Domenico Savio
(1842 -1857)
- 9 marzo (6 maggio)
Laico, a Mondonio in Piemonte, fin dalla fanciullezza di animo dolce e lieto, ancora adolescente percorse speditamente la via della cristiana perfezione: nel 1856 fondò la Compagnia dell'Immacolata e poco più tardi morì, lasciando un valido e bel ricordo della sua persona ai giovani cristiani.
Domenico Savio nacque a Riva di Chieri, in provincia di Torino, il 2 aprile 1842
Gracile adolescente, dal corpo debole, ma dall'anima tesa in una pura oblazione di sè all'amore sovranamente delicato ed esigente di Cristo. In una età così tenera si attenderebbe di trovare piuttosto buone e amabili disposizioni di spirito, e invece si scoprono in lui con stupore le vie maravigliose delle ispirazioni della grazia, una adesione costante e senza riserva alle cose del cielo, che la sua fede percepiva con una rara intensità.
Alla scuola del suo Maestro spirituale, il grande Santo Don Bosco, egli apprese come la gioia di servire Dio e di farlo amare dagli altri può divenire un potente mezzo di apostolato. L'8 dicembre 1854 lo vide elevato in una estasi di amore verso la Vergine Maria, e poco dopo egli riuniva alcuni suoi amici nella «Compagnia dell'Immacolata Concezione», affine di avanzare a gran passi nel cammino della santità e di evitare anche il minimo peccato.
Egli incitava i suoi compagni alla pietà, alla buona condotta, alla frequenza dei Sacramenti, alla recita del Santo Rosario, alla fuga del male e delle tentazioni. Senza lasciarsi intimorire da cattive accoglienze e da risposte insolenti, interveniva con fermezza, ma caritatevolmente, per richiamare al dovere gli sventati e i perversi.
Colmato già in questa vita della familiarità e dei doni del dolce Ospite dell'anima, ben presto lasciò la terra per ricevere, con la intercessione della celeste Regina, il premio del suo filiale amore.
Morì a Mondonio (Asti) il 9 marzo 1857.
DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
IN OCCASIONE DELLA CANONIZZAZIONE DEI SANTI:
PIETRO CHANEL, GASPARE DEL BUFALO,
GIUSEPPE PIGNATELLI, DOMENICO SAVIO
E MARIA CROCIFISSA DI ROSA
Piazza San Pietro - Domenica, 12 giugno 1954
Se le forze del male non cessano, nel volger dei secoli, i loro attacchi contro l'opera del Divin Redentore, Iddio non manca di rispondere alle angosciose suppliche dei suoi figli in pericolo, suscitando anime ricche di doni della natura e della grazia, che siano per i loro fratelli di conforto e di aiuto. Quando si affievolisce nella coscienza degli uomini la cognizione delle verità salutari, oscurate dagli allettamenti dei beni terreni, quando lo spirito di rivolta e di orgoglio suscita contro la Chiesa persecuzioni subdole o violente, in mezzo alle miserie, sempre presenti, delle anime e dei corpi, la Divina Provvidenza chiama sotto il vessillo della Croce di Cristo eroi di santità, irradianti splendori di purezza verginale e di carità fraterna, per sovvenire a tutte le necessità delle anime e mantenere nella sua integrità il fervore delle virtù cristiane.
1. - La vita di coloro che oggi la Chiesa glorifica è tutta compresa nelle parole del Salmista: « Angustia et tribulatio venerunt super me, mandata tua deliciae meae sunt » (Ps. 118, 143). A Pietro-Luigi-Maria Chanel toccò l'onore di essere il primo a versare il sangue per la fede in Oceania. Aveva appena compiuto il sacrificio della sua vita nell'isola di Futuna, fino allora indocile alla grazia, che immantinente si levò una messe ricca al di là di ogni previsione. Il suo viaggio terrestre egli lo trascorse nella umiltà, nella dolcezza, la pazienza, la carità, attingendo il meglio delle sue energie spirituali nell'amore ardente e delicato per la Vergine Maria. « Aimer Marie et la faire aimer »: fu il voto più fervido e il programma degli anni della sua preparazione al sacerdozio. Ordinato prete, egli cominciò col prodigare senza risparmio le forze fisiche, che la natura assai parcamente gli concedeva, per ricondurre alle pratiche religiose il piccolo gregge affidato alle sue cure. Ma la sua anima aspirava alla perfezione totale e alle fatiche delle missioni presso gl'infedeli. Così risolse di unirsi al gruppo da poco costituito della Società di Maria, che, riconoscendo nella Regina del cielo la loro Madre e superiora perpetua, si adoperava a meglio attuare l'ideale della perfezione sacerdotale e apostolica. Per quattro anni egli si consacrò con una insigne dedizione, una grande pazienza, una vigilanza umile e premurosa, alla educazione della gioventù. Ma ben presto il suo sogno diviene una realtà. Vincendo eroicamente le affezioni più care al suo cuore, s'imbarca per le isole dell'Oceania, ove non era ancora penetrato il Vangelo. Chi dirà le dure prove spirituali e fisiche, che lo attendevano in quel campo dei suoi travagli apostolici? I suoi sforzi di adattamento alla lingua, ai costumi di quel popolo, la sterilità apparente delle sue fatiche, l'incomprensione e la ostilità sorda o aperta, non scuotono la costanza mirabile di lui. Forte della vigile protezione della Madre di Dio, Pietro Chanel rivela agli indigeni stupefatti l'inesauribile carità e la dolcezza del suo animo. L'esempio della sua vita pura e mortificata, la sua preghiera incessante, le sue fervorose esortazioni, preparano il cammino alla grazia divina, topo che il martire ebbe reso il suo spirito a Dio, le forze del, male, che avevano avversato l'opera sua, prontamente cedettero, e la Chiesa potè contare con gioia anche in quella lontana regione figli numerosi e ferventi.
2. - Se però è necessario di annunciare agl'infedeli il messaggio di Cristo, non è meno essenziale di mantenere vivo l'ardore della fede nel popolo cristiano. Nella falange gloriosa dei Santi, che questa terra romana ha dato alla Chiesa, rifulge di luce speciale Gaspare del Bufalo. Fin dai suoi più giovani anni, la protezione di S. Francesco Saverio sembrò ottenergli da Dio una straordinaria profusione di doni soprannaturali. Ancora studente, esercitava assiduamente le opere di carità e di assistenza, specialmente nell'insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli e ai poveri. Sulle orme di S. Giovanni Battista De Rossi, ridonò vigore all'Opera pia di S. Galla e fondò poco dopo l'Oratorio di S. Maria in Vincis. Ma il suo apostolato in Roma fu interrotto dalla invasione delle truppe napoleoniche; egli stesso, avendo rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà a un potere ostile ai diritti della Chiesa, soffrì l'esilio ed il carcere. Finalmente liberato, e con tornato nella sua Roma, ricevette dal Sommo Pontefice Pio VII l'incarico di dedicarsi alle sante missioni, destinate a rinnovare il fervore dei fedeli nei suoi Stati dopo i disordini e i danni prodotti dai pubblici rivolgimenti. Allora egli riprese l'idea della istituzione di una Congregazione di Missionari sotto il titolo del Sangue Preziosissimo di Gesù, e nonostante le contrarietà e gli ostacoli, inaugurò il 15 Agosto 1815 la prima casa dell'Opera, che confidò amorosamente alla tutela della Santissima Vergine. In tal guisa comincia per lui una vita di lavori incessanti; egli percorre quasi tutte le regioni dell'Italia centrale, apportando da per tutto, con l'esempio della sua pietà, della sua umiltà, della sua carità, la riconciliazione e la pace, il sollievo delle miserie corporali e soprattutto spirituali. Al tempo stesso egli dava sagge Regole all'Istituto, ed esclamando: Paradiso, paradiso! si sottraeva ad ogni offerta di dignità ecclesiastiche, desiderando di rimanere sino alla morte « sul palco », vale a dire nel campo della sacra predicazione, fiducioso com'era di ricevere in tal guisa più facilmente e senza indugio il premio eterno. Ed il Signore accolse la sua preghiera che la morte lo colpisse in mezzo alle fatiche dell'apostolato; ond'egli lasciò ai suoi figli un mirabile modello di uno zelo eroico che generosamente s'immola per il più gran bene delle anime.
3. - Ma se Iddio domanda sovente ai suoi eletti d'intraprendere grandi opere per la sua gloria, vuole altresì che essi sappiano soffrire nella ubbidienza e nel silenzio. Ed invero non si richiede minor generosità per resistere saldamente in mezzo al naufragio e preparare con tenacia l'ora in cui tornerà a regnare la pace. Quando la Compagnia di Gesù fu espulsa dal Regno di Spagna, Giuseppe Pignatelli si era già guadagnato la stima dei suoi Superiori con la elevatezza del suo spirito, l'ingegnosa sua carità verso i poveri e i condannati a morte, l'autorità della sua persona che gli permetteva di calmare le sedizioni popolari. La nobiltà del sangue avrebbe potuto ispirargli l'amore delle umane grandezze; ma Iddio aveva posto in lui i germi di una gloria più nobile e santa. Incaricato già della cura spirituale e temporale dei proscritti, sopportò egli stesso con mirabile serenità e pazienza, e aiutò i suoi miseri compagni a tollerare i peggiori disagi, e giri alla ricerca di un rifugio, senza trovare un tranquillo ricovero e sollievo, ma sforzandosi di mantenere da per tutto il fervore dello spirito religioso negli sventurati confratelli a lui affidati. Allorchè finalmente fu ottenuto un soggiorno più stabile, egli si diede a una vita di preghiera, di lavoro e di carità, e appena spuntò l'alba della risurrezione della Compagnia di Gesù, si adoperò a raccoglierne i membri dispersi, a formare nuove reclute, a ristabilire nella sua integrità il genere di vita e lo spirito tradizionale dell'Ordine. In tal guisa Giuseppe Pignatelli preparava il rinnovamento della inclita Società, a cui sempre rimase indefettibilmente unito; egli restauratore in Italia e nello spirito secondo padre della Compagnia di Gesù, egli il più insigne legame che al di là della soppressione la ricollega alle sue origini.
4. - Mentre i tre eroi che abbiamo teste commemorati avevano profuso tutte le loro virili energie nel duro combattimento contro le forze del male, ecco apparire al nostro sguardo l'immagine di Domenico Savio, gracile adolescente, dal corpo debole, ma dall'anima tesa in una pura oblazione di sè all'amore sovranamente delicato ed esigente di Cristo. In una età così tenera si attenderebbe di trovare piuttosto buone e amabili disposizioni di spirito, e invece si scoprono in lui con stupore le vie maravigliose delle ispirazioni della grazia, una adesione costante e senza riserva alle cose del cielo, che la sua fede percepiva con una rara intensità. Alla scuola del suo Maestro spirituale, il grande Santo Don Bosco, egli apprese come la gioia di servire Dio e di farlo amare dagli altri può divenire un potente mezzo di apostolato. L'8 dicembre 1854 lo vide elevato in una estasi di amore verso la Vergine Maria, e poco dopo egli riuniva alcuni suoi amici nella « Compagnia dell'Immacolata Concezione », affine di avanzare a gran passi nel cammino della santità e di evitare anche il minimo peccato. Egli incitava i suoi compagni alla pietà, alla buona condotta, alla frequenza dei Sacramenti, alla recita del Santo Rosario, alla fuga del male e delle tentazioni. Senza lasciarsi intimorire da cattive accoglienze e da risposte insolenti, interveniva con fermezza, ma caritatevolmente, per richiamare al dovere gli sventati e i perversi. Colmato già in questa vita della familiarità e dei doni del dolce Ospite dell'anima, ben presto lasciò la terra per ricevere, con la intercessione della celeste Regina, il premio del suo filiale amore.
5. - Associata alla gloria di cosi illustri Confessori, una Vergine insigne per il suo amore alla Croce, Maria Crocifissa Di Rosa, di famiglia patrizia bresciana, canta anch'ella gli splendori dello Sposo divino. Era appena piamente spirata la sua madre terrena, che, ad imitazione di S. Teresa di Gesù, ella si rifugia nelle braccia della Madre celeste. Alla scuola delle Religiose della Visitazione, approfondisce sempre più la sua solida pietà, animata da un desiderio intenso di soffrire per Gesù Cristo e di esercitarsi in una incessante pratica della mortificazione e della carità. Ella rinunzia ad ogni vanità, ad ogni esigenza della moda, ad ogni spettacolo mondano, ad ogni indulgenza verso la natura, ad ogni offerta di nozze terrene; si occupa delle ragazze e delle donne del popolo, sopporta pazientemente le critiche, specialmente dei libertini delusi, e si compiace di distribuire ai bisognosi i beni di cui dispone. Quando nel 1836 il colera imperversò su Brescia, ella diede libero corso alla sua eroica abnegazione nel servizio dei colerosi e attrasse anche altre sue coetanee al medesimo arduo e pericoloso ufficio. Sostenuta dalla sollecitudine del suo direttore spirituale, la nostra Santa, cessato il flagello, continuò nell'Ospedale femminile di Brescia a dedicarsi all'assistenza delle malate ed abbandonate, e ben presto la pia collaborazione di queste anime generose si trasformò in opera stabile: le « Ancelle della Carità » prenderanno ormai a loro intiero carico il servizio di sanità dell'Ospedale di Brescia e ben presto anche altre benefiche attività. Superati gli ostacoli che avevano attraversato l'opera nascente, la soavissima ed instancabile apostola vide nelle disposizioni della Provvidenza la conferma del cielo ai suoi sforzi; ma supplicava che le croci non cessassero e le persecuzioni e le prove non le fossero risparmiate. Ed infatti, pur manifestando nella sua azione di fondatrice le più belle qualità d'intelligenza e di volere, ella soffrirà con grande coraggio i dolori fisici, e soprattutto le angosce dell'anima, le tenebre indicibili che lo scatenato spirito del male si sforza, ma invano, di far pesare su di lei. Un'ardente preghiera sgorgava allora dalle sue labbra: « Gesù mio! Tu solo mi basti. La mia vita sia crocifissa con Te ». In tal guisa dalla profondità di una vita spirituale tutta conforme alla Croce scaturì un'Opera originale e completa, che abbraccia tutte le forme di ospitalità e di assistenza, e prospera in eminenti frutti di carità e di virtù.
Tali sono, Venerabili Fratelli e diletti figli, appena adombrate, l'eroiche azioni di questi apostoli e di questi fondatori, che lo Spirito Santo ha plasmati per la continuazione dell'opera di Cristo. Essi intessono insieme una maravigliosa corona alla Vergine Maria, che li ha adornati coi suoi eletti favori e si è compiaciuta di accogliere i loro fedeli servigi. Si degnino questi nuovi principi del cielo ottenere a tutti coloro che esultano oggi per la loro gloria, la grazia di seguire le loro orme e di bruciare come essi di amore per Gesù, che li ha redenti col proprio sangue, e per la sua purissima e santissima Madre.
La memoria liturgica del santo è stata fissata al 9 marzo, mentre per la Famiglia Salesiana e per le diocesi piemontesi è stata posta al 6 maggio, in quanto l’anniversario della morte cadrebbe in Quaresima.