Josaphata Hordashevska
(1869-1919)
- 25 marzo
Vergine, che nell’Istituto delle Suore Ancelle di Maria Immacolata da lei fondato servì ovunque ci fosse maggior bisogno servendo i bambini, gli ammalati, i poveri, gli analfabeti e gli emarginati in situazioni spesso difficili e non prive di sofferenza.
Josaphata Hordashevska nacque il 20 novembre 1869 a Lviv in Ucraina da una famiglia molto povera.
Nella prima infanzia ella diede segni di grande virtù e di una vita intensa di pietà. Quando aveva 18 anni fece un ritiro spirituale sotto la direzione del P. Geremia Lomnytsky, OSBM, ed egli divenne il suo direttore spirituale.
Nel 1892 Josaphata insieme con P. Lomnytsky e il P. Kyrylo Seletsky, fondò la prima Congregazione femminile, dedicata all'apostolato attivo nel rito bizantino-ucraino – la Congregazione delle Suore Ancelle di Maria Immacolata.
Giosafata voleva che la sua Congregazione fosse una luce per il suo povero popolo, che a quel tempo si trovava spiritualmente e socialmente trascurato. Il campo dell'apostolato era completamente aperto alle Suore Ancelle. Esse erano da sole in quella vasta missione: curavano i malati, fondavano asili per i bambini, insegnavano catechismo alla gioventù e agli adulti, si preoccupavano delle chiese trascurate nei villaggi e cucivano vesti sacre. Le Suore prendevano parte attivamente alla vita delle parrocchie.
Lo sviluppo della Congregazione fu meraviglioso; in 10 anni vi erano già 123 Suore in 23 case. In quegli anni le Suore andarono in Canada, in Croazia, in Brasile. Oggi le Suore Ancelle svolgono la loro missione in 16 Paesi; l’ultimo è il Kazakhstan.
La santità della Serva di Dio Josaphata sta nel fatto che ella eseguiva i suoi compiti quotidiani, con dedizione, realizzando continuamente nella vita il comandamento dell’amore di Dio e del prossimo. La quotidiana memoria del Cristo le dava forza di sopportare in pace molti problemi. Josaphata morì il 7 aprile 1919.
Josaphata parla alla gente di oggi della bellezza di una vita radicale secondo il Vangelo e della necessità di compassione e di solidarietà verso i bisognosi.
DIVINA LITURGIA CON BEATIFICAZIONI
OMELIA DEL SANTO PADRE
Ippodromo di Lviv
Mercoledì, 27 giugno 2001
1. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13).
Questa solenne affermazione di Cristo risuona fra noi, oggi, con particolare eloquenza, mentre proclamiamo Beati alcuni figli di questa gloriosa Chiesa di Leopoli degli Ucraini. La maggior parte di essi fu uccisa in odio alla fede cristiana. Alcuni subirono il martirio in tempi a noi vicini e, tra i presenti alla Divina Liturgia odierna, non pochi sono coloro che li conobbero personalmente. Questa terra di Halytchyna, che lungo la storia ha visto lo sviluppo della Chiesa ucraina greco-cattolica, è stata coperta, come diceva l'indimenticabile Metropolita Yosyf Slipyi, "da montagne di cadaveri e fiumi di sangue".
E', la vostra, una comunità viva e feconda che si ricollega alla predicazione dei santi Fratelli Cirillo e Metodio, a san Vladimiro e a santa Olga. L'esempio dei martiri appartenenti a diversi periodi della storia, ma soprattutto al secolo passato, testimonia che il martirio è la misura più alta del servizio di Dio e della Chiesa. Con la presente celebrazione vogliamo rendere loro omaggio e ringraziare il Signore per la loro fedeltà.
2. Con questo suggestivo rito di beatificazione, è mio desiderio altresì esprimere la riconoscenza di tutta la Chiesa al popolo di Dio in Ucraina per Mykola Carneckyj e i suoi 24 Compagni martiri, come pure per i martiri Teodor Romóa e Omeljan Kovc e per la Serva di Dio Josaphata Michaëlina Hordashevska. Come il chicco di frumento caduto in terra muore per dar vita alla spiga (cfr Gv 12,24), così essi hanno offerto la loro esistenza, affinché il campo di Dio fosse fecondo di nuova e più abbondante messe.
Nel loro ricordo, saluto quanti partecipano a questa concelebrazione, a cominciare dai Signori Cardinali Lubomyr Husar e Marian Jaworski, con i Vescovi e i sacerdoti delle Chiese Greco-cattolica e Latina. Nel salutare l'attuale l'Arcivescovo Maggiore di Lviv degli Ucraini, il mio pensiero va ai predecessori, il Servo di Dio Andrey Sheptytskyj, l'eroico Cardinale Yosyf Slipyj, il compianto Cardinale Myroslav Lubachivskyj, da poco scomparso. Ricordando i Pastori, il mio cuore si rivolge con affetto a tutti i figli e le figlie della Chiesa Greco-cattolica Ucraina, anche a quanti sono collegati con noi attraverso la radio e la televisione da altre città e nazioni. Rivolgo uno speciale ringraziamento al Signor Presidente dell'Ucraina, Leonid Kucma, per la sua partecipazione a questa solenne Divina Liturgia.
3. I servi di Dio, oggi iscritti nell'Albo dei Beati, rappresentano tutte le componenti della Comunità ecclesiale: ci sono tra loro Vescovi e sacerdoti, monaci, monache e laici. Essi furono provati in molti modi da parte dei seguaci delle ideologie nefaste del nazismo e del comunismo. Conscio delle sofferenze a cui erano sottoposti questi fedeli discepoli di Cristo, il mio Predecessore Pio XII, con accorata partecipazione, manifestava la propria solidarietà con coloro "che perseverano nella fede e resistono ai nemici del cristianesimo con la stessa invitta fortezza con cui resistettero un tempo i loro antenati" e ne lodava il coraggio nell'essere restati "fedelmente congiunti col Romano Pontefice e coi loro pastori" (Lett. ap. Orientales Ecclesias, 15 dicembre 1952: AAS 45 [1953], 8).
Sostenuti dalla grazia divina, essi hanno percorso sino in fondo la strada della vittoria. E' strada che passa attraverso il perdono e la riconciliazione; strada che conduce alla luce folgorante della Pasqua, dopo il sacrificio del Calvario. Questi nostri fratelli e sorelle sono i rappresentanti conosciuti di una moltitudine di eroi anonimi – uomini e donne, mariti e mogli, sacerdoti e consacrati, giovani e anziani – che lungo il ventesimo secolo, il "secolo del martirio", hanno affrontato la persecuzione, la violenza, la morte pur di non rinunciare alla loro fede.
Come non ricordare qui la lungimirante e solida azione pastorale del Servo di Dio, il Metropolita Andrey Sheptytskyj, la cui causa di beatificazione è in corso e che speriamo di vedere un giorno nella gloria dei Santi? Alla sua eroica azione apostolica dobbiamo fare doveroso riferimento per comprendere l'umanamente inspiegabile fecondità della Chiesa greco-cattolica ucraina negli anni bui della persecuzione.
4. Io stesso sono stato testimone, nella mia giovinezza, di questa sorta di "apocalisse". "Il mio sacerdozio, già al suo nascere, si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e donne della mia generazione" (Dono e mistero, p. 47). La loro memoria non deve andare perduta, poiché essa è benedizione. A loro va la nostra ammirazione e la nostra gratitudine: come un'icona del Vangelo delle Beatitudini, vissuto sino allo spargimento del sangue, essi costituiscono un segno di speranza per i tempi nostri e per quelli che verranno. Hanno manifestato come l'amore sia più forte della morte.
Nella loro resistenza al mistero dell'iniquità ha potuto rifulgere, nonostante l'umana fragilità, la forza della fede e della grazia di Cristo (cfr 2 Cor 12,9-10). La loro invitta testimonianza si è rivelata seme di nuovi cristiani (cfr Tertulliano, Apol. 50,13: CCL 1, 171).
Con loro furono perseguitati e uccisi a causa di Cristo anche cristiani di altre Confessioni. Il loro comune martirio è un forte appello alla riconciliazione e all'unità. E' l'ecumenismo dei martiri e dei testimoni della fede, che indica la via dell'unità ai cristiani del ventunesimo secolo. Che il loro sacrificio sia concreta lezione di vita per tutti. Non si tratta certo d'una impresa facile. Nel corso degli ultimi secoli si sono accumulati troppi stereotipi nel pensare, troppi risentimenti reciproci e troppa intolleranza. L'unico mezzo per sgomberare questa strada è dimenticare il passato, chiedere e offrire il perdono gli uni agli altri per le offese inflitte e ricevute, e confidare senza riserve nell'azione rinnovatrice dello Spirito Santo.
Questi martiri ci insegnano la fedeltà al duplice comandamento dell'amore: amore per Dio, amore per i fratelli.
5. Cari sacerdoti, cari religiosi e religiose, cari seminaristi, catechisti e studenti di Teologia! Proprio a voi vorrei additare in modo particolare l'esempio luminoso di questi eroici testimoni del Vangelo. Siate come loro fedeli a Cristo sino alla morte! Se Iddio benedice la vostra Terra con numerose vocazioni, se i seminari sono colmi - e questo è fonte di speranza per la vostra Chiesa - ciò è sicuramente uno dei frutti del loro sacrificio. Ma questo costituisce per voi una grande responsabilità.
Dico pertanto ai responsabili: prestate attenta cura alla formazione dei futuri sacerdoti e dei chiamati alla vita consacrata, nella linea tipica della tradizione monastica orientale. Da una parte, sia posto in rilievo il valore del celibato per il Regno dei Cieli, dall'altra sia illustrata anche l'importanza del Sacramento del matrimonio con gli impegni ad esso connessi. La famiglia cristiana - ha ricordato il Concilio - è come una "chiesa domestica", nella quale i genitori devono essere per i figli i primi annunciatori della fede (cfr Lumen gentium, 11).
Esorto tutti i figli e le figlie della Chiesa a ricercare con impegno costante una sempre più autentica e profonda conoscenza di Cristo. Sia costante preoccupazione del Clero di offrire ai laici una seria formazione evangelica ed ecclesiale. Non venga meno nei cristiani lo spirito di sacrificio. Né si indebolisca il coraggio della comunità cristiana nella difesa degli offesi e dei perseguitati, ponendo grande attenzione nel decifrare i segni dei tempi, per rispondere così alle sfide sociali e spirituali del momento.
In questo contesto, vi confido che seguirò con interesse lo svolgimento della terza sessione del Sinodo della vostra Chiesa, che si terrà nel 2002 e sarà dedicata alla lettura ecclesiale dei problemi sociali dell'Ucraina. La Chiesa non può tacere quando è in gioco la tutela della dignità umana e il bene comune.
6. "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Gv 15,13). I martiri che oggi vengono dichiarati Beati hanno seguito il Buon Pastore sino alla fine. La loro testimonianza non rimanga per voi semplicemente un vanto: divenga piuttosto un invito a imitarli. Con il Battesimo, ogni cristiano è chiamato alla santità. Non a tutti è chiesta, come a questi nuovi beati martiri, la prova suprema dell'effusione del sangue. Ad ognuno però è affidato il compito di seguire Cristo con quotidiana e fedele generosità, come ha fatto la beata Josaphata Michaëlina Hordashevska, co-fondatrice delle Ancelle di Maria Immacolata. Ella seppe vivere in modo straordinario la sua quotidiana adesione al Vangelo, servendo i bambini, gli ammalati, i poveri, gli analfabeti e gli emarginati in situazioni spesso difficili e non prive di sofferenza.
Sia la santità l'anelito di tutti voi, cari Fratelli e Sorelle della Chiesa greco-cattolica ucraina. In questo cammino di santità e di rinnovamento vi accompagna Maria, "che tutti precede alla testa del lungo corteo dei testimoni della fede nell'unico Signore" (Redemptoris Mater, 30).
Intercedono per voi i Santi e i Beati, che in questa terra di Ucraina hanno raggiunto la corona della giustizia, e i Beati che oggi specialmente celebriamo. Il loro esempio e la loro protezione vi aiutino a seguire Cristo e a servire fedelmente il suo Corpo mistico, la Chiesa. Per loro intercessione, Iddio versi sulle vostre ferite l'olio della misericordia e della consolazione, perché possiate guardare con fiducia a ciò che vi attende, certi nel cuore di essere figli di un Padre che teneramente vi ama.
Traduzione italiana dei saluti in lingua polacca
Saluto cordialmente i fedeli giunti dalla Polonia, in modo particolare i Greco-cattolici venuti a Leopoli per partecipare insieme ai loro fratelli dell’Ucraina a questa particolare Liturgia. Desidero inoltre esprimere il mio cordiale ricordo e la mia unione spirituale con il vostro Metropolita Ivan Martyniak, che non vi ha potuto accompagnare. Che Dio vi benedica.
Traduzione italiana dei saluti in lingua ucraina
Dio ci ha dato oggi una bellissima giornata. Come non ringraziarlo? Cari fratelli e sorelle in questo ultimo incontro nel corso del mio particolare e commovente Pellegrinaggio tra il popolo di Dio che è in Ucraina, radunato cosí numeroso, vi saluto ancora tutti di cuore.
Vi ringrazio per le vostre preghiere, specialmente per il canto del coro, che è preghiera. Grazie per la vostra bontà e sincerità, grazie per il vostro amore e fedeltà alla Sede Apostolica. Tutti porto nel cuore e tutti accompagno e abbraccio nella preghiera. Che Dio vi benedica.