Clara Fey
(1815-1894)
- 8 maggio
Religiosa, fondatrice dell'Istituto delle Suore del Povero Bambino Gesù, zelante testimone del Vangelo, premurosa educatrice della gioventù disagiata
Clara nacque l’11 aprile 1815, in una famiglia benestante e molto religiosa dedita alla solidarietà, in cui fioccarono le chiamate del Signore, aveva infatti due fratelli sacerdoti.
Inoltre fu allieva di Luise Hansel, la poetessa tedesca convertita al cattolicesimo la cui vita fu testimonianza perenne di pietà cristiana: questo contribuì certamente a costruire la sua vocazione che però si radicò in lei dopo un singolare sogno.
Aveva 11 anni, Clara, quando sognò un giovane povero che la invitava a occuparsi dei tanti fratelli e sorelle che aveva in città. Alla domanda su chi fosse, questi rispose, indicando il cielo: il Bambino Gesù. E fu così che, una volta diventata suora, decise di consacrare proprio al Povero Bambino Gesù il nuovo Ordine da lei fondato.
Erano gli anni dell’industrializzazione e anche ad Aquisgrana i poveri si moltiplicavano. La piccola Clara entrò presto in contatto con la povertà e la sofferenza che vivevano gli operai della fabbrica tessile di suo padre, tanto che con la sua eredità iniziò un’attività di accoglienza per i bambini orfani e disagiati. Dopo aver aperto una scuola per i piccoli, ai quali venivano regalate le tanto bramate scarpe, le fu concesso di utilizzare l’antico monastero domenicano in Jakobstrasse. Assieme alle altre suore indossava l’abito nero con lo scapolare bianco dei Domenicani, ma quando presero i voti definitivi e lei divenne Madre Superiora, la nuova congregazione si basò sulla Regola di Sant’Agostino e iniziò a occuparsi anche dell’istruzione delle giovani donne, come ricorda ancora il card. Amato: “Mentre la società era sollecita nel favorire il progresso materiale, questa autentica eroina del Vangelo di Cristo si preoccupò di promuovere la dignità delle giovani povere, educandole e proteggendole dai pericoli dell’abbandono e dell’emarginazione”.
La battaglia politica tra Stati tedeschi e Chiesa cattolica, nota come Kulturkampf, fu in Prussia particolarmente forte a causa dell’azione anti-papale dei protestanti. Religiose e religiosi furono ben presto esclusi dall’attività educativa e per Clara e le sue consorelle la conseguenza fu trasferirsi nella vicina Olanda, a Simpleved, dove fondarono Casa Loreto. Fu così, quasi per caso, che l’Ordine abbracciò la dimensione mondiale che ha tutt’oggi, con suore presenti in Colombia, Perù, Kazakhstan, Lettonia, Olanda, Belgio, Austria, Regno Unito e Indonesia. Nel 1891, quando l’ondata passò, Clara era troppo anziana per tornare in Germania, così, tre anni dopo, morì in Olanda, dove i suoi resti rimasero fino al 2012 per poi riposare nella cattedrale di Aquisgrana. In occasione della Beatificazione, però, sono stati traslati nella cappella del convento di Jakobstrasse, in modo che tutti i fedeli possano vederla e pregare “assieme” a lei.
“Ho bisogno di restare attaccata a Gesù come il ramo alla vigna, altrimenti la mia fede appassirà”. Diceva sempre così, madre Clara Fey, alle sue consorelle, testimoniando una fede che necessita di continua linfa vitale, quella che solo la preghiera e il servizio al prossimo sanno donare. Erano questi, per lei, due aspetti inscindibili della vita, e allo stesso tempo viveva come fossero un tutt’uno Cristo e i suoi compiti quotidiani: c’era sempre Cristo al centro e sempre lo vedeva in ogni persona incontrasse, incarnando appieno le parole del Vangelo di Giovanni “Rimanete in me”, come sottolinea anche il cardinale Angelo Amato: “Il suo esempio e il suo insegnamento sono ancora vivi oggi nel cuore delle sue suore. Avendo cura dei piccoli e dei poveri, esse realizzano la Parola di Gesù Manete in me. Solo nella carità verso i bisognosi si rimane in Cristo e Cristo rimane in noi”.
PAPA FRANCESCO
REGINA COELI
Piazza San Pietro
Domenica, 6 maggio 2018
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
In questo tempo pasquale la Parola di Dio continua a indicarci stili di vita coerenti per essere la comunità del Risorto. Tra questi, il Vangelo di oggi presenta la consegna di Gesù: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9): rimanere nell’amore di Gesù. Abitare nella corrente dell’amore di Dio, prendervi stabile dimora, è la condizione per far sì che il nostro amore non perda per strada il suo ardore e la sua audacia. Anche noi, come Gesù e in Lui, dobbiamo accogliere con gratitudine l’amore che viene dal Padre e rimanere in questo amore, cercando di non separarcene con l’egoismo e con il peccato. E’ un programma impegnativo ma non impossibile.
Anzitutto è importante prendere coscienza che l’amore di Cristo non è un sentimento superficiale, no, è un atteggiamento fondamentale del cuore, che si manifesta nel vivere come Lui vuole. Gesù infatti afferma: «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore» (v. 10). L’amore si realizza nella vita di ogni giorno, negli atteggiamenti, nelle azioni; altrimenti è soltanto qualcosa di illusorio. Sono parole, parole, parole: quello non è l’amore. L’amore è concreto, ogni giorno. Gesù ci chiede di osservare i suoi comandamenti, che si riassumono in questo: «che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (v. 12).
Come fare perché questo amore che il Signore risorto ci dona possa essere condiviso dagli altri? Più volte Gesù ha indicato chi è l’altro da amare, non a parole ma con i fatti. È colui che incontro sulla mia strada e che, con il suo volto e la sua storia, mi interpella; è colui che, con la sua stessa presenza, mi spinge a uscire dai miei interessi e dalle mie sicurezze; è colui che attende la mia disponibilità ad ascoltare e a fare un pezzo di strada insieme. Disponibilità verso ogni fratello e sorella, chiunque sia e in qualunque situazione si trovi, incominciando da chi mi è vicino in famiglia, nella comunità, al lavoro, a scuola… In questo modo, se io rimango unito a Gesù, il suo amore può raggiungere l’altro e attirarlo a sé, alla sua amicizia.
E questo amore per gli altri non può essere riservato a momenti eccezionali, ma deve diventare la costante della nostra esistenza. Ecco perché siamo chiamati, per esempio, a custodire gli anziani come un tesoro prezioso e con amore, anche se creano problemi economici e disagi, ma dobbiamo custodirli. Ecco perché ai malati, anche se nell’ultimo stadio, dobbiamo dare tutta l’assistenza possibile. Ecco perché i nascituri vanno sempre accolti; ecco perché, in definitiva, la vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto. E questo è amore.
Noi siamo amati da Dio in Gesù Cristo, che ci chiede di amarci come Lui ci ama. Ma questo non possiamo farlo se non abbiamo in noi il suo stesso Cuore. L’Eucaristia, alla quale siamo chiamati a partecipare ogni domenica, ha lo scopo di formare in noi il Cuore di Cristo, così che tutta la nostra vita sia guidata dai suoi atteggiamenti generosi. La Vergine Maria ci aiuti a rimanere nell’amore di Gesù e a crescere nell’amore verso tutti, specialmente i più deboli, per corrispondere pienamente alla nostra vocazione cristiana.
Dopo il Regina Coeli:
Cari fratelli e sorelle,
ieri, ad Aquisgrana (Germania), è stata proclamata Beata Chiara Fey, fondatrice delle Suore del Povero Bambino Gesù, vissuta nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Rendiamo grazie a Dio per questa zelante testimone del Vangelo, premurosa educatrice della gioventù disagiata.
Invito a pregare per la popolazione della Repubblica Centrafricana, Paese che ho avuto la gioia di visitare e che porto nel cuore, e dove nei giorni scorsi sono avvenute gravi violenze con numerosi morti e feriti, tra cui un sacerdote. Il Signore, per intercessione della Vergine Maria, aiuti tutti a dire no alla violenza e alla vendetta, per costruire insieme la pace.
Saluto tutti voi, romani e pellegrini, in particolare quelli provenienti da Oviedo (Spagna), gli studenti di Vrbové (Slovacchia) e i chierichetti di Berna. Un saluto speciale va alle nuove Guardie Svizzere, ai loro familiari e amici, nel giorno della festa di questo storico e benemerito Corpo. Un applauso a loro!
Saluto i rappresentanti dell’Associazione Meter, che incoraggio a continuare nell’impegno in favore dei bambini vittime della violenza; come pure i fedeli di Piacenza e Borgoricco e le atlete ginnaste di Castelfranco Emilia.
Ho sentito anche alcuni canti dei Neocatecumenali… Eccoli! Grazie! Grazie per il vostro lavoro di evangelizzazione. Siete dappertutto, grazie!
Saluto anche tutti i detenuti della casa circondariale di Latina che sono in questo momento uniti a noi spiritualmente.
A tutti auguro una buona domenica. E per favore non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!