János Scheffler

János Scheffler

(1887-1952)

Beatificazione:

- 03 luglio 2011

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 6 dicembre

Religioso cattolico rumeno, Vescovo di Satu Mare e martire del regime comunista, nel carcere di Jilava fu sottoposto ai lavori forzati, umiliato, costretto a docce bollenti, ma lui seppe “trasformare quest’esperienza di dolore in occasione di apostolato, di catechesi e di preghiera”

  • Biografia
  • il martirio e la beatificazione
  • angelus
"Ci insegna la via per testimoniare, anche con sacrificio, la nostra fedeltà ai comandamenti di Dio e alle Beatitudini evangeliche" (Card. Angelo Amato)

 

János Scheffler nasce il 29 ottobre 1887 a Kálmánd (oggi Romania ma allora parte dell’Ungheria).

Assolve i suoi studi nell'Archiginnasio Cattolico di Szatmárnémeti (Satu Mare), poi nella Facoltà di Teologia dell’Università Pázmány Péter di Budapest. Riceve l'ordinazione sacerdotale il 6 luglio 1910. Nell'autunno dello stesso anno viene mandato a studiare a Roma e nel 1912 consegue il Dottorato in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Ritorna in diocesi, dove è professore di teologia e prefetto presso il Seminario Maggiore diocesano, poi è cappellano ad Ungvár (Ujgorod). Perfeziona i suoi studi presso l’Università Pázmány Péter di Budapest, conseguendo il dottorato in teologia nel 1915. In seguito è insegnante di catechesi e direttore dell'Archiginnasio Cattolico di Szatmárnémeti.

Alterna gli incarichi pastorali a quelli di insegnante: è parroco di Nagymajtény (Moftinu Mare) poi professore di teologia a Szatmárnémeti e a Nagyvárad (Oradea dei Latini), qui è anche direttore spirituale. Partecipa al Congresso Eucaristico Internazionale di Chicago (1916), di Cartagine (1930) e di Dublino (1932). Pubblica periodicamente i suoi articoli scientifici di diritto canonico e si occupa dell’aspetto giuridico dell’autonomia della Chiesa e dei rapporti di questa con lo stato.

Nel suo lavoro di giurista ha preparato Le Regole delle Suore Misercordiose di Szatmár (Szatmári Irgalmas Nővérek Szerzete Szabályai) e Lo Statuto della Diocesi di Szatmár (A szatmári egyházmegye Statutumai). Negli anni 1936-1938 collabora alla preparazione del sinodo diocesano, di cui pubblicherà il “Compendio”: I decreti sinodali (Zsinati Határozatok). Per i giovani e per i cattolici colti scrive e traduce in ungherese vari libri di catechesi.

Nell'autunno del 1940 è nominato professore ordinario di diritto canonico presso l’Università Ferenc József di Kolozsvár (Cluj Napoca). Sente come sua vocazione sacerdotale specifica l’educazione spirituale dei seminaristi e dei religiosi. È apprezzato direttore spirituale sia nel Seminario Maggiore di Szatmárnémeti sia in quello di Nagyvárad; e come confessore delle Suore Misericordiose di Szatmárnémeti e delle suore francescane di Nagyvárad. La predicazione in numerosi esercizi spirituali per preti e religiosi lascia nel clero rumeno un vero profumo di santità.

La Santa Sede lo nomina il 26 marzo 1942 come vescovo diocesano di Szatmár, poi il 28 marzo come amministratore apostolici di Nagyvárad. Il 17 maggio è ordinato vescovo dal primate d’Ungheria Mons. Jusztinián Serédi. Dal 9 aprile 1948 è vescovo delle diocesi riunite di Szatmár-Nagyvárad. Per la cura delle vocazioni sacerdotali promuove l’Opus vocationum ecclesiasticarum. Tutta la sua vita è segnata da una profonda sensibilità ai problemi della società del suo tempo, che lo spinge alla protezione degli oppressi e dei perseguitati. La sua azione diventa realmente ecumenica, così che durante la seconda guerra mondiale il governo ungherese, per l’intercessione del vescovo Scheffler, libera dagli arresti forzati il vescovo greco cattolico di Baia Mare Alexandru Rusu.

Il Venerabile Servo di Dio János Scheffler cerca di aiutare gli ebrei trasportati nei centri di raccolta rumeni e ungheresi per poi essere trasferiti ai campi di sterminio. Malgrado numerosi ostacoli e l’opposizione delle forze occupanti, riesce a liberare alcuni suoi sacerdoti arrestati arbitrariamente dalle SS. A guerra ormai quasi terminata, nel gennaio 1945, cerca inutilmente presso il Comando Sovietico, nuovo occupante, di liberare dalla deportazione i suoi fedeli di origine tedesca. Già nel 1943 aveva richiamato l’attenzione dei suoi sacerdoti e fedeli sulle conseguenze post belliche, in particolare sulla pericolosità dell’ideologia ateo-comunista e della probabile persecuzione che questa avrebbe portato ai cattolici.

L’8 novembre 1945 il papa Pio XII lo promuove alla sede vescovile di Győr, al posto del vescovo martire Vilmos Apor. Il vescovo Scheffler proclama la sua obbedienza al Santo Padre e chiede, però, per le gravi condizioni locali, di poter rimanere nella sua diocesi amata. Come vescovo sollecita la diffusione del culto del Santissimo Cuore di Gesù. Nei suoi insegnamenti si occupa spesso anche delle questioni di mariologia e così introduce in diocesi la festa dell’Immacolato Cuore di Maria e nel 1948 proclama un Anno Mariano. Richiede ai suoi sacerdoti di non ingerirsi nella politica dei vari partiti, ma vive con sofferenza la trasformazione dello stato democratico nella dittatura comunista. Il governo rumeno il 19 luglio 1948 scioglie unilateralmente il concordato con la Santa Sede, e la nuova legge sul culto non riconosce l’esistenza della Diocesi di Szatmár-Nagyvárad.

La situazione si fa sempre più difficile fino all’arbitraria sospensione del vescovo dal suo incarico da parte del governo. Il Venerabile Servo di Dio incomincia così a organizzare la vita ecclesiale in modo nascosto, per sfuggire alla persecuzione, nelle varie parrocchie della sua diocesi. I suoi tormenti spirituali crescono, quando nel 1949 il suo segretario e consigliere Mons. Szilárd Bogdánffy, vescovo consacrato in segreto, e, più tardi, il suo vicario generale Károly Pakocs, sono arrestati. Capisce come la volontà del regime comunista rumeno tenti di strappare la Chiesa Cattolica dall’ubbidienza alla Santa Sede, ma rimane sempre fedele al Santo Padre.

Il 23 maggio 1950 viene trasportato in un domicilio forzato nel monastero francescano di Kőrösbánya (Baia de Cris). Il governo comunista rumeno vorrebbe che il Venerabile Servo di Dio János Scheffler guidasse in Transilvania una chiesa cattolica statale non in comunione con Roma. Il suo arresto è l’inevitabile conseguenza del suo rifiuto. Viene condotto prima presso il carcere del Ministero degli Interni di Bucarest, poi è trasportato nel carcere sotterraneo di Jilava. 

Confessa ai prigionieri, che per un sacerdote cattolico non è una vergogna soffrire e morire in un carcere comunista. La sua salute peggiorò rapidamente, così che il processo farsa voluto dal regime dittatoriale non ha luogo, perché per le torture subite e i maltrattamenti, muore nel carcere di Jilava, il 6 dicembre 1952. 

Il 3 luglio 2011 a Satu Mare, in Romania, la cerimonia di Beatificazione del servo di Dio Giovanni Scheffler, vescovo della diocesi dal 1942 al 1952. Il rito viene concelebrato dall’arcivescovo di Esztergom-Budapest e Primate d’Ungheria, Péter Erdő, alla presenza di molti presuli e nel nunzio apostolico in Romania. In rappresentanza del Papa, il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, cardinale Angelo Amato.

Brillava fin da piccolo per intelligenza, serietà e riservatezza, János Scheffler: se ne accorsero subito a Kálmánd, villaggio di pescatori ungherese al momento della sua nascita, che la storia trasformò in cittadina romena con il nome di Cămin. All’università lo chiamavano “doctor” ancora prima che lo diventasse, poi fu ordinato sacerdote, divenne un solerte catechista, un appassionato predicatore e un instancabile vescovo. Intorno a lui, intanto, il mondo precipitava nell’incubo. Ricorda il cardinale Amato che la persecuzione comunista contro la Chiesa cattolica in Romania si acutizzò dal 1947: “Il regime intendeva rompere ogni rapporto con la Santa Sede, obbligando i fedeli a convertirsi all’ortodossia per creare una Chiesa senza Papa”. L’odium fidei si scatenò contro i sacerdoti: neppure mons. Scheffler fu risparmiato. Nel carcere di Jilava fu sottoposto ai lavori forzati, umiliato, costretto a docce bollenti, ma lui seppe “trasformare quest’esperienza di dolore in occasione di apostolato, di catechesi e di preghiera”, riferisce ancora il cardinale Amato.

Come Cristo nel deserto fu tentato dal diavolo, che gli promise tutti i regni del mondo in cambio dell’adorazione, anche al vescovo Scheffler, in prigione, fu offerto di diventare Patriarca della Romania, a patto che firmasse il passaggio alla Chiesa ortodossa. Come Cristo, non cedette, e come Cristo morì pregando e perdonando i suoi uccisori, il 6 dicembre 1952. Ed è proprio sulla morte di Gesù che si fonda il martirio, che è una forma di amore totale a Dio – come ha detto in diverse occasioni Benedetto XVI – una vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della luce della verità sulle tenebre della menzogna. Oggi, riflette il cardinale Amato, la figura del Beato Scheffler insegna la via per “testimoniare, anche con sacrificio, la nostra fedeltà ai comandamenti di Dio e alle Beatitudini evangeliche […] il profilo del martire propone il valore eterno dell’amore che vince l’odio e del perdono che spegne la brutalità dei carnefici”. Il martire è certo di essere amato dal Signore, è libero e consapevole di aver scelto la parte migliore della vita: Cristo, trasforma la sofferenza in gioia che si fonda sulla fede, la morte in vita.

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 3 luglio 2011

 

Cari fratelli e sorelle!

Oggi, nel Vangelo, il Signore Gesù ci ripete quelle parole che conosciamo così bene, ma che sempre ci commuovono: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11,28-30). Quando Gesù percorreva le strade della Galilea annunciando il Regno di Dio e guarendo molti malati, sentiva compassione delle folle, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (cfr Mt 9,35-36). Quello sguardo di Gesù sembra estendersi fino ad oggi, fino al nostro mondo. Anche oggi si posa su tanta gente oppressa da condizioni di vita difficili, ma anche priva di validi punti di riferimento per trovare un senso e una meta all’esistenza. Moltitudini sfinite si trovano nei Paesi più poveri, provate dall’indigenza; e anche nei Paesi più ricchi sono tanti gli uomini e le donne insoddisfatti, addirittura malati di depressione. Pensiamo poi ai numerosi sfollati e rifugiati, a quanti emigrano mettendo a rischio la propria vita. Lo sguardo di Cristo si posa su tutta questa gente, anzi, su ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, e ripete: “Venite a me, voi tutti…”.

Gesù promette di dare a tutti “ristoro”, ma pone una condizione: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Che cos’è questo “giogo”, che invece di pesare alleggerisce, e invece di schiacciare solleva? Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli (cfr Gv 13,34; 15,12). Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, sia quelle materiali, come la fame e le ingiustizie, sia quelle psicologiche e morali causate da un falso benessere, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo. Anche verso l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole “mitezza”. Ma soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può assicurare un futuro degno dell’uomo.

Cari amici, ieri abbiamo celebrato una particolare memoria liturgica di Maria Santissima lodando Dio per il suo Cuore Immacolato. Ci aiuti la Vergine a “imparare” da Gesù la vera umiltà, a prendere con decisione il suo giogo leggero, per sperimentare la pace interiore e diventare a nostra volta capaci di consolare altri fratelli e sorelle che percorrono con fatica il cammino della vita.

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle, mi unisco alla gioia della Chiesa in Romania, in particolare della Comunità di Satu Mare, dove oggi viene proclamato Beato János Scheffler, che fu Vescovo di quella Diocesi e morì martire nel 1952. La sua testimonianza sostenga sempre le fede di quanti lo ricordano con affetto e delle nuove generazioni.

Chers pèlerins francophones, de façon providentielle, alors que pour beaucoup débutent les vacances, les textes de ce dimanche nous orientent vers le repos et la sérénité. Il ne s’agit pas de partir en repos pour partir, mais bien de vivre d’une façon nouvelle nos relations avec nos proches, avec Dieu, en prenant du temps pour cela. Jésus nous invite à venir à Lui, à nous confier à Lui. La foi en sa présence nous apporte la sérénité de celui qui se sait toujours aimé du Père. Faisons une large place à la lecture de la Parole de Dieu, particulièrement de l’Evangile que vous ne manquerez pas de mettre dans vos bagages de vacances ! Bon pèlerinage à tous !

I am pleased to greet the English-speaking visitors here today, especially the candidates for the permanent diaconate from the Diocese of Elphin, Ireland, who are here with their wives. In today’s Gospel, Jesus invites all of us to come to him, whatever burdens we may be carrying, whatever labours we may be engaged in, because in him we will find rest. At this time of year when so many of you are taking your annual holiday, I pray that you will truly find refreshment for body and spirit and an opportunity to rest in the Lord. May God bestow his blessings of joy and peace upon all of you, and upon your families and loved ones at home.

Mit Freude grüße ich alle Pilger und Gäste deutscher Sprache. „Kommt alle zu mir“, lädt Jesus uns im heutigen Evangelium ein. Der Herr kennt die Mühsal und die Last unseres Lebens und will uns Ruhe verschaffen. Auf uns selbst gestellt können wir aber die tiefste Sehnsucht unseres Herzens nicht stillen. Christus zeigt uns den Weg zum wirklichen, zum glücklichen Leben; er ist selbst der Weg. „Lernt von mir“, so sagt er, „denn ich bin gütig und von Herzen demütig.“ Von Jesus also können wir das rechte Menschsein lernen, und dazu gehören die Güte und die Demut. Dann finden wir innere Freude und Erholung für Geist und Seele. Bei Jesus sein ist das wahre Glück. Ich wünsche euch einen gesegneten Sonntag und eine gute Woche.

Saludo con afecto a los grupos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los profesores y alumnos del Colegio Internacional Europa, de Sevilla. “Venid a mí todos los que estáis cansados y agobiados”, nos dice hoy Cristo en el Evangelio. Que esta palabra resuene con claridad en el corazón de todos, de modo que, presentando al Señor nuestros afanes y sufrimientos, encontremos en Él la fuerza para afrontar la vida con alegría y serenidad de espíritu, siendo testigos de su amor y fuente de esperanza para los necesitados. Gracias por vuestra presencia y vuestras oraciones. Feliz domingo.

Zo srdca pozdravujem slovenských pútnikov, osobitne z Úpora a Černovej. Bratia a sestry, budúci utorok Slovensko bude sláviť sviatok svätých bratov Cyrila a Metoda. Oni sú pre nás všetkých príkladom jednoty vo viere. Zostaňte verní tomuto ich odkazu. S láskou vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Di cuore saluto i pellegrini slovacchi, particolarmente quelli provenienti da Úpor e Černová. Fratelli e sorelle, martedì prossimo la Slovacchia celebrerà la festa dei Santi fratelli Cirillo e Metodio. Essi sono per tutti noi esempio di unità nella fede. Rimanete fedeli a questo sublime esempio. Con affetto vi benedico. Sia lodato Gesù Cristo!]

Drodzy Polacy, bracia i siostry. Modlitwa „Anioł Pański” przypomina nam, że Słowo Boże stało się ciałem pod sercem Dziewiczej Matki. W kontekście minionych obchodów liturgicznych: Najświętszego Serca Pana Jezusa i Niepokalanego Serca Maryi, polecam was wszystkich opiece tych Najświętszych Serc. Niech Serce Jezusa zjednoczone z Sercem Maryi będzie dla was źródłem życia i świętości. Wszystkim wam błogosławię, życzę dobrej niedzieli.

[Cari fratelli e sorelle Polacchi, la preghiera dell’“Angelus” ci ricorda che il Verbo di Dio si fece carne nel grembo della Vergine Madre. Nel contesto delle recenti celebrazioni liturgiche del Sacratissimo Cuore di Gesù e del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria vi raccomando alla protezione di questi Cuori santissimi. Il Cuore di Gesù unito al Cuore di Maria sia per voi sorgente di vita e di santità. Vi benedico tutti e vi auguro buona domenica.]

Rivolgo infine un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare ai fedeli venuti da Pistoia e ai ragazzi di Latisana, Arcidiocesi di Udine. A tutti auguro una buona domenica e un buon mese di luglio. Nei prossimi giorni lascerò il Vaticano per recarmi a Castel Gandolfo. Da là, a Dio piacendo, guiderò l’Angelus domenica prossima. Grazie! Buona domenica e buona settimana a tutti voi.