Eustachio Kugler
(1867-1946)
- 10 giugno
Religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio
Josef Kugler nacque il 15 gennaio 1867 a Neuhaus, nella diocesi di Ratisbona. La morte precoce del padre obbligò la famiglia, malgrado i suoi ottimi successi scolastici, a inviarlo a Monaco ad imparare il mestiere del fabbro.
Purtroppo un incidente sul lavoro lo costrinse in ospedale per lungo tempo. Qui imparò l’intimità con il Signore: nella Cappella stava in adorazione della S. Eucarestia per lungo tempo. Guarito, ma claudicante per tutta la vita, fu assunto dal cognato come fabbro. In tale veste conobbe, a Reichemberger, i Fatebenefratelli. L’Ordine di San Giovanni di Dio vi aveva aperto, tra mille difficoltà, un ospedale e il Servo di Dio si fece conoscere non solo per la laboriosità, ma anche per la santità della vita.
Immediatamente apprezzato per le sue molte qualità, fu ammesso all’Ordine in prova, poi come postulante ed infine come novizio, malgrado i timori dovuti alla sua poca salute. Ma le qualità umane e cristiane gli fecero superare ogni difficoltà e, il 30 ottobre 1898 emise la sua professione solenne.
La sua vita fu un continuo crescendo di santità, così che i suoi stessi confratelli lo fecero studiare come infermiere, poi lo elessero vice priore, poi priore, all’unanimità, infine provinciale. Sempre si occupò degli ammalati, in particolare l’Ordine di San Giovanni di Dio costruì in Germania, all’inizio del ‘900, ospedali per i malati di mente, particolarmente faticosi nella gestione. Il Servo di Dio Eustachio Kugler si distinse non solo per l’amore e l’abnegazione a questi ultimi degli ultimi, ma anche fu un ottimo amministratore.
Alle privazioni e alle difficoltà dovute alla Prima Guerra Mondiale e ai suoi strascichi, fece fronte con indomito coraggio, intelligenza acuta ed immenso amore e affidamento al Signore. Si trovò così pronto a resistere alle vessazioni naziste: vera persecuzione dei nuovi pagani contro le istituzioni cattoliche.
La prudenza e la fermezza di una coscienza immacolata gli permisero di superare il periodo bellico guidando la Provincia dei Fatebenefratelli e di superare l’occupazione delle forze alleate al termine del conflitto. Il Servo di Dio, consolato dagli ultimi Sacramenti, spirò il 10 giugno 1946.
L’aumento continuo della fama di santità, ha spinto la Diocesi di Regensburg a promuovere il Processo Ordinario, che si è svolto fra il 1963 e il 1965. Il decreto di approvazione degli scritti fu emesso il 1 aprile 1969 e il Decreto di validità del Processo fu emesso dalla Congregazione delle cause dei Santi il 10 aprile 1992. Il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi dell’8 giugno 2004 diede parere favorevole in merito all’esercizio eroico delle virtù del Servo di Dio e così fu il giudizio dei Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 1 febbraio 2005. Noi stessi abbiamo autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi ad emettere il Decreto sull’eroicità delle virtù il 26 dicembre 2005.
1. La vita
Eustachio Kugler è testimone eroico del cattolicesimo in un ambiente, quello tedesco del secolo scorso, lacerato da due guerre mondiali e dall’esperienza traumatica del nazionalsocialismo.
Kugler nacque a Neuhaus il 15 gennaio 1867 e fu battezzato lo stesso giorno col nome di Giuseppe. Era il sesto figlio di una famiglia benestante, che viveva del lavoro del papà maniscalco. A sette anni inizia la scuola a Nittenau, che egli raggiungeva in un’ora di cammino a piedi. Era sempre il primo della classe. Terminò la scuola elementare nel 1880, anno della sua cresima (la prima comunione l’aveva fatta qualche anno prima). Morto il papà, la mamma lo inviò a Monaco per apprendere il mestiere di fabbro. In questo periodo ebbe un incidente: cadde da una impalcatura ferendosi al piede in modo abbastanza grave, tanto che non riusciva a guarire. Dopo quattro anni, nel 1884, non potendo più sopportare il dolore della ferita si trasferì a Reichenbach, presso la sorella Margarethe.
Una caratteristica di questo giovane era la sua incessante e fervorosa preghiera. Pregava continuamente, pregava con intensità, pregava con fiducia la Madonna per ricevere forza e sostegno nella sua situazione di inabilità fisica, che lo mortificava molto. Dal momento che a Reinchenbach i Fatebenefratelli stavano costruendo un ospedale, egli pregava per guarire e per poter entrare nell’Ordine.
La ferita a un certo punto si rimarginò e guarì, ad opera del vicepriore Hermann Wasinger, del convento dei Fatebenefratelli di Reichenbach, dove il giovane Kugler era stato assunto come fabbro. Al giovane Kugler si devono i recinti del giardino, le grandi porte di ferro, le inferriate alle finestre, i chiavistelli e le condutture dell’acqua. Questo periodo per lui, che voleva farsi frate, fu anche un tempo di prova.
Finalmente, il 4 giugno 1893, il Kugler ricevette l’abito religioso e il nome di fra Eustachius. Nonostante che a Wöris - hofen, il risultato della votazione per la sua ammissione fosse stato negativo – 5 palline nere contro 4 bianche –, il provinciale lo ammise lo stesso nel noviziato, che il nostro Beato iniziò il 20 ottobre 1894. Il 21 ottobre 1895 emise la professione semplice e poco dopo rientrò a Reinchenbach come fabbro. Il 30 ottobre 1898 emise la professione solenne. Nei vari conventi egli fu portiere, vicepriore, infermiere, priore, definitore provinciale e nel 1925 Provinciale della Baviera, poi confermato altre volte fino alla sua morte, avvenuta nel 1946. A quel tempo la Baviera contava 287 Fatebenefratelli, dei quali erano dediti all’assistenza dei malati. Come provinciale, significativo fu il progetto per la costruzione a Regensburg di due grandi ospedali, uno maschile e uno femminile, inaugurati rispettivamente nel 1929 e nel 1930. La ricerca dei medici fu molto accurata. Egli voleva evitare l’impiego di medici, provenienti da associazioni studentesche con l’obbligo del duello, che erano covi di anticlericalismo e di nazionalismo esasperato.
Con l’avvento di Hitler al potere nel 1933 l’ostilità dei nazisti nei confronti dei cattolici aumentò. Venivano condotte inchieste sulla moralità dei religiosi, si facevano intercettazioni telefoniche, si chiudevano le scuole cattoliche, si sequestravano i conventi, si imponevano restrizioni di ogni genere. Fu un periodo di odio e persecuzione nei confronti dei cattolici.
Nel 1942 la provincia bavarese decide di pagare 40 mila marchi per far fronte al dissesto della provincia austriaca di Graz. È notevole il fatto che i Fatebenefratelli bavaresi, con il loro provinciale Fra Eustachio, fossero in grado di fare una tale donazione, nonostante la durezza dei tempi e le difficoltà dei loro stessi ospedali. A maggio del 1945, gli americani occuparono gli ospedali maschili e femminili di Regensburg.
Fra Eustachius morì il pomeriggio del 10 giugno 1946. I due ospedali di Regensburg, attrezzati in modo moderno, erano il monumento della sua carità verso gli ammalati e i poveri. Fu provinciale ininterrottamente dal 1925 fino alla sua morte, nel 1946. Fu così il vero animatore del suo Ordine, in un periodo particolarmente difficile della storia civile ed ecclesiastica.
2. Il suo esempio
Da un testimone sappiamo che la causa dell’incidente di Monaco fu dovuto al suo atteggiamento profondamente religioso. Infatti un compagno di lavoro molto malevolo gli aveva dato una spinta e fatto cadere dall’impalcatura. Si ferì gravamente a un piede e questa ferita lo tormentò tutta la vita.
Da religioso, Fra Eustachius era “l’anima orante della provincia”. Per questo riusciva a mantenere sempre la serenità, nonostante le molteplici preoccupazioni del suo servizio come Provinciale.
Nonostante la sua compostezza era allegro. Un giorno che l’allegria di alcuni giovani confratelli era andata oltre, tutti si aspettavano che il Provinciale li rimproverasse. Invece, egli stette dalla parte dei “trasgressori”, ai quali disse: “Ridete, ridete e siate sereni! Finché ridete, va tutto bene!”.
Un giorno, il Priore, in disaccordo con la venuta nella sua comunità di un frate, si rivolse al provinciale dicendo: «Ma Paternità, che sciocchezza ha combinato? Non mi serve questo frate!». Fra Eustachius gli rispose con un sorriso: «Mio caro padre Priore, ma cosa vuole da me? Prima di ogni trasferimento invoco lo Spirito Santo, e se egli combina delle sciocchezze, non sono mica io il responsabile. Vada a reclamare da Lui!».
Il Kugler soffrì, come tutti i confratelli, persecuzione da parte della Gestapo. Un giorno, venne interrogato dagli sbirri almeno trenta volte, finché il 9 agosto 1937 crollò svenuto. I nazisti entravano nel provincialato, strappavano documenti dagli scaffali, sigillavano cassetti e porte, mettevano il telefono sotto controllo giorno e notte. Gli interrogatori erano fatti con urla bestiali.
Ma il Provinciale non rivelava mai nulla perché riteneva che le confidenze dei suoi fratelli fossero coperte dal segreto della confessione. In queste circostanze, sebbene spossato, pregava e faceva pregare. Tutti, anche i protestanti, attribuirono alla sua costante preghiera l’integrità dell’ospedale di Regensburg dalle bombe, mentre tutto intorno era distruzione e morte: «Dovete avere un grande uomo di preghiera nelle vostre file, visto che Dio ha così visibilmente protetto la vostra casa», fu la constatazione di un pastore evangelico. Durante i bombardamenti il Kugler rimaneva solo a pregare in chiesa davanti al Santissimo e scendeva in cantina solo quando il Santissimo veniva trasferito lì. E continuava così a pregare.
Franz X. Schachtner, un ex degente dell’ospedale di Regensburg nel 1939, testimonia che durante la sua degenza era stato colpito dalla figura di un frate anziano, dall’aspetto malaticcio, con un abito liso e con scarpe consumate: «Prestava il suo servizio con impegno instancabile e con ammirevole perseveranza. Spesso mi chiedevo, come mai gli si davano i vestiti più vecchi e gli si facevano fare i servizi più umili […]; e pensai che forse si era macchiato di qualche grave peccato, che adesso stava espiando, o che forse non godeva della simpatia dei confratelli». Incuriosito, chiese a Fra Desiderius chi fosse quel frate e gli fu risposto: «È il nostro Provinciale, il superiore della Provincia bavarese dei Fatebenefratelli, e fa i lavori più umili perché la gente non possa supporre in lui il Superiore». Il lunedì di Pentecoste, il signor Schachtner si recò in chiesa e vide quello stesso Frate anziano che, mentre riceveva la professione di alcuni religiosi, era circondato da un alone di luce chiara. Domandò ancora a Fra Desiderius chi fosse costui e il frate gli rispose: «È il nostro provinciale, colui che ti rifà tutti i giorni il letto e che ti porta i pasti ecc. Egli è in odore di santità, e quando muore, sicuramente sarà santificato. Conduce una vita da santo».
L’ulcera duodenale, che l’aveva afflitto da tempo, si fece più devastante verso la fine, tanto che non poteva prendere cibo. La sua occupazione allora era la preghiera continua, con il rosario tra le mani. Fu eroica e commovente la pazienza nel sopportare i lancinanti dolori di stomaco e i frequenti conati di vomito, che lo lasciavano esausto. A un frate che gli chiedeva come stesse, rispose: «Non pensavo che si potesse diventare così stanchi». In tal modo si preparava alla morte.
Oltre all’esercizio eroico delle virtù della fede, speranza e carità, il Beato Kugler si distinse per la sua instancabile laboriosità sia nel servizio agli ammalati sia, come priore e come provinciale, nella direzione dei suoi Confratelli. Era il suo modo di praticare il voto dell’ospitalità, non tanto a parole ma con i fatti, impegnandosi lui stesso a dare concretamente l’esempio di servire i pasti, di pulire le stanze, di lavare gli ammalati, di cambiarne la biancheria, di provvedere a migliorare il loro vitto.
A questo proposito, un teste, Leone Ritter, riferisce che il Kugler non risparmiava nessuna spesa e invitava i cuochi migliori per far istruire i cuochi della sua provincia. Anche se lui era mortificato al massimo. Data la difficoltà di stomaco non mangiava molto, ma anche quel poco che prendeva certe volte costituiva per lui una grande mortificazione. Fra Domitius Feichtner racconta che, quando Fra Eustachius non poteva quasi mangiare, il cuoco gli preparava un uovo à la coque. Ma, come capita in questi casi, mangiare per mesi lo stesso uovo alla fine diventava non un sollievo ma una vera penitenza. Infatti, Fra Eustachius contemplava a lungo quell’uovo con espressione triste, prima di accingersi a mangiarlo. E allora Fra Domitius disse: «Padre Provinciale, questo uovo à la coque non la disgusta un poco?». E Fra Eustachius gli rispose: «Sì, proprio non posso mangiarlo più. Mi dà veramente nausea». Fra Domitius diede subito disposizioni di far variare il cibo per il Provinciale, il quale da sé non avrebbe mai detto niente.
Per quanto riguarda poi la professionalità propria del carisma dei Fatebenefratelli, il Kugler era esigente nel richiedere gentilezza, laboriosità e pulizia. Quei frati che non comprendevano il significato della propria professione religiosa egli li riteneva «confratelli a metà».
A proposito della pulizia, il Kugler era molto esigente: «Mi domando, se si può parlare di pulizia, quando un malato viene fasciato la mattina e il pomeriggio si trovano ancora sparse nella sua camera le bende. E ancora: si può parlare di pulizia, quando, introducendo un malato o un ospite in una camera lasciata giorni prima da un altro malato, vi si trovano ancora il contenitore dell’urina e la sputacchiera pieni nel comodino che avrebbero dovuto essere svuotati in tempo. Si può parlare di pulizia, quando uno fa fatica a entrare in cucina per via delle stoviglie sparse qua e là, trovando per di più il pavimento in uno stato pietoso?».
Parlando dell’ospitalità del Kugler, Fra Andreas Weitnauer riporta: «Vorrei avere la lingua degli angeli, per poter cantare il cantico dell’amore, che Fra Eustachius come Fatebenefratello metteva in atto, che realizzava in ogni sua azione. Quasi in tutte le sue ispezioni la sua prima domanda era: “I malati vengono curati bene, li si tratta bene?”. E quando doveva essere nominato un nuovo capo infermiere, la prima domanda del Padre Provinciale sul confratello in questione era: “È buono con gli ammalati, è veramente un Fatebenefratello?”».
E lo stesso Fra Andreas riferisce che il Kugler non saltava nessun turno di guardia di notte: «E se era il Padre Provinciale a fare il turno di notte, si aveva la certezza che tutti i pazienti erano curati bene. Nessun lavoro gli era troppo basso, nessuno sforzo troppo pesante, nessun malato troppo impaziente».
Quando di notte era di turno il Kugler, gli ammalati non potevano non notare la sua estrema servizievolezza. Un giovane un po’ spensierato confessò a Fra Andreas: «Stanotte ci avete mandato una guardia che era impossibile farla arrabbiare. Se suonavamo 20 volte, egli veniva anche la ventesima volta con la stessa calma, serenità e ci chiedeva cosa volevamo. Se tutti i Fatebenefratelli sono così, anch’io credo nei santi». L’infermiere così servizievole non era altri che il Padre Provinciale Kugler.
La sua devozione alla Madonna era semplice e genuina. Si racconta che prima di prendere decisioni importanti ricorreva al suo consiglio. Un giorno, c’era da prendere una decisione in assemblea provinciale. Il Kugler con un pretesto chiese di allontanarsi per alcuni minuti per consigliarsi con la Madonna del Buon Consiglio. Se veniva sorpreso in tale atteggiamento, provava un senso di disagio e diceva: «Sono un tipo vecchio e ignorante, io non ne so niente, devo chiedere un consiglio alla Madre del Cielo».
La sua fama di santità, il Kugler ancora in vita, cresceva non solo all’esterno ma anche all’interno del suo Ordine. Veniva chiamato «Der grosse Beter von Regensburg», il grande orante di Regensburg.
Card. Angelo Amato S.d.B.
Prefetto
RATISBONENSIS
Beatificationis et Canonizationis Ven. Servi Dei
EUSTACHII KUGLER
Religiosi Professi Ordinis Hospitalarii Sancti Ioannis a Deo
(1867 – 1946)
Decreto sul miracolo
Il Venerabile Servo di Dio Eustachio Kugler, al secolo Giuseppe, nacque il 15 gennaio 1867 a Neuhaus nei pressi di Ratisbona, in una famiglia di artigiani. Sin da fanciullo dimostrò una sensibile inclinazione alla vita di preghiera e maturò una personalità chiaramente ispirata alle virtù cristiane. Nel 1893 fu accolto nell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio e due anni dopo pronunziò i voti semplici. Come religioso, stimato e ammirato per prudenza e sollecitudine, svolse l’incarico di Priore in diversi ospedali e per 21 anni di Provinciale della Baviera. Durante il regime nazista subì delle gravi vessazioni, che misero in evidenza la sua fortezza d’animo e non riuscirono ad arrestare la sua opera al servizio dei sofferenti. Umile, paterno e caritatevole, si distinse per un alto spirito di penitenza e di povertà, vivendo in costante unione con Dio e sopportando con edificante serenità i dolori di un perdurante male allo stomaco che lo condusse alla morte, avvenuta a Ratisbona il 10 giugno 1946.
In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio di questa Congregazione delle Cause dei Santi un asserito miracolo avvenuto in Baviera il 20 marzo 2001. Il caso in questione riguarda la perfetta incolumità del sig. Karl Größl, il quale, mentre era alla guida di un furgone a velocità sostenuta e con un carico notevole e pericoloso, uscì fuori strada e, dopo una serie di ribaltamenti, precipitò in una scarpata. Nonostante i gravissimi danni subiti dall’autovettura, che risultò completamente destrutturata, e la totale fuoriuscita del materiale trasportato, il conducente, che durante tutte le fasi del sinistro era rimasto perfettamente lucido, non manifestò alcun dolore né riportò alcuna lesione, tranne una piccola escoriazione ad una mano, al punto che i sanitari, sopraggiunti in breve tempo con autoambulanza ed elicottero, esclusero che egli necessitasse di assistenza. Questo fatto, inspiegabile in rapporto alla gravità dell’infortunio, fu dall’interessato attribuito all’intercessione del Servo di Dio Eustachio Kugler, del quale agli era particolarmente devoto: a lui si rivolgeva quotidianamente nella preghiera, riconoscendo il suo ruolo di intercessore presso Dio e considerandolo come un «compagno di vita». A questa sua invocazione previa, diuturna e implicita può dunque ricondursi l’esperienza della protezione soprannaturale nel momento del pericolo.
Sul caso, ritenuto miracoloso, dal 22 gennaio al 23 luglio 2004 presso la Curia di Ratisbona fu istruita l’Inchiesta Diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione con Decreto del 13 maggio 2005. La Consulta Medica del Dicastero nella seduta del 14 giugno 2007 ha riconosciuto la straordinarietà dell’evento. Il 30 ottobre 2007 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi il cui esito positivo è stato confermato dai Padri Cardinali e Vescovi in due Sessioni Ordinarie, rispettivamente il 4 marzo 2008 e il 2 dicembre 2008, essendo Ponente della Causa l’Ecc.mo Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo di Viterbo.
Et in utroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret responsum affirmativum prolatum est.
Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Benedicto XVI per subscriptum Archiepiscopum Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Ven. Servi Dei Eustachii Kugler, Religiosi Professi Ordinis Hospitalarii Sancti Ioannis a Deo, videlicet de “perfetta incolumità del sig. Karl Größl in rapporto alla gravità dell’incidente subito, che avrebbe dovuto incondizionatamente e invariabilmente produrgli danni, viste le alterazioni presenti nel veicolo stesso dopo la rovinosa uscita di strada”.
Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.
Datum Romae, die 17 mensis Ianuarii A. D. 2009.
+ ANGELUS AMATO
Archiep. tit. Silensis
Praefectus
+ MICHAËL DI RUBERTO
Archiep. tit. Biccarensis
a Secretis