Hanna Chrzanowska

Hanna Chrzanowska

(1902-1973)

Venerabilità:

- 30 settembre 2015

- Papa  Francesco

Beatificazione:

- 28 aprile 2018

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 29 aprile

Laica, Oblata delle Orsoline di San Benedetto; infermiera, considerava il proprio lavoro “un’ambulanza costante per gli sfollati”, un mestiere affatto inferiore a quello del medico, le cui arti erano esclusivamente rivolte all’aspetto sanitario: lei non si occupava solo del fisico, ma dello spirito e dell’umore dei suoi pazienti, quelli ricoverati in ospedale ma anche i malati terminali che non potevano più muoversi dalle loro case, o i poveri in condizioni disperate che affollavano le parrocchie

  • Biografia
  • L’incontro con Wojtyla
  • REGINA COELI
“Grazie a te, Hanna, che hai vissuto in mezzo a noi, che sei stata proprio così, com’eri, l’incarnazione delle Beatitudini di Cristo, specialmente quella che dice: beati i misericordiosi!” (card. Wojtyła)

 

La Beata Hanna Chrzanowska nacque a Varsavia (Polonia) il 7 ottobre 1902. Suo padre, un nobile proprietario terriero e professore di letteratura polacca, era cattolico mentre la madre apparteneva alla Chiesa evangelica. Pur non essendo particolarmente praticanti, entrambi i genitori si dedicavano ad attività filantropiche. Nel 1910 la famiglia si trasferì a Cracovia dove il padre ottenne la Cattedra di Storia e Letteratura all’Università Jagellonica. Nel frattempo, frequentò la scuola superiore delle Suore Orsoline e, superato l’esame di maturità nel 1920, prestò soccorso ai soldati nel volontariato del Comitato della Difesa della Polonia, durante la guerra polacco-bolscevica.

Nello stesso anno, acconsentendo alla volontà del padre, s’iscrisse alla Facoltà di Filologia Polacca dell’Università Jagellonica ma, due anni dopo, venuta a sapere che era stata aperta una Scuola per Infermiere a Varsavia, si trasferì nella capitale polacca per iniziarvi gli studi. Dopo aver conseguito il diploma d’infermiera nel 1924, ricevette la borsa di studio a Parigi, dove per un anno frequentò il corso di Infermieristica sociale. Tornata a Cracovia, cominciò a lavorare nella Scuola per Infermiere ed Igieniste, come istruttrice di Infermieristica. Inoltre era istruttrice di Assistenza Sociale per Madri e Figli.

Nel 1929 si trasferì nuovamente a Varsavia dove lavorò nella Scuola per Infermiere e fondò la rivista “L’Infermiera Polacca”. Nel 1937, insieme a un gruppo di colleghe, fondò l’Associazione Cattolica delle Infermiere Polacche.

Dopo l’invasione della Polonia da parte dei tedeschi, il 1° settembre del 1939, tornò a Cracovia ed iniziò a lavorare presso il Comitato Polacco di Assistenza. Qui dovette affrontare l’arresto di suo padre, insieme ad un gruppo di professori dell’Università Jagellonica, morto poi nel campo di concentramento di Oranienburg (Germania), nonché la perdita del suo unico fratello, soldato dell’esercito polacco, fatto prigioniero dai russi e assassinato a Katyń. Nonostante questi avvenimenti tragici, per tutto il periodo della guerra, si dedicò alla cura di bambini orfani, di sfollati, deportati e profughi. Con il supporto della Curia Metropolitana di Cracovia, organizzava per i bambini mense, asili, orfanotrofi e colonie.

Nel 1945, finita la guerra, riprese l’insegnamento nella Scuola delle Infermiere a Cracovia. Grazie ad una borsa di studio, nel 1946 trascorse alcuni mesi negli Stati Uniti, per conoscere l’organizzazione infermieristica a domicilio, che attuò al suo rientro in Polonia. Nel 1957 assunse la direzione della Scuola d’Infermieristica Pratica di Kobierzyn, presso Cracovia, che tuttavia fu chiusa già l’anno seguente, costringendola ad andare in pensione anticipata.

In quel periodo, con l’aiuto di alcuni sacerdoti, fra cui Karol Wojtyła, cominciò ad organizzare il servizio d’infermieristica parrocchiale nella diocesi di Cracovia per l’assistenza a domicilio dei malati gravi. Curò anche la vita spirituale dei malati e delle infermiere, organizzando per loro gli esercizi spirituali e i giorni di raccoglimento, che con il passar del tempo diventarono un avvenimento importante.

S’impegnò pure nel campo letterario, pubblicando numerosi articoli di carattere specialistico e religioso ed alcune poesie. Per i suoi meriti nel 1965 le venne conferita la medaglia “Pro Ecclesia et Pontefice”.

Nel 1966 fu sottoposta ad un intervento chirurgico per asportare un cancro. Le sue condizioni di salute tuttavia peggioravano gradualmente al punto che dall’inizio del 1973 dovette restare a letto. Munita del sacramento dell’Unzione degli Infermi, morì a Cracovia (Polonia) il 29 aprile 1973. I funerali, ai quali partecipò un’enorme folla, furono presieduti dall’Arcivescovo di Cracovia Cardinal Karol Wojtyła.

 

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta Diocesana si svolse presso la Curia ecclesiastica di Cracovia (Polonia), dal 3 novembre 1998 al 20 dicembre 2002, in ottantasei Sessioni, con la raccolta delle prove documentali e l’escussione di settantadue testi, dei quali quattro ex officio.

La validità giuridica dell’Inchiesta Diocesana fu riconosciuta con il Decreto dell’11 gennaio 2008.

 

CONGRESSO DEI CONSULTORI TEOLOGI

Si svolse il 27 novembre 2012. I Consultori sottolinearono che la Beata, nata in una famiglia aristocratica, sin da piccola manifestò una particolare dedizione per i poveri, figli dei loro braccianti agricoli, dai quali apprese i disagi della povertà. Da qui sorse la sua particolare sensibilità verso i bisognosi. Fornì loro sostegno materiale e spirituale, curando particolarmente la formazione culturale e religiosa dei bambini. Distaccata dagli agi del suo rango, seppe utilizzare le proprietà di famiglia in favore delle opere di carità. Sentì l’esigenza di arricchire la propria educazione intellettuale e religiosa attraverso lo studio della Liturgia, della Sacra Scrittura e della Teologia. Formatasi alla scuola dei Gesuiti, di cui divenne figlia spirituale, seppe fare del dialogo un valido strumento di evangelizzazione, prodigandosi nell’aiuto alle donne che vivevano in condizioni disagiate.

Al termine del dibattito, tutti i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni.

 

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 29 settembre 2015. L’Ecc.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico della Beata, mise in rilievo che la sua vita cristiana si innestò sul sostrato di una buona educazione umana, particolarmente attenta alle esigenze degli ultimi. Da questa solida base umana, attraverso l’opera della grazia divina, crebbe progressivamente verso una visione propriamente cristiana di impegno verso gli ultimi, motivato dall’amore di Cristo. Divenuta Oblata Benedettina, scoprì la bellezza della preghiera liturgica e particolarmente della partecipazione quotidiana alla S. Messa e dell’Adorazione. Grazie ad una maturazione spirituale che la portò ad identificarsi sempre più con l’insegnamento evangelico del Buon Samaritano, ella fu anche un’eccellente infermiera, capace di consacrare tutta la sua vita al servizio dei malati e dei sofferenti, fino ad essere chiamata dai suoi concittadini “Angelo di bontà e di speranza”. Con l’esercizio delle virtù, trasmise un messaggio d’amore, di fratellanza e di lieta accettazione della divina volontà. Il principio ispiratore fu quello di mettere insieme l’aiuto agli altri con una profonda unione con Dio, che dà forza e senso al mistero della sofferenza umana. Realizzò nella sua vita professionale quello che San Giovanni Paolo II scrisse nella Lettera Apostolica Salvificis doloris: “far del bene con la sofferenza e far del bene a chi soffre”.

Al termine della Relazione dell’Ecc.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.

 

PER LA BEATIFICAZIONE

In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio la presunta guarigione miracolosa di una donna, avvenuta a Cracovia nel 2001. A partire dal 1965 la signora, all’epoca poco più che trentenne, iniziò a risentire di una serie di disturbi: depressione, ipertensione arteriosa, emicranie e vomito, perdita di coscienza. Questi fenomeni, nel corso degli anni, erano andati sommandosi, fino a determinare uno stato di salute precario, che raggiunse il culmine nella primavera del 2000, quando ebbe ad evidenziarsi un angioma cerebrale nel lodo destro. L’anno seguente, poi, la donna rimase paralizzata agli arti sinistri, tanto il superiore quanto l’inferiore, in seguito a un colpo apoplettico. Venne ricoverata nella clinica neurologica di Cracovia, dove fu sottoposta a cure e a costante osservazione, ma non si potette procedere a interventi chirurgici perché ritenuti troppo rischiosi. In breve tempo le sue condizioni peggiorarono, al punto che si temette il peggio.

Nel corso di queste drammatiche vicende, l’inferma, che aveva conosciuto la Beata al corso di infermieristica, rivolse a lei la sua invocazione, benché da alcuni anni avesse abbandonato la pratica religiosa. Altre amiche e confidenti si unirono in una catena di preghiera, in modo particolare l’Associazione Cattolica delle Infermiere di Cracovia, gruppo fondato dalla Beata. L’invocazione corale venne ascoltata dal cielo. Il 5 maggio 2001 la signora confidò ad un’amica di essersi riconciliata con il Signore Gesù e mostrò segni evidenti di un inspiegabile miglioramento, il quale subì un improvviso sviluppo un mese dopo, al punto che il 3 luglio la paziente fu dimessa in buone condizioni generali. Successivi accertamenti risultarono tutti negativi e confermarono la sua completa guarigione.

Appare evidente la concomitanza cronologica e il nesso tra l’invocazione alla Beata e la guarigione della donna, che in seguito ha goduto di buona salute ed è stata in grado di gestire una normale vita relazionale.

Sulla guarigione, ritenuta miracolosa, presso la Curia ecclesiastica di Cracovia dal 18 ottobre 2002 al 3 aprile 2003 fu istruita l’Inchiesta diocesana, la cui validità giuridica è stata riconosciuta da questa Congregazione con decreto del 21 maggio 2010. La Consulta Medica del Dicastero nella seduta del 24 novembre 2016 ha riconosciuto che la guarigione fu rapida, completa e duratura, inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche. Il 21 febbraio 2017 si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. Il 7 luglio 2017 ha avuto luogo la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi.

“Grazie a te, Hanna, che hai vissuto in mezzo a noi, che sei stata proprio così, com’eri, l’incarnazione delle Beatitudini di Cristo, specialmente quella che dice: beati i misericordiosi!”, parlò così nell’omelia per i suoi funerali l’allora arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla.

I due si erano conosciuti nel 1957, quando Hanna gli chiese aiuto per organizzare l’assistenza ai malati nelle parrocchie. Ricorderà sempre quel primo incontro nei suoi diari, quando lui la guardò in silenzio e con un sorriso ironico che inizialmente la fece quasi arrabbiare.

Nel 1960 l’ormai arcivescovo la accompagnava a trovare i malati, prassi che divenne poi abituale anche nelle visite pastorali di Giovanni Paolo II. “La Chiesa, mediante l’opera dei suoi figli, viene incontro agli ammalati – conclude il card. Amato – donando con sacrificio e generosità, su ispirazione della nostra Beata, aiuto e protezione”.

PAPA FRANCESCO

REGINA COELI

Piazza San Pietro
Domenica, 29 aprile 2018

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La Parola di Dio, anche in questa quinta Domenica di Pasqua, continua a indicarci la strada e le condizioni per essere comunità del Signore Risorto. Domenica scorsa era messo in risalto il rapporto tra il credente e Gesù Buon Pastore. Oggi il Vangelo ci propone il momento in cui Gesù si presenta come la vera vite e ci invita a rimanere uniti a Lui per portare molto frutto (cfr Gv 15,1-8). La vite è una pianta che forma un tutt’uno con i tralci; e i tralci sono fecondi unicamente in quanto uniti alla vite. Questa relazione è il segreto della vita cristiana e l’evangelista Giovanni la esprime col verbo “rimanere”, che nel brano odierno è ripetuto sette volte. “Rimanere in me”, dice il Signore; rimanere nel Signore.

Si tratta di rimanere con il Signore per trovare il coraggio di uscire da noi stessi, dalle nostre comodità, dai nostri spazi ristretti e protetti, per inoltrarci nel mare aperto delle necessità degli altri e dare ampio respiro alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. Questo coraggio di uscire da sé e inoltrarci nelle necessità degli altri nasce dalla fede nel Signore Risorto e dalla certezza che il suo Spirito accompagna la nostra storia. Uno dei frutti più maturi che scaturisce dalla comunione con Cristo è, infatti, l’impegno di carità verso il prossimo, amando i fratelli con abnegazione di sé, fino alle ultime conseguenze, come Gesù ci ha amato. Il dinamismo della carità del credente non è frutto di strategie, non nasce da sollecitazioni esterne, da istanze sociali o ideologiche, ma nasce dall’incontro con Gesù e dal rimanere in Gesù. Egli per noi è la vite dalla quale assorbiamo la linfa, cioè la “vita” per portare nella società un modo diverso di vivere e di spendersi, che mette al primo posto gli ultimi.

Quando si è intimi con il Signore, come sono intimi e uniti tra loro la vite e i tralci, si è capaci di portare frutti di vita nuova, di misericordia, di giustizia e di pace, derivanti dalla Risurrezione del Signore. È quanto hanno fatto i Santi, coloro che hanno vissuto in pienezza la vita cristiana e la testimonianza della carità, perché sono stati veri tralci della vite del Signore. Ma per essere santi «non è necessario essere vescovi, sacerdoti o religiosi. […] Tutti noi, tutti, siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (Esort. ap. Gaudete et exsultate, 14). Tutti noi siamo chiamati ad essere santi; dobbiamo essere santi con questa ricchezza che noi riceviamo dal Signore risorto. Ogni attività – il lavoro e il riposo, la vita familiare e sociale, l’esercizio delle responsabilità politiche, culturali ed economiche – ogni attività, sia piccola sia grande, se vissuta in unione con Gesù e con atteggiamento di amore e di servizio, è occasione per vivere in pienezza il Battesimo e la santità evangelica.

Ci sia di aiuto Maria, Regina dei Santi e modello di perfetta comunione con il suo Figlio divino. Ci insegni Lei a rimanere in Gesù, come tralci alla vite, e a non separarci mai dal suo amore. Nulla, infatti, possiamo senza di Lui, perché la nostra vita è Cristo vivo, presente nella Chiesa e nel mondo.

Dopo il Regina Coeli:

Cari fratelli e sorelle,

Ieri, a Cracovia, è stata proclamata Beata Anna Chrzanowska, fedele laica, che dedicò la sua vita a curare gli ammalati nei quali vedeva il volto di Gesù sofferente. Rendiamo grazie a Dio per la testimonianza di questa apostola degli infermi e sforziamoci di imitarne l’esempio.

Accompagno con la preghiera l’esito positivo del Summit Inter-coreano di venerdì scorso e il coraggioso impegno assunto dai Leader delle due Parti a realizzare un percorso di dialogo sincero per una Penisola Coreana libera dalle armi nucleari. Prego il Signore perché le speranze di un futuro di pace e più fraterna amicizia non siano deluse, e perché la collaborazione possa proseguire portando frutti di bene per l’amato popolo coreano e per il mondo intero.

Nella scorsa settimana la comunità cristiana della Nigeria è stata nuovamente colpita con l’uccisione di un gruppo di fedeli, fra i quali due sacerdoti: affidiamo al Dio della misericordia questi fratelli affinché aiuti quelle comunità così provate a ritrovare la concordia e la pace.

Saluto con affetto i pellegrini oggi presenti, davvero tanti per nominare ogni gruppo! Ma almeno saluto quelli provenienti da Braga (Portogallo), dall’India e dal Pakistan; i fedeli di Pavia, Crema e Vignale; i numerosi ragazzi che hanno ricevuto o riceveranno la Cresima; e gli adolescenti di Cuneo, Remedello, Arcore, Valle Olona, Modica e Isnello.

Un pensiero particolare per le Confraternite di Assisi, accompagnate dal Vescovo; per i giovani animatori dei Padri Giuseppini del Murialdo; e per i partecipanti al Convegno nazionale del catecumenato, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.

Cari fratelli e sorelle, dopodomani, 1° maggio, nel pomeriggio inizierò il Mese Mariano con un pellegrinaggio al Santuario della Madonna del Divino Amore. Reciteremo il Rosario, pregando in particolare per la pace in Siria e nel mondo intero. Invito ad unirsi spiritualmente e a prolungare per tutto il mese di maggio la preghiera del Rosario per la pace.

A tutti auguro una buona domenica. E per favore, non dimenticate di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!