Causa in corso
Jan Świerc e 8 Compagni
- Venerabili Servi di Dio -

Jan Świerc e 8 Compagni

(† 1941 - 1942)

Sacerdoti professi della Società Salesiana di San Giovanni Bosco; consapevoli che il loro ministero pastorale era considerato dai nazisti come un’opposizione al regime, continuarono la loro opera apostolica, restando fedeli alla vocazione, accettando serenamente il rischio di essere arrestati, deportati e quindi uccisi

  • Biografia
Nonostante le umiliazioni e le torture subite, continuarono a manifestare la loro fede

 

I Venerabili Servi di Dio Jan Świerc e 8 Compagni, presbiteri della Società Salesiana di San Giovanni Bosco furono vittime della persecuzione nazista che, dopo l’occupazione tedesca della Polonia, avvenuta il 1° settembre 1939, fu scatenata con particolare veemenza anche contro la Chiesa cattolica. Religiosi impegnati in attività pastorali ed educative, estranei alle tensioni politiche del tempo, furono arrestati semplicemente per essere sacerdoti cattolici.

Essi sono:

1)    Jan Świerc nacque a Króleska (oggi Chorzów) il 29 aprile 1877 e, dopo aver compiuto gli studi superiori e teologici tra i salesiani in Italia, fu ordinato sacerdote a Torino nel 1903. In seguito diresse diverse Case salesiane in Polonia, svolgendo anche il ministero di parroco. L’8 luglio 1938 assunse l’incarico di direttore e parroco della Casa di Cracovia e divenne un apprezzato predicatore. Il 23 maggio 1941 fu arrestato con altri confratelli dalla Gestapo e condotto nel carcere di Montelupich dove venne picchiato e torturato. Il 26 giugno 1941 venne trasferito nel campo di concentramento di Auschwitz e ucciso il giorno seguente.

2)    Ignacy Antonowicz, nato a Więsławice il 14 luglio 1890 fu ordinato sacerdote a Roma nel 1916. Insegnante di teologia nello studentato salesiano di Foglizzo, fu cappellano militare nell’esercito polacco durante la Prima guerra mondiale. Inviato a Cracovia in qualità di direttore dello studentato teologico, svolse questo incarico fino all’arresto, avvenuto il 23 maggio 1941. Condotto ad Auschwitz fu maltrattato e picchiato. Ammalatosi gravemente, morì il 21 luglio 1941.

3)    Ignacy Dobiasz, nato a Ciechowice, il 14 gennaio 1880, si formò negli studentati salesiani in Italia e venne ordinato sacerdote nel 1908. Tornato in Polonia svolse il ministero pastorale ed educativo in diverse località. Dal 1931 fu inviato come collaboratore parrocchiale a Cracovia. Il 23 maggio 1941 venne arrestato e deportato ad Auschwitz dove morì il 27 giugno seguente a causa dello sfinimento e delle percosse subite.

4)    Karol Golda, nato a Tychy il 23 dicembre 1914, studiò nelle case salesiane in Polonia per poi essere inviato a Roma dove fu ordinato sacerdote nel 1938. Tornato nel suo Paese per insegnare teologia nello studentato di Oświęcim, fu arrestato dalla Gestapo il 31 dicembre 1941 e, nel febbraio 1942, deportato ad Auschwitz dove fu fucilato il 14 maggio 1942.

5)    Franciszek Harazim, nato a Osiny il 22 agosto 1885, si formò negli studentati salesiani in Polonia e ad Ivrea dove, nel 1915, fu ordinato sacerdote. Tornò nel suo Paese per insegnare in alcune scuole salesiane e nel Seminario maggiore salesiano di Cracovia. Fu arrestato il 23 maggio 1941 e portato nel carcere di Montelupich e successivamente condotto nel campo di concentramento di Auschwitz dove, a causa di percosse e maltrattamenti, morì il 26 giugno 1941.

6)    Ludwik Mroczek, nato a Kery l’11 agosto 1905, svolse la preparazione al sacerdozio in Polonia venendo ordinato nel 1933 e prestando la sua opera pastorale a Oświęcim, Leopoli, Częstochowa e altre località. Arrestato il 22 maggio 1941 fu condotto nel carcere di Montelupich e poi ad Auschwitz, dove morì il 5 gennaio 1942.

7)    Włodzmierz Szembek, nato il 22 aprile 1883 a Poręba Żegoty, appartenente a una nobile famiglia, si laureò in ingegneria, occupandosi dei possedimenti di famiglia fino al 1928, quando entrò nell’aspirantato salesiano di Oświęcim. Fu ordinato sacerdote a Cracovia nel 1934 e divenne segretario dell’ispettoria salesiana. Arrestato il 9 luglio 1942, fu imprigionato a Nowy Targ e poi condotto ad Auscwitz, dove morì il 7 settembre 1942.

8)    Kazimierz Wojciechowski, nato a Jasło il 16 agosto 1904, si formò negli studentati salesiani in Polonia e venne ordinato sacerdote nel 1935 a Cracovia. Svolse attività pastorale a Daszawa e a Cracovia ove fu arrestato il 23 maggio 1941. Deportato ad Auschwitz fu ucciso il 27 giugno 1941.

9)    Franciszek Miśka, nato a Swierczyniek il 5 dicembre 1898, compì gli studi teologici a Torino dove venne ordinato sacerdote nel 1927. Svolse il suo ministero negli istituti salesiani e presso le parrocchie di diverse località della Polonia, fino ad essere incaricato della gestione dell’istituto salesiano di Ląd. Arrestato e condotto in diversi campi di prigionia, il 30 ottobre 1941 fu deportato a Dachau dove morì il 30 giugno 1942.

Il martirio materiale di questi sacerdoti appartenenti alla famiglia salesiana, morti nei campi di sterminio di Auschwitz e Dachau sia per uccisione diretta che in conseguenza delle torture e degli stenti subiti, è attestato dalle testimonianze e dalla documentazione raccolta. Nei loro confronti traspare il particolare accanimento che fu riservato al clero polacco, perseguitato e oltraggiato negli anni dell’occupazione nazista della Polonia. L’odium fidei dei persecutori era motivato dall’ideologia anticristiana del nazismo e dalla feroce avversione per la Chiesa polacca. Nel campo di concentramento essi offrirono conforto spirituale ai compagni di prigionia e, nonostante le umiliazioni e le torture subite, continuarono a manifestare la loro fede. Vennero dileggiati con insulti al loro ministero, torturati e quindi uccisi direttamente o portati alla morte dalle condizioni disumane della prigionia, tanto che alcuni di essi subirono un martirio ex aereumnis carceris.

Il martirio formale ex parte persecutoris è provato dal fatto che vennero imprigionati e uccisi solo a causa della loro fede, del loro ministero sacerdotale e dalla loro azione pastorale.

Riguardo al martirio ex parte Servorum Dei, essi erano consapevoli che il loro ministero pastorale era considerato dai nazisti come un’opposizione al regime, ma continuarono la loro opera apostolica, restando fedeli alla vocazione, accettando serenamente il rischio di essere arrestati, deportati e quindi uccisi. 

La fama di martirio, diffusasi rapidamente dopo l’uccisione, rimase viva tra i salesiani e in tutta la Chiesa polacca e persiste sino ad oggi.