Giuseppe da Igualada

Giuseppe da Igualada

(1811-1871)

Beatificazione:

- 25 aprile 2010

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 27 maggio

Sacerdote professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, fondatore della Congregazione delle Suore Cappuccine della Madre del Divin Pastore

  • Biografia
  • il miracolo
  • 2010, la beatificazione
“Anche se tutto si fa scuro, bisogna sempre essere fedele. Fedele a Dio e fedele agli uomini”

 

Josep Tous y Soler nacque il 31 marzo 1811 a Igualada presso Barcellona e in famiglia ricevette una buona formazione umana e cristiana. 

La sua famiglia era molto numerosa, ma economicamente solida e soprattutto cristianamente motivata. L’infanzia di Giuseppe, pertanto, si svolse in un ambiente semplice e sereno, nel quale i valori umani e cristiani venivano trasmessi e assimilati spontaneamente. Ricevendo poi la Prima Comunione e la Cresima e l’iniziale istruzione scolastica, la sua personalità manifestò un crescente interessamento verso il mondo religioso.

Ebbe in quegli anni anche un primo approccio all’ambiente del lavoro, poiché il padre gestiva una azienda. Nel rapporto con gli operai, in un clima familiare e tranquillo, iniziò a percepire, insieme con la serietà dell’esperienza lavorativa, il sacrificio della fatica, lo spirito di collaborazione, il senso della giustizia, fattori pedagogici che non mancheranno di influire sulla formazione del piccolo Giuseppe.

Il clima sociale, invece, era meno tranquillo, poiché in quel tempo la Catalogna era coinvolta nella guerra di indipendenza contro l’invasione francese. Dopo la cessazione dei conflitti, la famiglia del Servo di Dio, in cerca di uno sviluppo dell’attività lavorativa, si trasferì a Barcellona.

Qui durante l’adolescenza Giuseppe entrò in contatto con il convento dei Frati Minori Cappuccini e rimase affascinato dall’ideale francescano, così che, presentatane istanza, fu ammesso al noviziato della Provincia di Catalogna, rivestì l’abito religioso e assunse il nome di Ildefonso; quindi emise la professione dei voti e completò l’iter formativo in vista dell’Ordinazione sacra. Fu ordinato presbitero il 24 maggio 1834. Novello sacerdote, si trasferì nel convento di Santa Madrona a Barcellona.

Ma con la fine della guerra le tensioni sociali e politiche non diminuirono, anzi divennero sempre più aspre e si trasformarono in una vera persecuzione nei confronti della Chiesa, con punte di particolare violenza verso gli Ordini religiosi. Si assistette a tumulti di ogni genere, polemiche ideologiche, soppressione di conventi, distruzioni e incendi, esclaustrazione di frati e suore, uccisione di sacerdoti, esili forzati. Il Servo di Dio fu incarcerato con altri confratelli e successivamente fu espulso dalla Spagna. Cercherà rifugio prima in Francia, poi per un breve periodo in Italia, peregrinando per vari conventi, fino a quando potette far ritorno a Barcellona: qui si incardinò nel clero diocesano e svolse il ministero pastorale in diverse parrocchie, ma nel suo cuore e nel suo orientamento di vita rimase sempre un «frate minore cappuccino», aderendo costantemente al carisma francescano anche al di fuori della struttura istituzionale.

Un costante spirito di preghiera e di raccoglimento sosteneva il ministero del Servo di Dio, che, in comunione con i Pastori della Chiesa, si proiettava a servizio dell’infanzia e della gioventù: in modo particolare egli favorì la promozione del mondo femminile, avendone constatato la grande arretratezza culturale. Alla luce di questa intuizione si comprendono le sue diverse iniziative, soprattutto quella di fondare a Ripoll un Istituto di Suore, le Cappuccine della Madre del Divino Pastore, specificamente orientato all’istruzione delle ragazze povere, allo scopo di offrire loro un futuro ricco di dignità. Si configurava in tal modo un carisma di maternità spirituale alla scuola della Vergine Maria, Divina Pastora delle anime, nel quale la vita contemplativa si armonizza con una intensa attività pedagogica. Padre Giuseppe accompagnò i primi passi del nuovo Ordine, profondendovi zelo e sacrificio in mezzo a difficoltà di vario genere.

Se, anche a causa di tante traversie, la salute di P. Giuseppe andava rapidamente deteriorandosi, la sua spiritualità si consolidava sempre più, fino a toccare, nella fedeltà ai doveri ordinari, autentici vertici di eroismo. La ricerca di Dio e della sua volontà era l’ordinario orizzonte della sua giornata; l’imitazione di Gesù Buon Pastore, che raccoglie il gregge e offre la vita per le pecore, era il modello di vita; la devozione eucaristica e mariana era l’alimento nei tempi sereni e nella stagione delle prove. All’interno di un atteggiamento mite e sensibile, si avvertiva una fede incrollabile, una fortezza d’animo, una modesta e austera vigilanza. 

Ormai debole e molto provato, si spense il 27 febbraio 1871 a Barcellona, mentre stava celebrando l’Eucaristia.

In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto alla Congregazione delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa, avvenuta a Barcellona, di Suor Olga Rincón Prieto, la quale, fin dall’adolescenza, aveva iniziato ad accusare disturbi visivi causati dalla miopia e dell’astigmatismo.

Sottoposta negli anni successivi a ripetuti controlli specialistici, si constatò un progressivo peggioramento della vista e l’impossibilità di una risoluzione completa della patologia senza un intervento di chirurgia refrattiva. Durante l’estate del 1995, Olga, che nel frattempo era entrata nell’Istituto delle Suore Cappuccine della Madre del Divin Pastore, mal sopportando l’uso delle lenti si rivolse con devozione al Signore, chiedendo di essere liberata dal fastidioso disturbo per l’intercessione del Fondatore del suo Istituto: al termine di una novena di preghiera, la mattina del 7 agosto 1995, mentre svolgeva umili mansioni domestiche si accorse di essere guarita dalla miopia. Gli ulteriori accertamenti, effettuati con l’ausilio dei mezzi più moderni e sofisticati, confermarono la piena regolarità dell’attività visiva e la perfetta guarigione della giovane paziente.

Appare evidente la concomitanza cronologica e il nesso tra l’invocazione al Ven. Servo di Dio e la guarigione di Suor Olga Rincón Prieto, che attualmente gode di buona salute ed è in grado di gestire una normale vita personale e relazionale.

Sulla guarigione, ritenuta miracolosa, presso la Curia Arcivescovile di Barcellona dal 21 giugno al 3 novembre 2006 e presso la Curia Arcivescovile di Bogotà dal 3 al 5 agosto 2006 fu istruita l’Inchiesta Diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta dalla Congregazione con Decreto del 27 aprile 2007. La Consulta Medica del Dicastero nella seduta del 26 marzo 2009 ha riconosciuto che la guarigione fu rapida, completa e duratura, inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche.

Beatificato nella stessa chiesa dove, due secoli prima, aveva svolto la sua missione. È toccato a José Tous y Soler, religioso catalano, elevato agli onori degli altari domenica 25 aprile, durante la cerimonia presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, nella basilica di Santa Maria del Mar a Barcellona. Frate cappuccino, vissuto in un'epoca di grandi difficoltà per la Chiesa in Catalogna, fondò nel 1850 la congregazione delle suore cappuccine della Madre del Divin Pastore, seppe consacrarsi «con tutte le sue forze — ha detto tra l'altro il cardinale nella sua omelia — e con tutto il suo cuore al ministero pastorale». E «nonostante numerose prove e difficoltà — ha ricordato poco più tardi Benedetto XVI citandone l'esempio in piazza San Pietro, durante la preghiera mariana domenicale — mai si lasciò vincere dall'amarezza e dal risentimento» divenendo così un esempio per i sacerdoti di oggi «nel vivere in piena fedeltà a Cristo».

Sentimenti, quelli espressi dal Papa, che poco prima erano stati riproposti a Barcellona dal segretario di Stato, il quale, all'inizio dell'omelia, aveva trasmesso ai presenti gli auguri del Papa e la sua benedizione «nell'attesa — aveva detto parlando in catalano — che egli stesso possa esprimervi direttamente il suo affetto durante la visita che compirà quest'anno a Barcellona per consacrare l'ammirevole tempio della Sagrada Familia» confermando così l'appuntamento del 7 novembre prossimo.

Il cardinale si è poi soffermato su quella fedeltà a Cristo che, manifestata dal nuovo beato, si traduce oggi in un messaggio estremamente significativo per i sacerdoti soprattutto alla luce «dell'anno sacerdotale — ha ricordato il porporato — per il quale il Papa ha voluto, non a caso, come tema di riflessione “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. E il beato José Tous ci dà un grande esempio di fedeltà. Ci invita a vivere tutti questa fedeltà a Cristo, nostro buon pastore, in questo momento, nel quale non mancano difficoltà. A tal proposito quanto risultano attuali le sue parole, che sembrano un tema di vita: “Anche se tutto si fa scuro, bisogna sempre essere fedele. Fedele a Dio e fedele agli uomini”. E lui lo fu. Per questo anche oggi è un modello per i sacerdoti, per i religiosi e per le religiose».

Il cardinale ha poi avuto espressioni di saluto per le suore fondate dal beato. E ha concluso l'omelia rivolgendosi, in catalano, a quanti partecipavano al rito: «La vostra terra — ha detto — è stata feconda di santi in passato, e oggi aggiungiamo, come nuovo acquisito, il padre José Tous. Come ha detto Benedetto XVI “i santi sono i veri portatori di luce nella storia, perché sono uomini e donne di fede, di spranza e di carità”. Che la sua intercessione sia fonte di ogni bene, spirituale e materiale, di santità e di grazia, di pace e di giustizia, di convivenza serena e costruttiva per questa cara terra e per tutto il mondo».

Si è poi trasferito al monastero di Santa Maria di Montserrat, posto su una vetta brulla della Sierra catalana, dove, dopo aver ascoltato un concerto per l'inaugurazione del nuovo organo, ha cenato con i monaci.

Lunedì mattina, 26 aprile, ha sostato in preghiera nell'attiguo santuario. Rivolgendosi ai presenti — tra i quali erano i cardinali Lluís Martínez Sistach e Ricardo María Carles Gordó, rispettivamente arcivescovo e arcivescovo emerito di Barcelona, numerosi vescovi, religiosi e religiose, seminaristi e studenti delle scuole cattoliche catalani — ha ricordato di aver visitato il santuario altre volte. «Quando avevo la responsabilità pastorale dell'arcidiocesi di Genova — ha raccontato — venivo in questo delizioso santuario in pellegrinaggio con giovani sacerdoti. Siamo stati sempre accolti con la generosa e delicata ospitalità propria della tradizione benedettina. Per questo posso dire di trovarmi qui come in casa». Quindi rivolgendo la sua preghiera alla Madonna il cardinale, dopo aver raccomandato il buon esito della prossima visita del Papa, ha chiesto di pregare per le sue intenzioni e soprattutto perché «in quest'anno sacerdotale non manchi l'amorevole protezione di Maria ai sacerdoti, perché li aiuti a vivere santamente e a impegnarsi con fedeltà e generosità nella missione di proclamare il messaggio salvifico di Cristo».

La visita del cardinale a Barcellona, ha avuto ampio rilievo su tutta la stampa catalana. I riferimenti erano sia la beatificazione del frate cappuccino, sia il clima di attesa per il prossimo arrivo del Papa per la cerimonia di consacrazione della basilica della Sagrada Familia, in costruzione da oltre un secolo. Il cardinale stesso — dopo una verifica dello stato dei lavori del grandioso progetto — in un'intervista concessa al quotidiano spagnolo «La Vanguardia» ha sottolineato l'importanza del momento che vivrà Barcellona. Si tratterà tra l'altro di un'ulteriore conferma «dell'alleanza storica tra arte e fede — ha ricordato Bertone — stretta da Benedetto XVI con gli artisti riuniti nella Cappella Sistina alla fine del 2009». E lo stesso artista catalano Anton Gaudí, considerato uno dei padri della Sagrada Familia, «uomo di provata fede, ne è una delle più eminenti espressioni» come ha notato il segretario di Stato. Rispondendo a una specifica domanda sull'attuale crisi che sta vivendo la Chiesa a causa degli abusi sessuali, ha ribadito che «i fatti venuti alla luce negli ultimi tempi, e l'insistenza con la quale si pongono in rilievo i peccati commessi da sacerdoti impongono alla Chiesa, come ha indicato il Papa promuovendo l'Anno sacerdotale, di rafforzare la lealtà al progetto di Cristo in merito alla missione sacerdotale e, pertanto, diviene fondamentale l'impegno nella formazione tanto iniziale quanto permanente del clero». Il cardinale ha poi riaffermato l'importanza del celibato sacerdotale, la cui inosservanza «produce un progressivo degrado nella vita sacerdotale». E ha concluso ripetendo che «il celibato osservato fedelmente, è un grande valore per la missione del sacerdote e per l'aiuto al popolo di Dio. Non c'è relazione alcuna tra celibato e condotta sbagliata».