Leopoldo da Alpandeire

Leopoldo da Alpandeire

(1864-1956)

Beatificazione:

- 12 settembre 2010

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 9 febbraio

Religioso spagnolo, laico professo dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; testimoniò il mistero di Cristo povero e crocifisso con l'esempio e la parola, al ritmo umile e orante della vita quotidiana

  • Biografia
  • sulla beatificazione
  • il miracolo
“Vedi, fratello, diventiamo religiosi per allontanarci dal mondo, e ora finiamo perfino sui giornali”

 

Francisco Tomás Marquez Sánchez nacque il 24 giugno del 1964 ad Alpandeire provincia di Malaga. Ricevette il Battesimo il 29 giugno e gli si imposero i nomi di Francesco e Tommaso di S. Giovanni Battista. Fu cresimato l'11 settembre del 1891 dal vescovo di Malaga Sua Ecc.za Marcello Spinola y Maestre beatificato da Giovanni Paolo II nel 1987.

I suoi genitori, Diego Marquez Ayala e Jeronima Sanchez Jimenez, erano contadini umili, ma laboriosi. Ebbero altri figli: Diego, Juan Miguel e Maria Teresa. Il giovane Francesco Tommaso venne educato dalla pietà cristiana della madre e dalla serietà professionale del padre.

Giudizioso, allegro, di buona compagnia, lavoratore instancabile iniziava la sua giornata partecipando alla Santa Messa e visitando, quando era possibile, il Santissimo Sacramento. Da giovane già stimava la povertà come espressione della vita interiore, infatti divideva il suo pasto frugale con i più poveri. La naturale bontà del giovane era segno della sua esperienza di fede che si manifestava nella condotta esemplare. Visse intensamente anche i doveri civili, partecipando tra il 1887-1888 al servizio militare come recluta del Reggimento di Fanteria. La perdita del fratello Juan Miguel nella guerra di Cuba e la scelta convinta della Confermazione lo aiutarono a discernere ulteriormente la sua vera vocazione.

Fatto centrale che spinse Francesco Tommaso a decidersi per la vita religiosa cappuccina è stata la celebrazione a Ronda, in Malaga, di un triduo solenne per la beatificazione di Diego Jose de Cadiz (1895). Le prediche e la partecipazione liturgica spinsero il giovane a parlare chiaramente della sua vocazione a Don Rafael sacerdote di Ronda e ai frati cappuccini. Era evidente che 1'età del giovane e il suo poco studio potevano essergli di ostacolo, per cui il suo ingresso nell'ordine era possibile solo in qualità di fratello laico. L'itinerario di verifica vocazionale previa continuò per ben quattro anni.

A 35 anni entro al convento di Siviglia come postulante, avendo come punti di riferimento per la crescita spirituale due figure emergenti per 1'ascesi e la preghiera profonda; il provinciale Ambrosio de Valencina e il maestro dei novizi Diego de Valencina che incarnavano gli ideali del francescanesimo vissuto nella famiglia cappuccina. Vissero insieme nella comunità di Siviglia una autentica austerità segnata non solo dalla semplicità e dalla sobrietà del vivere, ma da una corale preghiera. Pur vivendo intensamente la spiritualità francescana, non si sottrasse mai agli umili lavori della quotidianità, come tagliare le patate e spazzare il chiostro.

Conoscendo bene il lavoro di agricoltore fu scelto per coltivare 1'orto. Passò da postulante a novizio nello stesso anno (1899), in quanto le informazioni ricevute erano ottime e il lavoro svolto nel silenzio e nella preghiera aveva convinto ogni membro della comunità della bontà di cuore e delle rette intenzioni di Francesco Tommaso. Per le mani del P. Diego ricevette 1'abito e il nome di Leopoldo di Alpandeire. Come novizio Leopoldo sviluppo i suoi doni spirituali: la santa allegria era pari in lui alla profonda interiorità, tanto da farla trasparire dal volto e dagli occhi. Il novizio sperimentò nella preghiera la gioia di aver corrisposto alla chiamata di Dio.

Nel 1900 emise i voti semplici nel convento di Siviglia. Professò quindi solennemente il 23 novembre a Granada nelle mani di P. Francisco de Mendata e fu assegnato, nel 1913, al convento di Siviglia come fratello portinaio. Il suo incarico di portinaio duro solo un anno, in quanto venne richiamato a Granada dove svolgerà il compito di sacrista e di questuante fino al 1953. Quest'ultimo incarico prevedeva la visita a quattro province dell'Andalusia orientale: Granada, Malaga, Jaen e Almeria.

Nel 1936 il convento di Granada visse momenti difficili per la guerra civile, ma i frati furono risparmiati dal martirio come, invece, accade più a nord, mentre il Venerabile Servo di Dio Fr. Leopoldo pregava per i nemici della Chiesa e la pace in tutta la Spagna. Nel 1950 festeggiò il suo cinquantesimo anniversario di vita religiosa, rinnovando i voti nelle mani del P. Provinciale Buenaventura de Cogollos Vega.

Mentre svolgeva il suo compito di frate mendicante, il 9 di febbraio del 1953 cadde dalle scale di un condominio fratturandosi una gamba, restò immobile a letto per tre anni, finché sopraggiunse una polmonite e altri problemi, così che morì il 9 febbraio del 1956, all'età di 92 anni, nel convento di Granada, munito del conforto dei santi sacramenti.

All'annuncio della morte del Venerabile Servo di Dio si riunì spontaneamente molta folla e i suoi funerali videro un gran concorso di popolo, di ogni ceto sociale, e fu considerato da subito come esempio di santità.

 

Un uomo di Dio, caritatevole nei giudizi, umile nel correggere il prossimo, devoto della Vergine Maria: questo era fra Leopoldo da Alpandeire Marquez Sánchez, che domani sarà proclamato Beato in una celebrazione presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a Granada, in Spagna, la città dove il frate dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini trascorse la maggior parte della sua vita e dove morì nel 1956.

Barba bianca, sorriso sereno, occhi a terra e cuore rivolto verso il cielo: viene ricordato così fra Leopoldo da Alpandeire Marquez Sánchez, nato Francisco Tomás, che domani sarà beatificato nella “sua” Granada, dove lo conoscevano tutti perché vi trascorse anni con l’incarico di elemosiniere. Figlio di contadini, da sua madre imparò a pregare, da suo padre apprese l’integrità morale; fin da piccolo coltivò, insieme alla terra, anche le virtù della generosità e del distacco dai beni materiali. Scoprì la vocazione dopo aver assistito alla predicazione di due Cappuccini, ma la sua non fu una conversione clamorosa: fu piuttosto una conferma del modo in cui era sempre vissuto, nell’amore per Dio, nella preghiera, nel lavoro, nel silenzio, nella penitenza e nella devozione per la Vergine Maria. Da questuante, infatti, ogni volta che riceveva l’elemosina, recitava tre Ave Maria: era il suo modo di contraccambiare, la sua elemosina dell’amore. Un testimone “del mistero di Cristo povero e crocifisso con l’esempio e la parola, al ritmo umile e orante della vita quotidiana”, l’ha definito il suo vice postulatore, padre Alfonso Ramírez Peralbo. Un uomo che ha raggiunto la santità nelle piccole cose e per questo è un esempio per tutti: domani, infatti, alle cerimonia di beatificazione, sono attesi circa 300mila fedeli.

In vista della sua beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio della Congregazione delle Cause dei Santi la presunta guarigione miracolosa della Signora Ileana Martínez del Valle, la quale nel mese di luglio del 1994 iniziò ad accusare una serie di disturbi, che la costrinsero ad un ricovero in ospedale, cui ne fece seguito un altro per sopraggiunti dolori muscolari alle gambe e alle braccia che le impedivano qualsiasi movimento. La diagnosi che ne seguì mise in risalto un quadro clinico molto compromesso che, a partire da una grave forma di anemia, era degenerato in un elevato numero di complicazioni: nausea, difficoltà nella deambulazione e perfino nella nutrizione, debolezza diffusa nelle masse muscolari, progressiva perdita della vista, crampi improvvisi e violenti, acuti dolori e incontrollabili convulsioni, un bassissimo grado di emoglobina e di piastrine non compatibile con la vita, pericardite e polmonite bilaterale.

Nonostante le cure, la situazione dell’inferma andava velocemente peggiorando, così da determinare una prognosi molto riservata quoad vitam e quoad valetudinem. In questa circostanza estremamente grave, molti parenti e amici della Signora Ileana invocarono il Signore, chiedendone la guarigione per l’intercessione del Venerabile Servo di Dio; anzi un’amica le donò un’immagine con la reliquia di Fra Leopoldo, esortandola a pregare l’umile Cappuccino di Alpandeire. Proprio la notte in cui la situazione della giovane paziente apparve ormai disperata, la madre ed altre persone rimasero a pregare nella cappella dell’ospedale. Il giorno successivo si constatò in Ileana un sorprendente miglioramento: all’improvviso erano scomparsi i dolori e la spossatezza, il battito cardiaco aveva acquistato il suo ritmo naturale e tutti i valori apparvero nella norma; inoltre, nei vari esami che si susseguirono, venne evidenziata sia la mancanza di reliquati, chiaramente previsti in base all’esperienza, sia il normale stato clinico e funzionale degli apparati e degli arti precedentemente interessati.

Appare evidente la concomitanza cronologica e il nesso tra l’invocazione al Servo di Dio e la guarigione della Signora Ileana Martínez del Valle, che attualmente gode di buona salute ed è in grado di gestire una normale vita relazionale.