Francisco de Paula Víctor

Francisco de Paula Víctor

(1827-1905)

Beatificazione:

- 14 novembre 2015

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 23 settembre

Sacerdote diocesano brasiliano di origine africana, figlio di una schiava. Parroco generoso e zelante nella catechesi e nell’amministrazione dei sacramenti, si distinse soprattutto per la sua grande umiltà

  • Biografia
  • ANGELUS
Da schiavo a prete

 

Nato il 12 aprile del 1827 nella Vila da Campanha da Princesa, nello Stato sudorientale del Brasile, il Minas Gerais, era il figlio naturale della schiava nera Lourença Justiniana de Jesus.

Ebbe come madrina di battesimo la padrona, Marianna de Santa Barbara Ferreira, e fu avviato al mestiere di sarto.

All’epoca si era in pieno regime schiavista e agli schiavi non solo era proibito accedere a qualsiasi incarico pubblico sia civile sia ecclesiastico, ma persino di studiare.

L’aspirazione alla vita sacerdotale di Victor ebbe una felice congiuntura nell’aiuto della madrina-padrona e nella determinazione del venerabile Antonio Ferreira Viçoso, vescovo di Mariana, convinto abolizionista. 

Iniziato agli studi dal vecchio parroco di Campanha, don Antonio Felipe de Araujo, il giovane fu ammesso al seminario di Mariana, dove sopportò con pazienza l’ostilità e le discriminazioni degli altri compagni di studio, al punto da diventare loro servitore. Con la sua umiltà e determinazione alla fine li conquistò tutti. Superati con dispensa gli impedimenti canonici, il 14 giugno 1851 fu ordinato presbitero. Gran parte dei bianchi, tuttavia, non accettava che un ex schiavo nero potesse essere un prete, e rifiutava persino di ricevere da lui la comunione. Così quando il 18 giugno dell’anno successivo fu mandato a Três Pontas con l’incarico di vice-parroco, ci furono grande sconcerto e riserve tra la popolazione.

L’umiltà e la pazienza con il sostegno vigoroso di uno sconfinato amore a Gesù Cristo portarono Victor non solo a essere accettato ma addirittura a essere venerato dai suoi parrocchiani. Alla cura e guida delle anime aggiunse la costruzione del collegio Sacra Famiglia, in cui fu anche professore, per avviare agli studi poveri e ricchi, bianchi e neri.

La carità lo contraddistinse in modo particolare, vivendo personalmente una povertà assoluta. Era di esempio non solo ai cittadini, ma soprattutto ai sacerdoti. L’amore di Dio che si esprimeva nell’amore del prossimo fu l’elemento centrale della sua vita. L’eredità spirituale e culturale lasciata da Victor costituisce la peculiarità di Três Pontas e dei territori limitrofi: sono tantissimi i fedeli che hanno una grande venerazione per lui, che è da molto tempo riconosciuto come il «santo delle cose impossibili».

Dopo oltre un cinquantennio come parroco di Três Pontas, Victor morì il 23 settembre del 1905.

Ai funerali parteciparono migliaia di fedeli. Venne tumulato nella sua chiesa parrocchiale di Três Pontas, ancora oggi meta di pellegrinaggi.

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 15 novembre 2015

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa penultima domenica dell’anno liturgico propone una parte del discorso di Gesù sugli avvenimenti ultimi della storia umana, orientata verso il pieno compimento del regno di Dio (cfr Mc 13,24-32). E’ un discorso che Gesù fece a Gerusalemme, prima della sua ultima Pasqua. Esso contiene alcuni elementi apocalittici, come guerre, carestie, catastrofi cosmiche: «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte» (vv. 24-25). Tuttavia questi elementi non sono la cosa essenziale del messaggio. Il nucleo centrale attorno a cui ruota il discorso di Gesù è Lui stesso, il mistero della sua persona e della sua morte e risurrezione, e il suo ritorno alla fine dei tempi.

La nostra meta finale è l’incontro con il Signore risorto. E io vorrei domandarvi: quanti di voi pensano a questo? Ci sarà un giorno in cui io incontrerò faccia a faccia il Signore. E’ questa la nostra meta: questo incontro. Noi non attendiamo un tempo o un luogo, ma andiamo incontro a una persona: Gesù. Pertanto, il problema non è “quando” accadranno i segni premonitori degli ultimi tempi, ma il farsi trovare pronti all’incontro. E non si tratta nemmeno di sapere “come” avverranno queste cose, ma “come” dobbiamo comportarci, oggi, nell’attesa di esse. Siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia in Dio. La parabola del fico che germoglia, come segno dell’estate ormai vicina (cfr vv. 28-29), dice che la prospettiva della fine non ci distoglie dalla vita presente, ma ci fa guardare ai nostri giorni in un’ottica di speranza. E’ quella virtù tanto difficile da vivere: la speranza, la più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto, che viene «con grande potenza e gloria» (v. 26), che cioè manifesta il suo amore crocifisso trasfigurato nella risurrezione. Il trionfo di Gesù alla fine dei tempi sarà il trionfo della Croce, la dimostrazione che il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo.

Il Signore Gesù non è solo il punto di arrivo del pellegrinaggio terreno, ma è una presenza costante nella nostra vita: è sempre accanto a noi, ci accompagna sempre; per questo quando parla del futuro, e ci proietta verso di esso, è sempre per ricondurci al presente. Egli si pone contro i falsi profeti, contro i veggenti che prevedono vicina la fine del mondo, e contro il fatalismo. Lui è accanto, cammina con noi, ci vuole bene. Vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, gli oroscopi, e concentra la nostra attenzione sull’oggi della storia. Io avrei voglia di domandarvi - ma non rispondete, ognuno risponda dentro -: quanti di voi leggono l’oroscopo del giorno? Ognuno risponda. E quando ti viene voglia di leggere l’oroscopo, guarda a Gesù, che è con te. E’ meglio, ti farà meglio. Questa presenza di Gesù ci richiama all’attesa e alla vigilanza, che escludono tanto l’impazienza quanto l’assopimento, tanto le fughe in avanti quanto il rimanere imprigionati nel tempo attuale e nella mondanità.

Anche ai nostri giorni non mancano calamità naturali e morali, e nemmeno avversità e traversie di ogni genere. Tutto passa – ci ricorda il Signore –; soltanto Lui, la sua Parola rimane come luce che guida, rinfranca i nostri passi e ci perdona sempre, perché è accanto a noi. Soltanto è necessario guardarlo e ci cambia il cuore. La Vergine Maria ci aiuti a confidare in Gesù, il saldo fondamento della nostra vita, e a perseverare con gioia nel suo amore.

Dopo l'Angelus:

Cari fratelli e sorelle,

desidero esprimere il mio dolore per gli attacchi terroristici che nella tarda serata di venerdì hanno insanguinato la Francia, causando numerose vittime. Al Presidente della Repubblica Francese e a tutti i cittadini porgo l’espressione del mio fraterno cordoglio. Sono vicino in particolare ai familiari di quanti hanno perso la vita e ai feriti.

Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia!

Vi invito ad unirvi alla mia preghiera: affidiamo alla misericordia di Dio le inermi vittime di questa tragedia. La Vergine Maria, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero. Tutti insieme preghiamo un po’ in silenzio e poi recitiamo l’Ave Maria.

[Ave Maria…]

Ieri, a Três Pontas, nello Stato di Minas Gerais in Brasile, è stato proclamato beato don Francisco de Paula Victor, sacerdote brasiliano di origine africana, figlio di una schiava. Parroco generoso e zelante nella catechesi e nell’amministrazione dei sacramenti, si distinse soprattutto per la sua grande umiltà. Possa la sua straordinaria testimonianza essere di modello per tanti sacerdoti, chiamati ad essere umili servitori del popolo di Dio.

Saluto tutti voi, famiglie, parrocchie, associazioni e singoli fedeli, che siete venuti dall’Italia e da tante parti del mondo. In particolare, saluto i pellegrini provenienti da Granada, Málaga, Valencia e Murcia (Spagna), San Salvador e Malta; l’associazione “Accompagnatori Santuari Mariani nel Mondo” e l’Istituto secolare “Cristo Re”.

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!