente nel sacrificio della Croce, supremo atto di misericordia, in cui si compie al tempo stesso la salvezza del mondo e il suo giudizio.

Ogni cristiano partecipa della regalità di Cristo. Nel Battesimo egli riceve con la grazia l'interiore spinta a fare della sua esistenza un dono gratuito e generoso a Dio ed ai fratelli. Ciò appare con grande eloquenza nella testimonianza dei Santi e delle Sante, che sono modelli di umanità rinnovata dall'amore divino. Tra essi, con gioia, annoveriamo da oggi Cirilo Bertrán con otto suoi Compagni, Inocencio de la Inmaculada, Benedetto Menni e Tommaso da Cori.

2. "Cristo tiene que reinar" hemos escuchado de san Pablo en la segunda lectura. El reinado de Cristo se va construyendo ya en esta tierra mediante el servicio al prójimo, luchando contra el mal, el sufrimiento y las miserias humanas hasta aniquilar la muerte. La fe en Cristo resucitado hace posible el compromiso y la entrega de tantos hombres y mujeres en la transformación del mundo, para devolverlo al Padre: "Así Dios será todo para todos".

Este mismo compromiso es el que animó al Hermano Cirilo Bertrán y a sus siete compañeros, Hermanos de las Escuelas Cristianas del Colegio "Nuestra Señora de Covadonga", que habiendo nacido en tierras españolas y uno de ellos en Argentina, coronaron sus vidas con el martirio en Turón (Asturias) en mil novecientos treinta y cuatro, junto con el Padre Pasionista Inocencio de la Inmaculada. No temiendo derramar su sangre por Cristo, vencieron a la muerte y participan ahora de la gloria en el Reino de Dios. Por eso, hoy tengo la alegría de inscribirlos en el catálogo de los Santos, proponiéndolos a la Iglesia universal como modelos de vida cristiana e intercesores nuestros ante Dios.

(in lingua catalana)

Al grup dels màrtirs de Turón si agrega el Germà Jaume Hilari, de la mateixa Congregaciò religiosa, i que fou assassinat a Tarragona tres anys més tard. Mentre perdonava els qui el mataven, exclamà: "Amics, morir per Crist és regnar".

Todos ellos, como cuentan los testigos, se prepararon a la muerte como habían vivido: con la oración perseverante, en espíritu de fraternidad, sin disimular su condición de religiosos, con la firmeza propia de quien se sabe ciudadano del cielo. No son héroes de una guerra humana en la que no participaron, sino que fueron educadores de la juventud. Por su condición de consagrados y maestros afrontaron su trágico destino como auténtico testimonio de fe, dando con su martirio la última lección de su vida. ¡Que su ejemplo y su intercesión lleguen a toda la familia lasaliana y a la Iglesia entera!

3. "Venid vosotros, benditos de mi Padre; heredad el Reino preparado para vosotros desde la creación del mundo, . . .  porque estuve enfermo y me visitasteis" (Mt 25, 34.36). Estas palabras del Evangelio proclamado hoy le serán sin duda familiares a Benito Menni, sacerdote de la Orden de San Juan de Dios. Su dedicación a los enfermos, vivida según el carisma hospitalario, guió su existencia.

Su espiritualidad surge de la propia experiencia del amor que Dios le tiene. Gran devoto del Corazón de Jesús, Rey de cielos y tierra, y de la Virgen María, encuentra en ellos la fuerza para su dedicación caritativa a los demás, sobre todo a los que sufren: ancianos, niños escrofulosos y poliomielíticos y enfermos mentales. Su servicio a la Orden y a la sociedad lo realizó con humildad desde la hospitalidad, con una integridad intachable que lo convierte en modelo para muchos. Promovió diversas iniciativas orientando a algunas jóvenes que formarían el primer núcleo del nuevo instituto religioso, fundando en Ciempozuelos (Madrid) las Hermanas Hospitalarias de Sagrado Corazón de Jesús. Su espíritu de oración le llevó a profundizar en el misterio pascual de Cristo, fuente de comprensión del sufrimiento humano y camino para la resurrección. En este día de Cristo Rey, San Benito Menni ilumina con el ejemplo de su vida a quienes quieren seguir las huellas del Maestro por los caminos de la acogida y la hospitalidad.

4. "Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura" (Ez 34, 11). Tommaso da Cori, sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori, è stato immagine vivente del Buon Pastore. Come guida amorevole, ha saputo condurre i fratelli affidati alle sue cure verso i pascoli della fede, animato sempre dall'ideale francescano.

Nel Convento dimostrava il suo spirito di carità, rendendosi disponibile a qualsiasi esigenza, anche la più umile. Visse la regalità dell'amore e del servizio, secondo la logica di Cristo che, come canta la Liturgia odierna, "ha sacrificato se stesso immacolata vittima di pace sull'altare della croce, operando il mistero dell'umana redenzione" (Prefazio di Cristo Re).

Da autentico discepolo del Poverello d'Assisi, san Tommaso da Cori fu obbediente a Cristo, Re dell'universo. Meditò ed incarnò nella sua esistenza l'esigenza evangelica della povertà e del dono di sé a Dio ed al prossimo. Tutta la sua vita appare così segno del Vangelo, testimonianza dell'amore del Padre celeste, rivelato in Cristo e operante nello Spirito Santo, per la salvezza dell'uomo.

5. Rendiamo grazie a Dio che, lungo i sentieri del tempo, non cessa di suscitare luminosi testimoni del suo Regno di giustizia e di pace. I dodici nuovi Santi, che oggi ho la gioia di proporre alla venerazione del Popolo di Dio, ci indicano il cammino da percorrere per giungere preparati al Grande Giubileo del Duemila. Non è, infatti, difficile riconoscere nella loro esemplarità alcuni elementi che caratterizzano l'evento giubilare. Penso, in particolare, al martirio ed alla carità (cfr Incarnationis Mysterium, 12-13). Più in generale, l'odierna celebrazione richiama il grande mistero della comunione dei santi, fondamento dell'altro elemento qualificante del Giubileo che è l'indulgenza (cfr Ivi, 9-10).

I Santi ci mostrano la via del Regno dei cieli, la via del Vangelo accolto radicalmente. Sostengono, al tempo stesso, la nostra serena certezza che ogni realtà creata trova in Cristo il suo compimento e che, grazie a Lui, l'universo sarà consegnato a Dio Padre pienamente rinnovato e riconciliato nell'amore.

Ci aiutino San Cirilo Bertrán con gli otto Compagni, San Inocencio de la Inmaculada, San Benedetto Menni e San Tommaso da Copri a percorrere anche noi questo cammino di perfezione spirituale. Ci sostenga e protegga sempre Maria, Regina di tutti i Santi, che proprio oggi contempliamo nella sua presentazione al Tempio. Sul suo esempio, possiamo anche noi collaborare fedelmente al mistero della Redenzione. Amen!

La Chiesa eleva all'onore degli altari nove Fratelli delle Scuole Cristiane (de La Salle) e un Padre Passionista. Otto Fratelli insegnavano in una scuola di Turón, un paese situato al centro di una valle mineraria della regione delle Asturie, al nord-est della Spagna: furono martirizzati nel 1934. Il nono Fratello era della Catalogna e fu ucciso vicino a Tarragona nel 1937. Il Padre Passionista prestava assistenza sacramentale presso la scuola di Turón. È la glorificazione di dieci persone che sono rimaste fedeli alla loro consacrazione fino al punto di dare la loro vita in difesa della fede e della loro missione evangelizzatrice. Il riconoscimento ufficiale della loro santità esalta nello stesso tempo la missione delicata e difficile degli educatori cristiani dei giovani.

La maggior parte di questi religiosi erano nel fiore della loro gioventù: quattro di essi avevano meno di 26 anni mentre il più vecchio raggiungeva appena i 46 anni. I loro nomi sono:

Fratel Marcano Jost (Filomeno López López) nacque a El Pedregal (Guadalajara) il 15 novembre 1900, in una famiglia di lavoratori. Fin da bambino apprese a sopportare i disagi del lavoro e ad affrontare con coraggio le difficoltà della vita. Dietro suggerimento di uno zio entrò appena dodicenne nell'aspirantato dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Bujedo, ma una infermità all'orecchio lo costrinse a ritornare in famiglia. Dietro sua insistenza fu ripreso nella Congregazione, a condizione di dedicarsi a lavori manuali. Accettò. Emise i primi voti il 9 luglio 1919. Fece la professione perpetua il 9 luglio 1925. Era a Mieres nel 1934 quando si offrì di sostituire un Confratello che chiedeva di essere trasferito da Turón impaurito dalle tensioni che non promettevano nulla di buono. Era da poco arrivato nella nuova comunità quando il Signore gli fece unire il suo al destino di tutti i membri della Comunità nel martirio.

Fratel Victoriano Pio (Claudio Bernabé Cavo) nacque a San Millàn de Lara (Burgos) il 7 luglio 1905. Lo stesso giorno fu battezzato. Trascorse gli anni della sua formazione lasalliana in Bujedo. Emise i primi voti nel 1923. Aveva la passione per la musica, ed oltre all'insegnamento ordinario, organizzava il coro delle scuole dove veniva di volta in volta trasferito. Emise i voti perpetui il 22 agosto 1930. Le leggi inique del 1933 costringevano i Fratelli, per prudenza, a cambiar spesso di luogo. Come il Confratello Marciano, nel 1934 gli venne richiesto di recarsi a Turón per completare la comunità. Era in questa scuola soltanto da un mese quando il Signore gli chiese il sacrificio della vita.

Fratel Julian Alfredo (Vilfrido Fernandez Zapico) nacque a Cifuentes de Rueda (León) il 24 dicembre 1903. I buoni esempi dei genitori e l'influenza di uno zio sacerdote col quale dovette vivere un certo tempo dopo la morte prematura della madre, lo fecero crescere in un'atmosfera di pietà e lo inclinarono a seguire molto giovane la vita religiosa. A 17 anni entrò nel noviziato dei Padri Cappuccini di Salamanca, ma dopo poco tempo, un'inattesa malattia lo costrinse a ritornare a casa. Una volta guarito, attese invano la riammissione tra i Cappuccini. Conobbe allora i Fratelli delle Scuole Cristiane che lo accettarono a 22 anni nel loro noviziato di Bujedo. Fece la prima professione religiosa il 15 agosto 1927. Il 28 agosto 1932 emise i voti perpetui. Era al suo secondo anno di apostolato a Turón quando il Signore pose sul capo di questo religioso generoso e fedele la corona del martirio.

Fratel Benjamín Julián (Vicente Alonso Andrés) nacque a Jaramillo de la Fuente (Burgos) il 27 ottobre 1908. A soli 12 anni entrò nell'aspirantato dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Bujedo. Emise i primi voti il 15 maggio 1926. Nell'insegnamento incontrò molte difficoltà, compensate tuttavia da una volontà ferrea di voler a tutti i costi riuscire. I suoi sforzi furono coronati da successo, tanto che quando i superiori vollero trasferirlo dalla scuola di Santiago de Compostella a Turón, le famiglie cercarono di impedirlo. Ma era volontà del Signore che egli fosse nella scuola di Turón nel 1934, proprio in tempo per richiedergli il dono della vita nel martirio. Aveva da poco (il 30 agosto 1933) emesso i voti perpetui.

Fratel Benito de Jesús (Héctor Valdivielso Sáez) nacque a Buenos Aires (Argentina) il 31 ottobre 1910, figlio di poveri emigrati. Fu battezzato nella centralissima chiesa di S. Nicola di Bari, che sorgeva nella zona dove ora troneggia il famoso obelisco dell'Avenida 9 de Julio. Quando le difficoltà finanziarie costrinsero i genitori a far ritorno in Spagna, entrò tra i Fratelli delle Scuole Cristiane frequentando il Noviziato missionario che la Congregazione aveva a Lembecq-lez-Hal in Belgio, perché era desideroso di andare un giorno a svolgere la sua opera apostolica nella terra che gli aveva dato i natali. In attesa di poter realizzare il suo sogno i superiori lo destinarono alla scuola di Astorga (León). Nel 19331o trasferirono a Turón. La sua consacrazione ai giovani rese lui, giovane, un candidato di elezione per il martirio che non tardò a giungere. E il primo santo argentino.

Fratel Aniceto Adolfo (Manuel Seco Gutiérrez) con i suoi 22 anni appena compiuti era il più giovane della comunità. Era nato a Celada Marlantes (Santander) il 4 ottobre 1912. Orfano di madre fin dalla tenera età, fu educato molto cristianamente dal padre, insieme ai suoi fratelli, tanto che ben tre di loro divennero religiosi tra i Fratelli delle Scuole Cristiane. Entrò da ragazzo nell'aspirantato di Bujedo. Qualche mese dopo il suo ingresso veniva raggiunto dalla triste notizia della morte del padre. Il 2 febbraio 1930 emise i primi voti e quelli triennali nel 1931. Due anni dopo, conseguito il diploma di insegnante, fu destinato all'Istituto Nuestra Senora de Lourdes a Valladolid. Vi rimase solo un anno, perché nell'estate seguente fu destinato alla scuola di Turón. Il sereno ed amichevole sorriso che sempre mostrava nel volto, impressionò vivamente gli stessi assassini quando lo fissarono per il colpo fatale.

Padre Inocencio de la Inmaculada (Manuel Canoura Arnau). È il Padre Passionista che stava svolgendo occasionalmente il suo servizio sacramentale quando si verificò il tragico assalto alla scuola dei Fratelli. Era nato a S. Cecilia del Valle de Oro, presso la costa cantabrica della provincia galiziana di Lugo il 10 marzo 1887. Entrò nel seminario dei Padri Passionisti di Peíiafiel, vicino Valladolid a 14 anni. Seguì il noviziato in Deusto (Guiscaglia), proseguendo poi gli studi di filosofia e teologia. Il 2 ottobre 1910 ricevette il suddiaconato a Mieres, cittadina poco distante da Turón. Nel giugno del 1912 gli venne conferito il diaconato nella stessa località. Il 20 settembre 1920 ricevette l'ordinazione sacerdotale, sempre a Mieres. Svolse il suo ministero apostolico soprattutto come predicatore e insegnante in varie città. Nel 1934 era a Mieres. Il Signore lo attendeva per conferirgli la palma del martirio a Turón, dove aveva da poco iniziato il suo servizio come confessore degli alunni. Il 4 ottobre egli si era recato presso la scuola per le confessioni in preparazione del primo venerdì del mese. Nelle prime ore della mattina del giorno 5 avvenne l'irruzione dei miliziani ed anche Padre Inocencio subì la stessa sorte della comunità dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Fratel Augusto Andrea (Román Martínez Fernández) nacque il 6 maggio 1910 a Santander. Da suo padre, militare di professione, ereditò il senso della precisione e dell'obbedienza e da sua madre, donna pia e sensibile, la gentilezza del tratto che tanto ammirarono i suoi insegnanti, i suoi compagni e, poi, anche i suoi alunni. Quando manifestò il desiderio di farsi religioso, la madre si oppose. Ci volle una grave malattia del ragazzo per piegare la resistenza della madre, che fece voto di non opporsi al desiderio del figlio, se lo avesse visto guarito. Il ragazzo guarì e così poté realizzare il suo desiderio. Entrò nel Noviziato dei Fratelli delle Scuole Cristiane a Bujedo. Emise i primi voti il 15 agosto 1927, li rinnovò triennali nel 1929, ma non ebbe il tempo di emettere quelli perpetui, perché il martirio lo raggiunse un anno prima. Era a Turón da appena un anno quando avvennero i tragici fatti che portarono anche questo giovane ventiquattrenne al dono generoso della vita.

Il martirio di questi nove religiosi non arrivò in modo inatteso. La situazione politica della Spagna in quel periodo era difficile: la massoneria e il comunismo volevano giungere a tutti i costi al potere e demolire le tradizioni religiose della nazione. Per questo avevano programmato varie iniziative contro la Chiesa, soprattutto nei confronti dei sacerdoti e dei religiosi. Fu attizzata una campagna di odio e di violenza che in molti casi portò a feroci massacri, anche al di là delle intenzioni dei gruppi dirigenti. Le Asturie erano una regione mineraria con molti immigrati, che conducevano una vita dura ed erano sradicati dai loro ambienti e dalle loro tradizioni. L'astiosa campagna contro la borghesia e contro la Chiesa trovò in loro un terreno particolarmente adatto. Fu così che all'alba del 5 ottobre 1934 un gruppo di ribelli fece irruzione nella scuola dei Fratelli. I religiosi e con essi il Padre Passionista furono concentrati nella " Casa del popolo ", in attesa delle decisioni del Comitato rivoluzionario. Sotto la spinta degli estremisti più intransigenti, il Comitato decise la condanna a morte dei religiosi, che avevano una notevole influenza in paese perché la gran parte della popolazione mandava i propri figli alla loro scuola.

Per l'esecuzione fu fatto venire un plotone da lontano, perché nessuno nel paese era disposto a questo crimine. Nelle prime ore del 9 ottobre il piccolo gruppo fu fatto salire al cimitero, dove era già pronta una lunga fossa davanti alla quale essi furono schierati. Due scariche di fucile posero fine alle loro vite terrene, ma aprirono loro le porte della gloria celeste. La serenità con la quale essi accettarono la morte impressionò gli stessi carnefici, come più tardi dichiarò qualcuno di loro.

La Chiesa ha onorato il loro sacrificio dichiarandoli Beati il 29 aprile 1990. Una guarigione, riconosciuta prodigiosa dagli ufficiali della Congregazione delle Cause dei Santi, avvenuta per loro intercessione, ha spalancato loro le porte della santità.

Dopo un processo-farsa svoltosi nei primi giorni di gennaio del 1937, fu condannato a morte. L'esecuzione avvenne il 16 gennaio. La fucilazione fu drammatica. Dopo la prima scarica di colpi, nessun proiettile lo aveva colpito. Rabbioso, il capo ordinò di nuovo: "Fuoco! ". Fratel Jaime rimase ancora in piedi. 1 miliziani, spaventati, fuggirono, mentre il capo, bestemmiando, scaricò la sua pistola alla tempia del martire, che entrò così nel regno del suo Signore. Le sue ultime parole furono: " Amici, morire per Cristo è regnare! "

Fratel Jaime Hilario fu beatificato lo stesso giorno dei suoi Confratelli di Turón, il 29 aprile 1990. Ora la Chiesa onora la sua fede e il suo sacrificio dichiarandolo santo e proponendolo ad esempio per tutto il popolo cristiano.

Fratel Jaime Hilario (Manuel Barbal Cosan) nacque a Enviny (Lerida) il 2 gennaio 1898. Nel gennaio del 1908 fu studente nel convitto dei Padri Vincenziani di Rialb. Già nel corso della fanciullezza il Signore gli fece sentire la chiamata ad una vita di consacrazione. Entrò così nel seminario di Seo de Urgel. Una sordità progressiva, però, fece da barriera alla sua vocazione ecclesiastica. Ritornò tra i suoi. Ma la chiamata del Signore non si affievolì. Incontrò un Fratello delle Scuole Cristiane che gli parlò del suo Istituto. " Questo mi piace ", esclamò, e chiese di esservi ammesso. Entrò al noviziato di Irún. Nel 1918 iniziò le sue esperienze apostoliche e, a dispetto delle difficoltà uditive, si affermò come valido insegnante. Fu successivamente a Mollerusa, poi a Manresa e a Oliana. Contro l'incrudelirsi della malattia, tuttavia, non ci fu niente da fare e, dopo qualche anno passato al noviziato come aiutante del maestro dei novizi, dovette abbandonare l'insegnamento e dedicarsi ai lavori manuali. Tragici avvenimenti intanto si preparavano per il suo Paese. Fratel Jaime fu arrestato a Mollerusa nel mese di dicembre del 1936 e rinchiuso nella nave-carcere Mahon.

BEATIFICAZIONE DI 12 SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 29 aprile 1990

 

“Non ci ardeva forse il cuore nel petto?” (Lc 24, 32).

1. Nella liturgia di questa domenica la Chiesa torna ancora una volta sulla via di Emmaus e ci offre l’opportunità di riascoltare l’intero colloquio dei due discepoli con il Maestro che non riconobbero. Ancora una volta noi stessi siamo testimoni di come invece lo riconobbero allo spezzare del pane. “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le scritture?” (Lc 24, 32).

I due discepoli di Emmaus anticipano la nostra esperienza cristiana: tutti i discepoli di Cristo crocifisso e risorto, infatti, nel corso dei secoli, hanno percorso - e continuano a percorrere - una via simile alla loro.

L’intera Chiesa incontra il suo Maestro e Redentore sulla strada di Emmaus, e da qui prende avvio la fede e la testimonianza cristiana; da questo incontro ha origine, infine, l’irradiazione della santità rivelatasi in Cristo per tutti gli uomini.

2. Desideriamo oggi far rivivere questo incontro con Cristo sulla strada di Emmaus. Da esso sgorgano i santi e i beati della Chiesa, il cui albo si arricchisce ora di nuovi nomi e cognomi che sono stati ora proclamati dai vescovi delle rispettive Chiese diocesane. È stato rievocato il loro itinerario di vita, nel quale si sono incontrati con il Cristo crocifisso e risorto. Il loro cuore ardeva di un grande amore: quell’amore eroico che nella maggioranza dei nuovi beati si è tradotto nel sacrificio della vita per Cristo attraverso il martirio.

Ognuno di loro potrebbe ripetere le parole del salmista della prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; poiché egli sta alla mia destra, perché io non vacilli . . . / Mi hai fatto conoscere le vie della vita, / mi colmerai di gioia con la tua presenza” (Sal 16, 8. 11).

3. Las palabras de San Pedro, en la segunda lectura, nos recuerdan que la “ sangre de Cristo, el cordero sin defecto ni mancha ”,  ha sido el precio pagado por nuestro rescate y salvación. Por eso es consolador constatar que en la historia de la Iglesia ha habido tantos cristianos y cristianas que han imitado a Jesucristo en el gesto supremo de derramar su sangre, siendo al mismo tiempo sus testigos en circunstancias difíciles de persecución. En esta solemne Eucaristía la Iglesia propone, pues, a la veneración y consideración de todos a algunos de estos cristianos.

De entre ellos recordamos, en primer lugar, la comunidad de ocho Hermanos de las Escuelas Cristianas de Turón (Asturias), quienes en 1934, juntamente con el Religioso Pasionista P. Inocencio de la Inmaculada, fueron conducidos a la muerte, sin oponer resistencia alguna. A los ojos de los perseguidores, ellos eran reos de haber dedicado su vida a la educación humana y cristiana de los hijos de aquel pueblo minero, en la escuela católica “ Nuestra Señora de Covadonga ”.

Con los Hermanos de la Salle se encontraba ocasionalmente el Padre Pasionista. De ese modo quiso Dios, en su inexcrutable providencia, unir en el martirio a miembros de dos Congregaciones que trabajaban solidariamente per la única misión de la Iglesia. Este hecho, que puede parecer circunstancial, es verdaderamente significativo, pues nos pone de manifiesto la unidad, interdependencia y colaboración que deben existir entre las Congregaciones religiosas en la Iglesia, sobre todo en nuestros días, para hacer frente al desafío de la nueva evangelización.

Ecco le parole del Santo Padre in una nostra traduzione italiana.

3. Le parole di san Pietro, nella seconda lettura, ci ricordano che il “sangue di Cristo, l’agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1, 19), fu il prezzo pagato per il nostro riscatto e la nostra salvezza. Per questo ci è di conforto constatare come nella storia della Chiesa ci siano stati numerosi cristiani e cristiane che hanno imitato Gesù Cristo nel gesto supremo di versare il proprio sangue, essendo allo stesso tempo suoi testimoni in circostanze difficili di persecuzione. In questa solenne Eucaristia la Chiesa propone quindi, alcuni di questi cristiani alla venerazione e considerazione di tutti. Tra questi ricordiamo in primo luogo, la comunità di otto confratelli delle Scuole Cristiane di Turón (Asturie) che nel 1934, insieme al religioso passionista padre Innocenzo dell’Immacolata, vennero messi a morte, senza opporre alcuna resistenza. Agli occhi dei persecutori, essi erano rei di aver dedicato la propria vita all’educazione umana e cristiana dei figli di quel popolo di minatori, nella scuola cattolica “Nostra Signora di Covadonga”. Il padre Passionista si incontrava occasionalmente con i confratelli della Salle. In questo modo Dio volle, nella sua imperscrutabile provvidenza, unire nel martirio membri di due Congregazioni che lavoravano solidalmente per l’unica e sola missione della Chiesa. Questo fatto, che può sembrare circostanziale, è in realtà significativo, in quanto ci dimostra l’unità, l’interdipendenza e la collaborazione che devono esistere tra le Congregazioni religiose all’interno della Chiesa, soprattutto al giorno d’oggi, per far fronte alla sfida della nuova evangelizzazione.

4. Dos años más tarde, en 1936, sigue el mismo camino del martirio la religiosa de la Compañía de Santa Teresa de Jesús, María Mercedes Prat y Prat, a quien acabamos de declarar Beata.

Su gran amor a Dios y al prójimo la llevaron a trabajar apostólicamente en la catequesis y en una Escuela dominical. Además de la prudencia, María Mercedes se distinguió por la virtud de la fortaleza, que puso especialmente de manifiesto al afrontar serenamente los peligros y sufrir la persecución. Su amor al prójimo lo manifestó sobre todo perdonando generosamente a quienes la fusilaron.

Ecco le parole del Santo Padre in una nostra traduzione italiana.

4. Due anni più tardi, nel 1936 la religiosa della Compagnia di santa Teresa di Gesù, Maria Mercedes Prat y Prat, che è stata appena beatificata, segue la stessa strada del martirio. Il suo grande amore verso Dio e verso il prossimo la indusse a lavorare apostolicamente nella catechesi e in una scuola domenicale. Oltre che per la prudenza, Maria Mercedes si è distinta per la virtù della forza, che dimostrò in particolar modo nell’affrontare serenamente i pericoli e nel patire la persecuzione. Manifestò il suo amore verso il prossimo, soprattutto perdonando generosamente coloro i quali la fucilarono.

5. Junto con la comunidad ejemplar de Turón, tenemos hoy el gozo de proclamar Beato a otro Hermano de las Escuelas Cristianas, Jaime Hilario, inmolado en Tarragona en 1937. La trayectoria excepcional de este religioso, modelo de hombre de fe en búsqueda constante de la voluntad de Dios, se manifiesta por caminos insospechados. La fidelidad que aprendió de sus padres, de gran solera cristiana, fue una constante de su vida. Del ejemplo cristiano de sus padres nos han quedado significativos testimonios, concretamente en las cartas dirigidas a su familia. Así se expresaba en catalán, su lengua vernácula:

“El meu pare és un cristià exemplar i model de ciutadans honrats. Es irreprotxable en la seva conducta, paraules i procediments”. “La meva mare, era una santa. Visqué sembrant arreu dolcesa i amor. El record de la meva mare m’anima, em sosté, em segueix i no s’esborrará mai de mi”.

A la luz de estos testimonios se comprende mejor la importancia que este educador e insigne catequista daba al papel de los padres en la educación de los niños y jóvenes.

Ecco le parole del Santo Padre in una nostra traduzione italiana.

5. Accanto alla comunità esemplare di Turón abbiamo oggi la gioia di proclamare beato un altro confratello delle Scuole Cristiane, Jaime Hilario, immolato a Tarragona nel 1937. Il cammino eccezionale di questo religioso, modello di uomo di fede alla costante ricerca della volontà di Dio, si manifesta per vie inaspettate. La fedeltà che ha appreso dai suoi genitori di grande fede cristiana, fu una costante nella sua vita. Dell’esempio cristiano dei suoi genitori, ci sono rimaste testimonianze significative concrete nelle lettere rivolte alla sua famiglia. Così si esprimeva in catalano, la sua lingua madre: “Mio padre è un cristiano esemplare e un modello di cittadino onesto. È irreprensibile nella severa condotta, nei modi e negli atteggiamenti. Mia madre era una santa. Ho vissuto circondato sempre da dolcezza e amore. Il ricordo di mia madre mi anima, mi sostiene, mi segue e non si allontana mai da me”. Alla luce di tali testimonianze si comprende meglio l’importanza che questo educatore e insigne catechista attribuiva al ruolo dei genitori nell’educazione dei bambini e dei giovani.

6. Estos mártires, elevados hoy al honor de los altares, en cuanto miembros del cuerpo místico, completaron de manera singular en su carne lo que falta a las tribulaciones de Cristo, en favor de su Cuerpo, que es la Iglesia.  Ellos demostraron que estaban dispuestos a morir y que esperaban firmemente salir victoriosos de la muerte. También a ellos podemos aplicar aquellas palabras de san Pedro referidas a Jesús: “ Dios lo resucitó rompiendo las ataduras de la muerte; no era posible que la muerte lo retuviera bajo su dominio ”. 

La Iglesia ha proclamado una vez más el misterio pascual consumado en estos mártires. Ellos sufrieron y fueron glorificados con Cristo. Por eso, la Iglesia propone el ejemplo de su vida y muerte victoriosa a los fieles cristianos, a la vez que implora para todos nosotros su intercesión ante Dios Padre.

Ecco le parole del Santo Padre in una nostra traduzione italiana.

6. Detti martiri, saliti oggi agli onori degli altari, in quanto membri del corpo mistico, completarono in maniera singolare nella loro carne le tribolazioni di Cristo, in favore del suo corpo, che è la Chiesa (cf. Col 1, 24). Essi dimostrarono di essere disposti a morire e di attendere con fermezza la propria vittoria sulla morte. Anche a loro possiamo attribuire quelle parole di san Pietro riferite a Gesù: “Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere” (At 2, 24). La Chiesa ha proclamato ancora una volta il mistero pasquale consumato in questi martiri. Essi soffrirono e vennero glorificati con Cristo. Per questo motivo, la Chiesa propone l’esempio della loro vita e morte vittoriosa ai fedeli cristiani, e implora per tutti noi la loro intercessione di fronte a Dio Padre.

7. Bene si associa al ricordo dei gloriosi martiri della terra di Spagna il nome del sacerdote Filippo Rinaldi, terzo successore di san Giovanni Bosco, che visse in quella nazione dal 1892 al 1901, come superiore delle opere dei Salesiani.

La sua vocazione nacque dall’incontro con l’apostolo dei giovani, dal quale fu avviato personalmente sulla strada della formazione religiosa e sacerdotale. Ne emulò le virtù e le caratteristiche spirituali tanto da essere chiamato sua “immagine vivente”. Arse di amore per la Chiesa e ne promosse la presenza rinnovatrice tra i popoli con un’autentica mobilitazione missionaria, anche di giovanissimi.

Ben consapevole dell’importanza dei laici, ne curò l’organizzazione e la formazione spirituale, seguendo moderni criteri. L’oratorio femminile da lui diretto presso le Figlie di Maria Ausiliatrice di Torino diventò così un centro di intensa vitalità ecclesiale con associazioni religiose, culturali, sociali, ricreative. Fu proprio il fervido clima di fede che vi fioriva a dare origine a un gruppo di “vita consacrata nel mondo”, sviluppatosi oggi nel solido Istituto laicale delle “Volontarie di don Bosco”.

Don Rinaldi fu soprattutto infaticabile promotore della grande Famiglia Salesiana, nei suoi vari gruppi, e operò perché essa si sviluppasse sempre come valida, coordinata e duttile forza per l’educazione cristiana dei giovani e dei ceti popolari.

8. I santi e i beati segnano le tappe sempre nuove della strada di Emmaus e dell’incontro con Cristo crocifisso e risorto. Egli, il Maestro, prolunga costantemente su questa via il suo colloquio con i discepoli. Non si tratta però soltanto di un dialogo con il Maestro. Esso riveste un’altra dimensione. Vi si rivela il Redentore dell’uomo. Il Redentore del mondo.

Siete stati liberati - scrive l’apostolo Pietro - “con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (cf. 1 Pt 1, 18-19). Sulla strada di Emmaus questa verità si fa evidente per i discepoli. I nostri beati la proclamano con la testimonianza della loro vita e della loro morte. La proclamano per noi. Per la Chiesa. Per tutti.

Il Signore ci fa conoscere le vie della vita, ci colma di gioia con la sua presenza (cf. At 2, 28). Amen.