Giovanni Nepomuceno Neumann

Giovanni Nepomuceno Neumann

(1811-1860)

Beatificazione:

- 13 ottobre 1963

- Papa  Paolo VI

Canonizzazione:

- 19 giugno 1977

- Papa  Paolo VI

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 5 gennaio

Vescovo cattolico boemo naturalizzato statunitense. Religioso della Congregazione del Santissimo Redentore; A Philadelphia negli Stati Uniti d’America, con mezzi materiali, consigli e carità aiutò coloro che erano emigrati a causa dalla povertà e si prese grande cura dell’educazione cristiana dei fanciulli

  • Biografia
  • Omelia
  • sulla beatificazione
"Passio Christi conforta me!"

 

Jan Nepomucký Neumann nacque a Prachatitz, il 28 marzo 1811, educato nel Seminario di Budéjovice, che apparteneva allora all’Impero Austro-Ungarico, e poi a Praga, dove completò gli studi teologici. 

Essendogli stata differita l’ordinazione per l’eccessivo numero di alunni avviati al Sacerdozio, il giovane Neumann si recò a Strasburgo associandosi ad un progetto di missioni per l’America, vagò a Parigi, poi a Le Havre, donde partì, povero e solo per New York. Qui il Vescovo di allora, Monsignor Dubois, lo ordinò Sacerdote, il 25 giugno del 1836. Qui, nella regione delle cascate del Niagara, a Williamsville, poi a North Bush, rimase quattro anni, tutto dedicato al ministero sacerdotale per i boscaioli.

Il desiderio di perfezione e di vita comunitaria lo portò ad entrare tra i Redentoristi d’origine italiana, sempre dedicando di preferenza il suo ministero agli emigranti di lingua tedesca, dapprima a Baltimora, ove emise i voti religiosi, poi a Pittsburgh, ove fu chiamato a reggere la Casa, che i Redentoristi vi avevano aperto.

Per tre anni Pittsburgh fu la sua residenza, con impegni molteplici. Tornato a Baltimora, vi esercitò il ministero parrocchiale nella chiesa di Sant’Alfonso, quale primo parroco redentorista di America, sempre primo al lavoro e al sacrificio, sempre ultimo al riposo, sempre modello di regolare osservanza religiosa.

Qui dovette accettare, nel 1852, la nomina alla sede vescovile di Filadelfia. Le nuove responsabilità raddoppiarono il suo zelo pastorale. Superando difficoltà d’ogni genere riuscì a fondare circa cento scuole cattoliche, instancabile nelle visite pastorali, a contatto col popolo povero e laborioso. Fondò a Filadelfia la prima Parrocchia Italiana, dedicata alla Santa Fiorentina Maria Maddalena de’ Pazzi, ed avviò la costruzione della monumentale Chiesa Cattedrale.

Fu in Italia, nel 1854 per la proclamazione del dogma dell’Immacolata, e fece visita al suo Paese d’origine. Scrisse varie opere, tra cui un celebre Catechismo, molte volte ripubblicato. Mori, stroncato da un improvviso malore the lo colse per strada il 5 gennaio 1860; non aveva ancora 49 anni. È sepolto nella Chiesa di S. Pietro a Filadelfia. 

CANONIZATION OF JOHN NEPOMUCENE NEUMANN

HOMILY OF PAUL VI

Sunday, 19 June 1977

 

Greetings to you, Brethren, and sons and daughters of the United States of America! We welcome you in the name of the Lord!

The entire Catholic Church, here, at the tomb of the Apostle Peter, welcomes you with festive joy. And together with you, the entire Catholic Church sings a hymn of heavenly victory to Saint John Nepomucene Neumann, who receives the honor of one who lives in the glory of Christ.

In a few brief words we shall describe for the other pilgrims some details of his life, which are already known to you.

Sia gloria al Signore che concede a noi la gioia di potere dichiarare Santo il Vescovo di Filadelfia, negli Stati Uniti d’America, Giovanni Nepomuceno Neumann, già da noi insignito del titolo di Beato il 13 ottobre 1963. Sia onore alla Chiesa Cattolica Statunitense che inserisce nell’albo dei Santi il suo primo campione! Richiamiamo qualche dato biografico. Giovanni Nepomuceno Neumann era un immigrato europeo oriundo della Boemia, nato a Prachatitz, il 28 marzo 1811, educato nel Seminario di Budéjovice, che apparteneva allora all’Impero Austro-Ungarico, e poi a Praga, dove completò gli studi teologici. Essendogli stata differita l’ordinazione per l’eccessivo numero di alunni avviati al Sacerdozio, il giovane Neumann si recò a Strasburgo associandosi ad un progetto di missioni per l’America, vagò a Parigi, poi a Le Havre, donde partì, povero e solo per New York. Qui il Vescovo di allora, Monsignor Dubois, lo ordinò Sacerdote, il 25 giugno del 1836. Qui, nella regione delle cascate del Niagara, a Williamsville, poi a North Bush, rimase quattro anni, tutto dedicato al ministero sacerdotale per i boscaioli. Il desiderio di perfezione e di vita comunitaria lo portò ad entrare tra i Redentoristi d’origine italiana, sempre dedicando di preferenza il suo ministero agli emigranti di lingua tedesca, dapprima a Baltimora, ove emise i voti religiosi, poi a Pittsburgh, ove fu chiamato a reggere la Casa, che i Redentoristi vi avevano aperto. Per tre anni Pittsburgh fu la sua residenza, con impegni molteplici. Tornato a Baltimora, vi esercitò il ministero parrocchiale nella chiesa di Sant’Alfonso, quale primo parroco redentorista di America, sempre primo al lavoro e al sacrificio, sempre ultimo al riposo, sempre modello di regolare osservanza religiosa.

Qui dovette accettare, nel 1852, la nomina alla sede vescovile di Filadelfia. Le nuove responsabilità raddoppiarono il suo zelo pastorale. Superando difficoltà d’ogni genere riuscì a fondare circa cento scuole cattoliche, instancabile nelle visite pastorali, a contatto col popolo povero e laborioso. Fondò a Filadelfia la prima Parrocchia Italiana, dedicata alla Santa Fiorentina Maria Maddalena de’ Pazzi, ed avviò la costruzione della monumentale Chiesa Cattedrale. Fu in Italia, nel 1854 per la proclamazione del dogma dell’Immacolata, e fece visita al suo Paese d’origine. Scrisse varie opere, tra cui un celebre Catechismo, molte volte ripubblicato. Mori, stroncato da un improvviso malore the lo colse per strada il 5 gennaio 1860; non aveva ancora 49 anni. E sepolto nella Chiesa di S. Pietro a Filadelfia. Ed ora egli vive nella comunione dei Santi, nella gloria di Cristo.

We ask ourselves today: what is the meaning of this extraordinary event, the meaning of this canonization? It is the celebration of holiness. And what is holiness? It is human perfection, human love raised up to its highest level in Christ, in God.

At the time of John Neumann, America represented new values and new hopes. Bishop Neumann saw these in their relationship to the ultimate, supreme possession to which humanity is destined. With Saint Paul he could testify that “all are yours, and you are Christ’s, and Christ is God’s” (1 Cor. 3, 22). And with Augustine he knew that our hearts are restless, until they rest in the Lord (S. AUGUSTINI Confessiones, 1, 1).

His love for people was authentic brotherly love. It was real charity: missionary and pastoral charity. It meant that he gave himself to others. Like Jesus the Good Shepherd, he lay down his life for the sheep, for Christ’s flock: to provide for their needs, to lead them to salvation. And today, with the Evangelist, we solemnly proclaim : “There is no greater love than this: to lay down one’s life for one’s friends” (Io. 15, 13).

John Neumann’s pastoral zeal was manifested in many ways. Through faithful and persevering service, he brought to completion the generosity of his initial act of missionary dedication. He helped children to satisfy their need for truth, their need for Christian doctrine, for the teaching of Jesus in their lives. He did this both by catechetical instruction and by promoting, with relentless energy, the Catholic school system in the United States. And we still remember the words of our late Apostolic Delegate in Washington, the beloved Cardinal Amleto Cicognani: “You Americans”, he said, “possess two great treasures: the Catholic school and the Confraternity of Christian Doctrine. Guard them like the apple of your eye” (Cfr. Epistola 2 iunii 1963).

And who can fail to admire all the loving concern that John Neumann showed for God’s people, through his priestly ministry and his pastoral visitations as a Bishop? He deeply loved the Sacramental of Reconciliation: and like a worthy son of Saint Alphonsus he transmitted the pardon and the healing power of the Redeemer into the lives of innumerable sons and daughters of the Church. He was close to the sick; he was at home with the poor; he was a friend to sinners. And today he is the honor of all immigrants, and from the viewpoint of the Beatitudes the symbol of Christian success.

John Neumann bore the image of Christ. He experienced, in his innermost being, the need to proclaim by word and example the wisdom and power of God, and to preach the crucified Christ. And in the Passion of the Lord he found strength and the inspiration of his ministry: Passio Christi conforta me!

The Eucharistic Sacrifice was the center of his life, and constituted for him what the Second Vatican Council would later call “the source and summit of all evangelization” (Presbiterorum Ordinis, 5). With great effectiveness, through the Forty Hours Devotion he helped his parishes become communities of faith and service.

But to accomplish his task, love was necessary. And love meant giving; love meant effort; love meant sacrifice. And in his sacrifice, Bishop Neumann’s service was complete. He led his people along the paths of holiness. He was indeed an effective witness, in his generation, to God’s love for his Church and the world.

There are many who have lived and are still living the divine command of generous love. For love still means giving oneself for others, because Love has come down to humanity; and from humanity love goes back to its divine source! How many men and women make this plan of God the program of their lives! Our praise goes to the clergy, religious and Catholic laity of America who, in following the Gospel, live according to this plan of sacrifice and service. Saint John Neumann is a true example for all of us in this regard. It is not enough to acquire the good things of the earth, for these can even be dangerous, if they stop or impede our love from rising to its source and reaching its goal. Let us always remember that the greatest and the first commandment is this: “You shall love the Lord your God” (Matth. 22, 36).

True humanism in Christianity. True Christianity-we repeatis the sacrifice of self for others, because of Christ, because of God. It is shown by signs; it is manifested in deeds. Christianity is sensitive to the suffering and oppression and sorrow of others, to poverty, to all human needs, the first of which is truth.

Our ceremony today is indeed the celebration of holiness. At the same time, it is a prophetic anticipation-for the Church, for the United States, for the world-of a renewal in love: love for God, love for neighbor.

And in this vital charity, beloved sons and daughters, let us go forward together, to build up a real civilization of love.

Saint John Neumann, by the living power of your example and by the intercession of your prayers, help us today and for ever.

Einen besonders herzlichen Willkommensgruß richten Wir bei dieser denkwürdigen Feier such an die anwesenden Gläubigen aus dem Geburtsland des neuen Heiligen Johannes Nepomuk Neumann.

Sein Wahlspruch »Passio Christi conforta me« - »Leiden Christi stärke mich« - offenbart uns das Geheimnis seines Lebens und die unversiegbare Kraftquelle seines so fruchtbaren und heiligmäßigen Wirkens.

Möge der heilige Missionar und Bischof Johannes Nepomuk Neumann gerade such Ihnen, seinen Landsleuten, in Prüfung und Not fortan mächtiger Fürsprecher und sicherer Führer zur ewigen Heimat sein!

DISCORSO DI PAPA PAOLO VI
A VARIE RAPPRESENTANZE DELLA DIOCESI DI FILADELFIA

Domenica, 13 ottobre 1963

     

Non possiamo non aggiungere una Nostra parola a questa sacra cerimonia, che Ci procura una ineffabile consolazione. Essa è la prima che la divina Bontà Ci concede di compiere quasi per confortare l’inizio del Nostro servizio apostolico con la visione d’un nuovo cittadino della Gerusalemme celeste. È questo uno degli effetti più confortanti della non breve e non facile trattazione delle cause di beatificazione e di canonizzazione, quello di ricordare alla Chiesa pellegrinante e militante nella scena del mondo presente la Chiesa beata e trionfante, l’epilogo cioè glorioso della vita cristiana, la certezza della nostra immortalità e della nostra destinazione al Paradiso, la possibilità di poter raggiungere quella felicissima meta e la via per raggiungerla, la via cioè dell’imitazione di Cristo e della nostra unione presente con Lui, affinché sia poi consumata nella pienezza della gloria di Lui che siede alla destra del Padre. Il nostro sguardo osa levarsi in alto, come il Signore c’invita a fare nelle presenti difficili e penose circostanze: «Levate capita vestra» (Luc. 21, 28), sollevate le vostre teste, perché si avvicina la vostra salvezza.

E la visione del fratello, che partendo da questa medesima nostra scena mortale, ha raggiunto quella beata dell’eterna salvezza, per un momento ci attrae, ci esalta, ci abbaglia; e poi ci induce a riabbassare lo sguardo con questa nuova e preziosa lezione nell’animo: bisogna seguire quaggiù l’esempio dei santi, se vogliamo arrivare alla gloria degli Eletti lassù. I Santi, i Beati, diventano i nostri maestri, i nostri modelli, i nostri amici, i nostri protettori. Il culto di coloro, che la Chiesa di ciò dichiara degni, diventa una grande, umana, persuasiva pedagogia; l’imitazione del divino Maestro dimostra l’indefinita varietà delle sue forme possibili; e la nostra debolezza è confortata dalla forza, molteplice e misteriosa, ma tanto concreta, della «comunione dei Santi»

Così che, facendo Noi stessi questa felice esperienza, resa più viva dal fatto che tocca al Nostro ministero offrirla alla Nostra anima e alla Chiesa intera, saremmo obbligati a ripensare e a descrivere la storia dell’Eletto, che oggi tale fortuna Ci procura. Ma ciò ora Noi non faremo, non bastano a ciò né la lena, né il tempo. Ci limitiamo ad alcuni brevissimi commenti, che non tanto si riferiscono alla biografia del nostro Beato, quanto piuttosto ai primi e più facili senti-menti che il culto, a lui decretato, fa sorgere nel Nostro cuore.

Sono innanzitutto sentimenti di ammirazione. Anche questi fanno parte della conversazione che la Chiesa ci procura con i cittadini del cielo: «nostra autem conversatio in caelis est» (Phil. 3, 20). Il mondo dei Santi è un mondo di meraviglie. Lo sapevano più di noi gli agiografi antichi, che andavano appunto cercando gli aspetti singolari e miracolosi nella vita dei Santi, e ne tessevano la storia con narrazioni piene di fatti, leggendari spesso, prodigiosi e stupefacenti; troppo, forse; ma essi avevano capito che la vita d’un cristiano, che veramente sia animato dalla fede e dalla grazia, non può non essere meravigliosa. Gli agiografi moderni sono più critici e prudenti; ma quando sono saggi, arrivano anch’essi, e con maggiore forza di persuasione, a scoprire il sovrumano nell’umano. Ed anche noi, guardando in sintesi alla vita di questo Beato Vescovo Giovanni Nepomuceno Neumann, dobbiamo lasciarci invadere da un senso di doverosa ammirazione.

Ammirazione, di cui diciamo ora un solo motivo: questo Beato Vescovo ci commuove e ci incanta per la sua carità pastorale. Si direbbe che nessuna forma di vita è meno atta a creare meraviglia che il ministero pastorale: esso è tutto tessuto di azioni ordinarie: dove trovare in esso l’aspetto straordinario della santità? Esso è tutto rivolto all’attività esteriore: dove scoprire in esso la ricchezza interiore propria di chi, come il Santo dev’essere, è unito a Dio? Esso è sovente senza ordine metodico, senza presentazione formale, senza effetti sorprendenti: dove rivela la perfezione, che sappiamo essere la stessa santità?

Eppure la meraviglia nasce dall’osservazione piana ed oggettiva dall’epifania di carità che questo Pastore irradia d’intorno a sé. Non sarebbe difficile stabilire un rapporto di somiglianza fra il Beato Neumann e S. Alfonso Maria de’ Liguori, di cui egli fu figlio e discepolo, come membro della Congregazione del Santissimo Redentore, fondata appunto da S. Alfonso, di cui conosciamo, con la gloria del Dottore, i meriti del Pastore. Non sarebbe difficile scoprire il valore del ministero pastorale del nostro Beato nella sua espressione missionaria: il Neumann fu un pioniere; fu, in certo senso, un fondatore; fu uno di quella meravigliosa catena di Vescovi che preparò i quadri della Gerarchia cattolica negli Stati Uniti, e le infuse quelle virtù di dedizione, di zelo, di praticità efficiente, di fedeltà assoluta, le quali distinguono tuttora il venerabile ed esemplare Episcopato Americano. Fu un promotore, un allenatore, un educatore; personificò il tipo del Pastore, che fa proprie le virtù naturali e cristiane d’un popolo - virtù magnifiche, se ricordiamo ch’esse derivano da splendide tradizioni civili e spirituali di questa vecchia Europa, e che, trapiantate nel suolo fecondo del nuovo continente, hanno dato e dànno tuttora nuova e meravigliosa espressione di sè. Fa proprie, diciamo; e così il Pastore diventa l’uomo più normale e più comprensibile; ma nello stesso tempo più alto e più singolare, perché egli, quelle virtù, così le vive e così le penetra di senso e di grazia cristiana da trasformarle da naturali in soprannaturali, da profane in sacre, da incostanti in eroiche, da popolari in angeliche: questo è stupendo e questo è il motivo della ammirazione dovuta all’umile e sublime Vescovo di Philadelphia, che abbiamo elevato all’onore degli altari.

Troppo dovremmo ancora dire per manifestare il Nostro sentimento di ammirazione; ma vogliamo affrettarci ad accennare ad altri sentimenti relativi all’avvenimento che stiamo celebrando.

E altro Nostro sentimento è di fiducia, è di speranza. Di fiducia nella capacità del cattolicesimo americano a raggiungere il livello della perfezione cristiana, della santità.

Questa beatificazione ne è ottimo documento, che ci disinganna dalla errata opinione che il cattolicesimo americano non sia orientato alle espressioni singolari e sublimi della santità, ma piuttosto a quelle comuni e popolari della ordinaria vita cristiana, non dissimile dal costume ambientale della vita moderna. Ecco: anche l’America ha i suoi Santi! Ieri la Beata Seton, che saliva su gli altari, guida e simbolo della stupenda schiera di donne elette, che, consacrate a Cristo, sono come le api indefesse «apes argumentosae» intente a costruire il grande alveare della Chiesa americana; oggi è il Vescovo Neumann che noi veneriamo beato, e che ci apre una duplice visione: quella dei numerosi Americani, Eroi della fede e della carità, che sono parimenti degni di salire su gli altari. Il Nostro Segretario di Stato ha scritto un libro, intitolato «La santità in America», che lo dimostra; e poi quella d’una santità, non più individuale, ma collettiva, non più ristretta a singoli casi ma condivisa da schiere numerose di fedeli, non più di uno, ma di molti; una santità di popolo. È mai possibile che oggi, in questo nostro mondo moderno, tanto profano e tanto inquinato dall’incredulità e dal vizio, si produca, e proprio in America, una santità di popolo? quella santità, di cui parlava S. Pietro: «Voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo riscattato»? (1 Petr. 2, 9). Sì. Questa è la Nostra fiducia, questa è la Nostra speranza! Quando vediamo certe manifestazioni della vita cattolica americana: le parrocchie, le scuole, le università, gli ospedali, le missioni; quando osserviamo lo spirito di fede e di sacrificio che alimenta queste opere; quando sentiamo la profonda e solida unione che lega quei cattolici alla Chiesa Cattolica; quando abbiamo davanti Sacerdoti e Religiosi e Vescovi che rispecchiano in sé gli esempi di John Neumann, quella fiducia, quella speranza riempie l’animo Nostro!  

Ed allora un’altra onda di sentimenti C’invade: quella della gioia! Oggi è giorno di Santa gioia!

Gioia per la Chiesa di Roma, felice di decretare gli onori del culto cattolico al nuovo Beato. Gioia della Chiesa cattolica intera, the celebra nel Vescovo esemplare una nuova gloria, una nuova speranza!

Gioia per la Famiglia religiosa del SS.mo Redentore, the vede espressa la sua tradizione di santità in colui the fu il primo professo Redentorista negli Stati Uniti.

***

Für euch, geliebte Söhne und Töchter Bohmens, ist der heutige Tag, da einer eurer Söhne, Johannes Neumann, zur Ehre der Altäre erhoben wurde, ein Tag herzlicher Freude und tiefinnern Jubels.

Was Johannes Neumann vor allem auszeichnet und in ihm aufleuchtet, ist die Liebe des Guten Hirten, der ganz aus dem Evangelium lebt und sich seiner Herde ganz schenkt, der er in einer Hingabe diente, die keine Grenzen kennt.

Sein Glaube und seine Liebe aber seien zugleich Vorbild für euch, seine Brüder und Schwestern hier auf Erden. Er sei euch Ieuchtendes Beispiel auf eurem Weg, der wie der seine hinführen soll zu der ewigen Schau Gottes.

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Today is also a special day of joy for the Catholics of the United States of America. An adoptive son of their nation is shown to the universal Church as an exemple of holiness. As a layman, as a religious, as a priest, and as a Bishop, he gives every rank in the Church a model to imitate; and like Saint Paul, he can say to all: «Be imitators of me as I am of Christ» (1 Cor. 11, 1).

In particular, this is a day of rejoicing for the great Archdiocese of Philadelphia. In the presence of its tenth Pastor, its fourth Shepherd is glorified as an exemplar of priestly virtue and episcopal sanctity. The new Beatus is exalted especially as a good shepherd, the guide and protector of the flock entrusted to him by God, as one who knows his flock and whose flock knows him and his voice, which calls them to ever closer unity with their Redeemer, with His Vicar on earth, and with His Church.

Invoking the intercession of this glorious soul, Bishop of Philadelphia and joy of the Church in America, We lovingly bestow upon you all Our paternal Apostolic Blessing, which We impart also to your loved ones at home, particularly those who are ill, aged or afflicted, and to your children.