Causa in corso
Floribert Bwana Chui Bin Kositi
- Venerabile Servo di Dio -

Floribert Bwana Chui Bin Kositi

(† 2007)

Fedele Laico; resistette alle pressioni subite per far passare alla frontiera dei carichi di riso avariato, per i quali dispose la distruzione. Per vendetta venne rapito da ignoti il 7 luglio 2007 e il suo corpo, sottoposto a tortura e percosse, fu ritrovato due giorni dopo

  • Biografia
«Parlava spesso dei ragazzi di strada. Diceva che non erano stati loro a scegliere quella vita, che erano stati costretti a viverla a causa di determi-nate circostanze»

 

Floribert Bwana Chui bin Kositi, vide la luce a Goma il 13 giugno 1981, una città situata nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, sulla riva settentrionale del Lago Kivu e nella frontiera con la Rwanda. Era il primo figlio di una famiglia agiata, per cui a lui non mancò mai nulla né di materiale né di educativo. Anche se i genitori avrebbero finito per separarsi quando egli aveva quattro anni, al primogenito non sarebbe mai mancato nulla, né affetto, né sostegno; infatti fece i suoi studi in istituti privati. È verso la fine della scuola primaria, all’età di 11 anni, che Floribert ricevette contemporaneamente i sacramenti del Battesimo, dell’Eucaristia e della Cresima presso la Parrocchia dello Spirito Santo. Il suo padrino fu Eugène Ndyanabo, un cristiano ben noto nella stessa Parrocchia, e la famiglia celebrò con grande gioia questa occasione. Già alle scuole primarie e anche superiori, Floribert era chierichetto e successivamente lettore nella messa presso la Parrocchia dello Spirito Santo, un’attività che combinava con quella di cantore nel coro.

Dopo aver brillantemente completato le scuole primarie, Floribert si recò a Bukavu per iscriversi all’Istituto Alfajiri (ex Collegio “Notre Dame de la Victoire” dei Padri Gesuiti). In questa istituzione cattolica, rinomata per il suo rigore nella formazione giovanile, iniziò gli studi secondari. Suo padre, che lo aveva inviato a Bukavu, conosceva personalmente questa istituzione avendoci studiato. Due anni dopo, una volta completato con successo il suo ciclo di orientamento, Floribert tornò a Goma per completare il suo ciclo secondario nella sezione Commerciale e Amministrativa presso la sua vecchia scuola, l’Istituto “Maman Sangara”. All’istituto, Floribert non nascondeva le sue ambizioni di leader e mentre era in quarta superiore, fece una campagna per due giorni per essere eletto capoclasse, compito che svolse con destrezza. Nella sessione 1999-2000, Floribert ottiene il suo diploma di Stato che gli apre direttamente la strada per l’università.

Così, all’inizio dell’anno accademico 2000-2001, lo troviamo iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Goma (UNIGOM), ex Centro Universitario di Goma, filiale dell’Univer­sità di Kisangani. Oltre alle attività scolastiche e accademiche, Floribert era molto presente e regolare presso la Parrocchia dello Spirito Santo. Si interessava a tutte le attività della chiesa e si offriva volontario per vari servizi. I suoi amici, così come gli insegnanti, sono concordi nel sostenere che fosse eloquente e intelligente, fu persino ammesso con distinzione al primo anno di laurea. Fu la sua eloquenza ad avvicinarlo agli insegnanti e persino al Rettore. Floribert aveva un forte desiderio di sapere e comprendere. Per questo motivo leggeva molto per sostenere e approfondire gli argomenti durante i dibattiti. Era molto appassionato della lettura di libri di storia, della storia della Repubblica Democratica del Congo, delle grandi figure storiche e della storia della Chiesa. Oltre a ciò, per la cultura generale, amava leggere libri che trattavano di politica, economia e riviste, in particolare “Jeune Afrique”.

L’impegno politico di Floribert era legato alla difesa dalle ingiustizie, una via per cambiare la visione politica verso una società in cui l’ingiustizia deve scomparire. Il suo attivismo nei movimenti associativi, nei comitati degli studenti, non lo fece passare inosservato. È così che i quadri del RCD-Goma lo hanno avvicinato per offrirgli la carica di Segretario Provinciale responsabile della gioventù, incarico che accettò con piacere. Quando Floribert si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza, una grande ambizione lo animava: studiare legge per diventare difensore dei diritti umani e amico dei poveri. Si racconta che ancor prima di completare gli studi universitari si ribellasse spesso contro gli arresti arbitrari dei vulnerabili nella città di Goma.

Inoltre, già e appena terminata la sesta superiore, era membro attivo di un’associazione di giovani chiamata “Amis Intimes”, che fondò con i suoi amici Salumu Tambwe Pierre e Dominique Ruzinge, tutti chierichetti presso la Parrocchia dello Spirito Santo. Questa associazione venne trasformata in un’ONG chiamata “Amis pour la Paix”, la pace che era anch’essa una grande aspirazione di Floribert. Tutti gli sguardi degli “Amis Intimes” erano rivolti in particolare verso il quartiere “Birere”, questo sobborgo di Goma abitato da una popolazione malandata, vicino al confine con il Rwanda, che si dedicava a traffici oscuri e a una popolazione che si preoccupava poco dell’educazione dei ragazzi. Parlava spesso dei ragazzi di strada. Diceva che non erano stati loro a scegliere quella vita, che erano stati costretti a viverla a causa di determinate circostanze.

La catastrofe causata dall’eruzione del vulcano Nyiragongo nel 2002 offrì l’opportunità a Floribert e ai suoi amici di avvicinarsi maggiormente ai marginalizzati. La sua famiglia ne è stata vittima, poiché la loro casa è stata distrutta dalla lava. Floribert ha quindi dovuto lasciare Virunga per trasferirsi nel quartiere Birere. Con cinque dei suoi amici, hanno affittato uno stanzino, tra quelle famiglie povere. A parte gli sfollati di guerra o del vulcano Nyiragongo e i bambini di strada, Floribert si mostrava particolarmente colpito dalla vita delle persone indigenti.

Nel 2001, si tenne un Congresso della comunità di Sant’Egidio a Mbare (Butare, in Rwanda). Dominique Ruzinge, Henri Mashagiro e Jean-Jacques Bakinahe parteciparono e, al loro ritorno, sensibilizzarono altri giovani, tra cui Valentin Ruzinge. Fu quest’ultimo, molto legato a Floribert, che lo guiderà sulla strada di Sant’Egidio. Come un neofita zelante, diventerà il portabandiera della comunità sensibilizzando altri studenti, in particolare quelli dell’UNIGOM, ad aderire al movimento. Questi pionieri costituirono così un piccolo nucleo che iniziò a riflettere in una piccola sala messa a loro disposizione presso la Parrocchia dello Spirito Santo a Goma. Pregavano e riflettevano su questioni rilevanti legate alla pace, ma riflettevano anche su altri aspetti sociali, in particolare sul sostegno da fornire ai poveri, ciò che è conforme agli insegnamenti alla base della Comunità di Sant’Egidio.

La conclusione degli studi universitari nel 2006 segnò per Floribert l’inizio di una nuova vita, di un percorso che sarà caratterizzato da molti eventi. Nel Congo, il conseguimento di un diploma non assicurava necessariamente l’accesso a un impiego. Tuttavia, ottenere una laurea in Giurisprudenza offriva al laureato la possibilità di intraprendere la carriera di avvocato o di magistrato. Floribert e il suo amico Ruzinge vennero ammessi a svolgere uno stage presso l’Office Congolais de Contrôle “OCC”. Si cercava di ricostruire il personale, di rilanciare le attività dell’azienda dopo la guerra e la transizione politica. Era un’opportunità per Floribert fare questo stage, anche se ciò non garantiva necessariamente l’assunzione, poiché alla fine di questo stage era prevista una preselezione e un esame finale. Durante lo stage, il candidato doveva specializzarsi in un settore specifico di produzione.

Alla fine del loro stage, Floribert e Dominique Ruzinge vennero assunti. Floribert fu costretto a lasciare Goma per la capitale Kinshasa, dove dovette iniziare la sua esperienza professionale negli uffici della Direzione Generale. Il suo ruolo consisteva nell’occu­parsi degli alimenti danneggiati, deteriorati o scaduti. Il Servo di Dio svolse il suo lavoro con dedizione, ma non era felice. Gli mancavano la famiglia, gli amici, la comunità. Dopo un anno di servizio a Kinshasa, un’idea cominciò a farsi avanti nella sua mente: tornare a Goma. Presentò alla sua gerarchia una richiesta di trasferimento per ragioni di convenienza personale e ottenne l’approvazione. Floribert ritornò al suo ambiente naturale, riallacciando anche i legami con la sua famiglia, la sua parrocchia dello Spirito Santo, i suoi amici svantaggiati o bambini di strada, senza dimenticare il coro e il gruppo della Comunità di Sant’Egidio.

A Goma, presso la sede dell’OCC, Floribert fu Commissario alle avarie. Come indicato nel decreto che istituisce questa azienda, l’OCC si assicurava della qualità dei prodotti importati, esportati e locali. Il controllo di qualità avveniva attraverso la verifica della conformità dei prodotti alle normative nazionali e internazionali. Tale controllo veniva fatto mediante analisi fisico-chimiche e microbiologiche dei campioni prelevati.

Poiché il rispetto della vita è fondamentale, la severità nel controllo, per amore dei consumatori, è indispensabile per qualsiasi servizio e nel lavoro Floribert visse proprio così il suo rigore nel non permettere abusi in forma di traffico di alimenti modificati che sarebbero arrivati ai più poveri. Era conseguenza del suo forte senso della giustizia, di cui parlano tutti coloro che lo conobbero.

Si comprende così da una parte il suo ruolo molto importante come Commissario alle avarie, ma anche i grandi rischi che correva volendo essere onesto alla luce della corruzione nell’amministra­zione pubblica che affliggeva il Congo. Le opportunità di cedere alle pretese dei commercianti corrotti cominciarono presto.

Le offerte di denaro continuarono e così anche il rifiuto da parte di Floribert, fino a qualche giorno prima della sua uccisione. Per lui era chiaro che non avrebbe mai accettato di cadere nella corruzione, che in questo caso includeva anche nuocere alla gente.

Così arriviamo al sabato 7 luglio 2007, una giornata piena di impegni per lui. Doveva rispondere a diversi appuntamenti, tra cui il matrimonio di una cugina, la festa di laurea di Gisèle, un incontro con suor Jeanne Cécile e una piccola cerimonia di ingresso alla sezione giovanile del Rotary Club. Tuttavia, nessuno di questi appuntamenti ebbe luogo. Qualcosa lo stava aspettando. Verso le 12:30 entrò in un negozio di abbigliamento e ne uscì un quarto d’ora dopo con una cravatta. Qualcuno lo fermò e lo costrinse a salire in un’auto senza targa. Sembrava trattarsi di un rapimento pianificato.

In seguito, la voce del suo rapimento cominciò a circolare nella città e si parlava di un sequestro. Bahati Manegabe (autista dell’ex governatore Serufuli) dichiarerà in seguito di aver visto Floribert in quell’auto, seduto sul sedile posteriore e immobilizzato da due malviventi. Lui stesso diventerà il bersaglio di quei fuorilegge che lo uccideranno tre mesi dopo, nell’ottobre 2007, dopo essere stato vittima di un tentativo di rapimento. Nel pomeriggio, i genitori di Floribert cercarono invano di chiamarlo al telefono. Allo stesso modo, Suor Dr. Jeanne Cécile, con cui aveva appuntamento quel giorno, cercò di chiamarlo più volte, ma il suo telefono era irraggiungibile.

Il giorno successivo, domenica 8 luglio, le ricerche continuarono, facendo uso delle radio locali per ottenere informazioni. Non avendo ricevuto alcuna notizia in tal senso, la mattina di lunedì 9 luglio anche i colleghi di lavoro del Servo di Dio si mobilitarono in tutte le direzioni coinvolgendo le forze dell’ordine e i servizi di sicurezza. È solo il lunedì pomeriggio che arrivò la prima notizia portata da un motociclista.

Il corpo di Floribert giaceva a terra, su un terreno incolto, a poche centinaia di metri dall’Hotel Karibu. Floribert era vestito e indossava gli stessi abiti che aveva il giorno del suo rapimento. Chi avrebbe depositato quel corpo lì, dato che il rapimento era avvenuto in città? Tutto faceva pensare che il crimine fosse stato commesso altrove e che il corpo fosse stato semplicemente gettato lì per cancellarne le tracce.

Ai funerali di Floribert – celebrati presso la parrocchia dedicata alla beata Marie-Clémentine Anwarite Nengapeta il giorno successivo, 10 luglio – partecipò tanta gente, i congiunti, gli amici, la Comunità di Sant’Egidio, le “piccole comunità” parrocchiali, la corale latina, e chiunque ha saputo della notizia e ne è stato scosso.