Léonie Françoise de Sales Aviat

Léonie Françoise de Sales Aviat

(1844-1914)

Beatificazione:

- 27 settembre 1992

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 25 novembre 2001

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 10 gennaio

Vergine, co-fondatrice delle Suore Oblate di San Francesco di Sales, con materno amore e operosità si dedicò all’assistenza delle giovani

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
"O mio Dio, che la mia felicità sia di sacrificarti tutte le mie volontà, tutti i miei desideri!"

 

Léonie Aviat nasce a Sézanne, nella Champagne, il 16 settembre 1844. Compie i suoi studi al monastero della Visitazione di Troyes, dove la Superiora, Madre Maria di Sales Chappuis, e il cappellano, Padre Luigi Brisson, esercitano su di lei un ascendente decisivo. Formata alla scuola di San Francesco di Sales, la giovane Léonie si prepara alla sua futura missione: la fondazione di una Congregazione di spiritualità salesiana, dedicata alla evangelizzazione della gioventù operaia. 

Tutto comincia nel 1866. Siamo all'epoca in cui le grandi industrie si sviluppano ed attirano alle città una mano d'opera a buon mercato: è il caso della città di Troyes, dove le fabbriche tessili assumono ragazze giovanissime, venute dalla campagna. Il Padre Brisson, apostolo dal cuore ardente ed uno dei precursori del grande movimento sociale della fine del XIX secolo, aveva aperto, nel 1858, per le giovani operaie di maglieria, una casa di accoglienza destinata ad assicurare loro una buona educazione umana e cristiana. 

Non essendo possibile trovare, per questa casa-famiglia, chiamata "Opera San Francesco di Sales", una direttrice ed un inquadramento stabile, il Padre Brisson decide, per ispirazione di Dio, di fondare una congregazione religiosa. Egli trova in Léonie Aviat una collaboratrice preziosa, nella quale riconosce d'altronde la vocazione religiosa. Infatti, alla fine dei suoi studi, la giovane aveva lasciato il monastero coll'intenzione di farvi ritorno per diventare suora conversa. Ma il Padre Brisson e la Madre Chappuis l'avevano consigliata di attendere. La giovane obbedisce a ciò che riconosce come volontà di Dio, ma poco dopo il Signore le concede un segno tanto particolare che non poteva trattarsi di una illusione. Era entrata in un laboratorio di ottica per fare una commissione, quando un raggio di luce attraversò il suo spirito e la dispose a prendere una decisione. Vede, nel laboratorio, un bel numero di giovani donne al lavoro, sotto l'occhio attento e materno della sorvegliante. Questo suscita nel suo cuore il desiderio di aggregarsi a loro per consigliarle e guidarle. Quando il Padre Brisson l'invita a visitare la casa d'accoglienza che ha fondato nella città di Troyes, questo desiderio diventa ancora più intenso. 

Il 18 aprile 1866, Léonie entra all'Opera San Francesco di Sales, con Lucia Canuet, una giovane che era stata sua compagna alla Visitazione. 

Il 30 ottobre 1868, la giovane fondatrice prende il velo col nome di Suor Francesca di Sales. Questo nome è per lei un vero programma. Ne cogliamo l'espressione in una preghiera che ritroviamo nei suoi appunti intimi dell'agosto 1871: "San Francesco di Sales, mi avete scelta per fare da guida a questo piccolo gruppo. Datemi il vostro spirito, il vostro cuore... Fatemi partecipe del legame che vi unisce a Dio e allo spirito interiore che con Dio sa far tutto e che nulla fa senza Dio". Il "piccolo gruppo" di cui è la guida si mette sotto la protezione del santo Vescovo di Ginevra e ne adotta per intero la spiritualità e la pedagogia. Questo spiega perché il gruppo viene chiamato "Suore Oblate di san Fancesco di Sales". Questo nome vuol dire che le Suore si offrono per tutta la vita a Dio e al prossimo. 

Il giorno 11 ottobre 1871, Suor Francesca di Sales fa la sua professione. L'anno seguente è eletta Superiora della nuova Congregazione. Con questo la Congregazione è fondata canonicamente e ciò le permette di dedicarsi al suo sviluppo. Sotto il governo di Suor Francesca di Sales la comunità cresce, le opere operaie si sviluppano. Allo stesso tempo si aprono scuole elementari nelle parrocchie. A Parigi si apre il primo pensionato per ragazze, il pensionato che la Madre Aviat dirige per otto anni. Così le Oblate estendono il loro apostolato alle diverse classi sociali ed intraprendono l'educazione delle giovani in tutte le sue forme, ivi comprese, fin dagli anni della fondazione, le missioni ad gentes. 

Nel 1893, dopo un periodo di vita nascosta, che mette in risalto la sua grande umiltà, Madre Francesca di Sales è di nuovo eletta Superiora Generale, carica che ricoprirà fino alla morte. Si impegnerà quindi a sviluppare le Opere della Congregazione in Europa, Africa del Sud ed Ecuador, dando prova di una instancabile sollecitudine per ognuna delle sue comunità e ciascuna delle sue Suore. 

Nel 1903 Madre Aviat deve far fronte alla persecuzione religiosa in Francia, deve tentare di mantenervi le case, se possibile, e deve trasferire la Casa Madre a Perugia, in Italia. Nel 1911 le Costituzioni dell'istituto vengono approvate definitivamente dal Papa San Pio X. 

Il 10 gennaio 1914, la Madre Aviat si spegne a Perugia in un sereno abbandono al Signore, fedele fino al suo ultimo respiro alla risoluzione presa il giorno della sua professione: "Dimenticare me stessa completamente". Alle sue figlie di oggi, di domani e di sempre, la Madre Aviat lascia questo programma di vita, un programma squisitamente salesiano: "Facciamo del nostro meglio affinché gli altri siano felici".

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI

OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 25 novembre 2001

 

1. "C'era una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei" (Lc 23,38).

Quella scritta, che Pilato aveva fatto porre sulla croce (cfr Gv 19,19), contiene al tempo stesso il motivo della condanna e la verità sulla persona di Cristo. Gesù è re - Lui stesso lo ha affermato -, ma il suo regno non è di questo mondo (cfr Gv 18,36-37). Davanti a Lui, l'umanità si divide: chi lo disprezza per il suo apparente fallimento, e chi lo riconosce come il Cristo, "immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura" (Col 1,15), secondo l'espressione dell’apostolo Paolo nella Lettera ai Colossesi, che abbiamo ascoltato.

Dinanzi alla croce di Cristo si spalanca, in un certo senso, la grande scena del mondo e si compie il dramma della storia personale e collettiva. Sotto lo sguardo di Dio, che nel Figlio Unigenito immolato per noi si è fatto misura di ogni persona, di ogni istituzione, di ogni civiltà, ciascuno è chiamato a decidersi.

2. Dinanzi al divin Re crocifisso si sono presentati anche coloro che poc'anzi sono stati proclamati Santi: Giuseppe Marello, Paula Montal Fornés de San José de Calasanz, Léonie Françoise de Sales Aviat e Maria Crescentia Höss. Ognuno di loro si è affidato alla sua misteriosa regalità, proclamando con tutta la propria vita: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (Lc 23,42). E, in modo assolutamente personale, ciascuno di loro ha ricevuto dal Re immortale la risposta: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso" (Lc 23,43).

Oggi! Quell'"oggi" appartiene al tempo di Dio, al disegno di salvezza, di cui parla san Paolo nella Lettera ai Romani: "Quelli che [Dio] da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati… chiamati…giustificati…glorificati"(Rm 8,29-30). Quell'"oggi" contiene anche il momento storico dell'odierna canonizzazione, in cui questi quattro esemplari testimoni di vita evangelica sono elevati alla gloria degli altari.

3. "Piacque a Dio di fare abitare in [Cristo]ogni pienezza" (Col 1,19). Di tale pienezza fu reso partecipe san Giuseppe Marello, come sacerdote del clero di Asti e come vescovo della diocesi di Acqui. Pienezza di grazia, fomentata in lui dall'intensa devozione a Maria santissima; pienezza del sacerdozio, che Dio gli conferì come dono ed impegno; pienezza di santità, che egli attinse conformandosi a Cristo, Buon Pastore. Mons. Marello si formò nel periodo aureo della santità piemontese, quando, in mezzo a molteplici forme di ostilità contro la Chiesa e la fede cattolica, fiorirono campioni dello spirito e della carità, quali il Cottolengo, il Cafasso, Don Bosco, il Murialdo e l’Allamano. Giovane buono e intelligente, appassionato della cultura e dell'impegno civile, il nostro Santo trovò solo in Cristo la sintesi di ogni ideale e a Lui si consacrò nel Sacerdozio. "Fare gli interessi di Gesù" fu il motto della sua vita, e per questo si rispecchiò totalmente in san Giuseppe, lo sposo di Maria, il "custode del Redentore". Di san Giuseppe lo attrasse fortemente il servizio nascosto, nutrito di profonda interiorità. Questo stile egli seppe trasfondere negli Oblati di San Giuseppe, la Congregazione religiosa da lui fondata. Ad essi amava ripetere: "Siate straordinari nelle cose ordinarie" e aggiungeva: "Siate certosini in casa e apostoli fuori casa". Della sua robusta personalità, il Signore volle servirsi per la sua Chiesa, chiamandolo all'Episcopato nella Diocesi di Acqui, dove, in pochi anni, spese per il gregge tutte le sue energie, lasciando un’impronta che il tempo non ha cancellato.

4. "In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso" (Lc 23, 43). Nel paradiso, nella pienezza del Regno di Dio, fu accolta Santa Paula Montal Fornés de San José de Calasanz, fondatrice dell'Istituto delle Figlie di Maria, Religiose Scolopie, dopo una vita di santità. Prima nella sua città natale, Arenys del Mar, impegnata in diverse attività apostoliche e addentrandosi, con la preghiere e la pietà sincera, nei misteri di Dio; poi, come fondatrice di una famiglia religiosa, ispirandosi al motto "pietà e lettere", si dedicò alla promozione della donna e della famiglia con il suo ideale di "Salvare la famiglia, educando le bambine nel santo timore di Dio"; alla fine diede prova dell'autenticità, del coraggio e della tenerezza del suo spirito, uno spirito modellato da Dio, durante i trent'anni di vita ritirata a Olesa de Montserrat.

La nuova Santa appartiene a quel gruppo di fondatori di istituti religiosi che nel XIX secolo andarono incontro alle molte necessità che allora si presentavano e alle quali la Chiesa, nella prospettiva del Vangelo e secondo i suggerimenti dello Spirito, doveva rispondere per il bene della società. Il messaggio di Santa Paula continua a essere attuale e il suo carisma educativo è fonte di ispirazione per la formazione delle generazioni dl terzo millennio cristiano.

5. Il disegno benevolo del Padre che "ci fa entrare nel regno del suo Figlio prediletto", trova in San Françoise-de-Sales Aviat una splendida realizzazione:  ella ha vissuto fino alla fine il dono di se stessa. Al centro del suo impegno e del suo apostolato, suor Françoise-de-Sales mise la preghiera e l'unione con Dio, dove trovò luce e forza per superare le prove e le difficoltà, e fino alla fine della sua esistenza perseverò in quella vita di fede, desiderando lasciarsi guidare dal Signore:  "O mio Dio, che la mia felicità sia di sacrificarti tutte le mie volontà, tutti i miei desideri!". La risoluzione che caratterizzò bene Madre Aviat, "Dimenticarmi completamente" è anche per noi un invito ad andare contro corrente rispetto all'egoismo e ai piaceri facili, e ad aprirci alle necessità sociali e spirituali del nostro tempo. Care Sorelle Oblate di San Francesco di Sales, sull'esempio della vostra fondatrice, in comunione profonda con la Chiesa, laddove Dio vi ha poste siate ben determinate a ricevere le grazie presenti e ad approfittarne, poiché è in Dio che si trovano la luce e l'aiuto necessari in ogni circostanza! Confidando nella potente intercessione della nuova Santa, accogliete nella gioia l'invito a vivere, in una fedeltà rinnovata, le intuizioni che lei ha così perfettamente vissuto.

6. Rendere onore a Cristo, il Re:  questo desiderio ha animato santa Maria Crescentia Höss fin dall'infanzia. Al suo servizio mise le sue capacità. Dio le aveva donato una bella voce. Già da ragazza poté cantare nel coro come solista non per far bella mostra di sé, ma per cantare e suonare per Cristo Re.

Mise anche le sue conoscenze a servizio del Signore. Questa francescana fu una consigliera molto richiesta. Le persone si accalcavano davanti alle porte del convento:  oltre a uomini e donne semplici, c'erano principi e imperatrici, sacerdoti e religiosi, abati e Vescovi. Divenne così una specie di "levatrice" che tentava di far partorire la verità nel cuore di chiedeva consiglio.

Tuttavia, neanche a lei fu risparmiato il dolore. Il "Mobbing" esisteva già a quel tempo. Sopportò gli intriganti presenti nella sua comunità senza mai mettere in dubbio la propria vocazione.

L'ampio respiro della passione fece maturare in lei la virtù della pazienza. Riuscì a divenire Superiora: dirigere spiritualmente per lei significava servire. Aveva un atteggiamento generoso verso i poveri, materno verso le consorelle e sensibile verso quanti avevano bisogno di una parola buona. Santa Crescentia ha amato il significato del Regno di Cristo:  "Ogni volta che avete fatto queste cosa a uno dei miei fratelli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40)

7. "Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce" (Col 1,12). Mai come in questi momenti trovano eco in noi queste parole di san Paolo! Veramente la comunione dei santi ci fa pregustare il Regno celeste e, al tempo stesso, ci spinge, sul loro esempio, a costruirlo nel mondo e nella storia.

"Oportet illum regnare", "Bisogna che egli regni" (1 Cor 15,25), scriveva l'Apostolo, riferendosi a Cristo.

"Oportet illum regnare" ci ripetete, con la vostra testimonianza, voi, san Giuseppe Marello, santa Paula Montal Fornès de San Josè de Calasanz, santa Lèonie de Sales Aviat e santa Maria Crescentia Hoss! Il vostro esempio ci stimoli a una più viva contemplazione di Cristo Re, crocifisso e risorto. Il vostro sostegno ci aiuti a camminare fedelmente sulle orme del Redentore, per condividere un giorno, insieme a voi, insieme a Maria e a tutti i santi, l’eterna sua gloria in paradiso. Amen!

CREAZIONE DI VENTUNO NUOVI BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza San Pietro - Domenica, 27 settembre 1992

 

1. “Loda il Signore, anima mia!” (Sal resp.).

L’invito della Liturgia trova oggi in noi, raccolti nel solenne scenario di questa piazza, una risposta particolarmente pronta e gioiosa. Come non lodare il Signore davanti allo spettacolo esaltante dei nuovi Beati? Di questi uomini e di queste donne, che hanno reso coraggiosamente la loro testimonianza a Cristo, meritando di essere proposti dalla Chiesa all’ammirazione e all’imitazione di tutti i fedeli? Ciascuno di loro può ripetere con Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me” (Is 61, 1): lo Spirito del Cristo risorto, che, nel succedersi dei secoli, continua a vivere e a operare nei credenti, per sospingerli verso la piena attuazione del messaggio evangelico. “Lo spirito del Signore è su di me”: consapevoli di ciò, i nuovi Beati hanno sempre contato sull’aiuto di Dio, sforzandosi di “tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza” (1 Tm 6, 11), così da “conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento” (1 Tm 6, 14). Hanno offerto se stessi a Dio e al prossimo nel martirio e nella verginità consacrata. La Chiesa è oggi lieta di riconoscere che questi suoi figli “hanno combattuto la buona battaglia della fede” ed “hanno raggiunto la vita eterna” (1 Tm 6, 12).

 2. “My soul, give praise to the Lord”. 

And how can we fail to sing the praises of the seventeen Irish Martyrs being beatified today? Dermot O’Hurley, Margaret Bermingham Ball, Francis Taylor and their fourteen companions were faithful witnesses who remained steadfast in their allegiance to Christ and his Church to the point of extreme hardship and the final sacrifice of their lives.

All sectors of God’s people are represented among these seventeen Servants of God: Bishops, priests both secular and religious, a religious brother and six lay people, including Margaret Bermingham Ball, a woman of extraordinary integrity who, together with the physical trials she had to endure, underwent the agony of being betrayed through the complicity of her own son.

We admire them for their personal courage. We thank them for the example of their fidelity in difficult circumstances, a fidelity which is more than an example: it is a heritage of the Irish people and a responsibility to be lived up to in every age.

In a decisive hour, a whole people chose to stand firmly by its covenant with God: “All the words which the Lord has spoken we will do”.  Along with Saint Oliver Plunkett, the new Beati constitute but a small part of the host of Irish Martyrs of Penal Times. The religious and political turmoil through which these witnesses lived was marked by grave intolerance on every side. Their victory lay precisely in going to death with no hatred in their hearts. They lived and died for Love. Many of them publicly forgave all those who had contributed in any way to their martyrdom.

The Martyrs’ significance for today lies in the fact that their testimony shatters the vain claim to live one’s life or to build a model of society without an integral vision of our human destiny, without reference to our eternal calling, without transcendence. The Martyrs exhort succeeding generations of Irish men and women: “Fight the good fight of the faith; take hold of the eternal life to which you were called . . . keep the commandment unstained and free from reproach until the appearing of our Lord Jesus Christ”. 

To the Martyrs’ intercession I commend the whole people of Ireland: their hopes and joys, their needs and difficulties. May everyone rejoice in the honour paid to these witnesses to the faith. God sustained them in their trials. He comforted them and granted them the crown of victory. May he also sustain those who work for reconciliation and peace in Ireland today!

Blessed Irish Martyrs, intercede for the beloved Irish people!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

2. “Loda il Signore, anima mia!” (Sal 145, 1). Come potremmo non lodare i pregi dei diciassette Martiri Irlandesi che oggi vengono beatificati? Dermot O’Hurley, Margareth Bermingham Ball, Francis Taylor e i loro quattordici compagni furono fedeli testimoni e rimasero saldi nella loro devozione a Cristo e alla sua Chiesa a costo di atroci sofferenze e del sacrificio estremo della vita.

I diciassette Servi di Dio rappresentano tutti i settori del popolo di Dio: Vescovi, sacerdoti secolari e religiosi, un fratello religioso, sei laici e Margareth Bermingham Ball, una donna di straordinaria integrità morale che oltre alle torture fisiche dovette sopportare il tradimento del proprio figlio.

Noi ammiriamo i nuovi Beati per il loro coraggio. Li ringraziamo per la loro fedeltà in circostanze difficili, una fedeltà che è più di un esempio: è un’eredità per il popolo Irlandese e una responsabilità che va vissuta in ogni epoca”.

In un momento decisivo, tutte queste persone scelsero di rispettare il loro patto con Dio: “Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!” (Es 24, 3). Insieme a S. Oliver Plunkett, i nuovi Beati sono solo alcuni della moltitudine di Martiri Irlandesi dell’Epoca Penale. L’epoca di confusione religiosa e politica in cui vissero questi testimoni fu caratterizzata da gravi intolleranze da più parti. La loro vittoria consiste proprio nell’aver affrontato la morte senza rancore nel cuore. Vissero e morirono per Amore. Molti di loro perdonarono pubblicamente tutte le persone che avevano in qualche modo contribuito al martirio.

Il significato dei Martiri oggi sta nel fatto che la loro testimonianza vanifica la pretesa di vivere egoisticamente o di costruire un modello di società priva di una visione integrale del nostro destino umano, senza riferimento alla nostra eterna chiamata, senza trascendenza. I Martiri esortano le future generazioni di uomini e donne Irlandesi: “Combatti la buona battaglia della fede; cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato . . . conserva senza macchia irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tm 6, 12-14).

Affido all’intercessione dei Martiri tutto il popolo d’Irlanda: le sue speranze e le sue gioie, le sue necessità e difficoltà. Che ognuno possa gioire dell’onore offerto a questi testimoni della fede. Dio li ha sostenuti nelle sofferenze, ha offerto loro il conforto e la corona della vittoria. Possa Dio sostenere coloro che oggi operano per la riconciliazione e la pace in Irlanda! Beati Martiri d’Irlanda, intercedete per l’amato popolo Irlandese!

3. La liturgie de ce dimanche nous fait aussi entendre une nouvelle fois l’appel du prophète Isaïe: “Aller porter la bonne nouvelle aux pauvres”.  Cet appel, Mère Françoise de Sales Aviat l’a reçu et elle a consacré sa vie à l’éducation de jeunes ouvrières de France, en se mettant au service de son prochain, comme l’Église le lui avait appris. Elle l’a fait dans un esprit de détachement exemplaire, selon sa devise: “M’oublier entièrement”.

Sa Congrégation peut être heureuse d’avoir eu pour fondatrice une femme qui, à l’école de saint François de Sales, sut remettre sa vie quotidienne entre les mains de Dieu, dans une confiance sereine, en disant qu’il fallait “tout faire avec Dieu et rien sans Lui”. Cette confiance lui permit de traverser les épreuves qui ne lui furent pas épargnées. Comment ne pas rendre grâce pour le témoignage qu’elle nous laisse? L’union au Sacrifice rédempteur du Christ par la pratique quotidienne du renoncement à soi-même, telle est l’orientation centrale de Mère Aviat au cours de son existence. Son seul désir: être, comme elle dit, “le petit instrument de Dieu”.

Puisse-t-elle nous remplir d’ardeur et de courage, chacun de nous et vous surtout, les Oblates de saint François de Sales, ses filles spirituelles, pour le témoignage que le Christ demande aujourd’hui!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

3. La liturgia di questa domenica ci ha fatto anche ascoltare ancora una volta l’appello del profeta Isaia: andate “a portare il lieto annuncio ai poveri” (Is 61, 1). Questo appello è stato accolto da Madre Françoise di Sales Aviat che ha consacrato tutta la sua vita all’educazione delle giovani operaie della Francia, mettendosi al servizio del suo prossimo, come le aveva insegnato la Chiesa. Essa l’ha fatto con un spirito di distacco esemplare, secondo il suo motto “dimenticarmi completamente”.

La sua Congregazione può essere felice di aver avuto come fondatrice una donna che, sull’insegnamento di San Francesco di Sales, ha saputo mettere la sua vita quotidiana nelle mani di Dio, con serena fiducia, dicendo che bisognava “fare tutto con Dio e niente senza di Lui”. Questa fiducia le permette di superare le prove che non le furono risparmiate. Come non rendere grazie per la testimonianza che essa ci lascia? L’unione al Sacrificio redentore di Cristo attraverso la pratica quotidiana della rinuncia a se stessa, questo è l’orientamento centrale della vita di Madre Aviat. Il suo unico desiderio: essere, come diceva, “il piccolo strumento di Dio”.

Che Madre Aviat possa colmare di ardore e coraggio ciascuno di noi e voi soprattutto, le Oblate di San Francesco di Sales, sue figlie spirituali, per la testimonianza che Cristo ci chiede oggi.

4. “Combate el buen combate de la fe”, nos exhorta la segunda lectura, y añade: “Conquista la vida eterna a la que fuiste llamado, y de la que hiciste noble profesión ante muchos testigos”. 

Con gran gozo podemos proclamar hoy que los tres nuevos Beatos, nacidos en España, encarnaron en su vida estas palabras de san Pablo.

Las encarnó el Beato Rafael Arnáiz Barón, en su vida monástica breve pero intensa como Trapense, siendo ejemplo, sobre todo para los jóvenes, de una respuesta amorosa e incondicional a la llamada divina. “¡Sólo Dios!”, repite con frecuencia en sus escritos espirituales.

Las encarnó, igualmente, la Beata Nazaria Ignacia de Santa Teresa March Mesa, como atraída en su interior por el mensaje del profeta Isaías, que hemos escuchado: “El Señor . . . me ha enviado . . . para vendar los corazones desgarrados”.  Movida por esta ansia apostólica, fundó en Bolivia las Misioneras Cruzadas de la Iglesia, con las cuales se propuso “bajar a la calle” para encontrar a los hombres, solidarizarse con ellos, ayudarles, sobre todo si esos hermanos estaban cubiertos por las llagas de las necesidades materiales, como el pobre Lázaro del Evangelio,  pero principalmente para llevarlos a Dios.

Finalmente, encarnó estas mismas palabras la Beata María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra. Tocada íntimamente por la afirmación del Señor: “Estuve enfermo y me visitasteis . . . Cuanto hicisteis a uno de estos hermanos míos más pequeños, a mí me lo hicisteis”,  fundó las Siervas de Jesús de la Caridad, confiándoles la misión de descubrir el rostro de Cristo en tantos hermanos y hermanas, solos y enfermos, y aliviándolos con el ungüento del amor fraterno.

La beatificación de estos tres hijos predilectos de la Iglesia de España es motivo de profunda acción de gracias a Dios. La vida del Hermano Rafael es ejemplo de fidelidad para vosotros, queridos Monjes Trapenses, y para las almas llamadas a la vida contemplativa. En la vigilia del V Centenario de la Evangelización de América son muy expresivas, no sólo para sus Hijas sino para todos, las palabras de la Madre Nazaria Ignacia: “En amar y cooperar con la Iglesia en su obra de predicar el Evangelio a toda criatura, está nuestra vida, el ser lo que somos”. El amor preferencial de la Iglesia por los que sufren en el cuerpo o en el espíritu es el carisma que la Madre María Josefa ha dejado a las Siervas de Jesús de la Caridad, pero también a cuantos quieran dedicar su vida a enjugar las lágrimas de nuestros hermanos más necesitados.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

4. “Combatti la buona battaglia della fede”, ci esorta la seconda lettura, e aggiunge: “Cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 12).

È con grande gioia che possiamo proclamare oggi che i tre nuovi Beati nati in Spagna incarnarono nella loro vita queste parole di San Paolo. Le incarnò il Beato Rafael Arnáiz Barón, nella sua vita monastica breve ma intensa come Trappista, essendo un esempio, soprattutto per i giovani, di una risposta amorosa e incondizionata alla chiamata di Dio. “Solo Dio!”, ripete spesso nei suoi scritti spirituali.

Le ha incarnate anche la Beata Nazaria Ignacia di Santa Teresa March Mesa, attratta interiormente dal messaggio del profeta Isaia che abbiamo ascoltato: “Il Signore . . . mi ha mandato . . . a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61, 1). Mossa dall’ansia apostolica, fondò in Bolivia le Missionarie Crociate della Chiesa, con cui si propose di “scendere in strada” per incontrare gli uomini, solidarizzare con essi, aiutarli, soprattutto se quei fratelli erano affetti dalle piaghe dei bisogni materiali, come il povero Lazzaro del Vangelo (cf. Lc 16, 21), ma principalmente per avvicinarli a Dio.

Infine incarnò queste stesse parole la Beata Maria Josefa del Corazon de Jesus Sancho de Guerra. Toccata nell’intimo dall’affermazione del Signore: “Ero . . . malato e mi avete visitato . . . ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 36-40), fondò le Serve di Gesù della Carità, affidando loro il compito di riscoprire il volto di Cristo in tanti fratelli e sorelle, soli e malati, alleviandoli con l’unguento dell’amore fraterno.

La beatificazione di questi tre figli prediletti della Chiesa di Spagna è motivo di un profondo atto di ringraziamento a Dio. La vita del fratello Rafael costituisce un esempio di fedeltà per voi, cari Monaci Trappisti, e per le anime chiamate alla vita contemplativa. Alla vigilia del V Centenario dell’Evangelizzazione dell’America le parole di Madre Nazaria Ignacia acquistano un significato particolare, non solo per le sue Figlie, ma per tutti: “nell’amare e cooperare con la Chiesa nella sua opera di predicare il Vangelo a ogni creatura, sta la nostra vita, l’essere ciò che siamo”. L’amore preferenziale della Chiesa per coloro che soffrono nel corpo o nello spirito è il carisma che Madre Maria Josefa ha lasciato alle Serve di Gesù della Carità, ma anche a quanti desiderano dedicare la propria vita ad asciugare le lacrime dei nostri fratelli più bisognosi.

5. “Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi” (Sal. resp.): questo proclamano oggi, davanti a noi, i Beati Martiri irlandesi, invitandoci alla fiducia in ogni circostanza.

“Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto” (Ivi): è la certezza che ha confortato la Beata Françoise, spingendola a farsi “strumento di Dio” per riaccendere la luce della speranza in tanti cuori sfiduciati e stanchi.

“Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi” (Ivi): non ne hanno mai dubitato le Beate Nazaria Ignacia e Maria Josefa nel loro generoso spendersi per il sollievo del prossimo più povero e abbandonato.

“Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione” (Ivi): è lo speciale messaggio che consegna a tutti noi il Beato Rafael, che nella contemplazione amorosa di Dio ha trovato e attuato il senso pieno della propria vita.

“Il Signore regna per sempre . . .”.

Regna, o Signore, sui popoli che si onorano di aver dato i natali ai nuovi Beati! Regna su tutti i popoli della terra!

Per la preghiera di questi celesti intercessori, fa’ che le nuove generazioni sappiano emularne l’esempio e portare la luce del tuo Vangelo oltre la soglia del nuovo millennio cristiano.

Amen!