Giovanni Fornasini

Giovanni Fornasini

(1915 - 1944)

Beatificazione:

- 26 settembre 2021

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 13 ottobre

Parroco, nell'autunno del '44 suggellò con il martirio un’intera esistenza di fede e carità. Non solo con la parola e con le opere, ma anche con il sacrificio della vita fu chiamato a imitare il suo Signore. La crudeltà della sua uccisione attesta l’odio che i soldati delle SS avevano per questo giovane uomo di Dio, che in nome di Cristo e della Chiesa lottava contro la violenza e l’ingiustizia e con la fedeltà, l’operosità e la mitezza annunciava la potenza del Vangelo.

  • Biografia
  • L'Osservatore Romano
  • Decreto sul Martirio
«Noi siamo i seguaci di Colui che il mondo cieco ha chiamato il più grande illuso della storia: Gesù»

 

    Giovanni Fornasini nacque a Pianaccio di Lizzano in Belvedere (Bologna, Italia) il 23 febbraio 1915. Entrato in Seminario nel 1931, fu ordinato diacono nel 1941 ed inviato a Sperticano in aiuto dell’anziano Arciprete. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1942, venne nominato vicario parrocchiale nella stessa parrocchia. Morto l’Arciprete, nell’agosto dello stesso anno, il Servo di Dio fu chiamato a succedergli nella guida della parrocchia. Nel tragico periodo dell’occupazione tedesca, trasformò la sua parrocchia in un “cantiere della carità”, mettendosi a disposizione di tutti coloro che necessitavano di soccorso. Durante l’eccidio di Monte Sole, si adoperò per alleviare le sofferenze della sua gente.

    Venne ucciso, all’età di 29 anni, il 13 ottobre 1944 nei pressi della cappella di San Martino, a Marzabotto (Italia).

    Nel 1950 venne conferita la medaglia d’oro al valore civile alla sua memoria.

    Durante il secondo conflitto mondiale, prestò soccorso specialmente agli sfollati e alla gente rimasta in paese, tra cui molti anziani e bambini. Più volte era intervenuto presso i tedeschi per aiutare i prigionieri o per far rilasciare persone catturate ingiustamente.

    Riguardo al martirio materiale, fra il 28 e il 29 settembre 1944, vi fu la prima strage sul Monte Sole in cui furono sterminate 770 persone. Il 29 settembre, nel contesto delle vendette belliche naziste, fu imprigionato dalle SS ma venne rilasciato perché riconosciuto estraneo alla lotta partigiana. Il 13 ottobre 1944, un ufficiale delle SS invitò Don Fornasini a seguirlo in montagna per dare sepoltura ad alcune persone. Il Servo di Dio lo accompagnò fino a San Martino di Caprara, ma da qui non fece più ritorno. Il suo corpo, venne recuperato nell’aprile 1945 dal fratello. Secondo la ricostruzione, la morte del Servo Dio sarebbe avvenuta dopo un’agonia dovuta a maltrattamenti compiuti sulla sua persona.

    Circa il martirio formale ex parte persecutoris, si deve tener conto del complesso quadro creatosi in Italia dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943 e le conseguenti ritorsioni belliche. Le azioni partigiane nei confronti dei tedeschi scatenarono le feroci rappresaglie naziste contro la popolazione. Dopo i massacri avvenuti sul Monte Sole, si era prodigato in un’intensa attività di mediazione per evitare ulteriore spargimento di sangue tra i civili. Sia per il suo ruolo di mediatore che per l’attenzione ai costumi della popolazione, Don Fornasini era avvertito come una presenza scomoda per l’autorità tedesca, che lo percepiva come un ostacolo al suo malvagio prestigio, per cui l’odium fidei fu la ragione prevalente dell’uccisione. Il suo assassinio fu motivato da una specifica avversione al ministero.

    Era consapevole dei rischi per la propria incolumità. Benché i sacerdoti della zona avessero ricevuto il permesso dell’Autorità ecclesiastica di abbandonare le canoniche per rifugiarsi in città, volle restare tra la sua gente. In canonica avevano trovato riparo vari sfollati, ma vi si erano insediati anche i tedeschi.

    La fama di martirio si diffuse subito e permane fino ad oggi, unita ad una certa fama di segni.

 

UNA VITA PER LA "REPUBBLICA DEGLI ILLUSI"

 

    Non bravo a scuola, aiuto postino, garzone di barbiere, guida dei clienti di un albergo e poi prete, in un paesino, capace di opporsi alle SS fino a essere ucciso — aveva 30 anni — per difendere la sua gente e seppellire le vittime delle stragi. Ecco il “documento di identità” di don Giovani Fornasini che sarà beatificato — a nome del Papa — domenica 26 settembre, alle 16, nella basilica di San Petronio a Bologna, dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

    Giovanni Remo Fornasini nasce il 23 febbraio 1915 a Pianaccio (Lizzano in Belvedere - Bologna) da Angelo Fornasini e Maria Guccini e viene battezzato il giorno stesso da don Luciano Montanari. Aveva un fratello, Luigi, nato nel 1912.

    Giovanni passa un terzo della sua breve vita fra le strade di Pianaccio dove, più o meno, tutto gravitava attorno alla piccola chiesa. Il 14 luglio 1924 riceve la cresima dal cardinale Nasalli Rocca. Nel 1925, per motivi di lavoro e di salute del padre, la famiglia si trasferisce a valle, a Porretta: il padre, impiegato della posta, porta i sacchi dall’ufficio al treno; la madre, per alcuni mesi l’anno lavora alle Terme mentre il fratello Luigi in officina.

    Giovanni passa gli anni dell’adolescenza all’ombra della parrocchia di Porretta, facendo il chierichetto e aiutando il padre nel suo lavoro. Nei tempi in cui domina il fascismo, in famiglia non si parla di tessere o di appartenenza politica. Giovanni non è né un balilla né un avanguardista, ma un ragazzo al servizio della comunità. Diventa il braccio destro di don Minelli, capo chierico e catechista. Nelle vacanze vive esperienze lavorative come il fattorino per il barbiere e la guida dei clienti dell’hotel Helvetia dalla stazione all’albergo.

    Inizia il cammino formativo nel piccolo seminario di Borgo Capanne frequentando la seconda ginnasio. Nel 1932 si trasferisce a Villa Revedin a Bologna, nel seminario arcivescovile appena inaugurato.

    La salute non è il punto forte di Giovanni, esile di corporatura. La malattia poteva essere una battuta di arresto per il suo percorso di studi ma lui la affronta con grande energia. È dell’estate 1936 il viaggio a Lourdes con l’Unitalsi: il ritorno a casa è carico di energie e di buone intenzioni. A Lourdes Giovanni sente la vera e propria chiamata che, in un certo senso, gli fa cambiare marcia. Il resoconto di questo viaggio è una sorta di manifesto alla carità evangelica, messo in pratica negli anni di sacerdozio

    Nell’estate 1938 Giovanni termina il liceo e inizia il corso di Teologia. In Europa iniziano a soffiare venti di guerra. Il 7 giugno 1941 è ordinato diacono dal cardinale Nasalli Rocca: ogni domenica va Sperticano in aiuto del parroco infermo don Giovanni Roda.

    Il giorno di Pasqua del 1942 (5 aprile), pochi mesi prima di essere ordinati sacerdoti, alcuni studenti di quarta teologia (fra i quali lo stesso Fornasini, Ubaldo Marchioni e Luciano Gherardi), fondano coraggiosamente la “repubblica degli illusi”, una «associazione di seguaci di Colui che il mondo cieco ha chiamato il più grande illuso della storia: Gesù».

    Due mesi dopo, domenica 28 giugno, in San Pietro a Bologna, don Giovanni è ordinato presbitero, sempre dal cardinale Nasalli Rocca. Lunedì 29 giugno celebra la prima messa a Sperticano: il 19 luglio muore l’anziano parroco e il 27 settembre don Giovanni lo sostituisce.

    Sperticano è una comunità molto piccola. Il parroco è il punto di riferimento: conosce le famiglie, condivide gioie e dolori. La porta della sua canonica è sempre aperta. Don Giovanni vive in un legame di fraternità con gli altri preti e si presta innumerevoli volte a sostituire i confratelli ammalati pedalando instancabilmente sulla sua bici. In tempo di guerra la canonica diventa “un cantiere della carità” per aiutare chiunque abbia bisogno. Nessuna distinzione, nessuna discriminazione. Tutti allo stesso modo, partigiani, sfollati e civili, sono accolti, scampando ai rastrellamenti. Nei locali accanto alla canonica crea una scuola che permette ai bambini di frequentare le elementari senza andare a Marzabotto. La guerra incalza e i primi bombardamenti sulla città di Bologna provocano un piccolo flusso migratorio verso la montagna, considerata luogo sicuro. Don Giovanni, offre alloggio e riparo a chiunque bussi alla sua porta.

    Dopo l’8 settembre 1943 la situazione precipita. Gli scontri fra la brigata Stella Rossa e le forze tedesche si fanno sempre più frequenti aumentando di conseguenza i rastrellamenti e le rappresaglie. Innumerevoli sono le situazioni in cui don Giovanni salva innocenti da morte certa o da deportazione. Spesso disobbedisce alle leggi imposte per andare in aiuto, da sacerdote, a chi è in pericolo. A inizio settembre 1944 la situazione nella zona si fa più tesa e don Giovanni scrive il testamento, consapevole del rischio che corre ogni volta che cerca di salvare qualcuno.

    Il 29 settembre, mentre su Monte Sole le SS danno inizio all’eccidio, don Giovanni viene chiamato a Pioppe di Salvaro dove sono stati radunati e arrestati più di cento uomini. In questa occasione non può fare nulla e per giorni non può far altro che seppellire morti. L’8 ottobre la canonica viene occupata da un comando SS . La sera del 12 ottobre difende alcune ragazze del paese. La mattina del 13 ottobre sale da solo da Sperticano a San Martino di Caprara per cercare l’amico don Ubaldo e benedire le salme della strage. Era, però, una imboscata. Alla sera i soldati festeggiano gridando; «Pastore kaputt». Il suo cadavere, piagato dalle percosse, viene visto il giorno successivo dietro al cimitero di Caprara, ma lì rimane insepolto per 193 giorni. Solo il 22 aprile 1945 la salma di don Giovanni viene ritrovata dal fratello.

 

    L'Osservatore Romano, 25 settembre 2021

 

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

BOLOGNA

BEATIFICAZIONE o DICHIARAZIONE DI MARTIRIO

del Servo di Dio

GIOVANNI FORNASINI

Sacerdote Diocesano

(†13.10.1944)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

    “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. (…) Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. (…) Faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato” (Gv 15,18.20-21).

    L’arcidiocesi di Bologna, che nei secoli è stata arricchita da molteplici testimonianze di santità, negli anni della seconda guerra mondiale e dell’occupazione nazista ha ricevuto dal Servo di Dio Giovanni Fornasini una insigne e indimenticabile testimonianza di amore a Cristo e di fedeltà al suo Vangelo.

    Il Servo di Dio nacque e fu battezzato a Pianaccio di Lizzano in Belvedere il 23 febbraio 1915. Entrò nel Seminario di Borgo Capanne, poi frequentò il Seminario Arcivescovile di Bologna e il Pontificio Seminario Regionale Flaminio. Con alcuni suoi compagni fece voto di mutuo aiuto nelle difficoltà e per la perseveranza nella vocazione. Il 28 giugno 1942 fu ordinato presbitero. Nominato prima vicario del parroco di San Tommaso di Sperticano, nel 1942 divenne suo successore. Si distinse per zelo straordinario, invitta fortezza ed eroico coraggio. In sella alla sua bicicletta, si faceva prossimo a quanti erano nella necessità, a qualunque parte politica appartenessero. Parroco non ancora trentenne, praticò tutte le opere di misericordia, specialmente assistendo i sacerdoti anziani ed ammalati, accogliendo gli sfollati, soccorrendo i feriti, consolando gli sfiduciati, difendendo la popolazione, ottenendo uno speciale lasciapassare per seppellire i morti, offrendo a tutti un segno della Provvidenza di Dio. Fermato dai soldati durante un rastrellamento, insieme ad altri sacerdoti venne liberato. Nell’autunno 1944 una truppa di miliziani prese dimora nella sua casa canonica. Alcuni giorni dopo impedì che a due ragazze fosse fatta violenza, attirandosi ulteriormente l’odio dei soldati.

    Al mattino del 13 ottobre 1944 un ufficiale nazista lo invitò a recarsi a San Martino di Caprara per benedire alcune salme. Il Servo di Dio, consapevole del pericolo, non ascoltò la mamma e quanti gli consigliavano di non andare. Là venne barbaramente ucciso. La sera di quello stesso giorno i soldati festeggiarono, perché avevano ucciso un sacerdote. Il suo corpo fu trovato dal fratello solo alla fine della guerra e degnamente sepolto a Sperticano, dove oggi i suoi resti mortali sono conservati nella chiesa parrocchiale. 

    In tal modo il Servo di Dio suggellò con il martirio un’intera esistenza di fede e carità. Non solo con la parola e con le opere, ma anche con il sacrificio della vita fu chiamato a imitare il suo Signore. La crudeltà della sua uccisione attesta l’odio che i soldati avevano per questo giovane uomo di Dio, che in nome di Cristo e della Chiesa lottava contro la violenza e l’ingiustizia e con la fedeltà, l’operosità e la mitezza annunciava la potenza del Vangelo.

    Le prove storiche e testificali, ma soprattutto la fama di martirio di cui la sua uccisione venne circondata convinsero ad aprire la Causa di Beatificazione o Dichiarazione di martirio del Servo di Dio. Dal 18 ottobre 1998 al 20 novembre 2011 si è celebrata presso la Curia ecclesiastica di Bologna l’Inchiesta diocesana, sulla cui validità giuridica questa Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il decreto il 13 dicembre 2013. Preparata la Positio, venne sottoposta il 29 maggio 2018 al giudizio dei Consultori Storici. Si è allora discusso secondo le consuete procedure se quello del Servo di Dio sia stato un vero martirio. Con esito positivo, si è tenuto il 10 dicembre 2019 il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi, riuniti in Sessione Ordinaria il 19 gennaio 2021, hanno riconosciuto che il Servo di Dio è stato ucciso per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

    Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi presentato al Sommo Pontefice Francesco un’accurata relazione su tutte queste cose. Sua Santità, accogliendo e ratificando i voti di questa Congregazione delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: Sono provati il martirio e sue cause del Servo di Dio Giovanni Fornasini, Sacerdote diocesano, nel caso e per il fine di cui si tratta.

    Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

    Roma, 21 gennaio 2021.

 

 

Marcello Card. Semeraro

Prefetto

 

 

                                                                                   Fabio Fabene

                                                                                Arciv. tit. di Montefiascone

                                                                                Segretario