Lazzaro Devasahayam Pillai

Lazzaro Devasahayam Pillai

(1712-1752)

Beatificazione:

- 02 dicembre 2012

- Papa  Benedetto XVI

Canonizzazione:

- 15 maggio 2022

- Papa  Francesco

-

Ricorrenza:

- 14 gennaio

Laico indiano, padre di famiglia e martire: durante la persecuzione contro i cristiani nel regno di Travancore, trovò la morte perché colpevole di aver abiurato l'induismo. Primo laico indiano a diventare santo

  • Biografia
  • Lettera Apostolica
"È diventato cristiano, indipendentemente dalla differenza di casta, abbracciando tutti come fratelli amati" (card. Angelo Amato)

 

VITA  E  OPERE

 

    Lazzaro v.d. Devasahayam Pillai nacque il 23 aprile 1712, nel piccolo villaggio di Nattalam, nella regione più a sud del regno di Travancore, India del sud, in una tipica famiglia Hindu.

    Si chiamava Nilam detto anche Nilakandan. In quanto appartenente all’alta casta dominante Nair, egli fu detto ‘pillai’. Appartenente ad una casta superiore, fu educato da tutori e raggiunse un alto livello di prepa­razione. Gli appartenenti al suo clan lavoravano come soldati al servizio del re e il giovane Nilakandan si esercitò nelle arti marziali tradizionali, mentre studiava e imparava anche molte lingue.

    Iniziò la propria carriera militare presso il re. In seguito divenne un ufficiale presso il tempio di Nilakandaswamy, nel Padmanabha­puram. Grazie alla sua grande intelligenza ed ai suoi talenti, fu ben presto nominato alto ufficiale del palazzo del re e divenne ministro del regno e funzionario del palazzo reale addetto al tesoro ed alle finanze reali.

    In quanto Hindu tradizionalista, Nilakandan si dedicò sempre fedelmente alle devozioni agli dei e all’osservanza religiosa.

 

La Conversione

 

    Nell’anno 1741 l’esercito Olandese voleva estendere la propria influenza alle coste del Regno di Travancore, presso Malabar, India del sud. A questo scopo gli Olandesi decisero di attaccare il regno di Travancore. La guerra durò a lungo e alla fine il re Marthandavarma li sconfisse presso il porto di Colachel. Molti soldati e generali Olandesi, tra cui un capitano cattolico Eustache de Lannay, furono fatti pri­gionieri al termine della guerra.

    Il re di Travancore, Marthandavarma, desiderava espandere il proprio regno verso la parte nord di Travancore. Sapendo che il generale dell’esercito Olandese De Lannoy era un esperto stratega militare ed un valente guerriero, lo arruolò nel proprio esercito ed in seguito lo nominò generale. De Lannoy fu incaricato di modernizzare l’esercito e di costruire fortificazioni, come Udayagiri. L’ufficiale di palazzo Nilakandan, ministro responsabile per le finanze del regno, divenne molto amico di De Lannoy.

    Le continue disgrazie nella famiglia di Nilakandan divennero occasione di condivisione delle sofferenze con De Lannoy. Quest’ul­timo tentava di consolarlo narrandogli le storie di sofferenza di Giobbe, uomo giusto, descritte nella Bibbia. Lentamente Nilakandan si sentì attratto dal cristianesimo ed espresse il desiderio ardente di credere in Gesù e di diventare cristiano.

    Il re Marthandavarma era contrario a qualunque conversione al cristianesimo ed in particolare a quelle di persone appartenenti alle classi superiori. Perseguitava tutti i cristiani per evitare ulteriori conversioni. De Lannoy, conoscendo molto bene le nefaste conse­guenze delle adesioni al vangelo, ebbe molte esitazioni nell’aiutare l’amico nel suo desiderio di abbracciare la fede cristiana. Alla fine però, grazie alle continue insistenze, De Lannoy decise di aiutarlo e lo inviò presso Don Giovanni Battista Buttari, missionario Gesuita, sacerdote presso Vadakkankulam, al di fuori del territorio del regno di Travancore, allo scopo di evitare l’ostilità del re Marthandavarma.

    Il 14 maggio 1745 P. Buttari battezzò Nilakandan con il nuovo nome di Devasahayam, corrispondente al biblico Lazzaro, che signi­fica “aiuto di Dio”. Dopo il battesimo, Devasahayam fu molto felice e incominciò una grande opera di evangelizzazione per promuovere la fede in Gesù Cristo. Anche sua moglie Bargaviyamma ricevette il sacramento del Battesimo, col nuovo nome di Gnanappoo, cioè Teresa.

 

False accuse contro Devasahayam

 

    La conversione di un ministro del re fu ritenuta un tradimento e un pericolo per la solidità dello stato induista indiano. I brahmini co­minciarono a muovere false accuse contro Devasahayam presso il re.

    Il suo primo rifiuto di adorare gli dei Hindu del palazzo e di prendere parte alle tradizionali feste religiose Hindu irritò molto gli ufficiali che non tolleravano la sua predicazione sull’uguaglianza di tutti i popoli, il superamento delle caste e l’amicizia con gli intoccabili delle classi più umili, cosa proibita per una persona di casta elevata. Infine, lo accusarono anche di aiutare i cristiani ed in particolare P. Buttari con forniture di legname del regno per la costruzione di una nuova chiesa a Vadakkankulam.

 

L’arresto, la persecuzione e la tortura per la Fede

 

    Il re, su insistenza degli ufficiali di palazzo, ordinò l’arresto di Devasahayam, che, il 23 febbraio 1749 fu catturato. Il re gli chiese di abbandonare la sua nuova fede e di osservare i costumi del sistema delle caste oppure sarebbe stato punito. Tutti gli sforzi del re risul­tarono vani e Devasa­hayam rimase fermo nella sua nuova fede e si rifiutò di abbandonare Gesù Cristo. In seguito a ripetuti ed inutili tentativi di fargli abiurare la fede cristiana, il re ordinò che venisse torturato a lungo pubbli­camente, come monito per coloro che pensavano di convertirsi al cattolicesimo. Anche molti altri cristiani venivano perseguitati in quel periodo e molti di loro rimasero fermi nelle loro convinzioni, seguendo l’esempio di Devasahayam: alcuni lasciarono il regno e solo pochi rinnegarono la propria fede.

 

Persecuzione e tortura

 

    Gli ufficiali di palazzo ed i soldati misero in atto una serie di metodi crudeli per torturare Devasahayam. Lo portarono in mostra attraverso il regno in un modo ignominioso e straziante. Fu fatto sedere su un bufalo in maniera umiliante e gli furono offerte ridicole corone di fiori. Veniva regolarmente picchiato in pubblico con bastoni e spine. Misero polvere di peperoncino sulle sue ferite per aumentare il dolore e le sofferenze. Lo costrinsero a stare in mezzo ad insetti nocivi. Fu costretto a camminare per molti chilometri sotto il sole cocente, con le mani ed i piedi incatenati. Presso una piccola roccia a Puliyoorkurichy, egli era molto assetato, ma i soldati si rifiutarono di dargli una goccia d’acqua; egli cadde in ginocchio sulla roccia e pregò: l’acqua che sgorgò dalla roccia placò la sua sete.

    Gli ufficiali vollero intensificare le sue sofferenze portandolo in un posto chiamato Peruvilai e lì lo consegnarono ai carnefici. Essi lo legarono strettamente ad un albero, impedendogli così di sedersi o sdraiarsi. All’aperto, sotto il sole cocente, la pioggia o il vento, soffrì la fame per sette mesi. Accettò ogni cosa felicemente e offrì tutto per la gloria di Dio. In mezzo a tutte queste sofferenze la sua fede in Gesù non fu mai scossa ed egli rimase fedele alla fede cristiana. Non smise mai di pregare a lungo, meditare, digiunare.

 

Trasferimento in un posto segreto e martirio

 

    A Peruvilai una grande folla cominciò a recarsi presso di lui ogni giorno, per ricevere le sue benedizioni e preghiere. I soldati lenta­mente cominciavano ad essere gentili con lui fino al punto da suggerirgli di fuggire di prigione. Venuto a conoscenza della nuova situazione, il re e gli ufficiali di palazzo si sentirono sconfitti nel loro desiderio di far cambiare idea a Devasahayam e per evitare che ancora più gente diventasse cristiana, ordinarono che fosse portato in una prigione segreta presso Aralvaimozhy, al confine est del regno.

    Anche a Aralvaimozhy le torture continuarono e, giorno per giorno, la sua salute divenne precaria, a causa delle continue soffe­renze, delle catene e della fame. Infine arrivò il momento supremo del martirio, che egli desiderava da molto tempo.

    Il 14 gennaio 1752 gli ufficiali ricevettero l’ordine speciale da parte del re di ucciderlo in segreto. Devasahayam fu svegliato prima della mezzanotte e i soldati lo portarono a spalla come un animale, non essendo in grado di camminare. Lo portarono su una collinetta nella foresta di Aralvaimozhy. Per l’ultima volta egli chiese ai soldati un po’ di tempo per pregare. Nel mezzo della notte si inginocchiò sulla roccia e si abbandonò completamente al Signore per un quarto d’ora.   Quando finì di pregare, chiese ai soldati di fare il loro dovere. I soldati eseguirono gli ordini dei loro comandanti. Gli spararono tre volte e Devasahayam cadde sulla roccia gridando: “Gesù, salvami!”. Quindi per assicurarsi che morisse, spararono altri due colpi. Gli aguzzini lo gettarono nella foresta, allo scopo di distruggere ogni prova della sua uccisione, in modo che il suo cadavere venisse divorato dalle belve. Dopo cinque giorni, i cattolici che vivevano nelle vicinanze, vennero a sapere dell’uccisione, raccolsero i suoi resti mortali e li seppellirono nella Chiesa di San Francesco Saverio a Kottar (l’attuale cattedrale della Diocesi di Kottar), nello Stato di Tamilnadu.

 

“ITER”  DELLA CAUSA

 

a) In vista della beatificazione

 

    In virtù della fama di martirio del Servo di Dio Devasahayam, largamente diffusa in India, fu iniziata la sua Causa di beatificazione. Si svolse l’Inchiesta diocesana sull’asserito martirio, nella Curia vescovile di Kottar, dal 2006 al 2008.

    La Causa fu sottoposta alla valutazione dei Consultori Storici, il 15 novembre 2011, i quali riconobbero che le prove raccolte erano sufficienti ed affidabili per la dimostrazione del presunto martirio. Seguì, il 7 febbraio 2012, il Congresso peculiare dei Consultori Teologi, i quali presero atto dell’attendibilità storica dei documenti raccolti, dai quali risulta dimostrato sia l’odium fidei da parte dei persecutori sia l’accettazione da parte del Servo di Dio.

    La Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi si svolse l’8 maggio 2012 con esito positivo.

    Il Santo Padre Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del Decreto super martyrio il 28 giugno 2012 e, il 2 dicembre succes­sivo, nella città di Nagercoil (diocesi di Kottar) si svolse la cerimonia di beatificazione, con grandissima partecipazione di popolo.

 

 

b) In vista della canonizzazione

 

    Nel 2015 si è svolta nella Diocesi di Kottar l’Inchiesta dioce­sana su un presunto miracolo ottenuto per intercessione del Beato, cioè la rianimazione di un feto alla 20ma settimana di gravi­danza di una signora indiana.

    La Consulta Medica della Congregazione delle Cause dei Santi, nella riunione del 28 febbraio 2019, all’unanimità ha riconosciuto la guarigione non spiegabile in base alle attuali conoscenze mediche.

    Il 5 dicembre 2019 si è tenuto il Congresso Speciale dei Con­sul­tori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi, con esito positivo. Identico parere è stato manifestato dai padri Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria del 18 febbraio 2020.

    Sua Santità Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto super miraculo 21 febbraio 2020.

 

BENEDICTUS PP. XVI

LITTERAE APOSTOLICAE

VENERABILI SERVO DEI LAZARO DEVASAHAYAM PILLAI
BEATORUM HONORES DECERNUNTUR*

 

    Ad perpetuam rei memoriam. — « Accipietis virtutem superveniente Sancto Spiritu in vos et eritis mihi testes... usque ad ultimum terrae » (Act 1, 8).

    Fidei christianae nuntius abundantes dedit sanctitatis fructus etiam in populo Indiae ad quem Venerabilis Servus Dei Lazarus Devasahayam Pillai pertinet, qui testimonium catholicae fidei usque ad supremum vitae donum perhibuit, in lucem hoc modo radicalitatem sequelae Christi ponens, ingenium apostolatus laicorum in Ecclesia atque vim amoris erga Dominum Iesum. Cruciatus et persecutiones, quibus ob propriam fidem subiectus erat, in cathedram transformavit institutionis ad christianam religionem quae meridionali in Indiae nascebatur parte. Die XXIII mensis Aprilis anno MDCCXII e familia Induistarum, in pago Nattalam de Vilavancode (in India), hodie in dioecesi Kottarensi, est ortus. Filius fuit brachmanae Vasudevan Namputhiri et Devani Amma, ex ordine Nair, fortium bellatorum. Convenienter nobili generi a tutoribus est institutus atque altum parationis culturalis gradum est consecutus. Veluti miles suum incepit honorum cursum, sed breviter minister factus est in aula regis Thiruvithancore atque adiutor magni momenti templi Induismi. Uxorem in matrimonium iuvenem duxit puellam quae ad eundem pertinebat socialem ordinem. Anno MDCCXLII Venerabilis Servus Dei Pillai militem catholicum Neerlandensem cognovit, Eustachium Benedictum De Lannoy, captivum in bello. Hic occursus providentialis omnino fuit: miles iuvit enim ut missionarium cognosceret Iesuitam Ioannem Baptistam Buttari, qui eius factus est amicus et spiritalis consiliarius. Catechumenali peracto itinere, idem pater Buttari die XIV mensis Maii anno MDCCXLV eum in catholica fide baptizavit. Post conversionem et baptismum Venerabilis Servus Dei magnam coepit operam evangelizationis ut fidem in Christum Iesum promoveret. Variae personae, inter quas etiam uxor eius, sacramentum baptismi rogaverunt atque catholici ritus Latini facti sunt. Sua in praedicatione Venerabilis Servus Dei Lazarus Pillai in lucem aequalitatem inter populos posuit, quamvis diversitates essent ordinis. Hoc modo odium provocavit brachmanarum et illorum qui ad ordinem ‘Nair’ pertinebant, qui eum de proditione accusaverunt deque despectione erga usus religiosos nec non de contumelia erga deos, brachmanas et regem, qui proinde die XXIII mensis Februarii anno MDCCXLIX eum comprehendi iussit. Magni cruciatus fuit tempus quod tres per annos perduravit. In angustum carcerem inclusus est, compedibus astrictus, deinde ad mortem condemnatus, sed ante exsecutionem octo per menses per urbes Regni ducebatur, legatus super bubalum, contumeliis gentis expositus, flagellatus, tormentis cruciatus. Deinde ad arborem est alligatus et intemperiebus subiectus. Sed, sicut iam praeterito evenerat tempore, Venerabilis Servus Dei postremum hoc custodiae spatium in oasim orationis communionisque cum Domino mutavit. Nonnumquam Eucharistiam etiam accipere potuit, immo evangelizare et praedicare, Passionem Christi videlicet narrare atque publice Sacras Scripturas legere. Iterum in custodiam missus est in confinibus Regni, in Aralvaimoshy, sed etiam illic fama eius praesentiae statim diffusa est atque populus veniebat ut virum auscultaret qui consilia dabat christianis eosque fortiores in fide reddebat, studens Induistas in catholica religione instruere. Tandem manuballista die XIV mensis Ianuarii anno MDCCLII est interfectus. Corpus mortuum a christianis sumptum est atque ante altare sepultum ecclesiae sancti Francisci Xavier, tunc dioecesis Quilonensis, et statim locus piarum peregrinationum est factus.

    Difficiles Ecclesiae catholicae ritus Latini in India conditiones non permiserunt ut formalis processus super martyrio inchoaretur usque ad annum MMVI, in quo videlicet Inquisitio dioecesana peracta est, quam Congregatio de Causis Sanctorum Decreto die XVIII mensis Martii anno MMX validam agnovit. Congressus Consultorum historicorum die XV mensis Novembris anno MMXI exitum dedit positivum, itemque Congressus Peculiaris Consultorum theologorum die VII mensis Februarii anno MMXII. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die VIII mensis Maii anno MMXII iudicaverunt internecionem ex manuballista Servi Dei Lazari Devasahayam Pillai verum fuisse martyrium. Nosmet Ipsi facultatem Congregationi de Causis Sanctorum dedimus ut Decretum super martyrio die XXVIII mensis Iunii anno MMXII promulgaret atque decrevimus ut Beatificationis ritus die II mensis Decembris anno MMXII in India perageretur.

    Hodie igitur Kottarensi in urbe de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Congregationis de Causis Sanctorum Praefectus, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos in Beatorum numerum Venerabilem Servum Dei Lazarum Devasahayam Pillai adscribimus:

    Nos, vota Fratris Nostri Petri Remigius, Episcopi Kottarensis necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Servus Dei Lazarus v.d. Devasahayam Pillai, laicus et martyr, intrepidus Evangelii praeco, Regni Dei constans testis, quod regnum est iustitiae, fraternae caritatis et pacis, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die decima quarta mensis Ianuarii, qua in caelum ortus est, in locis et modis iure statutis, quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Quae autem decrevimus, nunc et in posterum rata et firma esse volumus, contrariis quibuslibet rebus minime obstantibus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die II mensis Decembris, anno Domini MMXII, Pontificatus Nostri octavo.

 

De mandato Summi Pontificis

Tharsicius card. Bertone

Secretarius Status