Giovanni Battista Piamarta

Giovanni Battista Piamarta

(1841-1913)

Beatificazione:

- 12 ottobre 1997

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 21 ottobre 2012

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 25 aprile

Sacerdote, fondatore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth e della Congregazione delle Suore Umili Serve del Signore, allo scopo di fornire ai giovani una formazione religiosa insieme all’apprendimento di un mestiere

  • Biografia
  • Omelia
  • Litterae Apostolicae
  • omelia di beatificazione
"Morirò qui dove sono, in mezzo ai miei giovani"

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

      San Giovanni Battista Piamarta nacque a Brescia il 26 novembre 1841 da genitori poveri e onesti: suo padre era barbiere, la madre, donna molto pia, ebbe un influsso decisivo sull’educazione del figlio; purtroppo morì quando egli aveva appena 9 anni. Fu affidato al nonno materno, persona dabbene, che ne ebbe molta cura: lo inviò a scuola e, nelle ore libere, gli faceva frequentare l’oratorio di S. Tom­maso, nella parrocchia dei SS. Faustino e Giovita.

    Fu quello un ambiente provvidenziale per il Beato: dotato di una bellissima voce di soprano, entrò a far parte del coro dell’orato­rio partecipando soprattutto alle funzioni liturgiche; tutti ne rimane­vano ammirati. Da allora la musica e il canto, che era del resto una tradizione di famiglia, gli saranno sempre cari: ne farà uno strumento di formazione per i suoi ragazzi.

    Ultimata la scuola, fu impegnato come apprendista materassaio presso alcuni parenti, che ne apprezzarono subito la bontà, la diligenza e l’operosità. Tredicenne, conobbe il parroco di Vallio (BS), Don Pan­crazio Pezzana, il quale si rese subito conto della sua disponibilità alla vita sacerdotale; ma, un po’ per la salute cagionevole, un po’ per mancanza di mezzi, Giovanni Battista dovette aspettare fino a 19 anni per entrare nel Seminario di Brescia. Qui, dal 1860 al 1865 si dedicò coscienziosamente allo studio, ma si distinse ancora di più nella pietà e nella disciplina. Il 23 dicembre del 1865 fu ordinato sacerdote.

    Per 18 anni e 10 mesi svolse un’intensa attività pastorale in qualità di Viceparroco: oltre tre anni a Carzago Riviera; quasi altri due anni a Bedizzole, con il suo benefattore Don Pezzana che ne aveva fatto espressamente richiesta all’Ordinario; infine per tredici anni con­secutivi, a S. Alessandro di Brescia (dicembre 1870 - ottobre 1883), ancora con Don Pezzana che ne apprezzava le qualità sacer­dotali.

    Fu proprio durante la sua permanenza nella parrocchia di S. Alessandro che il Piamarta rivelò le sue eccellenti doti e profuse le sue migliori energie. Si mostrò sempre obbediente, umile, laborioso, illibato, devoto, povero e distaccato, fedelissimo nell’adempimento dei suoi doveri pastorali: catechismo parrocchiale alle varie categorie di fedeli, predicazione, confessioni, direzione dell’oratorio, con assi­dua assistenza e formazione della gioventù; visite ai poveri, agli ammalati; somma cura della liturgia e del decoro della chiesa, dove rinnovò gli arredi sacri a proprie spese, senza rivendicare mai nulla. Quando l’obbedienza lo chiamò altrove, fu un rimpianto generale.

    Il 20 ottobre 1883 fu nominato Parroco di Pavone Mella: trovava un ambiente difficile, dove la massoneria svolgeva opera siste­matica di scristianizzazione. Con coraggio e generosità incominciò un’azione pastorale in profondità: catechismo domenicale, lotta al malcostume, oratorio per la gioventù, predicazione, confessioni, visite agli am­malati, assistenza ai poveri. Dava prova di avere preso sul serio la missione di salvare le anime e sentiva il dovere di guidarle con tutte le iniziative pastorali possibili, ma anche con l’esempio di  una vita sacerdotale santa. Gli anticlericali lo combattevano, ma il popolo lo apprezzava molto e lo seguiva, e lo ricorderà sempre come  un pastore «zelante, eccellente, ineccepibile in tutto».

    Nel frattempo, per iniziativa di Mons. Pietro Capretti, amico del Piamarta, e con la collaborazione del nostro Beato, il 3 dicembre 1886 fu inaugurato in Brescia l’Istituto dei «Figli di Maria» per la forma­zione cristiana e l’avviamento professionale dei giovani: una iniziativa lodevole e necessaria, che porterà i suoi frutti, ma che intanto incontrò notevoli difficoltà a incominciare da quelle di carattere economico.

    Per due mesi il Piamarta fece la spola fra la parrocchia di Pavone Mella e l’Istituto. Poco dopo il Vescovo lo invitava ad assumerne la direzione, rinunziando alla parrocchia. Pertanto il 1° febbraio 1887 lasciò Pavone Mella per prendere le redini dell’istituto «come direttore morale e disciplinare dei giovani» che allora erano soltanto quattro. E quando un anno dopo si parlava di chiudere, disse coraggiosamente al Vescovo: «No, Eccellenza, morirò qui con i miei giovanetti», che ormai erano già una ventina!

    La sua carità e il senso di paternità, che lo sosterranno sempre nella sua missione fra la gioventù, andavano progressivamente affer­mandosi. Armato di fiducia incrollabile nella Provvidenza, di spirito di sacrificio, il Beato affrontò povertà, rischi e fatiche con la benedizione dell’Ordinario. E fu così che divenne il vero Fondatore dell’Opera, ribattezzata «Istituto degli Artigianelli», dopo la morte di Mons. Capretti.

    L’Istituto si sviluppò meravigliosamente e rese incalcolabili benefici a tanti giovani, che altrimenti sarebbero rimasti abbandonati o quasi a se stessi, grazie all’incondizionata dedizione del Beato.

    Qualche anno dopo, nel 1895, ancora per interessamento del Piamarta e del parroco di Pompiano, Don Giovanni Bonsignori, sorse la Colonia Agricola di Remedello, per preparare cristianamente e tecnicamente i ragazzi della campagna desiderosi di coltivare la terra. Anche a Remedello il Piamarta tornerà spesso con la sua illimitata carica di umanità e di bontà.

    La sua carità non conosceva limiti: nel 1900 fondò la Congre­gazione maschile della S. Famiglia di Nazareth, approvata nel 1902, per provvedere alla cura delle sue opere. Nel 1911 sarà la volta della Congregazione delle Umili Serve del Signore, per la forma­zione cristiana e professionale delle ragazze: due fondazioni che con­tinuano ancora oggi la loro preziosa assistenza alla gioventù, nello spirito del Fondatore.

    Finché visse, il Piamarta continuò ad interessarsi premurosa­mente di tutti i problemi dei suoi Istituti, condividendone le gioie e le preoccupazioni quotidiane. Al tempo stesso, quando la salute glielo permetteva, attendeva specialmente alle confessioni, essendo assai ricercato da sacerdoti religiosi e laici. Pregava intensamente davanti al SS.mo e si preparava al grande incontro con Cristo, che sentiva vicino. Tema preferito delle sue lunghe meditazioni era la Passione e Morte del Signore: lo riteneva uno dei mezzi più efficaci anche per l’adora­zione eucaristica.

    Gli ultimi anni della sua esistenza furono un vero calvario: alla sciatica, dolorosissima, si aggiunsero disturbi cardiaci, di circola­zione e di stomaco, insonnia ed emiplegie seguite ad attacchi di paralisi. Ottenne la permuta dell’Ufficio divino e il permesso di poter celebrare la S. Messa della Beata Vergine Maria e dei Defunti.

    Il 9 aprile 1913, mentre era in visita alla Colonia di Remedello, ebbe un ultimo attacco. Intuì che l’ora suprema si avvicinava rapi­damente e l’attese con serenità di spirito. Il 23 seguente chiese ed ottenne il S. Viatico che ricevette con grande fervore. Poi si addor­mentò placidamente nel Signore: erano le ore 8 del 25 aprile 1913. Aveva 71 anni e 5 mesi, spesi tutti per raggiungere il cielo!

    A distanza di 13 anni, la salma fu traslata nella chiesa dell’Isti­tuto degli Artigianelli, in segno di riconoscenza verso il benemerito Fondatore, a perenne memoria della sua eroica carità.

    La Congregazione della S. Famiglia di Nazareth oggi è presente in tre continenti: in Europa (Italia) con dieci comunità; in America Latina con dieci comunità (quattro in Brasile del Nord, quattro in Brasile del Sud e due in Cile); in Africa (Angola) con due comunità e in Mozam­bico con una comunità.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della beatificazione

 

    Dal 1943 al 1948 si svolse il Processo Ordinario Informativo nella diocesi di Brescia. Nel 1958 vi fu un supplemento di istruttoria.

    Dopo la Introduzione della Causa (1963), furono celebrati i pro­cessi Apostolici (1967-1969), che furono riconosciuti validi giuridi­camente l’11 aprile 1970.

    Preparata la Positio super Virtutibus (1982), il 14 gennaio 1986 si svolse il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi ed il 4 marzo seguente la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi.

    Il Decretum super Virtutibus è stato promulgato il 22 marzo del 1986.

    L’Inchiesta diocesana sul presunto miracolo è stata istruita presso la Curia ecclesiastica di Brescia nel 1990.

    Il caso fu sottoposto all’esame dei Periti della Consulta Medica il 27 giugno 1996 e a quello dei Consultori Teologi l’8 dicembre 1996. I Cardinali e Vescovi Membri della Congregazione hanno riconosciuto l’inspiegabilità dell’evento e l’intercessione del Venera­bile Servo di Dio il 4 marzo 1997.

    Il Decretum super Miraculo fu promulgato l’8 aprile 1997.

    Il Beato Giovanni Paolo II celebrò il rito della beatifica­zione il 12 ottobre 1997, in Piazza San Pietro, in Vaticano.

 

b) In vista della canonizzazione

 

    In vista della canonizzazione, la Postulazione ha presentato alla Congregazione delle Cause dei Santi un’Inchiesta diocesana sulla guarigione ritenuta miracolosa del Sig. Estevam Figueiredo de Paula Pessoa da “mediastinite purulenta da perforazione esofagea compli­cata da pleurite e pericardite. Nel successivo decorso il malato ha avuto una emorragia massiva da lesione ulcerativa del colon trattata con colectomia e ileostomia. Decorso successivo con ascessi multipli addominali drenati chirurgicamente. Anuria trattata con emodialisi” (Relaz. Consulta Medica), avvenuta a Fortaleza (Brasile) nel 2003.

    Il materiale probatorio, è stato affidato allo studio di due Periti medico-legali della Congregazione delle Cause dei Santi, i quali hanno dato responso favorevole, permettendo così che si potesse procedere, con esito positivo, all’esame del caso da parte della Consulta Medica il giorno 20 dicembre 2007.

    Il Congresso dei Consultori Teologi, il 2 luglio 2011, ha ravvi­sato all’unanimità l’intervento miracoloso di Dio per intercessione del Beato.

    La Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi del 18 ottobre 2011 ha giudicato la guarigione come un vero miracolo.

    Sua Santità Benedetto XVI ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decretum super Miraculo.

CAPPELLA PAPALE
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

GIACOMO BERTHIEU
PEDRO CALUNGSOD
GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA
MARIA DEL MONTE CARMELO SALLÉS Y BARANGUERAS
MARIANNA COPE
CATERINA TEKAKWITHA
ANNA SCHÄFFER

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI

Piazza San Pietro
Domenica, 21 ottobre 2012

 

 

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr Mc 10,45).

Venerati Fratelli,
cari fratelli e sorelle!

Oggi la Chiesa ascolta ancora una volta queste parole di Gesù, pronunciate durante il cammino verso Gerusalemme, dove si doveva compiere il suo mistero di passione, morte e risurrezione. Sono parole che contengono il senso della missione di Cristo sulla terra, segnata dalla sua immolazione, dalla sua donazione totale. In questa terza domenica di ottobre, nella quale si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, la Chiesa le ascolta con particolare intensità e ravviva la consapevolezza di essere tutta intera in perenne stato di servizio all’uomo e al Vangelo, come Colui che ha offerto se stesso fino al sacrificio della vita.

Rivolgo il mio saluto cordiale a tutti voi, che riempite Piazza San Pietro, in particolare le Delegazioni ufficiali e i pellegrini venuti per festeggiare i sette nuovi Santi. Saluto con affetto i Cardinali e i Vescovi che in questi giorni stanno partecipando all’Assemblea sinodale sulla Nuova Evangelizzazione. E’ felice la coincidenza tra questa Assise e la Giornata Missionaria; e la Parola di Dio che abbiamo ascoltato risulta illuminante per entrambe. Essa mostra lo stile dell’evangelizzatore, chiamato a testimoniare ed annunciare il messaggio cristiano conformandosi a Gesù Cristo, seguendo la sua stessa vita. Questo vale sia per la missione ad gentes, sia per la nuova evangelizzazione nelle regioni di antica cristianità.

Il Figlio dell’uomo è venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (cfr Mc 10, 45).

Queste parole hanno costituito il programma di vita dei sette Beati che oggi la Chiesa iscrive solennemente nella gloriosa schiera dei Santi. Con eroico coraggio essi hanno speso la loro esistenza nella totale consacrazione a Dio e nel generoso servizio ai fratelli. Sono figli e figlie della Chiesa, che hanno scelto la vita del servizio seguendo il Signore. La santità nella Chiesa ha sempre la sua sorgente nel mistero della Redenzione, che viene prefigurato dal profeta Isaia nella prima Lettura: il Servo del Signore è il Giusto che «giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità» (Is 53,11); questo Servo è Gesù Cristo, crocifisso, risorto e vivo nella gloria. L’odierna canonizzazione costituisce un’eloquente conferma di tale misteriosa realtà salvifica. La tenace professione di fede di questi sette generosi discepoli di Cristo, la loro conformazione al Figlio dell’Uomo risplende oggi in tutta la Chiesa.

Jacques Berthieu, né en 1838, en France, fut très tôt passionné de Jésus-Christ. Durant son ministère de paroisse, il eut le désir ardent de sauver les âmes. Devenu jésuite, il voulait parcourir le monde pour la gloire de Dieu. Pasteur infatigable dans l’île Sainte Marie puis à Madagascar, il lutta contre l’injustice, tout en soulageant les pauvres et les malades. Les Malgaches le considéraient comme un prêtre venu du ciel, disant : Vous êtes notre ‘père et mère’ ! Il se fit tout à tous, puisant dans la prière et dans l’amour du Cœur de Jésus la force humaine et sacerdotale d’aller jusqu’au martyre en 1896. Il mourut en disant : ‘Je préfère mourir plutôt que renoncer à ma foi’. Chers amis, que la vie de cet évangélisateur soit un encouragement et un modèle pour les prêtres, afin qu’ils soient des hommes de Dieu comme lui ! Que son exemple aide les nombreux chrétiens persécutés aujourd’hui à cause de leur foi ! Puisse en cette Année de la foi, son intercession porter des fruits pour Madagascar et le continent africain ! Que Dieu bénisse le peuple malgache !

[Jacques Berthieu, nato nel 1838, in Francia, fu ben presto conquistato da Gesù Cristo. Durante il suo ministero in parrocchia, ebbe il desiderio ardente di salvare le anime. Diventato gesuita, voleva percorrere il mondo per la gloria di Dio. Pastore infaticabile nell’Isola Santa Maria e poi nel Madagascar, lottò contro l’ingiustizia, mentre recava sollievo ai poveri e ai malati. I Malgasci lo consideravano come un sacerdote venuto dal cielo, dicendo: Lei è il nostro ‘padre e madre’! Si fece tutto a tutti, attingendo nella preghiera e nell’amore del Cuore di Gesù la forza umana e sacerdotale di giungere fino al martirio nel 1896. Morì dicendo: «Preferisco morire piuttosto che rinunciare alla mia fede». Cari amici, la vita di questo evangelizzatore sia un incoraggiamento e un modello per i sacerdoti, affinché siano uomini di Dio come lui! Il suo esempio aiuti i numerosi cristiani oggi perseguitati a causa della fede! Possa la sua intercessione, in questo Anno della fede, portare frutti per il Madagascar e il continente africano! Dio benedica il popolo malgascio!]

Pedro Calungsod was born around the year 1654, in the Visayas region of the Philippines. His love for Christ inspired him to train as a catechist with the Jesuit missionaries there. In 1668, along with other young catechists, he accompanied Father Diego Luis de San Vitores to the Marianas Islands in order to evangelize the Chamorro people. Life there was hard and the missionaries faced persecution arising from envy and slander. Pedro, however, displayed deep faith and charity and continued to catechize his many converts, giving witness to Christ by a life of purity and dedication to the Gospel. Uppermost was his desire to win souls for Christ, and this made him resolute in accepting martyrdom. He died on 2 April 1672. Witnesses record that Pedro could have fled for safety but chose to stay at Father Diego’s side. The priest was able to give Pedro absolution before he himself was killed. May the example and courageous witness of Pedro Calungsod inspire the dear people of the Philippines to announce the Kingdom bravely and to win souls for God!

[Pedro Calungsod nacque intorno al 1654, nella regione di Visayas nelle Filippine. Il suo amore per Cristo lo spinse a prepararsi per diventare catechista con i missionari Gesuiti di quel luogo. Nel 1668, assieme ad altri giovani catechisti, accompagnò il P. Diego Luis de San Vitores alle Isole Marianas per evangelizzare il popolo Chamorro. La vita là era dura e i missionari soffrirono persecuzioni a causa di invidie e calunnie. Pedro, però, dimostrò fede e carità profonde e continuò a catechizzare i molti convertiti, dando testimonianza a Cristo mediante una vita di purezza e di dedizione al Vangelo. Molto intenso era il suo desiderio di guadagnare anime a Cristo, e ciò lo rese risoluto nell’accettare il martirio. Morì il 2 aprile 1672. Testimoni raccontano che Pedro avrebbe potuto mettersi in salvo ma scelse di rimanere al fianco di P. Diego. Il sacerdote ebbe modo di dare l’assoluzione a Pedro prima di essere lui stesso ucciso. Possano l’esempio e la coraggiosa testimonianza di Pedro Calungsod ispirare le care popolazioni delle Filippine ad annunciare il Regno di Dio con forza e guadagnare anime a Dio!]

Giovanni Battista Piamarta, sacerdote della diocesi di Brescia, fu un grande apostolo della carità e della gioventù. Avvertiva l’esigenza di una presenza culturale e sociale del cattolicesimo nel mondo moderno, pertanto si dedicò all’elevazione cristiana, morale e professionale delle nuove generazioni con la sua illuminata carica di umanità e di bontà. Animato da fiducia incrollabile nella Divina Provvidenza e da profondo spirito di sacrificio, affrontò difficoltà e fatiche per dare vita a diverse opere apostoliche, tra le quali: l’Istituto degli Artigianelli, l’Editrice Queriniana, la Congregazione maschile della Santa Famiglia di Nazareth e la Congregazione delle Umili Serve del Signore. Il segreto della sua intensa ed operosa vita sta nelle lunghe ore che egli dedicava alla preghiera. Quando era oberato di lavoro, aumentava il tempo per l’incontro, cuore a cuore, con il Signore. Preferiva le soste davanti al santissimo Sacramento, meditando la passione, morte e risurrezione di Cristo, per attingere forza spirituale e ripartire alla conquista del cuore della gente, specie dei giovani, per ricondurli alle sorgenti della vita con sempre nuove iniziative pastorali.

«Que tu misericordia, Señor, venga sobre nosotros como lo esperamos de ti». Con estas palabras, la liturgia nos invita a hacer nuestro este himno al Dios creador y providente, aceptando su plan en nuestras vidas. Así lo hizo Santa María del Carmelo Sallés y Barangueras, religiosa nacida en Vic, España, en mil ochocientos cuarenta y ocho. Ella, viendo colmada su esperanza, después de muchos avatares, al contemplar el progreso de la Congregación de Religiosas Concepcionistas Misioneras de la Enseñanza, que había fundado en mil ochocientos noventa y dos, pudo cantar junto a la Madre de Dios: «Su misericordia llega a sus fieles de generación en generación». Su obra educativa, confiada a la Virgen Inmaculada, sigue dando abundantes frutos entre la juventud a través de la entrega generosa de sus hijas, que como ella se encomiendan al Dios que todo lo puede.

[«Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo». Con queste parole, la liturgia ci invita a fare nostro questo inno a Dio creatore e provvidente, accettando il suo progetto nella nostra vita. Così fece santa Maria del Carmelo Sallés y Barangueras, religiosa nata a Vic, in Spagna, nel 1848. Ella, vedendo realizzata la sua speranza, dopo molte vicissitudini, contemplando lo sviluppo della Congregazione delle Religiose Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento, che aveva fondato nel 1892, poté cantare insieme con la Madre di Dio: «Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono». La sua opera educativa, affidata alla Vergine Immacolata, continua a portare frutti abbondanti in mezzo alla gioventù mediante l’impegno generoso delle sue figlie, che come lei si pongono nelle mani del Dio che tutto può.]

I now turn to Marianne Cope, born in 1838 in Heppenheim, Germany. Only one year old when taken to the United States, in 1862 she entered the Third Order Regular of Saint Francis at Syracuse, New York. Later, as Superior General of her congregation, Mother Marianne willingly embraced a call to care for the lepers of Hawaii after many others had refused. She personally went, with six of her fellow sisters, to manage a hospital on Oahu, later founding Malulani Hospital on Maui and opening a home for girls whose parents were lepers. Five years after that she accepted the invitation to open a home for women and girls on the island of Molokai itself, bravely going there herself and effectively ending her contact with the outside world. There she looked after Father Damien, already famous for his heroic work among the lepers, nursed him as he died and took over his work among male lepers. At a time when little could be done for those suffering from this terrible disease, Marianne Cope showed the highest love, courage and enthusiasm. She is a shining and energetic example of the best of the tradition of Catholic nursing sisters and of the spirit of her beloved Saint Francis.

[Rivolgo ora lo sguardo a Marianne Cope, nata nel 1838 ad Heppenheim, in Germania. Quando aveva un anno soltanto fu portata negli Stati Uniti, e nel 1862 entrò nel Terz’Ordine Regolare di san Francesco a Syracuse, New York. In seguito, come Superiora Generale della sua Congregazione, Madre Marianne accolse di sua volontà una chiamata a prendersi cura dei lebbrosi delle Hawaii, dopo che molti altri avevano rifiutato. Si recò là con sei consorelle, per gestire un ospedale a Oahu e successivamente fondare l’ospedale Malulani a Maui ed aprire una casa per ragazze i cui genitori erano lebbrosi. Dopo cinque anni, accettò l’invito ad aprire una casa per donne e ragazze nella stessa isola di Molokai, coraggiosamente andandovi lei stessa ed in pratica terminando il proprio contatto con il mondo esterno. Là si prese cura di padre Damiano, già famoso per la sua eroica attività fra i lebbrosi, curandolo sino alla morte e prendendone il posto fra i lebbrosi maschi. Quando ancora si poteva fare poco per quanti soffrivano di questa terribile malattia, Marianne Cope dimostrò l’amore, il coraggio e l’entusiasmo più alti. Ella è un luminoso e forte esempio della migliore tradizione cattolica nell’accudire alle sorelle e dello spirito del suo amato san Francesco.]

Kateri Tekakwitha was born in today’s New York state in 1656 to a Mohawk father and a Christian Algonquin mother who gave to her a sense of the living God. She was baptized at twenty years of age and, to escape persecution, she took refuge in Saint Francis Xavier Mission near Montreal. There she worked, faithful to the traditions of her people, although renouncing their religious convictions until her death at the age of twenty-four. Leading a simple life, Kateri remained faithful to her love for Jesus, to prayer and to daily Mass. Her greatest wish was to know and to do what pleased God.

[Kateri Tekakwitha nacque nell’odierno stato di New York nel 1656 da padre Mohawk e da madre cristiana algonchina, che le trasmise il senso del Dio vivente. Fu battezzata all’età di vent’anni e, per fuggire dalle persecuzioni, si rifugiò nella missione di san Francesco Saverio vicino a Montreal. Là lavorò, fedele alle tradizioni del suo popolo - anche se rinunciò alle convinzioni religiose della sua gente - sino alla morte all’età di 24 anni. Vivendo un’esistenza semplice, Kateri rimase fedele al suo amore per Gesù, alla preghiera e alla Messa quotidiana. Il suo più grande desiderio era conoscere Dio e fare ciò che a Lui piace.]

Kateri nous impressionne par l’action de la grâce dans sa vie en l’absence de soutiens extérieurs, et par son courage dans sa vocation si particulière dans sa culture. En elle, foi et culture s’enrichissent mutuellement ! Que son exemple nous aide à vivre là où nous sommes, sans renier qui nous sommes, en aimant Jésus ! Sainte Kateri, protectrice du Canada et première sainte amérindienne, nous te confions le renouveau de la foi dans les premières nations et dans toute l’Amérique du Nord ! Que Dieu bénisse les premières nations !

[Kateri ci impressiona per l’azione della grazia nella sua vita in assenza di sostegni esterni, e per il coraggio nella vocazione tanto particolare nella sua cultura. In lei, fede e cultura si arricchiscono a vicenda! Il suo esempio ci aiuti a vivere là dove siamo, senza rinnegare ciò che siamo, amando Gesù! Santa Kateri, patrona del Canada e prima santa amerinda, noi ti affidiamo il rinnovamento della fede nelle prime nazioni e in tutta l’America del Nord! Dio benedica le prime nazioni!]

Anna Schäffer aus Mindelstetten wollte als Jugendliche in einen Missionsorden eintreten. Da sie aus einfachen Verhältnissen stammte, versuchte sie die nötige Aussteuer für die Aufnahme ins Kloster als Dienstmagd zu verdienen. In dieser Stellung erlitt sie einen schweren Unfall mit unheilbaren Verbrennungen an den Beinen, der sie für ihr ganzes weiteres Leben ans Bett fesselte. So wurde ihr das Krankenlager zur Klosterzelle und das Leiden zum Missionsdienst. Sie haderte zunächst mit ihrem Schicksal, verstand ihre Situation dann aber als einen liebevollen Ruf des Gekreuzigten in seine Nachfolge. Gestärkt durch die tägliche Kommunion wurde sie zu einer unermüdlichen Fürsprecherin im Gebet und zu einem Spiegel der Liebe Gottes für viele Ratsuchende. Ihr Apostolat des Betens und des Leidens, des Opferns und des Sühnens sei den Gläubigen in ihrer Heimat ein leuchtendes Vorbild, ihre Fürbitte stärke die christliche Hospizbewegung in ihrem segensreichen Wirken.

[Anna Schäffer di Mindelstetten, da giovane, voleva entrare a far parte di un Ordine religioso missionario. Essendo di modesta provenienza, cercò di guadagnare come domestica la dote necessaria per essere accolta in convento. In questo lavoro ebbe un grave incidente con ustioni inguaribili alle gambe, che la costrinsero al letto per tutta la vita. Così, il letto di dolore diventò per lei cella conventuale e la sofferenza costituì il suo servizio missionario. Inizialmente si lamentava della propria sorte, ma poi giunse a interpretare la sua situazione come una chiamata amorevole del Crocifisso a seguirLo. Confortata dalla Comunione quotidiana, ella diventò un’instancabile strumento di intercessione nella preghiera e un riflesso dell’amore di Dio per molte persone che cercavano il suo consiglio. Possa il suo apostolato di preghiera e di sofferenza, di sacrificio e di espiazione costituire un esempio luminoso per i fedeli nella sua Patria, e la sua intercessione rafforzi il movimento cristiano di hospice [centri di cure palliative per malati terminali] nel loro benefico servizio.]

Cari fratelli e sorelle! Questi nuovi Santi, diversi per origine, lingua, nazione e condizione sociale, sono uniti con l’intero Popolo di Dio nel mistero di salvezza di Cristo, il Redentore. Insieme a loro, anche noi qui riuniti con i Padri sinodali venuti da ogni parte del mondo, con le parole del Salmo proclamiamo al Signore che «egli è nostro aiuto e nostro scudo», e lo invochiamo: «Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo» (Sal 32,20-22). Possa la testimonianza dei nuovi Santi, della loro vita generosamente offerta per amore di Cristo, parlare oggi a tutta la Chiesa, e la loro intercessione possa rafforzarla e sostenerla nella sua missione di annunciare il Vangelo al mondo intero.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

IOANNES PAULUS PP. II

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    «Impendam et superimpendar ipse pro animabus vestris» (2 Cor 12, 15).

    Spiritus Domini, qui Ecclesiam suam numquam derelinquit, ardens suscitavit in corde sacerdotis Ioannis Baptistae Piamarta salutis iuvenum studium, praesertim eorum qui opus faciunt.

    Dignus Christi minister natus est Brixiae die xxvi mensis Novembris anno mdcccxli humillima de familia et, matre orbatus, a probis sacerdotibus in oratorio S. Thomae est educatus. Ad sacer­dotium se accommodavit in Seminario dioecesano atque die xxiii mensis Decembris anno mdccclxv ordinationem presbyteralem accepit. Viginti per annos, primum vicarius postea autem parochus, se dicavit ministerio paroeciali inter rusticos et urbanos homines, ibique eminuit amore pauperum et aegrotantium, assidua oratione et liturgiae cura, constanter et sapienter se dedendo catechesi tradendae. In difficilibus rerum adiunctis, in quibus iuvenes versabantur, opere orbati et gravi spirituali periculo vexati, diu meditatus est operis institutionem quod necessitatibus eorum occurreret. Una cum presby­tero Petro Capretti, qui clarus exstitit pauperum clericorum institutor, integris viribus se dedidit Instituto Artigianelli a se condito, in quo plurimi iuvenes ad opus navandum aptantur, ad vitam civilem adque christianam virtutem. Nec defuerunt angustiae, conflictationes et destitutiones, quas omnes ipse constanti animo toleravit, arbitratus sibi divinitus concreditum esse munus instituendi iuvenes, atque non intermissa sustentatus oratione. Vir admodum operosus, in primis coluit vitam absconditam in Christo. Paulum apostolum est imitatus, cuius sententiam «Mihi vivere Christus est» in se ipso conatus est efficere. Numquam ei pauperrimo defuit fiducia in divina Providentia. Instanter hortatus est gratum animum erga benefactores. Ab iuveni­bus, quos aluit, habitus est pater sollicitus et sapiens, severus simul et indulgens. Anno mdcccxcv, una cum strenuo Patre Ioanne Bonsigno­ri, viro rerum rusticarum peritissimo, Coloniam rusticam in Remedello condidit, scholam quandam quae mox facta est novae agriculturae lumen.

    Persuasum sibi habens sine bona doctrina iuvenes non posse novis occurrere temporibus contentionibus religiosis, politicis et socialibus vexatis, inchoavit ipse validam libris edendis operam. Operam secum navantibus proposuit exemplar Sacrae Familiae Nazarethanae; ita orta est, anno mcm, Congregatio Sacrae Familiae a Nazareth. Cum Matre Elisabetha Baldo constituit deinde etiam feminarum Congregationem, quam nominare voluit Humilium Serva­rum Domini. Mortuus est die xxv mensis Aprilis anno mcmxiii, cum sibi nominis famam acquisivisset patris amantissimi, educatoris exculti atque exemplar reliquisset insignis sanctitatis sacerdotalis et religiosae.

    Sanctitatis fama, qua in vita est circumfusus, post mortem eum prosecuta est, quamobrem Episcopus Brixiensis anno mcmxliii Causam beatificationis et canonizationis inchoavit. Expletis quae iure statuta sunt, Nos Ipsi die xxii mensis Martii anno mcmlxxxvi declaravimus Servum Dei exercuisse heroico in gradu virtutes theologales, cardinales iisque adnexas. Aliquot post annos apud Curiam Brixiensem celebrata est canonica inquisitio de quadam mirabili sanatione, eius intercessioni attributa. Effectis consuetis examinationibus medicorum, deindeque etiam theologorum Cardina­lium et Episcoporum certo cum exitu, coram Nobis promulgatum est decretum de miro die viii mensis Aprilis anno mcmxcvii. Decre­vimus ergo ut beatificationis ritus perageretur die xii inse­quentis mensis Octobris.

    Hodie igitur in Petriano Foro, inter sacra hanc elocuti sumus Canonizationis formulam:

    Nos, vota Fratrum Nostrorum Iesu Humberti Velázquez Garay, Episcopi Celayensis, Brunonis Foresti, Archiepiscopi-Episcopi Bri­xiensis, Rochi Talucci, Episcopi Tursiensis-Lacunerulonensis, Alberti Houssiau, Episcopi Leodiensis, et Richardi Fontana, Archiepi­scopi Spoletani-Nursini, necnon plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Elias a Succursu Nieves, Ioannes Baptista Piamarta, Dominicus Lentini, Maria a Iesu Aemilia d’Oultremont vidua van der Linden d’Hooghvorst et Maria Teresia Fasce Beato­rum nomine in posterum appellentur, eorumque festum: Eliae a Succursu Nieves die decima Octobris; Ioannis Baptistae Piamarta die vicesima sexta Aprilis; Dominici Lentini die vicesima quinta Februarii; Mariae a Iesu Aemiliae d’Oultremont viduae van der Linden d’Hooghvorst die undecima Octobris; et Mariae Teresiae Fasce die duodecima Octobris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Qua quidem feliciter pronuntiata formula et sueta etiam oratione habita de vita et virtutibus Beatorum, quos modo publice nomina­vimus, eos venerati sumus summaque Ipsi cum religione primi invocavimus, universa cum christifidelium assistente turba magno­pere laetantes de his novis Beatis, qui inter tot Ecclesiae filios filiasque veluti stellae splendentes mirabiliter emicuerunt atque pro multis hominibus his nostris difficilioribus temporibus singularia vitae christianae constituti sunt exemplaria et praestantes magistri.

    Quae autem statuta hic sunt, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibusvis nihil obstantibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die xii mensis Octobris, anno mcmxcvii, Pontificatus Nostri undevi­cesimo.

 

 

De mandato Summi Pontificis

Angelus Card. Sodano

 

Secretarius  Status

 

 

Loco + Sigilli

In Secret. Status tab., n. 429.245

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO:
ELÍAS DEL SOCORRO NIEVES, GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA,
DOMENICO LENTINI, MARIA DI GESÙ ÉMILIE D'OUTREMONT
E MARIA TERESA FASCE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 12 ottobre 1997

 

1."Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?" (Mc 10, 17).

Questa domanda, che nell'odierno testo evangelico viene posta da un giovane, nel corso dei secoli è stata rivolta a Cristo da innumerevoli generazioni di uomini e donne, giovani e anziani, chierici e laici.

"Che cosa devo fare per avere la vita eterna?". E' l'interrogativo fondamentale di ogni cristiano. Conosciamo bene la risposta di Cristo. Egli ricorda al suo interlocutore innanzitutto l'osservanza dei Comandamenti: "Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre" (Mc 10, 19; cfr Es 20, 12-16). Il giovane replica con entusiasmo: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza" (Mc 10, 20). A quel punto, sottolinea il Vangelo, il Signore lo guarda con amore ed aggiunge: "Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri ed avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Il giovane, però, leggiamo nel seguito del racconto, "rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni" (Mc 10, 21-22).

2. I nuovi Beati, oggi elevati alla gloria degli altari, hanno invece accolto con prontezza ed entusiasmo l'invito di Cristo: "Vieni e seguimi!" e l'hanno seguito sino alla fine. Si è così rivelata in loro la potenza della grazia di Dio e nella loro esistenza terrena sono giunti a compiere persino quanto umanamente sembrava impossibile. Avendo riposto ogni fiducia in Dio, tutto per loro è divenuto possibile. Ecco perché sono oggi lieto di presentarli come esempi della fedele sequela di Cristo. Essi sono: Elias del Soccorso Neves, Martire, Sacerdote professo dell'Ordine di sant'Agostino; Giovanni Battista Piamarta, Sacerdote della Diocesi di Brescia; Domenico Lentini, Sacerdote della Diocesi di Tursi-Lagonegro; Maria di Gesù, al secolo Émilie d'Hooghvorst, Fondatrice dell'Istituto delle Suore di Maria Riparatrice; Maria Teresa Fasce, Monaca professa dell'Ordine di sant'Agostino.

3. "Allora Gesù, fissatolo, lo amò" (Mc 10, 21). Queste parole del testo evangelico evocano l'esperienza spirituale ed apostolica del sacerdote Giovanni Piamarta, Fondatore della Congregazione della Sacra Famiglia di Nazareth, che oggi contempliamo nella gloria celeste. Anch'egli, seguendo l'esempio di Cristo, seppe portare tanti fanciulli e giovani ad incontrare lo sguardo amoroso ed esigente del Signore. Quanti, grazie alla sua opera pastorale, poterono avviarsi con gioia nella vita avendo appreso un mestiere e soprattutto avendo potuto incontrare Gesù ed il suo messaggio di salvezza! L'opera apostolica del novello Beato è poliedrica ed abbraccia molti campi del vivere sociale: dal mondo del lavoro a quello agricolo, dall'educazione scolastica al settore dell'editoria. Egli ha lasciato una grande impronta di sé nella Diocesi di Brescia e nell'intera Chiesa.

Dove questo straordinario uomo di Dio attingeva l'energia sufficiente per la sua molteplice attività? La risposta è chiara: la preghiera assidua e fervorosa era la sorgente dell'ardore apostolico instancabile e dell'attrattiva benefica che esercitava su tutti coloro che avvicinava. Egli stesso affermava, come ricordano le testimonianze dei contemporanei: "Con la preghiera si diviene forti della medesima fortezza di Dio . . . Omnia possum". Tutto è possibile con Dio, per Lui e con Lui.

4. "Sia su di noi la bontà del Signore, nostro Dio" (Salmo resp.). La consapevolezza profonda della bontà del Signore animava il Beato Domenico Lentini, il quale nella sua predicazione itinerante non si stancava di proporre l'invito alla conversione e al ritorno a Dio. Per questo la sua attività apostolica era accompagnata dall'assiduo ministero del confessionale. Sapeva bene, infatti, che nella celebrazione del sacramento della Penitenza il sacerdote diviene dispensatore della misericordia divina e testimone della nuova vita che nasce grazie al pentimento del penitente ed al perdono del Signore.

Sacerdote dal cuore indiviso, seppe coniugare la fedeltà a Dio con la fedeltà all'uomo. Con ardente carità si rivolse in particolare ai giovani, che educava ad essere saldi nella fede, ed ai poveri, ai quali offriva tutto ciò di cui disponeva con un'assoluta fiducia nella divina Provvidenza. La totale dedizione al ministero fece di lui, secondo l'espressione del mio venerato Predecessore il Papa Pio XI, "un prete ricco solo del suo sacerdozio".

5. Nella seconda Lettura della liturgia, abbiamo ascoltato: «la parola di Dio è viva... essa penetra fino al punto di divisione dell'anima» (Eb 4, 12). Émilie d'Hooghvorst ha accolto questa parola nel più profondo di se stessa. Imparando a sottomettersi alla volontà di Dio, compie innanzitutto la missione di ogni coppia cristiana: fare del propria famiglia «il santuario domestico della Chiesa» (Apostolicam actuositatem, n. 11). Divenuta vedova e animata dal desiderio di partecipare al mistero pasquale, Madre Maria di Gesù fonda la Società di Maria Riparatrice. Attraverso la sua vita di preghiera, ci ricorda che è nell'adorazione eucaristica che attingiamo alla sorgente della vita che è Cristo e troviamo la forza per la missione quotidiana. Che ognuno di noi, qualsiasi sia la sua condizione di vita, sappia «ascoltare la voce di Cristo», «che deve essere la regola della nostra esistenza», come lei amava dire!

Questa beatificazione è anche per le religiose di Maria Riparatrice un incoraggiamento a proseguire il loro apostolato, con un'attenzione rinnovata agli uomini del nostro tempo. Conformemente al loro carisma, esse risponderanno alla loro missione: risvegliare la fede nei nostri contemporanei e aiutarli nella loro crescita spirituale, partecipando così attivamente all'edificazione della Chiesa.

6. Gesù avverte i discepoli, meravigliati dinanzi alle difficoltà ad entrare nel Regno: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio. Perché tutto è possibile presso Dio» (Mc 10, 27). Accolse questo messaggio Padre Elías del Socorro Nieves, sacerdote agostiniano, che oggi viene elevato agli onori degli altari come martire della fede. La totale fiducia in Dio e nella Vergine del Soccorso, alla quale era molto devoto, caratterizzò tutta la sua vita e il suo ministero sacerdotale, esercitato con abnegazione e spirito di servizio, senza lasciarsi scoraggiare dagli ostacoli, dai sacrifici e dai pericoli. Questo fedele religioso agostiniano seppe trasmettere la speranza in Cristo e nella Provvidenza divina.

La vita e il martirio di Padre Nieves, che, nonostante il rischio che correva, non volle abbandonare i suoi fedeli, sono di per sé un invito a rinnovare la fede in Dio che tutto può. Affrontò la morte con integrità, benedicendo i suoi carnefici e rendendo testimonianza della sua fede in Cristo. La Chiesa in Messico può oggi contare su un nuovo modello di vita e su un potente intercessore che l'aiuterà a rinnovare la sua vita cristiana; i suoi fratelli agostiniani hanno ora un altro esempio da imitare nella loro costante ricerca di Dio, nella fratellanza e nel servizio al Popolo di Dio. Per tutta la Chiesa è un segno eloquente dei frutti di santità che la potenza della grazia di Dio produce in seno ad essa.

7. La prima Lettura, tratta dal Libro della Sapienza, ci ricorda che la sapienza e la prudenza scaturiscono dalla preghiera: "Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza" (Sap 7, 7). Queste parole ben si applicano alla vicenda terrena di un'altra novella Beata, Maria Teresa Fasce, la quale visse nella costante contemplazione del mistero di Cristo. La Chiesa la indica oggi come fulgido esempio di sintesi vivente tra vita contemplativa e umile testimonianza di solidarietà verso gli uomini, specialmente verso i più poveri, umili, abbandonati, sofferenti.

La Famiglia agostiniana vive oggi una giornata straordinaria, perché vede uniti nella gloria degli altari i rappresentanti dei due rami dell'Ordine, quello apostolico con il Beato Elias del Soccorso Neves e quello contemplativo con la Beata Maria Teresa Fasce. Il loro esempio costituisce per i religiosi e le religiose agostiniani motivo di letizia e di legittima soddisfazione. Possa questo giorno essere anche provvidenziale occasione per un rinnovato impegno nella totale e fedele consacrazione a Dio e nel generoso servizio ai fratelli.

8. "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo" (Mc 10, 12). Ciascuno di questi nuovi Beati ha udito questa essenziale puntualizzazione di Cristo ed ha capito dove cercare l'originaria fonte della santità. Dio è la pienezza del bene che tende per se stesso a diffondersi: "Bonum est diffusivum sui" (San Tommaso d'Aquino, Summa Theol., I, q.5, a.4. ad 2). Il sommo Bene vuole donare se stesso e rendere a sé somiglianti quanti lo cercano con cuore sincero. Egli desidera santificare coloro che sono disposti a lasciare ogni cosa per seguire il Figlio suo incarnato.

Il primo scopo di questa celebrazione è dunque quello di lodare Dio, fonte di ogni santità. Rendiamo gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, poiché i nuovi Beati, battezzati nel nome della Santissima Trinità, hanno collaborato con perseverante eroismo con la grazia di Dio. Divenuti pienamente partecipi della vita divina, essi contemplano ora la gloria del Signore faccia a faccia, godendo i frutti delle beatitudini proclamate da Gesù nel "Discorso della montagna": "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli" (Mt 5, 3). Sì, il Regno dei cieli appartiene a questi fedeli servi di Dio, che hanno seguito Cristo sino alla fine, fissando lo sguardo su di Lui. Con la loro esistenza essi hanno reso testimonianza a Colui che per loro e per tutti è morto in Croce ed è risorto.

Gioisce la Chiesa tutta intera, madre dei santi e dei beati, grande famiglia spirituale degli uomini chiamati a partecipare alla vita divina.

Insieme con Maria, Madre di Cristo e Regina de Santi, insieme con i nuovi Beati proclamiamo la santità di Dio: "Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell'alto dei cieli".

Amen!