Guido Maria Conforti

Guido Maria Conforti

(1865-1931)

Beatificazione:

- 17 marzo 1996

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 23 ottobre 2011

- Papa  Benedetto XVI

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 5 novembre

Vescovo di Parma e Fondatore della Pia Società di San Francesco Saverio per le Missioni Estere. Da buon pastore, sempre vegliò in difesa della Chiesa e della fede del suo popolo spinto dalla sollecitudine per l’evangelizzazione dei popoli

  • Biografia
  • Omelia
  • la santità
  • omelia di beatificazione
“La nostra missione ci chiede di proclamare il Regno là dove non è ancora riconosciuto”

 

Guido Maria Conforti nasce a Ravadese (Parma) il 30 marzo 1865. Lo stesso giorno viene battezzato. A 11 anni entra in seminario. Una malattia con manifestazioni di tipo epilettico fa ritardare l’ordinazione sacerdotale. Nel frattempo viene nominato vicerettore del seminario, dimostrando notevoli doti di educatore, ma soprattutto orientando i giovani alla santità con la testimonianza di una vita vissuta nella luce della fede. Riacquistata la salute, nel 1888 viene ordinato presbitero. Giovanissimo sacerdote, gli viene conferito l’incarico di “Direttore della Pia Opera della Propagazione della Fede”. Non ancora trentenne è chiamato a ricoprire l’ufficio di Vicario Generale.

Non avendo potuto seguire, per ragioni di salute, la vocazione missionaria alla quale si sentiva chiamato, nel 1895 fonda la Pia Società di S. Francesco Saverio per le Missioni Estere (Missionari Saveriani) con lo scopo unico ed esclusivo della evangelizzazione dei non cristiani. Nel 1899 invia i primi due missionari in Cina, seguiti negli anni da tanti altri.

Nel 1902, a soli 37 anni, viene chiamato da Papa Leone XIII a reggere l’Arcidiocesi di Ravenna. Per essere totalmente ed esclusivamente donato a Cristo e consacrato senza riserve al bene delle anime, il giorno della consacrazione episcopale emette i voti religiosi perpetui. Per due anni spende tutte le sue energie per il bene della diocesi, ma la salute non regge. Per senso di responsabilità verso il gregge a lui affidato, presenta le dimissioni che il Papa Pio X accetta. Ritorna quindi al suo Istituto dove si dedica alla formazione dei suoi allievi missionari.

Ristabilitosi in salute, nel 1907 il Papa gli chiede di reggere la Diocesi di Parma. Per oltre 24 anni egli ne è il buon pastore. Promuove l’istruzione religiosa, fino a farne il punto capitale del suo impegno pastorale; istituisce scuole di dottrina cristiana in tutte le parrocchie; prepara catechisti e catechiste con appositi corsi di cultura religiosa e di pedagogia dell’insegnamento e, primo in Italia, celebra una settimana catechetica. Affrontando fatiche e disagi senza numero, compie quattro volte la visita pastorale recandosi fino nelle più piccole parrocchie. Una quinta visita pastorale è interrotta dalla morte. Celebra due sinodi diocesani, istituisce e promuove le associazioni cattoliche, la buona stampa, le missioni al popolo, Congressi Eucaristici, Mariani e Missionari, Convegni di Azione Cattolica. Cura in modo singolare la formazione del clero non meno che quella dei laici.

Nulla trascurando del suo servizio pastorale alla diocesi, si prodiga per l’annuncio del Vangelo ai non cristiani, sia attraverso la cura della Famiglia missionaria da lui fondata e di cui è Superiore generale, che appoggiando ogni iniziativa di animazione missionaria in Italia. Nel 1916 collabora alla fondazione dell’Unione Missionaria del Clero, di cui è il primo presidente per dieci anni. Nel 1928 egli stesso si reca in Cina, in visita ai suoi missionari e alle cristianità loro affidate.

CAPPELLA PAPALE 
PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:

GUIDO MARIA CONFORTI (1865-1931)
LUIGI GUANELLA (1842-1915)
BONIFACIA RODRÍGUEZ DE CASTRO (1837-1905)

OMELIA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 

Piazza San Pietro
Domenica, 23 ottobre 2011

  

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle!

La nostra Liturgia domenicale si arricchisce oggi di diversi motivi di ringraziamento e di supplica a Dio. Mentre, infatti, celebriamo con tutta la Chiesa la Giornata Missionaria Mondiale - appuntamento annuale che intende risvegliare lo slancio e l’impegno per la missione –, rendiamo lode al Signore per tre nuovi Santi: il Vescovo Guido Maria Conforti, il sacerdote Luigi Guanella e la religiosaBonifacia Rodríguez de Castro. Con gioia rivolgo il mio saluto a tutti i presenti, in particolare alle Delegazioni ufficiali e ai numerosi pellegrini venuti per festeggiare questi tre esemplari discepoli di Cristo.

La Parola del Signore, risuonata poc’anzi nel Vangelo, ci ha ricordato che tutta la Legge divina si riassume nell’amore. L’Evangelista Matteo racconta che i farisei, dopo che Gesù ebbe risposto ai sadducei chiudendo loro la bocca, si riunirono per metterlo alla prova (cfr 22,34-35). Uno di questi interlocutori, un dottore della legge, gli chiese: “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?” (v. 36). Alla domanda, volutamente insidiosa, Gesù risponde con assoluta semplicità: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (vv. 37-38). In effetti, l’esigenza principale per ognuno di noi è che Dio sia presente nella nostra vita. Egli deve, come dice la Scrittura, penetrare tutti gli strati del nostro essere e riempirli completamente: il cuore deve sapere di Lui e lasciarsi toccare da Lui; e così anche l’anima, le energie del nostro volere e decidere, come pure l’intelligenza e il pensiero. E’ un poter dire come san Paolo: “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

Subito dopo, Gesù aggiunge qualcosa che, in verità, non era stato richiesto dal dottore della legge: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (v. 39). Dichiarando che il secondo comandamento è simile al primo, Gesù lascia intendere che la carità verso il prossimo è importante quanto l’amore a Dio. Infatti, il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Quanto provvidenziale risulta allora il fatto che proprio oggi la Chiesa indichi a tutti i suoi membri tre nuovi Santi che si sono lasciati trasformare dalla carità divina e ad essa hanno improntato l’intera loro esistenza. In diverse situazioni e con diversi carismi, essi hanno amato il Signore con tutto il cuore e il prossimo come se stessi «così da diventare modello per tutti i credenti» (1Ts 1,7).

Il Salmo 17, poc’anzi proclamato, invita ad abbandonarsi con fiducia nelle mani del Signore, che è “fedele al suo consacrato” (v. 51). Questo atteggiamento interiore ha guidato la vita e il ministero di san Guido Maria Conforti. Fin da quando, ancora fanciullo, dovette superare l’opposizione del padre per entrare in Seminario, diede prova di un carattere fermo nel seguire la volontà di Dio, nel corrispondere in tutto a quella caritas Christi che, nella contemplazione del Crocifisso, lo attraeva a sé. Egli sentì forte l’urgenza di annunciare questo amore a quanti non ne avevano ancora ricevuto l’annuncio, e il motto “Caritas Christi urget nos” (cfr 2Cor 5,14) sintetizza il programma dell’Istituto missionario a cui egli, appena trentenne, diede vita: una famiglia religiosa posta interamente a servizio dell’evangelizzazione, sotto il patrocinio del grande apostolo dell’Oriente san Francesco Saverio. Questo slancio apostolico san Guido Maria fu chiamato a viverlo nel ministero episcopale prima a Ravenna e poi a Parma: con tutte le sue forze si dedicò al bene delle anime a lui affidate, soprattutto di quelle che si erano allontanate dalla via del Signore. La sua vita fu segnata da numerose prove, anche gravi. Egli seppe accettare ogni situazione con docilità, accogliendola come indicazione del cammino tracciato per lui dalla Provvidenza divina; in ogni circostanza, anche nelle sconfitte più mortificanti, seppe riconoscere il disegno di Dio, che lo guidava ad edificare il suo Regno soprattutto nella rinuncia a sé stesso e nell’accettazione quotidiana della sua volontà, con un abbandono confidente sempre più pieno. Egli per primo sperimentò e testimoniò quello che insegnava ai suoi missionari, che cioè la perfezione consiste nel fare la volontà di Dio, sul modello di Gesù Crocifisso. San Guido Maria Conforti tenne fisso il suo sguardo interiore sulla Croce, che dolcemente lo attirava a sé; nel contemplarla egli vedeva spalancarsi l’orizzonte del mondo intero, scorgeva l’“urgente” desiderio, nascosto nel cuore di ogni uomo, di ricevere e di accogliere l’annuncio dell’unico amore che salva.

La testimonianza umana e spirituale di san Luigi Guanella è per tutta la Chiesa un particolare dono di grazia. Durante la sua esistenza terrena egli ha vissuto con coraggio e determinazione il Vangelo della Carità, il “grande comandamento” che anche oggi la Parola di Dio ci ha richiamato. Grazie alla profonda e continua unione con Cristo, nella contemplazione del suo amore, Don Guanella, guidato dalla Provvidenza divina, è diventato compagno e maestro, conforto e sollievo dei più poveri e dei più deboli. L’amore di Dio animava in lui il desiderio del bene per le persone che gli erano affidate, nella concretezza del vivere quotidiano. Premurosa attenzione poneva al cammino di ognuno, rispettandone i tempi di crescita e coltivando nel cuore la speranza che ogni essere umano, creato ad immagine e somiglianza di Dio, gustando la gioia di essere amato da Lui - Padre di tutti -, può trarre e donare agli altri il meglio di sé. Vogliamo oggi lodare e ringraziare il Signore perché in san Luigi Guanella ci ha dato un profeta e un apostolo della carità. Nella sua testimonianza, così carica di umanità e di attenzione agli ultimi, riconosciamo un segno luminoso della presenza e dell’azione benefica di Dio: il Dio - come è risuonato nella prima Lettura - che difende il forestiero, la vedova, l’orfano, il povero che deve dare a pegno il proprio mantello, la sola coperta che ha per coprirsi di notte (cfr Es 22,20-26). Questo nuovo Santo della carità sia per tutti, in particolare per i membri delle Congregazioni da lui fondate, modello di profonda e feconda sintesi tra contemplazione e azione, così come egli stesso l’ha vissuta e messa in atto. Tutta la sua vicenda umana e spirituale la possiamo sintetizzare nelle ultime parole che pronunciò sul letto di morte: “in caritate Christi”. E’ l’amore di Cristo che illumina la vita di ogni uomo, rivelando come nel dono di sé all’altro non si perde nulla, ma si realizza pienamente la nostra vera felicità. San Luigi Guanella ci ottenga di crescere nell’amicizia con il Signore per essere nel nostro tempo portatori della pienezza dell’amore di Dio, per promuovere la vita in ogni sua manifestazione e condizione, e far sì che la società umana diventi sempre più la famiglia dei figli di Dio.

En la segunda Lectura hemos escuchado un pasaje de la Primera Carta a los Tesalonicenses, un texto que usa la metáfora del trabajo manual para describir la labor evangelizadora y que, en cierto modo, puede aplicarse también a las virtudes de Santa Bonifacia Rodríguez de Castro. Cuando san Pablo escribe la carta, trabaja para ganarse el pan; parece evidente por el tono y los ejemplos empleados, que es en el taller donde él predica y encuentra sus primeros discípulos. Esta misma intuición movió a Santa Bonifacia, que desde el inicio supo aunar su seguimiento de Jesucristo con el esmerado trabajo cotidiano. Faenar, como había hecho desde pequeña, no era sólo un modo para no ser gravosa a nadie, sino que suponía también tener la libertad para realizar su propia vocación, y le daba al mismo tiempo la posibilidad de atraer y formar a otras mujeres, que en el obrador pueden encontrar a Dios y escuchar su llamada amorosa, discerniendo su propio proyecto de vida y capacitándose para llevarlo a cabo. Así nacen las Siervas de San José, en medio de la humildad y sencillez evangélica, que en el hogar de Nazaret se presenta como una escuela de vida cristiana. El Apóstol continúa diciendo en su carta que el amor que tiene a la comunidad es un esfuerzo, una fatiga, pues supone siempre imitar la entrega de Cristo por los hombres, no esperando nada ni buscando otra cosa que agradar a Dios. Madre Bonifacia, que se consagra con ilusión al apostolado y comienza a obtener los primeros frutos de sus afanes, vive también esta experiencia de abandono, de rechazo precisamente de sus discípulas, y en ello aprende una nueva dimensión del seguimiento de Cristo: la Cruz. Ella la asume con el aguante que da la esperanza, ofreciendo su vida por la unidad de la obra nacida de sus manos. La nueva Santa se nos presenta como un modelo acabado en el que resuena el trabajo de Dios, un eco que llama a sus hijas, las Siervas de San José, y también a todos nosotros, a acoger su testimonio con la alegría del Espíritu Santo, sin temer la contrariedad, difundiendo en todas partes la Buena Noticia del Reino de los cielos. Nos encomendamos a su intercesión, y pedimos a Dios por todos los trabajadores, sobre todo por los que desempeñan los oficios más modestos y en ocasiones no suficientemente valorados, para que, en medio de su quehacer diario, descubran la mano amiga de Dios y den testimonio de su amor, transformando su cansancio en un canto de alabanza al Creador.

“Ti amo, Signore, mia forza”. Così, cari fratelli e sorelle, abbiamo acclamato con il Salmo responsoriale. Di tale amore appassionato per Dio sono segno eloquente questi tre nuovi Santi. Lasciamoci attrarre dai loro esempi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, affinché tutta la nostra esistenza diventi testimonianza di autentico amore verso Dio e verso il prossimo.

Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, la Regina dei Santi, e anche l’intercessione di san Guido Maria Conforti, di san Luigi Guanella e di santa Bonifacia Rodríguez de Castro. Amen.

Il 5 novembre 1931 si addormenta nel Signore. Il suo funerale vede un concorso straordinario di popolo.

La fama delle sue virtù e della sua santità da Parma si espande in tutti i paesi dove operano i Saveriani. I due miracoli per la beatificazione e la canonizzazione, infatti, hanno luogo rispettivamente in Burundi e in Brasile.

La sua santità consiste nell’umile, fedele, costante adempimento della volontà di Dio in ogni momento della vita e nello zelo ardente per la salvezza di tutti gli uomini. La sua fede viva traspariva da ogni parola e da ogni atto; la fiducia illimitata nella Divina

Provvidenza era il sostegno in ogni tribolazione; la sua inesauribile carità verso Dio e verso i fratelli e il desiderio della loro salvezza era visibile a tutti. 

Egli era convinto che la Chiesa è missionaria per sua stessa natura e, quindi, che ogni cristiano, ciascuno secondo la propria vocazione, le proprie possibilità e i propri mezzi, deve collaborare perché il Vangelo raggiunga gli ultimi confini della terra. La sua stessa vita testimonia che ogni comunità cristiana deve «allargare la vasta trama della carità sino ai confini della terra, dimostrando per quelli che sono lontani la stessa sollecitudine che si ha per coloro che sono membri della propria comunità» (AG 37) e che un vescovo «è consacrato non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza del mondo intero» (AG 38).

È stato beatificato in San Pietro da Papa Giovanni Paolo II il 17 marzo 1996. Sua Santità Benedetto XVI nel Concistoro pubblico del 21 febbraio 2011 decide di iscriverlo nel novero dei santi.

RITO DI BEATIFICAZIONE
DEI VESCOVI DANIELE COMBONI E GUIDO MARIA CONFORTI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
LETTA DAL CARDINALE ANGELO SODANO,
SEGRETARIO DI STATO

Domenica, 17 marzo 1996

 

1. ". . . è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio" (Gv 9, 3).

In questa domenica di Quaresima la Chiesa canta: "Il Signore è il mio pastore . . . mi conduce . . . mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino" ( Sal 22, 1 . 2-3 ). La Liturgia quaresimale traccia un significativo cammino di preparazione al Battesimo, quasi una grande catechesi battesimale. Ogni giorno di questo "tempo forte", e ciò vale specialmente per la domenica, segna un’ulteriore tappa dell’itinerario formativo verso la celebrazione del mistero pasquale. Cristo, Buon Pastore, fa sì che nell’uomo si rivelino i disegni salvifici: "le grandi opere di Dio".Si sono manifestate, queste "grandi opere di Dio", nell’Antico Testamento. Una di esse è stata certamente l’elezione e l’unzione di Davide, il più piccolo dei figli di Iesse il Betlemmita. Come abbiamo ascoltato nella prima Lettura, Dio chiamò Davide ad essere capo e re del suo popolo, Israele (cf. 1Sam 16, 11-13 ) e vincolò definitivamente alla sua discendenza la promessa messianica: il Messia sarebbe sorto dalla stirpe di Davide."Le grandi opere di Dio" si sono manifestate poi nel Nuovo Testamento. La Liturgia ce ne ha oggi presentata una particolarmente significativa: la guarigione del cieco nato. Come racconta in modo ampio e dettagliato san Giovanni nell’odierno brano evangelico (cf. Gv 9, 1-41 ), Cristo restituì a quel giovane la vista fisica e spirituale.La riflessione su questa pericope giovannea costituisce già di per sé una singolare catechesi battesimale. Essa, infatti, ci mostra il cammino graduale che conduce alla fede, quasi un passaggio attraverso fasi successive dalla cecità alla capacità di vedere. Cristo, "luce del mondo" (cf. Gv 8, 12 ), conduce progressivamente il cieco nato ad accogliere questa luce nella quale sta la salvezza dell’uomo.

2. Domenica scorsa, un altro elemento caratteristico della celebrazione battesimale si trovava al centro della Liturgia della parola: l’acqua. Anche oggi non mancano accenni a questo fondamentale elemento: "Va’ a lavarti nella piscina di Siloe", dice Gesù al cieco ( Gv 9, 7 ); e nel Salmo responsoriale il pastore "conduce ad acque tranquille" la pecorella che si affida a lui ( Sal 22, 2 ). Anche un altro elemento importante viene posto in primo piano nelle Letture di questa domenica: l’unzione. Samuele unge Davide; il Pastore eterno cosparge di olio il capo del suo fedele (cf. Sal 22, 4 ).Scopo ultimo di tutti questi messaggi è di sospingere chi ascolta verso quel risveglio spirituale a cui san Paolo fa riferimento nella seconda Lettura: "Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà" ( Ef 5, 14 ). È questa, infatti, la questione centrale della grande catechesi battesimale. Bisogna che il catecumeno riconosca in Cristo Colui che è la luce del mondo, il Buon Pastore, in grado di condurre l’umanità, anche attraverso le "valli oscure" (cf. Sal 22, 4 ) dell’esistenza terrena, verso la luce della vita eterna.

3. Carissimi Fratelli e Sorelle! Proprio a questo scopo supremo - condurre l’umanità verso la luce della vita eterna - hanno mirato, seguendo l’esempio luminoso del Buon Pastore, due generosi apostoli dell’evangelizzazione: il Vescovo Daniele Comboni, fondatore dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia, ed il Vescovo Guido Maria Conforti, fondatore dei Missionari Saveriani.Il Comboni, innanzitutto: fin dalla sua formazione alla vita sacerdotale nell’Istituto fondato dal servo di Dio Nicola Mazza, Daniele Comboni si sentì chiamato al dono della propria vita per l’annuncio evangelico in terra d’Africa. Questa consapevolezza lo accompagnò per tutta l’esistenza, lo sostenne nelle fatiche missionarie e nelle difficoltà pastorali. Si sentiva confortato in questa sua dedizione dalla parola udita dal Papa Pio IX: "Labora sicut bonus miles Christi pro Africa" (Scritti, N. 4085).La modernità e l’audacia della sua opera si espressero nella preparazione e nella formazione dei futuri presbiteri, nell’instancabile animazione missionaria anche attraverso scritti e pubblicazioni, nella fondazione di due Istituti - maschile e femminile - esclusivamente dediti alla missione "ad gentes", lottando per l’abolizione della terribile tratta degli schiavi e operando attivamente "per la rigenerazione dell’Africa mediante se stessa". Queste intuizioni del nuovo Beato hanno portato grandi frutti per l’evangelizzazione del continente africano, preparando la strada all’attuale consolante sviluppo della Chiesa in Africa (cf. Ecclesia in Africa, nn. 33-38)."Portare l’umanità alla luce della vita eterna": l’ideale di Daniele Comboni prosegue ancora oggi nell’apostolato dei suoi figli e delle sue figlie spirituali. Essi continuano a mantenere forti legami in Africa e, in particolare, con il Sudan, dove il loro Fondatore ha speso gran parte delle sue energie di infaticabile evangelizzatore e dove si è spento, ancora in giovane età, consumato dalle fatiche e dalla malattia. L’incondizionata fiducia che egli ebbe nella potenza dell’orazione (cf. Scritti, N. 2324) trova valida espressione nei "Cenacoli di preghiera missionaria", che stanno sorgendo in numerose parrocchie e costituiscono un significativo strumento di animazione e di rinnovamento della spiritualità missionaria.

4. La missione "ad gentes" è stato uno dei punti fondamentali dell’azione apostolica anche di Guido Maria Conforti. Portare a tutti la luce di Cristo fu l’impegno che ne orientò tutta la vita. Egli poté vivere in pienezza le tre situazioni in cui si svolge l’unica missione evangelizzatrice della Chiesa: la cura pastorale della Chiesa locale, l’impegno per la missione "ad gentes" e l’evangelizzazione di coloro che hanno perduto il senso della fede (cf. Redemptoris missio, N. 33).Chiamato ad essere Pastore di una porzione del popolo di Dio in una zona in cui si registrava un preoccupante abbandono della fede, Guido Maria Conforti scoprì nella via della missione "ad gentes" un provvidenziale cammino per "far scorrere una nuova corrente di vita divina nelle anime dei credenti, accrescendo in esse il fuoco del grande zelo missionario" (Discorso all’Unione Missionaria del Clero, in Unione Missionaria del Clero, p. 181).Davanti alle difficoltà il nuovo Beato era solito richiamare a sé ed agli altri l’invito di Gesù a Pietro: "Prendi il largo... Non temere" ( Lc 5, 4 . 10 ). Egli era infatti convinto che uno dei modi più efficaci per rinvigorire la fede nelle terre di antica evangelizzazione fosse quello di adoperarsi nell’annunciare il Vangelo a quanti ancora non lo conoscevano. La validità della vocazione missionaria "ad vitam", ribadita dall’Enciclica Redemptoris missio (cf. n. 66), fu da lui proposta in modo radicale ai suoi missionari mediante il voto di missione. E non pochi suoi figli spirituali hanno mantenuto fede a quest’impegno fino al martirio.Ma qual era la sorgente da cui traevano vigore il suo instancabile zelo e la sua totale dedizione alla missione "ad gentes"? Era la Croce di Cristo, fonte di amore inesauribile in chi fa dono di se stesso ai fratelli vicini e lontani. Questo nuovo Beato costituisce così un luminoso esempio di spiritualità sacerdotale, animata sempre da fede viva e da indomito spirito missionario. Modello di autentica carità pastorale, che seppe invitare i credenti ad aprire il cuore ai lontani, pur senza dimenticare le necessità delle Comunità locali, perché a tutti sia annunciato Cristo Redentore dell’uomo.

5. I novelli Beati, Daniele Comboni e Guido Maria Conforti, ci invitano a guardare al mistero pasquale. Ogni domenica di Quaresima rappresenta un’ulteriore tappa che ci avvicina alla Settimana Santa, Settimana della passione, morte e risurrezione di Cristo. L’odierno Vangelo lascia intuire l’addensarsi di nubi ostili sulla persona di Gesù. I farisei accusano: "Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato" ( Gv 9, 16 ), dunque è "un peccatore" ( Gv 9, 16 ). Sono le prime avvisaglie di quel temporale che tra poco si abbatterà su di Lui: la passione e la crocifissione sul Golgota.Fra tali minacce Cristo procede però sicuro nel suo cammino messianico: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi" ( Gv 9, 39 ). Parole sconvolgenti!Così si manifestano negli uomini le "grandi opere di Dio", di cui parla l’odierno Vangelo.Insieme al cieco nato, Daniele Comboni, Guido Maria Conforti e l’immensa schiera celeste dei santi e dei beati ripetono: Signore Gesù, tu sei veramente la luce del mondo. E noi ci uniamo ad essi per rendere lode alla Santissima Trinità.Ti ringraziamo, Iddio, per la santità di questi nuovi Beati;

Ti preghiamo fiduciosi, per intercessione di Maria, Regina dei Santi:
fa’ risplendere su di noi
la luce della vita affinché possiamo a nostra volta
diffonderla in mezzo agli uomini.

Amen!