Gaspare Bertoni

Gaspare Bertoni

(1777-1853)

Beatificazione:

- 01 novembre 1975

- Papa  Paolo VI

Canonizzazione:

- 01 novembre 1989

- Papa  Giovanni Paolo II

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 12 giugno

Presbitero, fondò la Congregazione delle Sacre Stimmate del Signore nostro Gesù Cristo, perché i suoi membri fossero missionari a servizio dei vescovi

  • Biografia
  • Omelia
  • l'eredità
  • omelia di beatificazione
"Padre - gli chiese l'infermiere - ha bisogno di qualche cosa?" "Ho bisogno di patire"

 

Gaspare Beroni nacque a Verona, nella repubblica di Venezia, il 9 ottobre 1777, da Francesco e da Brunora Ravelli di Sirmione. Fu battezzato all'indomani dal prozio paterno don Giacomo nella parrocchiale di S. Paolo Campo Marzo. Nelle due famiglie dei genitori prevaleva la professione notarile e, con un discreto benessere materiale, risaltava la vivezza di una fede in linea con la pratica.

Rimasto, dopo la morte di una sorellina, figlio unico, Gaspare beneficiò di un'ottima educazione in famiglia e alle scuole di S. Sebastiano, divenute municipali dopo la soppressione dei Gesuiti, i quali però continuarono a tenere le loro cattedre e la direzione della Congregazione Mariana. Subì, soprattutto, l'influsso determinante dell'ab. Luigi Fortis, futuro primo generale eletto dalla Compagnia ricostituita.

Chiamato, fin dalla prima Comunione, allora undicenne, sulla via dell'unione mistica, maturò la sua vocazione sacerdotale a 18 anni. Nella frequenza dei corsi di Teologia, come esterno del Seminario, trovò nel professore di Morale, don Nicola Galvani, la sua illuminata guida spirituale.

In 1a Teologia assistette all'invasione francese (1° giugno 1796), che segnò l'inizio di un ventennio di tragiche disavventure e sofferenze per la sua città. Spinto dal suo ardore caritativo si dedicò all'assistenza degli ammalati e feriti in seno all'Evangelica Fratellanza degli Spedalieri, appena istituita dal Servo di Dio don Pietro Leonardi.

Con l'ordinazione sacerdotale (20 settembre 1800) si trovò alle soglie del nuovo secolo con un mondo tutto in subbuglio e bisognoso di molteplici interventi per la soluzione dei gravi problemi che lo agitavano.

Ricevuto dal parroco l'incarico della gioventù, si gettò con tutte le sue forze e capacità organizzative nel nuovo campo di apostolato, fondò un primo Oratorio in forma di " coorte mariana ", mirando alla formazione cristiana e sociale dei giovani, ma sopravvenne di schianto la soppressione napoleonica (1807) e don Gaspare riservò l'attuazione dei suoi piani a tempi migliori.

Intanto assumeva fin dalle origini la direzione spirituale dell'opera di Maddalena di Canossa in San Giuseppe (maggio 1808). Qui incontrava anche la serva di Dio Leopoldina Naudet, che guidava alle vette della mistica del santo abbandono e alla fondazione delle Sorelle della S. Famiglia. Estese il suo aiuto spirituale anche all'altra Serva di Dio, la nobile Teodora Campostrini, sia nella ricerca della sua vocazione, sia nella fondazione delle Sorelle Minime della Carità di Maria Addolorata.

Nel settembre 1810, don Bertoni, che qualche mese prima, per la morte della madre, era passato da San Paolo a San Fermo Maggiore, veniva incaricato dal vescovo della direzione spirituale dei chierici del Seminario. Una solida formazione spirituale e scientifica del giovane clero era stato un suo preciso obiettivo nei frequenti raduni che teneva in casa propria. Ora impostava il suo lavoro su di un piano più organico di rinnovamento basato sulla incondizionata adesione al Sommo Pontefice Pio VII, tenuto prigioniero da Napoleone, ma da lui riguardato sempre come " prima pietra irremovibile " della cristianità. La riforma della Chiesa doveva avvenire partendo dall'interno del santuario, come un ritorno dei suoi ministri alla sequela integrale del Vangelo. E di fatto, il Seminario che era passato per una crisi economica e morale delle più disastrose, recuperava in breve tempo la sua giusta fisionomia e assumeva, anzi, l'aspetto di un monastero, come ebbe a scrivere un teste coevo.

Con la caduta di Napoleone, fu sentito universalmente il bisogno di restaurazione. Don Bertoni comprese che per far rientrare le masse nell'ovile occorreva scuoterle con la presentazione delle verità fondamentali della fede mediante la predicazione di missioni al popolo. Il 20 dicembre 1817 il Papa Pio VII gliene dava un preciso mandato conferendogli il titolo e le facoltà di " missionario apostolico ". E mentre il sospettoso governo austriaco impediva questo specifico ministero, don Gaspare si dava alla predicazione occasionale e alla catechesi.

Pur facendosi tutto a tutti per tutti guadagnare a Cristo, don Gaspare coltivava anche una vita interiore molto intensa, che venne gratificata, come appare dal suo " Memoriale Privato ", da vari doni mistici. Fra questi è da segnalare la chiamata, mediante particolari segni dall'alto, alla fondazione di una famiglia religiosa.

Il 4 novembre 1816 si ritirava con due compagni presso la chiesa soppressa delle Sacre Stimmate di San Francesco (di qui il nome adattato della sua Congregazione e la diffusione della devozione alla passione e alle piaghe del Signore), dove iniziava occultamente, sotto lo schermo di una scuola popolare, il suo servizio gratuito alla Chiesa e alla società, in una vita comune di stretta osservanza e rigida penitenza, additando come programma una intensa vita di contemplazione e un vasto apostolato, comprendente l'educazione della gioventù, la formazione del Clero e la predicazione missionaria, in una perfetta disponibilità alle richieste dei Vescovi.

All'indomani di un'estasi avuta davanti al Crocifisso (30 maggio 1812), venne colpito da "migliare" che lo portò all'orlo della tomba. Si riebbe quasi per miracolo, ma rimase per i restanti 41 anni di vita un valetudinario, dando mirabile esempio di pazienza con un eroico fiducioso abbandono nelle mani di Dio.

Sul letto dei suoi inenarrabili dolori divenne angelo di consiglio per innumerevoli anime, specialmente per quelle che avevano alle mani qualche opera di bene come il Beato Carlo Steeb, i servi di Dio don Nicola Mazza e don Antonio Provolo e altri che giungevano a Verona anche da fuori per incontrarsi con lui.

Vera immagine del Cristo Crocifisso, con le sue quasi trecento operazioni chirurgiche subite alla gamba destra pareva non fosse mai pago di soffrire per il bene della Chiesa, per la salvezza delle anime. " Padre - gli chiese l'infermiere - ha bisogno di qualche cosa? " " Ho bisogno di patire ", fu la risposta degli ultimi aneliti.

In una visione di viva speranza in Cristo Risorto con i segni del suo trionfo, sorretto dai Santi Patroni Maria e Giuseppe, si spense santamente alle 15.30 della domenica 12 giugno 1853.

CANONIZZAZIONE DI GASPARE BERTONI E RICCARDO PAMPURI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Tutti i Santi - Mercoledì, 1° novembre 1989

 

1. “Apparve una moltitudine immensa” (Ap 7, 9).

Oggi e il giorno in cui la Chiesa con occhi di fede, di speranza e di carità, guarda la “moltitudine immensa”: la solennità di Tutti i Santi.

Questa moltitudine è una comunità: “communio sanctorum”. Coloro che la Chiesa venera oggi provengono da “ogni nazione, razza, popolo e lingua” (Ap 7, 9).

L’apostolo Giovanni li ode nell’Apocalisse, mentre esclamano con voce risonante: “La salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e all’Agnello” (Ap 7, 10).

Il grande giorno della definitiva unione degli uomini in Cristo. La solennità dell’eterna salvezza in Dio uno e trino.

“Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli. Amen” (Ap 7, 12).

2. Tra queste moltitudini la Chiesa desidera chiamare oggi per nome due nuovi santi: Gaspare Bertoni e Riccardo Pampuri.

Anche loro si trovano tra coloro che “sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col Sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14).

Portano su di sé il sigillo salvifico della Redenzione di Cristo.

La Chiesa, iscrivendo i loro nomi nel libro dei salvati, desidera rendere il supremo omaggio al Redentore dell’uomo. In Cristo desidera adorare il Dio vivo: poiché la gloria di Dio è l’uomo che da lui ha la pienezza di vita.

3. “Prendendo la parola, (Gesù) li ammaestrava dicendo: “Beati” (Mt 5, 2). Gesù sembra proporre, mediante le beatitudini, mete che superano le capacità umane; sembra esprimere per i suoi discepoli esigenze quasi illimitate.

La sua proposta si spinge fino alle radice dell’esperienza che l’uomo fa del proprio limite: la povertà, l’umiliazione, il pianto, la persecuzione.

In realtà le parole di Gesù ci dicono con viva chiarezza che Dio ha dato il suo Figlio al mondo per liberare l’uomo da un destino di sofferenza e per ricondurre l’umanità ad una vita nuova, mediante la Croce. L’amore infinito del Figlio unigenito, con la sua obbedienza fino alla morte, raggiunge la sofferenza umana nella sua dimensione temporale e storica, e riconduce ogni uomo alla speranza della vita e della santità eterne.

È proprio questo il linguaggio delle beatitudini, che, a prima vista, sembra sconcertante ed iperbolico, ma che, in realtà, raccoglie tutta l’esperienza del dolore per affermare con forza che Dio ha riconciliato a sé l’uomo e, santificandolo, lo ha ricondotto alla piena partecipazione della vita divina. Ciò avviene proprio mediante la Croce, poiché nel Crocifisso Dio si è definitivamente avvicinato all’umanità e l’uomo ha acquistato piena coscienza della sua dignità ed elevazione.

La comunità cristiana delle origini, sempre sul punto di sentirsi travolta dalle persecuzioni, era invitata a gioire, alla luce di queste parole, riconoscendo di dover soffrire “a causa della giustizia” (Mt 5, 10), cioè a causa del Vangelo.

Anche oggi lo Spirito di Gesù continua a suscitare tra quanti ne accolgono il messaggio la gioia delle beatitudini mediante la testimonianza dei suoi amici, i santi. Per mezzo di essi continua ad operare meraviglie nel cuore dell’uomo, e ad attestare la propria vicinanza al povero e all’afflitto, per consolare, sostenere e saziare di giustizia tutti coloro che “sono chiamati figli di Dio e lo sono realmente” (cf. 1 Gv 3, 1).

4. Anche noi oggi, contemplando Gaspare Bertoni e Riccardo Pampuri, siamo invitati a rallegrarci ed esultare, perché in essi vediamo risplendere il mistero dell’eterna santità di Dio uno e trino, che a noi viene riproposta in una nuova attualizzazione del contenuto delle beatitudini evangeliche.

Si tratta di due persone che sono state amanti della povertà, sensibili verso la sofferenza, premurose con gli abbandonati, partecipi dell’angoscia e dell’afflizione dei loro fratelli. Due testimoni dell’amore di Cristo, sia pure in tempi e in forme diverse di vita.

Il primo, san Gaspare Bertoni, nel periodo successivo alla rivoluzione francese, tra le miserie economiche e morali di una Verona provata dai conflitti napoleonici; il secondo, san Riccardo Pampuri, agli inizi di questo secolo, quale testimone di carità nella vita ordinaria di medico, nel servizio ai feriti sul fronte della prima guerra mondiale, nelle corsie di un ospedale come fratello laico dell’ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio.

Ambedue “sono passati attraverso la grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14). Ambedue si sono rivestiti di Cristo per essere “simili a lui” (1 Gv 3, 2). Come veri figli di Dio hanno imitato l’amore grande del Padre, hanno accettato di non essere conosciuti dal mondo, che non conosce Cristo. Ma proprio per questo sono stati “conosciuti da lui” e da lui sono stati portati a conoscerlo in un modo nuovo, nella carità, con cuore puro, nella misericordia. Essi hanno maturato, mediante la loro fede, una eccezionale speranza, accettando la purificazione della sofferenza e del sacrificio per essere davvero “puri di cuore” (Mt 5, 8) “come egli è puro” (1 Gv 3, 3).

5. Per condurre a Dio “una generazione che lo cerca, che cerca il volto del Dio di Giacobbe” (cf. Psalmus responsorius), san Gaspare Bertoni ottenne una speciale grazia, una “benedizione del Signore” (cf. Psalmus responsorius).

Egli appartiene a quella schiera di santi, di beati, di servi di Dio, che prodigiosamente si sviluppò in terra veneta all’inizio del secolo scorso, in mezzo a gravissime vicende di guerre, devastazioni e povertà. Consapevole, come altre anime elette di quell’epoca, che si stava scrivendo una nuova pagina di storia e che era in formazione una nuova cultura, si prodigò per una rinnovata evangelizzazione tra il popolo.

Egli era convinto che la predicazione è chiamata ad affrontare contesti storici sempre diversi ed esige, in situazioni di conflittualità e di contrasto, sempre nuove riflessioni. San Gaspare, dotato per questo di speciali doni di sapienza e di discernimento, impegnò le sue forze, nonostante la fragile salute, nella predicazione assidua. Per incarico del suo Vescovo operò per la formazione e la direzione spirituale dei seminaristi, del clero e dei religiosi.

Consapevole, poi, che il futuro della Chiesa risiedeva nella formazione dei giovani, per condizione più esposti agli influssi dello spirito del tempo e maggiormente toccati dalla miseria e dal depauperamento sociale, san Gaspare intuì che essi dovevano venir preparati, da una parte, ad affrontare le nuove battaglie per la fede e, dall’altra, ad inserirsi nelle nuove professioni dell’insorgente era tecnica. Per questo egli si orientò verso la loro educazione, prima dando vita agli oratori giovanili, posti sotto la protezione della Vergine, poi coinvolgendo nella medesima opera altri amici sacerdoti, che si ritrovarono così a formare la nuova congregazione degli stimmatini.

È significativo notare che san Gaspare Bertoni delineò un progetto di vita cristiana, nel quale era prevista per tutti, qualunque fosse lo stato di vita, la chiamata alla santità di vita: non solo per i sacerdoti, ma per i coniugi, sull’esempio dei santi sposi di Nazaret, per i giovani, per i lavoratori e per ogni altra categoria di persone. I suoi amici, i “Missionari apostolici”, in comunione di vita pastorale con i Vescovi, questo dovevano predicare: la vocazione universale alla santità, con la consapevolezza che dal sacrificio di Cristo, dal suo Cuore misericordioso, dalle sue piaghe scaturisce per tutti la speranza.

San Gaspare seppe così condurre tante anime a far parte di quella “moltitudine immensa”, che noi oggi contempliamo con cuore esultante e grato.

6. “Beati i misericordiosi . . . Beati i puri di cuore” (Mt 5, 7-8). In appena trentatré anni, quali quelli del Cristo da lui amato sopra ogni cosa, la vita di san Riccardo Pampuri fu tutta un dono, a Dio e ai fratelli: come giovane apostolo tra gli studenti universitari, tra i militari in trincea durante gli orrori della guerra, tra i fedeli della parrocchia dove fu medico condotto. Seguendo poi la sua vocazione personale, egli entrò nell’ordine dei fatebenefratelli, perché attratto dallo specifico ministero di questa famiglia religiosa di natura laicale, sorta per un servizio di carità anche eroica verso gli infermi, e verso i sofferenti più poveri.

In una comunità che doveva fare della misericordia il motto principale del proprio ministero, san Riccardo sentì di dover rispondere con un nuovo segno ed una nuova disponibilità a Cristo, “con una corrispondenza sempre più pronta e generosa, con un abbandono sempre più completo, sempre più perfetto nel Cuore Sacratissimo di Gesù” (Lettera alla sorella, 6 set. 1923).

Occorre però ricordare che san Riccardo iniziò il suo cammino di santificazione nel contesto dell’intensa spiritualità dei laici, proposta dall’Azione Cattolica. Per questo, sia come adolescente che come giovane studente e professionista, s’impegnò nel lavoro di formazione con l’aiuto di una attenta direzione spirituale, facendo degli esercizi spirituali un suo impegno forte e attingendo alla pietà eucaristica l’energia necessaria per proseguire nonostante le difficoltà.

Soprattutto egli penetrò il messaggio della carità evangelica alla luce della meditazione e della preghiera, trascorrendo intensi tempi di contemplazione accanto all’Eucaristia, e dedicandosi poi, con una sensibilità particolarmente acuta, ai sofferenti in ogni circostanza.

Come non essere toccati dalle parole con cui san Riccardo si rivolgeva, in un ultimo colloquio, al suo direttore spirituale: “Padre, come mi accoglierà Iddio? . . . Io l’ho amato tanto, e tanto lo amo”. In questo intenso amore sta il supremo valore del carisma di un vero fratello dell’ordine di san Giovanni di Dio, la cui vocazione consiste proprio nel riproporre l’immagine di Cristo per ogni uomo incontrato nel proprio cammino, in un rapporto fatto di amore disinteressato e alimentato alla sorgente di un cuore puro.

7. “Chi salirà il monte del Signore / chi starà nel suo luogo santo?” (Sal 24, 3) - domanda la Chiesa con le parole del salmista nell’odierna solennità. E risponde:

“Chi ha mani innocenti e cuore puro, / chi non pronuncia menzogna” (Sal 24, 4).

Un tale uomo fu san Gaspare Bertoni. Un tale uomo fu Riccardo Pampuri. Così furono e sono tutti i santi, che ricordiamo oggi.

Insieme ad essi anche noi tutti viviamo quel “salire il monte del Signore”, monte spirituale.

Grazie a loro viene espressa e confermata in modo particolare la verità che: “Del Signore è la terra e quanto contiene, / l’universo e i suoi abitanti” (Sal 24, 1).

Sono del Signore!

Davvero: “beata la generazione che cerca il Signore, che cerca il volto del Dio di Giacobbe” (cf. Sal 24, 6).

Beati coloro che “dopo essere diventati simili a lui, lo vedono così come egli è (cf. 1 Gv 3, 2). Amen.

La sua Congregazione delle Stimmate di N. S. G. C., fecondata da tante sofferenze, si è gradualmente diffusa fuori Verona in altre città d'Italia, poi negli Stati Uniti, nel Brasile (dove presentemente conta 6 Vescovi), nel Cile, nelle Filippine e nei territori di missione: Sud Africa, Costa d'Avorio, Tanzania e Thailandia.

SOLENNE RITO DI BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI

Solennità di tutti i Santi
1° novembre 1975

   

I. La Chiesa ancora una volta esulta per cinque suoi eroici figli. In questo Anno Santo rifulge in modo particolare la nota della santità della Chiesa: «l'universale vocazione alla santità», posta in luce dal Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 39-42) per tutte le categorie della Chiesa - vescovi, sacerdoti, religiosi, laici di ogni condizione e stato - viene stupendamente confermata da queste figure, forti, umili, sconosciute finora ai più, eppure ricchissime di esempi mirabili, di richiami validissimi, che ce le rendono vicine, simili, imitabili, e ci scuotono col loro impegno di dedizione operosa a Dio e ai fratelli. Ancora una volta, in questi Beati, Dio viene glorificato; la Chiesa non cessa di generargli figli che diffondono il suo Nome mediante la loro testimonianza concreta e suadente delle virtù teologali. La Chiesa dispiega davanti al mondo il suo segreto più profondo e vitale, la corrente santificatrice che tutta la permea, scaturendo dal cuore stesso di Dio Uno e Trino. Ma anche il genere umano viene da essi nobilitato e abbellito, perché continua ad esprimere dal suo grembo campioni di umanità completa di fedeltà alla grazia, i quali ci dicono che, nonostante tutto, il bene c'è, il bene lavora, il bene si diffonde, sia pure silenzioso, e supera in definitiva con i suoi benèfici influssi il rumore assordante, ma sterile e deprimente, del male.

II. Abbiamo cinque figure che onorano l'età moderna, diverse nelle loro esperienze, e pur simili per il loro comune denominatore di anime consacrate a Dio nel sacerdozio o nella vita religiosa. Esse hanno tutte qualcosa da dirci nella loro vita, che richiederebbe, per ciascuna, una trattazione a sé.

1. El primero de los nuevos Beatos es Ezequiel Moreno, religioso y obispo, una gloria más de la España católica. Nacido en Alfaro (Logroño) el año 1848, ingresa luego en la familia de los Agustinos Recoletos, llevando su celo más allá de las fronteras de la Patria: primero en las Filipinas, donde es ordenado sacerdote y desarrolla su apostolado en Manila, en las islas Palawan, en Imus. Después, en el Colegio-Noviciado de Monteagudo (Navarra); como primer Vicario Apostólico de Casanare, en Colombia, y como Obispo de Pasto, siempre en Colombia. Su celo se demuestra siempre infatigable en el anuncio de la Palabra de Dios, en el ministerio del sacramento de la Penitencia, en el cuidado de los enfermos por el día y por la noche, en la firme defensa de su grey contra los errores del tiempo, pero mostrando un gran amor y delicadeza para con las personas equivocadas. Merecería un discurso especial su amor a la cruz, como se reflejó durante la dolorosa enfermedad que lo condujo a la muerte en el año 1906. ¡Ejemplo vivo de santidad para los Obispos, quienes «son dotados de la gracia sacramental, con la que, orando, ofreciendo el sacrificio y predicando, por medio de todo tipo de preocupación episcopal y de servicio, puedan cumplir perfectamente el cargo de la caridad pastoral. No teman entregar su vida por las ovejas, y, hechos modelo para su grey (Cfr. 1 Petr. 5, 3), estimulen a la Iglesia, con su ejemplo, a una santidad cada día mayor»! (Lumen Gentium, 41)

2. Gaspare Bertoni, sacerdote veronese, fondatore della Congregazione degli Stimmatini (1777-1853)! Giovane sacerdote formato alla scuola ignaziana, egli si prodiga per il bene dei concittadini curando le piaghe lasciate dalla guerra franco-austriaca; e avendo avvertito l'urgente necessità di curare la gioventù, che vedeva in balìa di se stessa, priva di formazione, egli nella povertà e nell'umiltà più assoluta raccoglie ragazzi e giovani nel suo primo oratorio, che sorge col nome di Coorte mariana. L'istituzione si diffonde nel nome di Maria per dare ai giovani una formazione completa: scolastica, umanistica, e soprattutto spirituale, con gli insostituibili mezzi della direzione spirituale e della pietà eucaristica e mariana. Nasce così, nel 1816, presso la chiesa delle Stimmate, la Congregazione dei Missionari apostolici (detti appunto Stimmatini) che, in epoca non ben disposta verso gli Ordini religiosi, doveva attendere all'opera di educazione giovanile mediante le scuole gratuite. Confessore esperto, dedica cure particolarissime alle vocazioni, sostiene col suo incoraggiamento opere nascenti, tra cui quelle della Marchesa di Canossa e della Naudet; e la sua vita è una continua immolazione, fino all'estrema purificazione della malattia: «ho bisogno di patire», furono le sue ultime parole. Vediamo in questa mite e preveggente figura l'apostolo dei giovani, che anche oggi indica la via da seguire per un avvenire sicuro della società.

3. Vincenzo Grossi, sacerdote cremonese, fondatore delle Figlie dell'Oratorio (1845-1917): ecco un altro apostolo della gioventù e un esempio sereno e suadente per i sacerdoti direttamente impegnati nella cura d'anime, i nostri ottimi Parroci di tutto il mondo, che trovano in lui un nuovo modello di santificazione e di zelo. Fu infatti Parroco per 44 anni, con tutti gli impegni che una tal vita comporta, dalla predicazione aggiornata e viva alla delicata premura per gli infermi, dalle cure spirituali a quelle amministrative. La dedizione che in lui era accesa dalla profonda fede lo spinge soprattutto a pensare alla fanciullezza e adolescenza, a cui dedica le sue sollecitudini, e per la quale fonda l'Istituto delle Figlie dell'Oratorio, che in particolare si occupa del catechismo nelle parrocchie: semplice, grande, insostituibile apostolato, senza il quale non si pone nessun fondamento solido nella vita cristiana! Don Grossi fu così: nella solidità delle sue generose virtù, nascoste nel silenzio, purificate dal sacrificio e dalla mortificazione, raffinate dall'obbedienza, egli ha lasciato un solco profondo nella Chiesa, che oggi lo propone a modello e lo prega come intercessore.

4. Una misteriosa e continua chiamata alla sofferenza: ecco sintetizzata la vita, breve e intensa, di Anna Michelotti, Giovanna Francesca della Visitazione, nata ad Annecy nel 1843, e morta a Torino nel 1888, a 44 anni; la spiritualità salesiana l'accompagna in questa traiettoria, segnata dalla povertà, dall'umiltà, dalle incomprensioni, dalle croci. I suoi amori, fin dalla fanciullezza, inculcati poi alle sue Piccole Serve del S. Cuore di Gesù, furono: il tabernacolo e gli ammalati poveri, per i quali fondo la sua Congregazione. E una luce di amore che brilla e si accende nei tuguri della grande città, che spesso ignora chi soffre; questa luce indica a noi tutti il puro amore di Dio che si immola per i più poveri e abbandonati.

5. Und schließlich ehrt die Kirche heute noch eine andere junge Ordensfrau, die Schwester Maria vom göttlichen Herzen Droste zu Vischering. Sie ist ein Ruhm für Deutschland, wo sie in Münster (1863) geboren wurde, wie auch für Portugal, wo sie später als Oberin im Konvent der Schwestern vom Guten Hirten in Porto unter schwierigsten Umständen so segensreich gewirkt hat und im Alter von 36 Jahren 1899 gestorben ist. Sie Stammt aus einer angesehenen Adelsfamilie. Zu noch höheren Ehren gelangte sie jedoch durch die außergewöhnlichen Gnaden, deren Gott sie teilhaftig werden ließ: durch die glühende Verehrung zum Heiligsten Herzen Jesu und durch die Liebe, die sie dazu drängte, sich der gefährdeten Jugend und der Armen anzunehmen. In gleicher Weise galt ihr unermüdlicher apostolischer Eifer der Förderung von Priesterberufen. Durch schweres und froh erduldetes Leiden für das Heil der Seelen selber ein wahres Abbild des ewigen Guten Hirten, wurde Schwester Maria vom göttlichen Herzen zur demütigen Botin einer Sendung, die unser Vorgänger Leo XIII. durch die Weihe des Menschengeschlechtes an das Heiligste Herz Jesu bestätigen sollte. Diese wurde wenige Tage vor dem Tode unserer neuen Seligen mit der Enzyklika «Annum sacrum» (vom 25. Mai 1899) angekündigt. Die Botschaft dieser verehrungswürdigen Dienerin Gottes unterstreicht ebenso wie die der seligen Michelotti in gegenwärtigen Internationalen Jahr der Frau die besondere Bedeutung, die der Frau in der Kirche als wirksamer Mitarbeiterin im göttlichen Heilsplan zukommt.

É falar também de Portugal, em particular, evocar a figura da nova Beata Maria do Divino Coração Droste zu Vischering. Aos numerosos peregrinos portugueses, pois, vindos com OS seus Bispos da pátria adoptiva da nova Bern-aventurada, pátria que ela tanto amou, e onde foi e é tanto amada, especialmente aos do Porto, onde a irmã Maria do Divino Coração passou Parte da sua vida e se 1209 guarda o seu corpo, um cordial saudar, na alegria desta assembleia e da Igreja inteira.

III. Il messaggio che ci fanno giungere i nuovi Beati è quello comune a tutti coloro che hanno preso sul serio il Vangelo: amore a Dio «con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente» (Matth. 22, 37), e amore al prossimo, come e più di se stessi. È la via regale alla santità, fuori della quale non si costruisce nulla di valido per il Regno di Dio. I Beati Moreno, Bertoni, Grossi, Michelotti e Droste hanno veramente amato così il Signore e i fratelli: e nelle espressioni pur differenziate della loro pietà come della loro vita, si ritrovano i lineamenti comuni della santità cristiana. Ma essi ci dicono, insieme, anche qualcosa di particolare: cioè la cura dei giovani; l'amore alla Croce e ai sofferenti; l'amore alla Madonna.

1. Le souci des jeunes: dans la diversité des initiatives et des œuvres, ces bienheureux ont tous perçu, avec une clairvoyance qui nous frappe, la nécessité de suivre les jeunes, parce qu'ils étaient certains que ces jeunes portent l'avenir de l'Eglise et de la société. Avertissement sérieux pour notre temps! Il doit faire réfléchir les Evêques, les prêtres, les religieux et religieuses. Il invite à se consacrer davantage et toujours mieux aux merveilleuses énergies de la jeunesse, capables d'assurer la vitalité de la communauté chrétienne, la santé des familles, la continuité des vocations, l'engagement généreux pour un avenir meilleur.

2. Our new Beati still speak to us about the love of the Cross, for all of them have suffered and desired to suffer even to the heights. of heroism. And this heroism has been all the greater in that it has been concealed in detachment, in poverty, in difficulties, in misunderstandings, in sickness and in a hidden life - just like a grain that falls into the earth and dies in order to produce much fruit (Cfr. Io. 12, 24). And with this same dedication they have loved those who more than anyone else have been marked by the Cross: the poor and the sick; for they have discovered in them the disfigured countenance of Christ. This is indeed a relevant lesson today, when the wave of hedonism, the search for comfort at any cost, and deafness to the needs of others are threatening to make people forget that the greater part of humanity suffers from material and spiritual ills. The civilization of a people is measured by its sensitivity in the face of suffering and its capacity to relieve it!

3. Die neuen Seligen sprechen zu uns ferner von ihrer Liebe zur heiligen Jungfrau Maria, die ihr Apostolat ständig beseelt und als leuchtendes Vorbild begleitet hat. Als Mutter Gottes und Mutter der Kirche wirkt Maria «in mütterlicher Liebe bei der Geburt und der Erziehung der Gläubigen mit» (Lumen Gentium, 63). Deshalb ist sie in einer besonderen Weise in dem verborgenen Leben der Heiligen gegenwärting. Wir wollen damit schließn, daI wir unsere Gedanken auf sie richten. Sie ist die Königin aller Heiligen, die wir heute verehren, und der Ruhm des Paradieses in der jungfräulichen Schönheit ihres verklärten Leibes, der der Tempel des menschgewordenen Gotteswortes wurde, wie auch im Glanz der unvergleichlichen Heiligkeit ihrer Seele, voil der Gnade.

Al elevar hoy Nuestro pensamiento reverente hacia la Santísima Virgen, guiado por el ejemplo de los nuevos Beatos, no podemos menos de poner de relieve una feliz coincidencia: Hace precisamente veinticinco años, en este mismo día y lugar, Nuestro Predecesor Pío XII proclamaba solemnemente la Asunción de María a los cielos, en una explosión de júbilo para la Iglesia: «todas las generaciones me llamarán bienaventurada» (Luc. 1, 48). A Ella encomendamos nuestras vidas, las vicisitudes diversas del mundo actual, la Iglesia entera. Que María nos asista, nos guíe, nos encuentre dispuestos y dóciles, como los nuevos Beatos, a consagrarnos con Ella y con ellos, como Ella y como ellos, a la gloria del Padre, del Hijo, del Espíritu Santo.