Engelmar Unzeitig

Engelmar Unzeitig

(1911-1945)

Beatificazione:

- 24 settembre 2016

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 2 marzo

Sacerdote professo della Congregazione dei Missionari di Mariannhill, martire, ucciso in odio alla fede nel campo di sterminio di Dachau, egli all’odio contrappose l’amore, alla ferocia rispose con la mitezza. Il suo esempio ci aiuti ad essere testimoni di carità e di speranza anche in mezzo alle tribolazioni

  • Biografia
  • dall'omelia
  • Angelus
“Se solo la gente sapesse che cosa Dio ha in serbo per quelli che Lo amano!”

 

Hubert Unzeitig nacque il 1° marzo 1911 nel paese di Greifendorf, nella regione dello Schönhengstgau, allora Polonia ma di etnia completamente tedesca. Ricevette il battesimo tre giorni dopo la nascita, nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina Vergine e Martire del suo paese natale.

La famiglia Unzeitig fu presto sconvolta da un tragico lutto: nel 1916, imperversando la Prima Guerra Mondiale, il padre Johann, allora sotto le armi, perse la vita in conseguenza di un’epidemia di tifo.

Durante gli studi, ancora fanciullo, sentì crescere in lui il desiderio di consacrarsi al servizio di Dio e di lavorare per la Sua gloria e per il bene del prossimo, in modo particolare nelle missioni. Dopo aver letto casualmente alcune riviste dei Missionari di Marianhill, inoltrò una richiesta ai superiori della Congregazione per esservi accolto, ricevendo una risposta positiva. Poté così recarsi, il 18 aprile 1928, a Reimlingen, in Baviera, nel seminario per le vocazioni adulte e compiervi gli studi liceali.

Terminato il corso degli studi previsto, fu inviato nella casa di noviziato di St. Paul presso Arcen, in Olanda, ove il 30 aprile 1934 iniziò l’anno di prova con la vestizione e ricevette il nome religioso di Engelmar. Il 1° maggio 1935, emise la professione religiosa dei voti semplici. Si trasferì quindi a Würzburg, nel Seminario San Pio X, per attendere agli studi di filosofia e teologia, coronati con l’ordinazione sacerdotale il 6 agosto 1939 e la prima Messa nel suo paese natale il successivo 15 agosto.

Nell’estate del 1940 fu inviato per la sua prima attività sacerdotale a Riedegg, nell’Austria settentrionale, e due mesi dopo, su richiesta esplicita del Vescovo di Linz, il Venerabile Servo di Dio fu nominato parroco di Glöckelberg, un paese situato in Boemia, ma in quel tempo annesso alla Germania e dipendente dalla Diocesi di Linz. L’aver palesato onestamente e semplicemente le sue opinioni, ispirate alla dottrina cattolica, attirò su di sé l’attenzione delle autorità naziste.

Denunciato alla Gestapo venne arrestato il 21 aprile 1941. In particolare fu accusato di aver predicato sulla sovranità universale di Cristo e di non aver riconosciuto così l’assoluta autorità del Führer, Adolf Hitler. Inoltre, in seguito a una domanda capziosa, aveva affermato che anche gli ebrei sono uomini come gli altri e quindi hanno gli stessi diritti e doveri.

Contrariamente a tutte le attese, fondate sulla sua evidente innocenza, dopo sei settimane di detenzione a Linz fu ritenuto colpevole e condannato al campo di concentramento di Dachau. P. Engelmar  affrontò la prigionia con quella serenità e con quella rassegnazione che sono proprie delle persone vicine a Dio.

Pur essendo di natura timida e riservata, allacciò in breve tempo buoni rapporti con tutti i suoi compagni, riuscendo in qualche caso anche a dialogare con qualche esponente delle SS. Verso la fine del 1944, a causa del massiccio e incontrollato arrivo di molti prigionieri dall’Est, si diffuse nel campo un’esiziale epidemia di tifo petecchiale o esantematico.

L’alto tasso di mortalità e la mancanza di infermieri costrinse le autorità del campo a rivolgersi ai sacerdoti prigionieri, finora sempre disprezzati e oppressi, con la richiesta di alcuni volontari per assistere i contagiati. Incurante delle possibili conseguenze, costituite dal sicuro contagio e quindi dalla morte, il Venerabile Servo di Dio si offrì per curare i malati e portare loro gli ultimi conforti religiosi. Come era prevedibile, dopo poco tempo, fu egli stesso contagiato e si spense il 2 marzo 1945. Fu possibile cremare a parte il corpo del Beato e raccoglierne le ceneri, che furono poi fortunosamente portate fuori del campo di concentramento e il 30 marzo 1945 sepolte nella cripta dei Missionari di Mariannhill a Würzburg.

Il 20 novembre 1968 l’urna venne poi traslata e tumulata nella Herz-Jesu-Kirche degli stessi Padri Missionari a Würzburg. Per la sua costante apertura e disponibilità alle necessità del prossimo, Engelmar Unzeitig fu successivamente ricordato come “l’angelo di Dachau”, “il Massimiliano Kolbe dei tedeschi” e “il martire della carità verso il prossimo”.

«Ancora oggi, come ai tempi di padre Engelmar Unzeitig, la Chiesa di Cristo viene discriminata, perseguitata, umiliata e annientata. E questo anche nella nostra Europa, spesso dimentica del suo patrimonio di civiltà cristiana».

Lo ha detto il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, nel messaggio per la beatificazione del religioso tedesco appartenente ai missionari di Marianhill, morto nel 1945 nel lager di Dachau a soli 34 anni. Il porporato ha presieduto il rito in rappresentanza di Papa Francesco sabato 24 settembre a Würzburg, in Baviera.

«Padre Unzeitig è una scintilla di autentica umanità nella buia notte della dominazione nazista» ha affermato il cardinale Amato. «Egli mostra che nessuno può estirpare del tutto la bontà dal cuore dell’uomo» e «il suo martirio ci consegna un triplice messaggio di fede, di carità e di fortezza». Proprio la fede, ha spiegato il porporato, «era per lui il bene supremo e il tesoro più prezioso: fede semplice e robusta, mai scalfita o fiaccata dal dubbio, dall’ingiustizia, dalla persecuzione». E così ha vissuto «il suo status di prigioniero umiliato e oppresso sempre unito a Dio, nella preghiera, nella gioia e nella disponibilità costante ad amare, aiutare, consolare il prossimo». Tanto che «santa messa, adorazione eucaristica, recita del rosario scandivano i tempi liberi della sua faticosa giornata». Ed «era fermamente persuaso che alla fine il regno di Dio, regno di verità, di amore e di pace, avrebbe sconfitto il regno dell’uomo, fatto di odio, sopraffazione e morte».

Il beato Engelmar, ha fatto notare il cardinale, «amando Dio con un amore totalizzante, era misericordioso e caritatevole con coloro che soffrivano per gli stenti e le umiliazioni della prigionia». E «per dare consolazione ai prigionieri russi tradusse gran parte del Nuovo Testamento nella loro lingua». Ma «il suo supremo gesto d’amore fu la volontaria offerta ad assistere e curare i malati di tifo a Dachau». 

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 25 settembre 2016

 

Cari fratelli e sorelle,

ieri, a Würzburg (Germania), è stato proclamato Beato Engelmar Unzeitig, sacerdote della Congregazione dei Missionari di Mariannhill. Ucciso in odio alla fede nel campo di sterminio di Dachau, egli all’odio contrappose l’amore, alla ferocia rispose con la mitezza. Il suo esempio ci aiuti ad essere testimoni di carità e di speranza anche in mezzo alle tribolazioni.

Mi associo ben volentieri ai Vescovi del Messico nel sostenere l’impegno della Chiesa e della società civile in favore della famiglia e della vita, che in questo tempo richiedono speciale attenzione pastorale e culturale in tutto il mondo. E inoltre assicuro la mia preghiera per il caro popolo messicano, perché cessi la violenza che in questi giorni ha colpito anche alcuni sacerdoti.

Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Sordo. Desidero salutare tutte le persone sorde, qui pure rappresentate, e incoraggiarle a dare il loro contributo per una Chiesa e una società sempre più capaci di accogliere tutti.

E infine rivolgo il mio speciale saluto a tutti voi, carissimi catechisti! Grazie del vostro impegno nella Chiesa al servizio dell’evangelizzazione, nella trasmissione della fede. La Madonna vi aiuti a perseverare nel cammino della fede e a testimoniare con la vita ciò che trasmettete nella catechesi.

Angelus Domini