Estephàn Nehme

Estephàn Nehme

(1889-1938)

Beatificazione:

- 27 giugno 2010

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 30 agosto

Monaco, religioso professo dell’Ordine Libanese dei Maroniti, sempre innamorato di Dio, il cui sguardo lo seguiva in tutti i momenti della sua vita

  • Biografia
  • il miracolo
  • angelus
“Dio mi vede”

 

Yūsuf Nehmé nacque l'8 marzo 1889 nel villaggio di Lehfed (regione di Jibeil, Libano), quarto di sei figli di una famiglia di tradizione maronita profondamente religiosa. Fu battezzato il 15 marzo dello stesso anno.

Ricevette la prima educazione spirituale e culturale sia in famiglia che presso la chiesa del villaggio. Fin dall’infanzia manifestò una predilezione per la solitudine e il raccoglimento; nell’adolescenza si evidenziò in lui un intenso spirito di preghiera e di meditazione, viva espressione del suo amore verso Dio e del suo tenero affetto per la Vergine Maria. Impegnato nel lavoro dei campi e nel pascolo del bestiame, il contatto con il ritmo pacato e uniforme della natura costituì per lui quasi un eremitaggio, un preludio a quello che sarebbe stato il suo futuro orientamento vocazionale.

A volte, intrattenendosi con gli amici, raccontava loro le vite dei santi e, con l’esempio e la parola, li esortava all’obbedienza verso i genitori e i fratelli maggiori. Costante e fruttuosa era la sua partecipazione all’Eucaristia e alla preghiera mariana del rosario. Alto e robusto fisicamente, andava maturando una personalità caratterizzata da intelligenza vivace e da un senso di prudenza, ponderazione e saggezza, coerente espressione della sua libertà interiore.

All’età di sedici anni, vincendo una certa contrarietà familiare, Giuseppe entrò come novizio dell’Ordine Libanese Maronita nel convento dei ss. Cipriano e Giustina a Kfifane: qui assunse il nome di Stefano. Nel cammino spirituale monastico il Servo di Dio trovò la piena realizzazione del progetto del Signore e dellesua personali attese.

Fu esempio vivente di sincera obbedienza, autentica povertà, gioiosa castità, spirito di mortificazione e di ascetismo. Perspicace e disponibile verso tutti, diffondeva intorno a sé serenità e affetto; la sua amabilità lo rendeva bene accetto e la sua premurosa vigilanza lo metteva in grado di prevenire tensioni e difficoltà nella comunità religiosa. Sentiva molto il legame con i confratelli, soprattutto con quelli più anziani o ammalati, e riusciva ad instaurare buoni rapporti con tutti, cercando sempre la pace e la riconciliazione nella verità, nella sincerità e nella gentilezza.

Rimase per tutta la vita fratello coadiutore e, per umiltà e desiderio di nascondimento, non volle ricevere il ministero ordinato, pur essendone riconosciuto idoneo dai superiori per le sue capacità spirituali e intellettuali. Nei vari conventi dell’Ordine dove fu di volta in volta trasferito, si impegnò a fondo nel lavoro manuale che gli competeva: successivamente, e spesso contemporaneamente, fu falegname e contadino, giardiniere e muratore; ma in ogni circostanza si manifestò dinamico e sorridente, in piena armonia con tutte le creature che spiritualmente abbracciava in un costante atteggiamento di amore universale.

La sorgente della sua spiritualità può essere identificata nella consapevolezza di vivere alla presenza di Dio, un Padre buono e accogliente, alla cui benevolenza si abbandonava con docilità e fiducia. «Dio mi vede! Dio mi vede!», amava ripetere a se stesso e agli altri. Questa totale immersione nell’amore di Dio faceva di lui, nella semplicità della vita quotidiana, un autentico contemplativo.

La Prima Guerra Mondiale, con il suo carico di lutti e di lacerazioni, produsse un effetto destabilizzante anche sul Libano. I conventi si aprirono per aiutare quanti erano stati provati dagli eventi bellici. Nella sua comunità il Servo di Dio, con il suo carattere austero e modesto, si impegnò silenziosamente e concretamente a favore dei poveri e dei sinistrati, animato sempre da un grande spirito di servizio e da un forte senso della giustizia.

Dopo la guerra fu incaricato dai superiori di dirimere delle questioni concernenti la vita e i beni di alcuni conventi: anche in questo frangente egli svolse il suo compito con perizia e avvedutezza, giungendo in breve tempo ad una equilibrata soluzione dei problemi.

In ogni circostanza si mostrò «un vero monaco», modello perfetto di vita cristiana vissuta in letizia e generosità.

Qualche leggero sintomo di malattia reumatica si era evidenziato nel corso degli anni. La sua morte tuttavia fu causata da un’insolazione che, inizialmente sottovalutata, era degenerata in un acuto stato febbricitante; infine sopravvenne un’emorragia cerebrale. Si addormentò nel Signore il 30 agosto 1938.

In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame di questa Congregazione delle Cause dei Santi un asserito miracolo avvenuto il 30 agosto 1984 a Jrabta (Libano). Il caso in questione riguarda la guarigione straordinaria di Suor Marina Neematallah Nehmé. Ella, infatti, da circa otto anni, soffriva di una patologia degenerativa vertebrale, che l’aveva portata e destinata all’immobilità fisica. Suor Marina, consapevole dell’estrema gravità della sua malattia, impetrò e invocò l’intercessione di suo zio, il Venerabile Stefano Nehmé. Ella, nella notte del 30 agosto 1984, guarì inaspettatamente.

Su questo evento, ritenuto miracoloso, è stata celebrata un’Inchiesta Diocesana presso la Curia ecclesiastica di Batrun (Libano) dal 27 luglio al 20 agosto 2002. La validità giuridica della suddetta Inchiesta è stata riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con il Decreto del 14 febbraio 2003. La Consulta Medica del Dicastero, nella seduta del 1° ottobre 2009, ha riconosciuto l’inspiegabilità scientifica del fatto, giudicando la guarigione “rapidissima, completa e duratura, con la totale scomparsa della sintomatologia dolorosa”. Il 16 dicembre 2009 si è svolto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, il cui esito positivo è stato in seguito confermato nella Sessione Ordinaria dai Padri Vescovi e Cardinali il 16 marzo 2010 al termine della relazione dell’Em.mo Ponente Card. Ignace Mousa I Daoud.

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro Domenica, 27 giugno 2010

Cari fratelli e sorelle!

Le letture bibliche della santa Messa di questa domenica mi danno l’opportunità di riprendere il tema della chiamata di Cristo e delle sue esigenze, tema sul quale mi sono soffermato anche una settimana fa, in occasione delle Ordinazioni dei nuovi presbiteri della Diocesi di Roma. In effetti, chi ha la fortuna di conoscere un giovane o una ragazza che lascia la famiglia di origine, gli studi o il lavoro per consacrarsi a Dio, sa bene di che cosa si tratta, perché ha davanti un esempio vivente di risposta radicale alla vocazione divina. È questa una delle esperienze più belle che si fanno nella Chiesa: vedere, toccare con mano l’azione del Signore nella vita delle persone; sperimentare che Dio non è un’entità astratta, ma una Realtà così grande e forte da riempire in modo sovrabbondante il cuore dell’uomo, una Persona vivente e vicina, che ci ama e chiede di essere amata.

L’evangelista Luca ci presenta Gesù che, mentre cammina per la strada, diretto a Gerusalemme, incontra alcuni uomini, probabilmente giovani, i quali promettono di seguirlo dovunque vada. Con costoro Egli si mostra molto esigente, avvertendoli che “il Figlio dell’uomo – cioè Lui, il Messia – non ha dove posare il capo”, vale a dire non ha una propria dimora stabile, e che chi sceglie di lavorare con Lui nel campo di Dio non può più tirarsi indietro (cfr Lc 9,57-58.61-62). Ad un altro invece Cristo stesso dice: “Seguimi”, chiedendogli un taglio netto dei legami familiari (cfr Lc 9,59- 60). Queste esigenze possono apparire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo. In ultima analisi, si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, entra in una nuova dimensione della libertà, che san Paolo definisce “camminare secondo lo Spirito” (cfr Gal 5,16). “Cristo ci ha liberati per la libertà!” – scrive l’Apostolo – e spiega che questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell’essere “a servizio gli uni degli altri” (Gal 5,1.13). Libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti.

Cari amici, volge ormai al termine il mese di giugno, caratterizzato dalla devozione al Sacro Cuore di Cristo. Proprio nella festa del Sacro Cuore abbiamo rinnovato con i sacerdoti del mondo intero il nostro impegno di santificazione. Oggi vorrei invitare tutti a contemplare il mistero del Cuore divino-umano del Signore Gesù, per attingere alla fonte stessa dell’Amore di Dio. Chi fissa lo sguardo su quel Cuore trafitto e sempre aperto per amore nostro, sente la verità di questa invocazione: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene” (Salmo resp.), ed è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore. O Maria, che hai corrisposto senza riserve alla divina chiamata, prega per noi!

 

Dopo l'Angelus

Stamani, in Libano, è stato proclamato Beato Estéphan Nehmé, al secolo Joseph, religioso dell’Ordine Libanese Maronita, vissuto in Libano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Mi rallegro di cuore con i fratelli e le sorelle libanesi, e li affido con grande affetto alla protezione del nuovo Beato.

In questa domenica che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo, ricorre in Italia e in altri Paesi la Giornata della Carità del Papa. Esprimo la mia viva gratitudine a quanti, con la preghiera e le offerte, sostengono l’azione apostolica e caritativa del Successore di Pietro e favore della Chiesa universale e di tanti fratelli vicini e lontani.

Je salue cordialement les pèlerins francophones et plus particulièrement les fidèles libanais qui assistent ce matin à la célébration de béatification du Frère Etienne Nehmé de l’Ordre Libanais Maronite! Nous sommes appelés à suivre le Christ car nous sommes baptisés. Nous sommes donc invités à orienter toutes nos ressources humaines et spirituelles vers Dieu, en cherchant à vivre sous la conduite de son Esprit. Puisse la Vierge Marie nous aider à enraciner davantage notre existence en Dieu, source du vrai bonheur et de la joie parfaite. Bon dimanche, et bon pèlerinage à tous!

I extend cordial greetings to the English-speaking pilgrims and visitors present for today’s Angelus. On Tuesday of this week we will be celebrating Rome’s feast-day, that is to say, the feast of Saints Peter and Paul – two great Apostles who proclaimed the Gospel in this city and bore witness to Christ even to the shedding of their blood. Through their prayers, may all who come on pilgrimage to Rome be renewed and strengthened in faith, hope and love. May God’s abundant blessings 2 come down upon all of you and upon your loved ones at home!

Von Herzen grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache. Am heutigen Sonntag hören wir im Evangelium, wie Jesus einige seiner Jünger aufruft, auf jeglichen irdischen Besitz zu verzichten und sogar die eigene Familie zu verlassen, um ihm nachzufolgen; denn wie Jesus selbst sollen sie nicht nur mit ihren Worten, sondern mit ihrem ganzen Leben Zeugnis für das Reich Gottes ablegen. Beten wir für alle, die Christus in seine besondere Nachfolge ruft, und erforschen wir uns zugleich selbst, ob Gott auch in unserem Leben stets den ersten Platz einnimmt. Der Herr segne euch und eure Familien.

Saludo con afecto a los peregrinos de lengua española, presentes en esta oración mariana, y a todos los que se unen a ella a través de la radio o la televisión. En el evangelio proclamado este domingo, se nos muestra un verdadero programa de vida cristiana y Jesús mismo nos invita a un seguimiento más radical de su Persona, basado en el amor y el servicio. De la mano de la Santísima Virgen María, supliquemos la gracia de entender cada día más esta paradoja evangélica: que sólo el que pierde la vida por Cristo, la gana realmente. Muchas gracias y feliz domingo.

Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Zbliża się okres wakacji. Dla wielu będzie to czas odpoczynku. Życzę, aby wakacyjne spotkania z przyrodą, z nowymi ludźmi, z owocami ludzkiej twórczości były okazją nie tylko do wzmocnienia sił fizycznych i rozwoju intelektualnego, ale także do intensywniejszego kontaktu z Bogiem i wzrastania w wierze. Niech Bóg wam błogosławi!

[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Si avvicina il periodo delle vacanze. Per tanti esso sarà tempo di riposo. Auguro che gli incontri con la natura, con nuove persone, con i frutti della creatività umana siano un’occasione non solo di recupero delle forze fisiche e dello sviluppo intellettuale, ma anche di un più intensivo contatto con Dio e di rafforzamento nella fede. Dio vi benedica!]

Rivolgo infine un saluto cordiale ai pellegrini di lingua italiana, in particolare al gruppo AVIS di Sant’Anna d’Alfaedo, presso Verona. A tutti auguro una buona domenica.