José Manyanet y Vives

José Manyanet y Vives

(1833-1901)

Beatificazione:

- 25 novembre 1984

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 16 maggio 2004

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 17 dicembre

Presbitero, fondatore delle Congregazioni dei Figli della Sacra Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazareth, per aiutare tutte le famiglie a divenire esemplari sul modello della santa famiglia di Nazareth

  • Biografia
  • Omelia
  • testimonianze di santità
  • omelia di beatificazione
"Tutte le famiglie amino, imitino e benedicano la Sacra Famiglia di Nazaret; ogni focolare una Nazaret, ogni famiglia una Santa Famiglia"

 

José Manyanet Daniel y Vives nacque il 7 gennaio 1833 in Tremp (Lleida, Spagna), nel seno di una famiglia numerosa e cristiana. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita e, all'età di 5 anni, dalla madre venne offerto alla Madonna di Valldeflors, patrona della città. Per portare a termine gli studi secondari a Barbastro e, poi, quelli di filosofia e teologia nei seminari diocesani di Lleida e Urgell, dovette trovarsi un lavoro fin da ragazzo. Venne ordinato sacerdote il 9 aprile 1859.

Dopo 12 anni di intenso lavoro nella diocesi di Urgell a servizio del Vescovo, quale suo familiare, maggiordomo di palazzo, bibliotecario del seminario, vicesegretario di camera e segretario di visita pastorale, si sentì chiamato da Dio ad abbracciare la vita religiosa e a fondare due congregazioni, una maschile e l'altra femminile.

Contando sull'approvazione del Vescovo, nel 1864, fondò i Figli della Sacra Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe e, nel 1874, le Missionarie Figlie della Sacra Famiglia di Nazaret, con la missione di imitare, onorare e propagare il culto della Sacra Famiglia di Nazaret e procurare la formazione cristiana delle famiglie, principalmente mediante l'educazione ed istruzione cattolica dei fanciulli e dei giovani, e il ministero sacerdotale.

Con la preghiera costante e il lavoro instancabile, visse esemplarmente tutte le virtù, e insieme con la sua amorosa dedizione alla cura delle anime, guidò e diede impulso, nello spazio di quasi quarant'anni, alla formazione ed espansione dei due istituti, aprendo collegi, scuole professionali, seminari ed altri centri di apostolato in varie località della Spagna. Oggi, i due istituti sono presenti, con l'esercizio della loro missione, in vari paesi dell'Europa, delle due Americhe e in Africa.

Chiamato in maniera speciale da Dio, scrisse varie opere ed opuscoli per presentare al mondo l'esempio della Sacra Famiglia di Nazaret, per propagarne la devozione ed incoraggiarne l'imitazione. Fondò anche la rivista La Sagrada Familia, oggi edita in spagnolo e italiano ed ebbe l'ispirazione di proporre la costruzione, in Barcelona (Spagna), di un tempio espiatorio in onore della Sacra Famiglia, che fosse la casa spirituale ed universale di tutte le famiglie. Dalla sua ispirazione è sorto il tempio della Sacra Famiglia, opera geniale dell'architetto e Servo di Dio Antonio Gaudí, mirato a perpetuare visivamente le virtù e gli esempi della Famiglia di Nazaret.

Il beato Josep Manyanet predicò abbondantemente la Parola di Dio e scrisse anche molte lettere ed alcuni libri per la formazione dei religiosi e religiose, delle famiglie e dei fanciulli ed anche per la direzione dei collegi e delle scuole. Tra i libri, emerge La Escuela de Nazaret y Casa de la Sagrada Familia (1895). È la sua biografia spirituale nella quale la sua anima, personificata nel personaggio che egli chiama «Desideria», immagina di dialogare con Gesù, Maria e Giuseppe con alcuni colloqui, mediante i quali traccia tutto un processo di perfezione cristiana e religiosa, ispirata alla spiritualità della casa e scuola di Nazaret.

Scrisse anche una guida per gli sposi e le famiglie, dal titolo Preciosa joya de familia (1899), per ricordare la dignità del matrimonio come vocazione e l'importanza dell'educazione cristiana dei figli.

Per la formazione dei religiosi, scrisse El espíritu de la Sagrada Familia, un libro di meditazioni, che descrivono l'identità della vocazione e missione, nella Chiesa e nella società, delle religiose e dei religiosi, Figlie e Figli della Sacra Famiglia. Esiste un'edizione delle sue Obras Selectas (1991), ed è in fase di stampa il primo volume della sua Opera Completa.

Le opere del Padre Manyanet crebbero tra molte difficoltà, né gli mancarono varie dolorose malattie corporali, che lo tormentarono per tutta la vita. Ammirevole la sua indomita costanza e fortezza, nutrite da una profonda adesione ed obbedienza alla volontà di Dio, che lo aiutarono ad essere fedele dinanzi ad ogni prova.

Consumato fisicamente da alcune piaghe, rimaste aperte nel suo costato durante gli ultimi 16 anni di vita, e che egli chiamava «le misericordie del Signore», il 17 dicembre 1901, ricco di virtù e meriti, rese la sua anima a Dio nella casa madre di Barcelona (Spagna), centro del suo lavoro, attorniato dall'affetto e dal dolore di tanti bambini e giovani, per i quali aveva speso tutta la sua vita. Le sue ultime parole furono quelle che aveva ripetuto tante volte: Gesù, Giuseppe e Maria, ricevete quando io muoio l'anima mia.

I suoi resti mortali riposano nell'urna della cappella del collegio Gesù, Maria e Giuseppe di Barcelona, diventata luogo di preghiera per i suoi figli e figlie spirituali e per tanti genitori, ragazzi e giovani, famiglie e devoti, che si sono avvicinati a Dio, attratti dai suoi esempi ed insegnamenti.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 6 BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sesta Domenica di Pasqua, 16 maggio 2004 

 

1. "Vi do la mia pace" (Gv 14,27). Nel tempo pasquale ascoltiamo spesso questa promessa di Gesù ai suoi discepoli. La pace vera è frutto della vittoria di Cristo sul potere del male, del peccato e della morte. Quanti lo seguono fedelmente diventano testimoni e costruttori della sua pace.

In questa luce mi piace contemplare i sei nuovi Santi, che la Chiesa addita oggi all’universale venerazione: Luigi Orione, Annibale Maria di Francia, Josep Manyanet y Vives, Nimatullah Kassab Al-Hardini, Paola Elisabetta Cerioli, Gianna Beretta Molla.

2. "Uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo" (At 15,26). Queste parole degli Atti degli Apostoli ben possono applicarsi a san Luigi Orione, uomo totalmente donato alla causa di Cristo e del suo Regno. Sofferenze fisiche e morali, fatiche, difficoltà, incomprensioni e ostacoli di ogni tipo hanno segnato il suo ministero apostolico. "Cristo, la Chiesa, le anime - egli diceva - si amano e si servono in croce e crocifissi o non si amano e non si servono affatto" (Scritti, 68,81).

Il cuore di questo stratega della carità fu "senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo" (ivi, 102,32). La passione per Cristo fu l'anima della sua vita ardimentosa, la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza.

Quest’umile figlio di un selciatore proclama che "solo la carità salverà il mondo" (ivi, 62,13) e a tutti ripete che "la perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini" (ivi).

3. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola" (Gv 14,23). In queste parole evangeliche vediamo delineato il profilo spirituale di Annibale Maria di Francia, che l’amore per il Signore spinse a dedicare l’intera esistenza al bene spirituale del prossimo. In questa prospettiva, egli avvertì soprattutto l’urgenza di realizzare il comando evangelico: "Rogate ergo… - Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38).

Ai Padri Rogazionisti e alle Suore Figlie del Divino Zelo lasciò il compito di adoperarsi con tutte le forze perché la preghiera per le vocazioni fosse "incessante e universale". Questo stesso invito Padre Annibale Maria Di Francia rivolge ai giovani del nostro tempo, sintetizzandolo nella sua abituale esortazione: "Innamoratevi di Gesù Cristo".

Da questa provvidenziale intuizione è sorto nella Chiesa un grande movimento di preghiera per le vocazioni. Auspico di cuore che l’esempio di Padre Annibale Maria Di Francia guidi e sostenga anche in questo nostro tempo tale azione pastorale.

4. "El Espíritu Santo, que enviará el Padre en mi nombre, será quien os lo enseñe todo y os vaya recordando todo lo que os he dicho" (Jn 14, 26). Desde el principio el Paráclito ha suscitado hombres y mujeres que han recordado y difundido la verdad revelada por Jesús. Uno de éstos fue San José Manyanet, verdadero apóstol de la familia. Inspirándose en la escuela de Nazaret, realizó su proyecto de santidad personal y se dedicó, con entrega heroica, a la misión que el Espíritu le confiaba. Para ello fundó dos Congregaciones Religiosas. Un símbolo visible de su anhelo apostólico es también el templo de la Sagrada Familia de Barcelona.

[in lingua catalana]

Que sant Josep Manyanet beneeixi totes les famílies i us ajudi a portar els exemples de la Sagrada Família a les vostres llars".

[ ¡Que San José Manyanet bendiga a todas las familias y os ayude a llevar los ejemplos de la Sagrada Familia a vuestros hogares!]

Traduzione italiana delle parti pronunciate in spagnolo ed in catalano:

[4. "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14, 26). 
Sin dall'inizio il Paraclito ha ispirato uomini e donne che hanno ricordato e diffuso la verità rivelata da Gesù. Uno di questi è stato san José Manyanet, vero Apostolo della famiglia. Ispirandosi alla scuola di Nazareth, ha realizzato il suo progetto di santità personale e si è dedicato, con sollecitudine eroica, alla missione che lo Spirito gli ha affidato. A tal fine ha fondato due Congregazioni Religiose. Un simbolo visibile del suo anelito apostolico è anche il tempio della Sacra Famiglia di Barcellona.] 
Que sant Josep Manyanet beneeixi totes les famílies i us ajudi a portar els exemples de la Sagrada Família a les vostres llars". 
[¡Que San José Manyanet bendiga a todas las familias y os ayude a llevar los ejemplos de la Sagrada Familia a vuestros hogares!] 
[Che San Giuseppe Manyanet benedica tutte le famiglie e vi aiuti a portare gli esempi della Sacra Famiglia alle vostre case!]

5. Homme de prière, amoureux de l’Eucharistie qu’il aimait adorer longuement, saint Nimatullah Kassab Al-Hardini est un exemple pour les moines de l’Ordre libanais maronite comme pour ses frères libanais et pour tous les chrétiens du monde. Il s’est donné totalement au Seigneur dans une vie de grand renoncement, montrant que l’amour de Dieu est la seule véritable source de joie et de bonheur pour l’homme. Il s’est attaché à chercher et à suivre le Christ, son Maître et Seigneur.

Accueillant à ses frères, il a soulagé et guéri beaucoup de blessures dans les cœurs de ses contemporains, leur témoignant la miséricorde de Dieu. Puisse son exemple éclairer notre route, susciter chez les jeunes en particulier un vrai désir de Dieu et de la sainteté, pour annoncer à notre monde la lumière de l’Évangile !

Traduzione italiana della parte pronunciata in francese:

[5. Uomo di preghiera, innamorato dell'Eucaristia, che gli piaceva adorare a lungo, Nimatullah Kassab Al-Hardini è un esempio per i monaci dell'Ordine libanese maronita, come pure per i suoi fratelli libanesi e per tutti i cristiani del mondo. Egli si è donato totalmente al Signore in una vita di grande rinuncia, mostrando che l'amore di Dio è l'unica fonte autentica di gioia e di felicità per l'uomo. Egli si è dedicato a cercare e a seguire Cristo, suo Maestro e Signore. 
Accogliendo i suoi fratelli, egli ha dato sollievo e ha curato molte ferite nel cuore dei suoi contemporanei, testimoniando loro la misericordia di Dio. Possa il suo esempio illuminare il nostro cammino, suscitare, in particolare tra i giovani, un desiderio autentico di Dio e di santità, per annunciare al mondo presente la luce del Vangelo!]

6. "L’angelo… mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo" (Ap 21,10). La splendida immagine proposta dall’Apocalisse di Giovanni esalta la bellezza e la fecondità spirituale della Chiesa, la nuova Gerusalemme. Di questa fecondità spirituale è singolare testimone Paola Elisabetta Cerioli, la cui esistenza fu copiosa di frutti di bene.

Contemplando la Santa Famiglia, Paola Elisabetta intuì che le comunità familiari restano solide quando i legami di parentela sono sostenuti e cementati dalla condivisione dei valori della fede e della cultura cristiana. Per diffondere questi valori la nuova Santa fondò l’Istituto della Sacra Famiglia. Era infatti convinta che i figli, per crescere sicuri e forti, hanno bisogno di una famiglia sana e unita, generosa e stabile. Aiuti Iddio le famiglie cristiane ad accogliere e a testimoniare in ogni circostanza l’amore di Dio misericordioso.

7. Dell’amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito, ebbe a scrivere: "L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini".

Sull’esempio di Cristo, che "avendo amato i suoi… li amò sino alla fine" (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso.

Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!

8. "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Gv 14,28). Le vicende terrene di questi sei nuovi Santi ci spronano a perseverare sulla propria strada, confidando nell’aiuto di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano con la loro potente intercessione.

La fama di santità, che lo distinse in vita, si estese in varie parti del mondo. Per cui, introdotta la Causa di Canonizzazione nel 1956, venne riconosciuta l'eroicità delle sue virtù nel 1982 e, approvato il miracolo dovuto alla sua intercessione, il 25 novembre 1984 fu dichiarato Beato da Giovanni Paolo II, il quale affermò che «la santità del Padre Manyanet ha la sua origine nella Sacra Famiglia».

Egli, infatti, fu chiamato da Dio «perché nel suo nome fossero benedette tutte le famiglie del mondo». Lo Spirito Santo forgiò la sua personalità in modo che egli fosse testimone del mistero di salvezza, realizzato nel seno della Famiglia di Nazaret, e lo inviò come messaggero del «Vangelo della famiglia».

La sua grande aspirazione era che «tutte le famiglie amino, imitino e benedicano la Sacra Famiglia di Nazaret» e si adoperò costantemente per fare di «ogni focolare una Nazaret», e cioè di ogni famiglia una «Santa Famiglia».

La Canonizzazione del beato Josep Manyanet sanziona, in tal modo, non solo la sua santità, ma anche l'attualità del suo messaggio nazareno-familiare. Quindi, oltre ad essere il profeta della famiglia, è anche il protettore di tutte le famiglie.

CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE DI JOSÉ MANYANET Y VIVES,
DANIEL BROTTIER ED ELISABETTA DELLA TRINITÀ

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica Vaticana - Domenica, 25 novembre 1984

 

1. “Quelli che sono di Cristo” (1 Cor 15, 23).

Oggi, solennità di Cristo Re, la Chiesa mediante questa cerimonia di beatificazione pone davanti a noi tre grandi figure.

Abbiamo ascoltato i loro nomi. I vescovi, come pastori delle Chiese locali, hanno esposto la testimonianza circa la loro vita eroica:

José Manyanet y Vives, sacerdote, fondatore della Congregazione dei figli della Sacra Famiglia e dell’Istituto delle figlie missionarie della Sacra Famiglia di Nazaret;

Daniel Brottier, sacerdote della Congregazione dello Spirito Santo e del Cuore immacolato di Maria;

Suor Elisabetta della Santissima Trinità, religiosa dell’Ordine delle Carmelitane scalze.

Ecco “quelli che sono di Cristo”.

Nell’ultima domenica dell’anno liturgico, la Chiesa desidera venerare Cristo come “re dei secoli”, accogliendo con gioia la testimonianza dei suoi figli e delle sue figlie, nei quali il segno di appartenenza a Cristo è stato messo particolarmente in evidenza.

Il Vangelo dell’odierna solennità ci permette di comprendere meglio in che modo ogni uomo è chiamato a dare testimonianza alla sua appartenenza a Cristo; in che modo egli deve diventare partecipe del suo regno.

Ecco, dinanzi all’assemblea di tutte le nazioni, alla fine del mondo, Cristo re e pastore pronunzia questo giudizio:

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo.

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi (Mt 25, 34-36).

I giusti chiedono: quando?. . . quando e dove abbiamo fatto tutto questo?

Cristo pastore e re risponde: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

Ecco in quale modo il segno dell’appartenenza a Cristo appare nell’uomo. Ecco in che modo l’uomo si prepara ad entrare nel regno di Cristo. Per ricevere “in eredità il regno preparato . . . fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34). Il regno preparato dal Padre, il regno preparato in Gesù Cristo, crocifisso e risorto: in Gesù Cristo pastore delle anime e re dei secoli.

2. La prima figura che la Chiesa ci pone dinanzi questa mattina, per offrircela come esempio e modello di chi lavora per il regno di Dio in Cristo, è quella del beato José Manyanet y Vives, figlio illustre delle terre di Catalogna in Spagna.

Il motivo dell’esaltazione di questo sacerdote, fondatore di due congregazioni religiose, non è altro che la sua consegna eroica all’amore di Dio e alla causa di Cristo nel servizio al prossimo. Questo lo portò a impegnare tutte le sue forze - nonostante le limitazioni della malattia - per procurare, innanzitutto, “l’onore della Sacra Famiglia e il bene delle famiglie e dei bambini”. Questo è il carisma particolare che penetra tutta la sua vita, immersa nel mistero della vocazione evangelica appresa dagli esempi di Gesù, Maria e Giuseppe nel silenzio di Nazaret.

In un difficile momento storico, nel quale certe ideologie cercavano di penetrare nella società attraverso l’erosione della famiglia, il nuovo beato guarda con chiaroveggenza agli esempi di santità nazarena che la Sacra Famiglia presenta. Di qui nasce il suo impegno apostolico per cercare di portare questo messaggio al mondo e fare di ogni focolare una Nazaret. Come si darà da fare, poi, per invitare ogni famiglia - il gioiello più prezioso, come egli la chiamerà - a guardare a Nazaret e costruire un modello di vita secondo il piano di Dio, basato, nello stesso tempo, sugli autentici valori umani!

In questa stessa linea, egli si dedica con entusiasmo ad offrire ai bambini e ai giovani la pedagogia del Vangelo di Nazaret, con grande amore e rispetto per la vocazione di ciascuno e in vista di un’educazione armonica. Quanto può insegnare il nuovo beato alla nostra attuale società!

3. E ora una parola in lingua catalana per i concittadini del nuovo beato: cercate di essere fedeli all’esempio di vita e al messaggio del vostro concittadino. Portate il modello della Sacra Famiglia alle vostre famiglie. Fate di ogni famiglia una Nazaret, secondo l’anelito apostolico del beato José Manyanet.

4. Tra “coloro che sono in Cristo”, distinguiamo Daniel Brottier. Egli ha abbracciato la congregazione dei Padri dello Spirito Santo per rispondere nel modo più ardente alla vocazione missionaria. Recatosi in Africa, si è dedicato generosamente al servizio della comunità cristiana di Saint-Louis del Senegal, particolarmente dei giovani. ll suo zelo apostolico lo porta a prendere senza posa nuove iniziative perché la Chiesa sia viva e perché la buona novella sia ascoltata. Anche quando sarà lontano da questo campo d’azione, egli continuerà a contribuire alla costruzione della Chiesa in Senegal.

Discepolo di Cristo, lo è anche per la prova della sofferenza: il dolore fisico non lo abbandona. Volontario sul fronte, egli si prende cura dei feriti e li conforta con la sua presenza coraggiosa. Ai soldati morenti, porta il soccorso di Dio. A guerra conclusa, si adopera per dar seguito a quella fraternità nata tra questi uomini nella privazione e nel dono eroico di sé.

Quando riceve l’incarico di assistere gli orfani di Auteuil, è al loro servizio che dispiega con forza l’attività più febbrile, che lo farà conoscere ben oltre Parigi. Niente arresta la sua carità, quando si tratta di accogliere, nutrire, vestire dei bambini abbandonati e straziati dalla vita. Innumerevoli sono coloro che si uniscono a lui in quest’opera profondamente evangelica. Poiché bisogna trovare un alloggio a questi giovani e introdurli in un clima di calore umano, aiutarli a imparare un mestiere e a costruire il loro avvenire, padre Brottier moltiplica gli appelli e costituisce una catena sempre viva di solidarietà attiva.

Sacerdoti, religiosi, la sua grande attività “deriva dal suo grande amore verso Dio”, come ha detto un testimone. Umile e nello stesso tempo vero, attivo fino ai limiti del possibile, servitore disinteressato, Daniel Brottier andava avanti con audacia e semplicità perché lavorava “come se tutto dipendesse da lui, ma anche sapendo che tutto dipende da Dio”. Aveva affidato i bambini d’Auteuil a santa Teresa del Bambin Gesù che egli chiamava familiarmente in aiuto, certo del suo sostegno efficace a tutti coloro per i quali ella aveva offerto la sua vita.

Il beato Daniel Brottier ha terminato la sua opera sulla terra con un “fiat” coraggioso. Oggi noi lo sappiamo caritatevole con i poveri che l’invocano, perché comunica con l’amore del Signore che ha animato tutto il suo servizio sacerdotale.

5. Quasi contemporanea di Teresa del Bambin Gesù, Elisabetta della Trinità fece una profonda esperienza della presenza di Dio, che ella maturò, in modo impressionante, negli anni di vita al Carmelo. Noi salutiamo in lei un essere ricco di doni naturali; ella era intelligente e sensibile, pianista perfetta, apprezzata dai suoi amici, delicata nell’affezione ai suoi. Ecco che ella s’illumina nel silenzio della contemplazione, raggio della felicità di un totale oblio di sé; senza riserva, accoglie il dono di Dio, la grazia del Battesimo e della Riconciliazione; riceve ammirevolmente la presenza eucaristica di Cristo. In grado eccezionale, ella prende coscienza della comunione offerta ad ogni creatura dal Signore.

Noi osiamo oggi presentare al mondo questa religiosa claustrale che condusse una “vita nascosta con Cristo in Dio” (Col 3, 3) perché è una testimone luminosa della gioia d’essere radicati e fondati nell’amore (cf. Ef 3, 17). Ella celebra lo splendore di Dio, perché si sa abitata nell’intimo dalla presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito nella quale ella riconosce la realtà dell’amore infinitamente vivo.

Anche Elisabetta ha conosciuto la sofferenza fisica e morale. Unita a Cristo crocifisso, ella s’è totalmente offerta, compiendo nella sua carne la passione del Signore (cf. Col 1, 24), sempre certa d’essere amata e di poter amare. Ella compie nella pace il dono della sua vita beata.

Alla nostra umanità disorientata che non sa più trovare Dio o che lo sfigura, che cerca una parola sulla quale fondare la sua speranza, Elisabetta dà la testimonianza di una disponibilità perfetta alla parola di Dio che ella ha assimilato al punto da nutrire realmente di essa la sua riflessione e la sua preghiera, al punto da trovare in essa tutte le ragioni per vivere e consacrarsi alla lode della sua gloria.

Questa contemplativa, lungi dall’isolarsi, ha saputo comunicare alle sue sorelle e al suo prossimo la ricchezza della sua esperienza mistica. Il suo messaggio si diffonde oggi con una forza profetica. Noi la invochiamo: discepola di Teresa di Gesù e di Giovanni della Croce, che ella ispiri e sostenga tutta la famiglia del Carmelo; che aiuti molti uomini e donne, nella vita laicale o nella vita consacrata, a ricevere e ad essere partecipi dei “fiotti di carità infinita” che ella raccoglieva “alla fonte della vita”.

6. Rivolgendo il suo sguardo su queste tre alte figure, la Chiesa desidera oggi professare la fede apostolica nel regno di Cristo, desidera affermare di credere che egli regna realmente.

Car le Christ “est ressuscité d’entre les morts, pour être parmi les morts le premier ressuscité” (1 Cor. 15, 20).

Dans l’histoire des hommes vaincus par la mort, Il a, le premier, remporté la victoire sur la mort.

C’est une victoire pour lui - et, en même temps, c’est une victoire pour nous.

“C’est en Adam que meurent tous les hommes; c’est dans le Christ que tous revivront” (Ibid. 15, 22).

Tous ceux qui lui appartiennent par la grâce et l’amour ont en eux la Vie nouvelle: la Vie du Royaume que le Père a préparé “depuis la création du monde”.

Dans cette Vie nouvelle s’épanouira la victoire du Christ sur tout ce qui est contraire au règne de Dieu dans la création visible et invisible. “C’est lui, en effet, qui doit régner jusqu’au jour où "il aura mis sous ses pieds tous ses ennemis". Et le dernier ennemi qu’il détruira, c’est la mort” (Ibid. 15, 25-26).

7. El Padre eterno no solamente ha preparado desde la creación del mundo el Reino de gracia y amor, el Reino de vida nueva y de vida eterna.

A la vez el Padre celestial “ha asignado como tarea” este Reino a su Hijo Eterno, cuando se hizo hombre.

Todos los que de cualquier nación, generación, raza, siglo e Iglesia en la tierra, han aceptado participar en esta tarea salvífica y redentora, pertenecen a Cristo. Ellos esperan asimismo el testimonio definitivo, cuando Cristo, con su llegada al fin del mundo, “entregue a Dios Padre el Reino” (Ibid. 15, 24).

El Reino de Dios se completará más allá del término de la historia humana. Se realizará donde tuvo su inicio: en el amor del Padre correspondido hasta el final por el amor del Hijo.

“Cuando le queden sometidas todas las cosas, entonces el mismo Hijo se sujetará a quien a El todo se lo sometió, para que sea Dios en todas las cosas” (1 Cor. 15, 28).

Este es el sentido definitivo del Reino de Dios: Dios que es todo en todos. Los que han aceptado este sentido, abriendo al mismo sus corazones y sus obras, son bienaventurados.

“Venid, benditos de mi Padre, tomad posesión del Reino . . .”.