Egidio Maria di San Giuseppe

Egidio Maria di San Giuseppe

(1729-1812)

Beatificazione:

- 05 febbraio 1888

- Papa  Leone XIII

Canonizzazione:

- 02 giugno 1996

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 7 febbraio

Religioso, appartenente all'Ordine dei Frati Minori Alcantarini, che ogni giorno per le vie di Napoli mendicava con grande umiltà dal popolo l’elemosina, dando in cambio parole di consolazione

  • Biografia
  • Omelia
  • il miracolo e la santità
Cuoco, portinaio e questuante, la sua aspirazione: poter pensare e lavorare soltanto per il Signore

 

Nato a Taranto il 16 novembre 1729, Egidio Maria di S. Giuseppe (al battesimo: Francesco Antonio Pontillo) sperimentò la povertà fin dalla sua infanzia. Ben presto fu avviato all'apprendimento del duplice e duro mestiere dei suoi genitori diventando anch'egli un bravo "funaio" e un esperto "felpaiuolo". A diciotto anni, rimasto orfano di padre, divenne l'unico sostegno della sua povera famiglia. La genuina fede cristiana, trasmessagli dal papà e dalla mamma, lo aiutò a superare ogni difficoltà e a confidare sempre nella buona Provvidenza del Padre celeste.
Nel mese di febbraio del 1754, realizzando la sua antica aspirazione di "poter pensare e lavorare soltanto per il Signore", dopo aver adeguatamente provveduto alle necessità della famiglia, fu accolto tra i Frati Minori "Aicantarini" della Provincia di Lecce.

Fu iniziato alla vita francescana nel convento di Galatone (Lecce). Qui il 28 febbraio 1755, nelle mani del Ministro provinciale Fr. Damiano di Gesù e Maria, emise la sua Professione religiosa.
Dal febbraio del 1755 e fino al mese di maggio 1759, dimorò nel convento di Squinzano (Lecce) con l'ufficio dì cuoco della Fraternità.

Dopo una breve permanenza nel convento di Capurso (Bari), nel maggio del 1759 Fr. Egidio Maria fu destinato a Napoli, dove i Frati Minori Alcantarini leccesi avevano un piccolo Ospizio, quello di S. Pasquale a Chiaia, elevato, durante il Capitolo del 1759, al grado di "Guardianato".

A Napoli il nostro Beato resterà per circa 53 anni, cioè fino al giorno della sua morte, occupando via via gli uffici di cuoco, di portinaio e di questuante, con edificazione di tutti, particolarmente dei poveri, che numerosi accorrevano al Convento di Chiaia per ricevere da Fr. Egidio Maria un aiuto o una parola di conforto.

Con francescana sollecitudine e carità operosa il Beato consacrò tutte le sue energie al servizio degli ultimi e dei sofferenti, inserendosi profondamente nel tessuto della città partenopea che, in quegli anni difficili, andava sperimentando accentuate tensioni sociali e scandalose forme di povertà, a motivo delle vicende politiche che coinvolsero l'allora Regno di Napoli e non risparmiarono neppure la Chiesa ed i suoi Pastori.

Innumerevoli furono i prodigi che accompagnarono la missione di bene e di pacificazione di Fr. Egidio Maria, fino a meritargli in vita l'appellativo popolare di "Consolatore di Napoli".

"Amate Dio, amate Dio", era solito ripetere a quanti lo incontravano nel suo quotidiano e faticoso peregrinare per le strade di Napoli. I nobili e i colti amavano conversare con questo francescano dalla parola semplice e impregnata di fede. Gli ammalati trovavano consolazione nelle loro sofferenze, accogliendolo con gioia al loro capezzale. I poveri, gli emarginati e gli sfruttati scoprivano nell'umile questuante il volto misericordioso dell'amore di Dio.

La vita del nostro Beato fu però essenzialmente contemplativa. Come non ricordare la sua prolungata preghiera notturna dinanzi al SS. Sacramento dell'Eucaristia, la sua tenera devozione alla Vergine Madre di Dio, il suo amore per il Natale del Redentore, la sua devozione ai Santi? Appunto perché "contemplativo nell'azione", il Beato Egidio Maria ebbe la capacità di vedere la sofferenza e la miseria dei fratelli, e fu tutto un fuoco di carità e di tenerezza. Circondato da una vasta fama di santità, Fr. Egidio Maria accolse con gioia il Re della gloria, alle ore 12 del 7 febbraio 1812, primo venerdì del mese, mentre le piccole campane della povera chiesa francescana invitavano a fare memoria del mistero dell'Incarnazione del Verbo nel seno dell'umile Maria.

CANONIZZAZIONE DEI BEATI: JEAN-GABRIEL PERBOYRE
EGIDIO MARIA DI SAN GIUSEPPE E JUAN GRANDE ROMÁN  

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità della Santissima Trinità - Domenica, 2 giugno 1996

 

1. "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3, 16).

Nell’odierna solennità della Santissima Trinità, terminato ormai con la Pentecoste il tempo pasquale, la Chiesa quasi abbraccia ancora una volta, in un’unica celebrazione, l’intero contenuto salvifico della Pasqua. Essa alza lo sguardo verso il sommo Mistero della vita trinitaria: uno sguardo colmo di riconoscenza e di lode. "Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo: a Dio che è, che era e che viene" (Canto del Vangelo, cf. Ap 1, 8 ). Egli viene perché "ha amato il mondo".

Viene nel Figlio, che il Padre ha dato "perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3, 17).

Chi crede in Lui, cioè in Gesù Cristo, ha la vita eterna (cf. Gv 3, 16).

2. In questa domenica della Santissima Trinità la Chiesa desidera rendere gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo mediante la canonizzazione dei beati: Jean Gabriel Perboyre, Egidio Maria di San Giuseppe e Juan Grande Román.

La Liturgia di canonizzazione costituisce una solenne professione di fede nella vita eterna, divenuta parte integrante della vita degli uomini. Questi nostri fratelli in Cristo, che mediante il Battesimo ricevuto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, sono stati resi partecipi della Vita divina, hanno realizzato nel corso della loro vicenda umana la pienezza di questa Vita. Essi sono così divenuti "gloria di Dio". "Gloria Dei vivens homo", "L’uomo vivente è la gloria di Dio". "Vita autem hominis visio Dei", "e la visione di Dio è la vita dell’uomo" (S. Ireneo, Adv. haer., IV, 20, 7).

Parte pronunciata in lingua francese:  

3. Jean-Gabriel Perboyre, prêtre de la Congrégation de la Mission, a voulu suivre le Christ évangélisateur des pauvres, à l'exemple de saint Vincent de Paul. Après avoir exercé le ministère de formateur du clergé en France, il partit pour la Chine. Il y témoignera ardemment de l'amour du Christ pour le peuple chinois. « Je ne sais pas ce qui m'est réservé dans la carrière qui s'ouvre devant moi: sans doute bien des croix, c'est là le pain quotidien du missionnaire. Et que peut-on souhaiter de mieux, en allant prêcher un Dieu crucifié? » (Jean-Gabriel Perboyre, Lettre 70), écrivait-il alors qu'il était aux portes de la Chine. C'est la Croix du Christ qu'il trouvera sur les chemins où il est envoyé. Par l'imitation quotidienne de son Seigneur, dans l'humilité et la douceur, il s'identifiera pleinement à lui. Le suivant pas à pas dans sa Passion il le rejoindra pour toujours dans sa gloire. « Une seule chose est nécessaire: Jésus Christ », aimait-il à dire. Son martyre est le sommet de son engagement à la suite du Christ missionnaire. Après avoir été torturé et condamné, reproduisant avec une extraordinaire similitude la Passion de Jésus, il ira comme lui jusqu'à la mort et la mort sur une croix. Jean-Gabriel avait une unique passion, le Christ et l'annonce de son Évangile. C'est par fidélité à cette passion que lui aussi a été mis au rang des humiliés et des condamnés, et qu'aujourd'hui l'Église peut proclamer solennellement sa gloire dans le choeur des saints du ciel. À la mémoire de Jean-Gabriel Perboyre que nous célébrons aujourd'hui nous voulons unir la mémoire de tous ceux qui ont témoigné du nom de Jésus Christ sur la terre de Chine au cours des siècles passés. Je pense en particulier aux bienheureux martyrs dont la canonisation commune, souhaitée par de nombreux fidèles, pourrait un jour être un signe d'espérance pour l'Église présente au sein de ce peuрle, dont je demeure très proche par le coeur et par la prière.

Traduzione italiana della parte pronunciata in lingua francese:

3. Jean-Gabriel Perboyre, sacerdote della Congregazione della Missione, volle seguire Cristo evangelizzatore dei poveri, sull’esempio di san Vincenzo de’ Paoli. Dopo aver esercitato il ministero di formatore del clero in Francia, si recò in Cina. Qui rese testimonianza con ardore dell’amore di Cristo per il popolo cinese. "Non so cosa mi aspetta nel cammino che si apre davanti a me: senza dubbio la croce, che è il pane quotidiano del missionario. Cosa ci si può augurare di meglio, andando a predicare un Dio crocifisso?" (Lettera n. 70), scriveva trovandosi alle porte della Cina. Lungo le vie dove era stato inviato trovò la Croce di Cristo. Attraverso l’imitazione quotidiana del suo Signore, con umiltà e dolcezza, s’identificò pienamente con lui. Seguendolo passo dopo passo nella sua Passione, lo raggiunse per sempre nella sua gloria. "Una sola cosa è necessaria: Gesù Cristo", amava dire. Il suo martirio è il momento culminante del suo impegno nella sequela di Cristo missionario. Dopo essere stato torturato e condannato, riproducendo la Passione di Gesù con straordinaria similitudine, giunse come lui fino alla morte e alla morte su una croce. Jean-Gabriel aveva un’unica passione: Cristo e l’annuncio del suo Vangelo. È per fedeltà a questa passione che anche lui è stato messo sullo stesso piano degli umiliati e dei condannati, e che la Chiesa può oggi proclamare solennemente la sua gloria nel coro dei santi del cielo. Al ricordo di Jean-Gabriel Perboyre, che celebriamo oggi, desideriamo unire quello di tutti coloro che hanno reso testimonianza del nome di Gesù Cristo in terra di Cina nel corso dei secoli passati. Penso in particolare ai beati martiri la cui canonizzazione comune, auspicata da numerosi fedeli, potrebbe un giorno essere un segno di speranza per la Chiesa presente in seno a questo popolo, a cui rimango vicino con il cuore e con la preghiera. 

4. "A te la lode e la gloria nei secoli!" (Salmo Responsoriale 1; cf. Dn 3,52 ). La Chiesa oggi proclama la gloria di Dio manifestata nella santità di vita di Egidio Maria di san Giuseppe. Autentico figlio spirituale di san Francesco d’Assisi, Egidio attinse dalla contemplazione dei misteri di Cristo l’ardore di una carità senza confini, ispirando il proprio cammino spirituale all’umiltà dell’Incarnazione ed alla gratuità dell’Eucarestia. Egli seppe farsi attento ai bisogni delle persone che incontrava sia nello svolgimento dei compiti più umili della fraternità sia nel servizio ai poveri. Nelle sue quotidiane peregrinazioni per le strade di Napoli, dove visse lungamente, portò l’evangelica parola di riconciliazione e di pacein un ambiente percorso da tensioni sociali e segnato da situazioni di estrema povertà sia economica che spirituale. Nessuno era escluso dalla sua premurosa attenzione. Manifestava questo calore spirituale con l’esortazione evangelica: "Amate Dio, amate Dio!", invitando così tutti alla conversione del cuore verso Dio "misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà" ( Es 34, 6 ) che, come proclama l’odierno brano evangelico, "ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" ( Gv 3, 16 ). Messaggio quanto mai attuale quello che richiama l’amore e la fedeltà di Dio! Il mondo ha urgente bisogno di credere all’amore di Dio!Sant’Egidio si meritò, con la sua esistenza umile e lieta, l’appellativo di "Consolatore di Napoli". La sua memoria è ancor oggi viva ed il suo esempio invita i cristiani del nostro tempo a vivere pienamente il Vangelo delle Beatitudini, rispondendo con la santità all’amore di Dio riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo.

Parte pronunciata in lingua spagnola:  

5. San Juan Grande llega hoy, fiesta de la Santísima Trinidad, a la gloria de los altares. En su testamento nos dеjа esta preciosa confesión: Que el Señor « guarde mi entendimiento para creer como siempre he creído y creo el misterio incomprensible de la Santísima Trinidad, Padre, Hijo y Espíritu Santo, tres personas y una esencia divina que vive y reina por siempre sin fin ». Adorador asiduo de Dios, Uno y Trino, revelado por Jesucristo, el nuevo Santo hablaba del misterio trinitario con tal altura y devoción que causaba admiración en quienes le oían y se sentían llamados a reverenciar y contemplar con mayor fe tan augusto misterio dando a Dios la gloria y el honor que le son debidos. San Juan Grande alimentaba su espiritualidad en la práctica constante de la oración. Era una oración afectiva, con la que expresaba su amor a Dios sin que se cansase de repetirle cuánto lo amaba. En su vida de hospitalario los Hermanos tenían que sacarlo a rastras de la capilla para llevarlo a su celda y dar por concluida la oración de la noche. Su oración manifestaba que Dios era el amor de su corazón, el centro de su vida, la verdadera base sobre la que descansaba su voluntad y su acción, el principio y fundamento de su conciencia y de sus decisiones.

Dios mandó a su Hijo al mundo para que el mundo se salvara por Él (cfr. Jn 3, 17). San Juan Grande encontró a Dios, lo amó, se sintió amado y en el corazón de Dios, Padre de todos, amó a todos los necesitados, especialmente los pobres, los enfermos, los afligidos, los que sufrían de algún modo o por cualquier causa. De este modo, sirvió al prójimo de día y de noche, pidiendo por todos, llamando a las puertas, diciendo que no se puede ser indiferente ante la suerte de los pobres y que su servicio es « una cuestión de conciencia ». Fue para la ciudad de Jerez un don de Dios. Como Patrono de esa diócesis, es su más insigne abogado y protector. Los Hermanos de San Juan de Dios tienen en el nuevo Santo un modelo de santidad, de cercano servidor de los pobres y enfermos, que apoya con su intercesión la asistencia y la pastoral hospitalarias.

Traduzione italiana della parte pronunciata in lingua spagnola:

5. San Juan Grande viene elevato oggi, solennità della Santissima Trinità, alla gloria degli altari. Nel suo testamento ci ha lasciato una preziosa confessione: che il Signore "conservi il mio intendimento per credere come sempre ho creduto e credo nel mistero imperscrutabile della Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, tre persone e un’essenza divina che vive e regna per sempre senza fine". Adoratore assiduo di Dio, Uno e Trino, rivelato da Gesù Cristo, il nuovo Santo parlava del mistero trinitario con una elevazione e una devozione tali da provocare ammirazione in quanti lo ascoltavano e si sentivano chiamati a venerare e a contemplare con maggiore fede un così augusto mistero, rendendo a Dio la gloria e l’onore dovuti. San Juan Grande alimentava la sua spiritualità nella pratica costante della preghiera. Era una preghiera affettiva, con la quale esprimeva il suo amore verso Dio senza stancarsi di ripetergli quanto lo amava. Nella sua vita ospedaliera, i Fratelli dovevano trascinarlo fuori dalla cappella per condurlo alla sua cella e dare per conclusa la preghiera della notte. La sua preghiera mostrava che Dio era l’amore del suo cuore, il centro della sua vita, la vera base sulla quale riposavano la sua volontà e la sua azione, il principio e il fondamento della sua coscienza e delle sue decisioni. Dio ha mandato suo Figlio nel mondo perché il mondo si salvasse attraverso di Lui (cf. Gv 3, 17 ). San Juan Grande incontrò Dio, lo amò, si sentì amato e nel cuore di Dio, Padre di tutti, amò tutti i bisognosi, soprattutto i poveri, i malati, gli afflitti, quanti soffrivano in qualche maniera, per qualsiasi causa. In tale modo, servì il prossimo giorno e notte, chiedendo per tutti, bussando alle porte, dicendo che non si può restare indifferenti di fronte alla sorte dei poveri e che il suo servizio era "una questione di coscienza". Fu per la città di Jerez un dono di Dio. Come Patrono di questa Diocesi, è il suo più insigne avvocato e protettore. I Fratelli di San Giovanni di Dio hanno in questo nuovo Santo un modello di santità, di vicino servitore dei poveri e dei malati, che sostiene con la sua intercessione l’assistenza e la pastorale ospedaliere.

6. "Fratelli, state lieti", scrive san Paolo alla Comunità cristiana di Corinto. Ed aggiunge: "Tutti i santi vi salutano" ( 2 Cor 13, 11 . 12 ). Il saluto da parte dei santi, di tutti i santi e, in modo particolare, di coloro che oggi sono canonizzati, riveste una profonda dimensione trinitaria. L’Apostolo prosegue con le parole rese familiari dal loro utilizzo nella Liturgia eucaristica: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione (in latino communicatio, cioè il comunicarsi) dello Spirito Santo siano con tutti voi" ( 2 Cor 13, 13 ). I tre termini usati qui da san Paolo esprimono i doni appropriati alle tre Persone divine. L’amore, perché Dio Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio. La grazia del Signore Gesù Cristo, perché per opera del Figlio ed in virtù della redenzione da lui operata, siamo realmente divenuti figli di Dio. Il comunicarsi dello Spirito Santo, perché la presenza e l’attività dello Spirito nella vita dell’uomo e della Chiesa è fonte di santificazione e di santità. La persona umana che vive della pienezza della vita divina - vivens homo - costituisce all’interno del mondo creato una singolare realizzazione della gloria di Dio - gloria Dei. "Fratelli, state lieti... Tutti i santi vi salutano". Anche noi, in questa solennità della Santissima Trinità, ci rallegriamo ed esultiamo. Insieme con Jean Gabriel Perboyre, Egidio Maria di San Giuseppe, Juan Grande Román, in comunione con Maria, Regina di tutti i santi, e con quanti ci hanno preceduto nella gloria eterna di Dio, proclamiamo le meraviglie compiute dal Signore. "Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo: in principio, ora e per sempre". Amen!

Religioso, fu un fedele seguace del Serafico Poverello di Assisi. Come Francesco egli visse in piena adesione al Vangelo, non desiderando ciò che dà onore e prestigio, ma prediligendo le cose umili e nascoste e preoccupandosi soprattutto di possedere lo spirito del Signore e di agire sempre secondo la sua volontà.

Pio IX ne dichiarò l'eroicità delle virtù il 24 febbraio 1868, Leone XIII lo dichiarò Beato il 5 febbraio 1888 e Giovanni Paolo II, il 15 dicembre 1994, riconobbe come vero miracolo la guarigione da "coriocarcinoma uterino" della Signora Angela Mignogna, tuttora vivente, avvenuta nel 1937 per intercessione del nostro Beato, dichiarandolo valido ai fini della odierna canonizzazione.

Annunziare l'amore di Dio per l'uomo. Questa fu la missione che la Provvidenza assegnò all'umile francescano in un contesto sociale lacerato da lotte e discordie. In lui il Padre manifestò il suo amore per gli esclusi e i dimenticati. Fr. Egidio Maria fu testimone dell'amore con la sua parola semplice e popolare, ma soprattutto con la sua vita povera e lieta, confermando i fratelli nella certezza che Dio vive ed è operante in mezzo al suo popolo.

Il "messaggio" del novello Santo resta valido anche per la comunità ecclesiale del nostro tempo. Chiamata, all'approssimarsi del Terzo Millennio cristiano, a farsi carico della nuova evangelizzazione del mondo, la Chiesa ha in Fr. Egidio un modello concreto di autentico evangelizzatore.

Il Beato Egidio interpella i giovani chiamati ad impegni generosi e decisivi per la vita del mondo. Interroga le famiglie perché siano scuole di vita per il futuro dell'umanità. Coinvolge i consacrati perché, sull'esempio di questo innamorato di Dio, vivano la loro donazione con assoluta fedeltà e coerenza.

Per tutti il novello Santo si fa "parola di speranza", un testimone coinvolgente della misericordia del Padre, un invito alla solidarietà e alla condivisione, un fratello che ci incoraggia a vivere fedelmente il Vangelo della carità!