Lodovico Pavoni

Lodovico Pavoni

(1784-1849)

Beatificazione:

- 14 aprile 2002

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 16 ottobre 2016

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 1 aprile

Sacerdote, fondatore della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata, con grande sollecitudine si dedicò all’istruzione dei giovani più poveri, nell’intento soprattutto di educarli secondo i costumi cristiani e di avviarli a un mestiere

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  • Omelia
  • Lettera Apostolica
  • omelia di beatificazione
Una grande passione educativa. Per accompagnare sotto la pioggia i suoi ragazzi nel tentativo di metterli in salvo da saccheggi e violenze, contrasse una broncopolmonite che lo portò alla morte.

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    Lodovico Pavoni nacque a Brescia l’11 settembre 1784, primo­genito di nobile famiglia. Visse in un’epoca caratterizzata da profondi rivolgimenti politici e sociali: la Rivoluzione francese (1789), il successivo dominio napoleonico e infine, dal 1814, quello austriaco. Del periodo della sua infanzia e adolescenza, vissuto tra Brescia e Alfianello dove la famiglia possedeva casa e terreni agricoli, si ricorda il suo spirito di pietà, la sensibilità verso i bisognosi, l’at­tenzione verso i ragazzi poveri, l’intelligenza vivace ed acuta.

    All’età di diciannove anni, rispondendo alla chiamata del Signore, si orientò al sacerdozio e, percorso l’iter formativo, fu ordi­nato presbitero il 21 febbraio 1807. Si distinse subito per la dedizione ai giovani, soprattutto ai più poveri. Nel 1812 fu scelto come suo segretario dal Vescovo di Brescia, che gli ottenne la nomina a Canonico della cattedrale e gli affidò la Rettoria della basilica di San Barnaba. Qui, nell’ex convento agostiniano adiacente alla chiesa, tra il 1818 e il 1821 nacque l’Istituto di San Barnaba, dove il Pavoni accolse i ragazzi e i giovani in stato di maggior necessità, in un ambiente che diventò per loro famiglia e luogo di educazione alla vita, alla fede e al lavoro. Per loro aprì dei laboratori (saranno undici), che si possono considerare le prime scuole professionali di cui si abbia notizia. Fra le arti, la più importante fu la tipografia, ritenuta la prima scuola grafica d’Italia. Accanto ad essa il Pavoni costituì una vera casa editrice, con cui contribuì alla diffusione della buona stampa.

    Durante il colera del 1836 il Pavoni aprì la casa ai ragazzi rimasti orfani a causa dell’epidemia, tanto da raddoppiare il numero dei giovani accolti. Egli pensò anche ai contadini e acquistò un ex convento francescano, per farne una scuola agricola. Nel 1841 accolse nell’Istituto anche i sordomuti. Il 3 giugno 1844 veniva insi­gnito dall’Imperatore d’Austria Ferdinando I del Cavalierato della Corona Ferrea.

    A sostegno e per la continuità dell’Istituto, Lodovico Pavoni andava coltivando da tempo il pensiero di formare con i suoi giovani più fervorosi «una Congregazione religiosa». Ottenuto nel 1843 il decreto di lode della Congregazione da parte del Papa Gregorio XVI, giunse finalmente l’approvazione imperiale del 9 dicembre 1846. L’anno seguente padre Pavoni emise la sua professione religiosa, insieme con i primi fratelli della nuova Congregazione.

    Circa la fisionomia di questa famiglia religiosa, i contem­poranei ne riconobbero unanimemente la novità e l’originalità, dovendo essa comporsi di Religiosi Sacerdoti per la direzione spirituale, disci­pli­nare e amministrativa dell’opera e di Religiosi Laici per la condu­zione delle officine e l’educazione dei giovani. Appare così la nuova figura del religioso lavoratore ed educatore: il fratello coadiutore pavoniano, inserito direttamente nella missione specifica della Congregazione, con parità di diritti e di doveri dei sacerdoti.

    Il giorno dopo lo scoppio in Brescia delle “Dieci Giornate”, sabato 24 marzo 1849, padre Lodovico Pavoni accompagnava a piedi sotto la pioggia i suoi ragazzi per metterli in salvo dal saccheggio e dagli incendi causati dalla rivolta, che proprio nella piazzetta di San Barnaba aveva eretto una delle barricate. In questo tragitto contrasse una broncopolmonite che lo portò alla morte all’alba del 1° aprile 1849, domenica delle Palme.

    Alla base di una vita di sacrifici, sostenuta da una carità operosa, come fu quella del Pavoni, sta l’esempio di Gesù Cristo, l’impegno a conformare a lui la propria esistenza. «Rinunciare alle speranze del mondo, e conformare la propria vita per quanto possibile a quella di Gesù Cristo, ecco l’unico scopo a cui devono tendere le nostre mire», afferma all’inizio delle Regole Fon­damentali. E l’imitazione di Cristo lo porta a fare della sua vita un dono completo, alla luce di un’espressione di derivazione paolina che più di una volta riprende nelle Costituzioni: «Mi sono fatto tutto a tutti».

    Lodovico Pavoni diede inizio, nella storia delle istituzioni educative d’Italia, alla formazione professionale. In questo senso rappresenta un punto nodale nella storia di quanti si sono dedicati all’educazione dei giovani. Con la fondazione dell’Isti­tuto ha operato nel suo tempo un intervento innovativo, che univa l’aspetto assi­stenziale, quello educativo e quello professionale. Il Pavoni fa compiere all’intervento educativo un salto di qualità: egli congiunge strettamente l’attività educativa a quella lavorativa; con lui il lavoro, e non soltanto lo studio, diventa mezzo educativo.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Data la fama di santità in vita e dopo la morte, nel 1908 a Brescia fu avviata la Causa di Beatificazione. Dopo il Processo informativo fu promulgato il decreto sulla introduzione della Causa nel 1919. Seguì l’istruzione del Processo apostolico, presso la Curia eccelsiastica di Brescia, dal 1921 al 1922. La Congregazione delle Cause dei Santi ne riconobbe la validità giuridica con decreto del 5 giugno 1947.  Il Sommo Pontefice Pio XII, il 5 giugno 1947, emanò il decreto sul­l’eroicità delle sue virtù.

    Fu presentato, quindi, un presunto miracolo, riguardante la guarigione straordinaria di una giovane donna da «salmonellosi maggiore con complicazioni colecistiche e meningite», che si era evidenziata sotto forma di una grave stomatite aftosa impediente l’alimentazione, lingua secca e screpolata, elevato stato febbrile e altri sintomi patologici.

    Nel 2001 la Consulta Medica ha riconosciuto all’unanimità l’inspiegabilità scientifica del presunto miracolo, attribuito alla intercessione del Pavoni e, lo stesso anno, il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi espresse voto positivo.

    Il 4 dicembre 2001 l’Ordinaria dei Cardinali e Vescovi giudicò come vero miracolo l’asserito caso prodigioso.

    Il Santo Padre Giovanni Paolo II, il 20 dello stesso mese, promulgò il decreto sul miracolo e, il 14 aprile 2002, annoverò il Servo di Dio tra i beati.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    È stata presentata alla Congregazione delle Cause dei Santi l’asserita guarigione miracolosa di un uomo da «accidente cerebro­vascolare acuto postoperatorio; polmonite bilaterale “ab ingestis” complicata da insufficienza respiratoria acuta; insufficienza renale».

    L’Inchiesta diocesana si è svolta presso la Curia Arcivescovile di San Paolo del Brasile dal 2012 al 2013.

    La sua validità giuridica è stata riconosciuta dalla Congre­gazione delle Cause dei Santi con decreto del 12 dicembre 2014.

    La Consulta Medica della Congregazione, il 10 marzo 2016, ha riconosciuto l’evento come scientificamente inspiegabile.

    Il caso è stato esaminato, con esito positivo all’unanimità, dai Consultori Teologi il 5 aprile 2016.

    I Cardinali e Vescovi, riuniti in Sessione Ordinaria il 3 mag­gio 2016, hanno riconosciuto la menzionata guarigione come un miracolo attribuito all’intercessione del Beato.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI

Salomone Leclercq, Giuseppe Sánchez del Río, Manuel González García, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, 
Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Elisabetta della Santissima Trinità Catez

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 16 ottobre 2016

 

All’inizio dell’odierna celebrazione abbiamo rivolto al Signore questa preghiera: «Crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito» (Orazione Colletta).

Noi, da soli, non siamo in grado di formarci un cuore così, solo Dio può farlo, e perciò lo chiediamo nella preghiera, lo invochiamo da Lui come dono, come sua “creazione”. In questo modo siamo introdotti nel tema della preghiera, che è al centro delle Letture bibliche di questa domenica e che interpella anche noi, qui radunati per la canonizzazione di alcuni nuovi Santi e Sante. Essi hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto.

Pregare, dunque. Come Mosè, il quale è stato soprattutto uomo di Dio, uomo di preghiera. Lo vediamo oggi nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale.

Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!

Nell’episodio di Mosè c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera.

San Paolo, scrivendo al suo discepolo e collaboratore Timoteo, gli raccomanda di rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14). Tuttavia anche Timoteo non poteva farcela da solo: non si vince la “battaglia” della perseveranza senza la preghiera. Ma non una preghiera sporadica, altalenante, bensì fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza. Ed ecco di nuovo una voce dentro di noi: “Ma Signore, com’è possibile non stancarsi? Siamo esseri umani… anche Mosè si è stancato!...”. E’ vero, ognuno di noi si stanca. Ma non siamo soli, facciamo parte di un Corpo! Siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito. E solo nella Chiesa e grazie alla preghiera della Chiesa noi possiamo rimanere saldi nella fede e nella testimonianza.

Abbiamo ascoltato la promessa di Gesù nel Vangelo: Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc 18,7). Ecco il mistero della preghiera: gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi. E’ lo Spirito Santo che ci insegna a pregare, che ci guida nella preghiera, che ci fa pregare come figli.

I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  II

ad perpetuam rei memoriam

 

 

    «Omnibus omnia factus sum» (1 Cor 9, 22).

 

    Quod vitae propositum Paulus Apostolus usque tenuit, ad id Venerabilis Dei Servus Ludovicus Pavoni se continenter contulit, quod ad Dei amorem manifestandum per humilem studiosumque pau­periorum fratrum, sibi a Providentia concreditorum, famulatum re illum compulit. Hi fuerunt iuvenes derelicti Brixiensis urbis, in qua ipse die xi mensis Septembris anno mdcclxxxiv natus est. Presbyte­rali ordine anno mdcccvii auctus, ab Episcopo suo Gabrio M. Nava suffultus, quem Secretarium itemque Canonicum Cathe­dralis templi nominavit, Oratorium «pro pauperculis», scilicet «pro adule­scentibus illis panno­sis ac laceris» condidit, qui aliis institutis illius urbis deserebantur.

    Cum complurium adulescentium, qui ab omnibus deserti in locis quoad mores attinebat periculosis operari cogebantur atque christiana principia in Oratorio percepta amittebant, videret condicionem, illis domicilium, familiam, opus obtulit, Institutum condens anno mdcccxxi S. Barnabae. «Collegium Artium» voluit, in quo adule­scentium tutela cum educationis proposito coniunge­ba­tur, quod personae centralitatem amoremque, veluti praesumptionis methodi, ut aiunt, cardines, prae se ferebat. Ipse quoque animadver­tit, ut in posterum illis convenienter prospiceretur, oporte­re ut artem quandam adipiscerentur, qua nulli obnoxii essent et socie­tati utiles; idcirco in S. Barnabae collegio octo officinas, inter quas principem obtinuit locum typographeum, quod primum habitum est artis graphicae institutum. Surdos mutosque quoque recepit, quos perdilexit. Colonia agris colendis in oppido Saiano, prope Brixiam, adulescentibus agri­colis destinavit. Ut sua opera sustentaret anno mdcccxlvii Congre­gationem Filiorum Mariae Immaculatae, cuius sodales – presbyteri religiosique – ad unam missionem pertinerent ipsique «vitam omnino communem» exigerent. In praesentia sui Conditoris charisma variis in Nationibus persequitur Congregatio, rem pasto­ralem educationisque agendo, scripta edendo. Ut suos adulescentes a pyrobolis vastationi­bus­que tempore «Decem Dierum» Brixiensium servaret, Ludovicus Pavoni cum illis Saianum petivit atque sibi peripneumo­niam contraxit. De hoc mundo mensis Aprilis die i anno mdcccxlix eximiae caritatis exemplar demigravit. Per donum sui «perlibenter» factum, tener fuit parvulis postremique ordi­nis hominibus pater. Omnino divinae Providentiae fidens, aptissima ipse repperit instrumenta ut conve­nienter adulescentibus subveni­retur. Illud «ora et labora» propositum officium fuit eiusdem asseclis commissum, qui vocabuntur «fratres operarii». Omnia sua consilia Ecclesiae Pastorum iudicio demandavit. Oboedientia cum humilitate simplicitateque coniuncta «praecipua virtus» eius religio­sae familiae fuit. Virginem Mariam filii pietate dilexit atque Immaculatam «caelestem inspira­tricem ac tutricem» putavit Congregationis.

    Beatificationis Canonizationisque causam anno mcmviii Brixiae incohata est. Die v mensis Iunii anno mcmxlvii Pius XII decretum de virtutibus heroum in modum exercitis foras emisit in quo Ludovicus Pavoni, appellatus est «alter Philippus Nerius» vel «praecursor» S. Ioanni Bosco vel S. Iosephi Benedicti Cottolengo «perfectus aemulator». Die xx mensis Decembris anno mmi Nobis coram decretum de mira sanatione Mariae Stevani, Venerabili Dei Servo adscripta, prodiit. Statuimus ut Beatificationis ritus Romae die xiv mensis Aprilis anno mmii celebraretur.

    Hodie igitur inter sacra hanc ediximus formulam: «Nos, vota Fratrum Nostrorum Michaelis Giordano, Archiepiscopi Neapolitani, Iulii Sanguineti, Episcopi Brixiensis, Petri Cardinalis Rubiano Saenz, Archiepiscopi Bogotensis, Caroli Iosephi Ñáñez, Archiepiscopi Cor­dubensis in Argentina, Marcelli Angeli Melani, Episcopi Neuque­niani et Administratoris Apostolici Viedmensis, et Romani Arrieta Villalo­bos, Archiepiscopi Sancti Iosephi in Costarica, necnon pluri­morum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Con­gregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Caietanus Errico, Ludovicus Pavoni, Aloisius Variara, Maria a Transitu a Iesu Sacramentato, Artemides Zatti et Maria Romero Meneses Beatorum nomine in posterum appellentur, eorumque festum: Caietani Errico die vicesima nona Octobris, Ludovici Pavoni die vicesima octava Maii, Aloisii Variara die deci­ma quinta Ianuarii, Mariae a Transitu a Iesu Sacramentato die vicesi­ma quinta Augusti, Artemidis Zatti die decima quinta Martii, et Mariae Romero Meneses die septima Iulii in locis et modis iure statutis quo­tannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti».

    Quod autem decrevimus volumus et nunc et in posterum vim habere, contrariis minime officientibus rebus quibuslibet.

    Datum Romae apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die xiv mensis Aprilis anno Domini mmii, Pontificatus Nostri quarto et vicesimo.

 

De mandato Summi Pontificis

Angelus Card. Sodano

Secretarius  Status

 

Loco Sigilli

In Secret. Status tab., n. 514.091

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 6 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 14 aprile 2002

 

1. "Gesù in persona si accostò e camminava con loro" (Lc 24, 15). Gesù, come abbiamo appena ascoltato nell'odierna pagina evangelica, si fa viandante affiancandosi a due discepoli diretti al villaggio di Emmaus. Spiega loro il senso delle Scritture e poi, giunto a destinazione, spezza il pane con loro, proprio come aveva fatto con gli Apostoli la sera prima della sua morte in croce. In quel momento gli occhi dei discepoli si aprono e lo riconoscono (cfr v. 31).

L'esperienza pasquale di Emmaus si rinnova continuamente nella Chiesa. Ne possiamo ammirare un mirabile esempio anche nell'esistenza di coloro che oggi ho la gioia di elevare alla gloria degli altari: Gaetano Errico, Lodovico Pavoni e Luigi Variara, presbiteri; María del Tránsito de Iesús Sacramentado, vergine; Artemide Zatti, religioso; María Romero Meneses, vergine.

Come i discepoli di Emmaus, questi nuovi Beati hanno saputo riconoscere la presenza viva del Signore nella Chiesa e, vincendo difficoltà e paure, ne sono divenuti testimoni entusiasti e coraggiosi davanti al mondo.

2. "Non a prezzo di cose corruttibili ... foste liberati..., ma con il sangue prezioso di Cristo" (1 Pt 1,18-19). Queste parole, tratte dalla seconda Lettura, ci fanno pensare al beato Gaetano Errico, presbitero e fondatore della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

In un'epoca segnata da profondi cambiamenti politici e sociali, di fronte al rigorismo spirituale dei giansenisti, Gaetano Errico annuncia la grandezza della misericordia di Dio, che sempre chiama alla conversione coloro che vivono sotto il dominio del male e del peccato. Vero martire del confessionale, il nuovo Beato vi trascorreva intere giornate spendendo il meglio delle proprie energie nell'accoglienza e nell'ascolto dei penitenti. Col suo esempio egli ci stimola a riscoprire il valore e l'importanza del sacramento della penitenza, dove Iddio distribuisce a piene mani il suo perdono e mostra la sua tenerezza di Padre verso i propri figli più deboli.

"Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni" (At 2,31). Questa intima consapevolezza, diventata fede infuocata e indomita, ha guidato l'esperienza spirituale e sacerdotale di Lodovico Pavoni, presbitero, Fondatore della Congregazione dei Figli di Maria Immacolata.

Dotato di animo particolarmente sensibile, si impegnò con tutto se stesso nell'assistenza ai giovani poveri e abbandonati, e specialmente ai sordo-muti. La sua attività spaziava in molti campi, da quello dell'educazione al settore dell'editoria, con originali intuizioni apostoliche e coraggiose azioni innovatrici. A fondamento di tutto c'era una solida spiritualità. Egli ci esorta con la sua testimonianza a confidare in Gesù e a immergerci sempre più nel mistero del suo amore.

3. "Y comenzando por Moisés y siguiendo por los profetas les explicó lo que se refería a él en toda la Escritura" (Lc 24, 28). En estas palabras del Evangelio de hoy, Jesús se manifiesta como compañero en el camino de la vida del hombre y Maestro paciente, que sabe modelar el corazón e iluminar la mente para que comprenda el designio de Dios. Tras su encuentro con Él, los discípulos de Emaús, superado el abatimiento y la confusión, volvieron por su pie a la naciente comunidad cristiana para anunciarles la alegre noticia de haber visto al Señor resucitado.

Esta espiritualidad acomuna a tres de los nuevos beatos que buscaron la santidad a la sombra de Don Bosco y de la tradición salesiana. La elevación a los altares de Don Luigi Variara, del Señor Artemide Zatti y de Sor María Romero son un gran gozo para esa Familia religiosa.

4. De Italia, y precisamente de la diócesis de Asti, llegó a Colombia el salesiano Padre Luis Variara, seguidor fiel de Jesús misericordioso y cercano de los abatidos. Desde el primer momento dedicó su energía juvenil y la riqueza de sus dones, al servicio de los leprosos. Primer salesiano ordenado sacerdote en Colombia, logró reunir en torno de sí un grupo de muchachas consagradas, algunas de ellas incluso leprosas o hijas de leprosos y por ello no aceptadas en los Institutos religiosos. Con el tiempo este grupo se ha convertido en la Congregación de las Hijas de los Sagrados Corazones de Jesús y María, floreciente Instituto hoy presente en diversos países.

Artemide Zatti, Coadjutor salesiano, salió con su familia de la diócesis de Reggio Emilia en busca de una vida mejor a la Argentina, la tierra soñada por Don Bosco. Allí descubrió su vocación salesiana, que se concretó en un servicio apasionado, competente y lleno de amor a los enfermos. Sus casi cincuenta años en Viedma representan la historia de un religioso ejemplar, puntual en el cumplimiento de sus deberes comunitarios y dedicado totalmente a servicio de los necesitados. Que su ejemplo nos ayude siempre ser consciente de la presencia del Señor y nos lleve a acogerlo en todos los hermanos necesitados.

Sor María Romero Meneses, Hija de María Auxiliadora, supo reflejar el rostro de Cristo que se hace reconocer el repartir el pan. Nacida en Nicaragua, realizó su formación para la vida religiosa en El Salvador y pasó la mayor parte de su vida en Costa Rica. Estos queridos pueblos centroamericanos, unidos ahora en el júbilo de su beatificación, podrán encontrar en la nueva Beata, que tanto los amò, abundantes ejemplos y enseñanzas para renovar y fortalecer su vida cristiana, tan arraigada en esas tierras.

Con un amor apasionado a Dios y una confianza ilimitada en el auxilio de la Virgen María, Sor María Romero fue religiosa ejemplar, apóstol y madre de los pobres, que, sin excluir a nadie, eran sus preferidos. ¡Que su recuerdo sea bendición para todos y que las obras fundadas por ella, entre las que destaca la "Casa de la Virgen" en San José, sigan siendo fieles a los ideales que les dieron origen!

5. "¿No esta ardiendo nuestro corazón dentro de nosotros cuando nos hablaba en el camino y nos explicaba las escrituras?" (Lc 24, 32). Esta sorprendente confesión de aquellos discípulos primero encaminados a Emaús es lo que ocurrió también con la vocación de la Madre María del Tránsito de Jesús Sacramentado Villegas, fundadora de las Hermanas Terciarias Misioneras Franciscanas y la primera mujer argentina que alcanza el honor de los altares.

La llama que ardía en su corazón llevó a María del Tránsito a buscar la intimidad con Cristo en la vida contemplativa. No se apagó cuando por enfermedad tuvo que abandonar los Monasterios en que estuvo, sino que continuó en forma de confianza y abandono en la voluntad de Dios, que siguió buscando incesantemente. El ideal franciscano se manifestó entonces como el verdadero camino que Dios quería para ella y, con la ayuda de sabios directores, emprendió una vida de pobreza, humildad, paciencia y caridad, dando vida a una nueva Familia religiosa.

Traduzione italiana delle parti in lingua spagnola: 

3. "E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui" (Lc 24, 27). In queste parole del Vangelo di oggi, Gesù si manifesta come compagno sul cammino della vita dell'uomo e come Maestro paziente, che sa modellare il cuore e illuminare la mente affinché comprenda il disegno di Dio. Dopo l'incontro con Lui, i discepoli di Emmaus, superato l'abbattimento e la confusione, diressero i loro passi verso la nascente comunità cristiana per annunciarle la notizia che avevano visto il Signore risorto.

Questa spiritualità accomuna tre dei nuovi beati, che hanno cercato la santità sulle orme di Don Bosco e della tradizione salesiana. L'elevazione agli altari di Don Luigi Variara, del Signor Artemide Zatti e di Suor Maria Romero sono una grande gioia per questa Famiglia religiosa.

4. Dall'Italia, è più precisamente dalla Diocesi di Asti, il salesiano Padre Luis Variara, seguace fedele di Gesù misericordioso e vicino agli afflitti, giunse in Colombia. Sin dal primo istante dedicò la sua energia giovanile e la ricchezza dei suoi doni al servizio dei malati di lebbra. Primo salesiano ordinato sacerdote in Colombia, riuscì a riunire attorno a sé un gruppo di ragazze consacrate, tra cui alcune lebbrose o figlie di lebbrosi, che per questo non venivano accettate negli Istituti religiosi. Col tempo questo gruppo si trasformò nella Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fiorente Istituto che oggi è presente in diversi Paesi.

Artemide Zatti, coadiutore salesiano, partì con la sua famiglia dalla Diocesi di Reggio Emilia alla ricerca di una vita migliore in Argentina, la terra sognata da Don Bosco. Lì scoprì la sua vocazione salesiana, che si concretizzò in un servizio agli infermi appassionato, competente e pieno di amore. I quasi cinquant'anni trascorsi a Viedema rappresentano la storia di un religioso esemplare, puntuale nel compiere i suoi doveri comunitari e completamente dedito al servizio dei bisognosi. Che il suo esempio ci aiuti ad essere sempre consapevoli della presenza del Signore e ci porti ad accoglierlo in tutti i fratelli bisognosi!

Suor Maria Romero Meneses, Figlia di Maria Ausiliatrice, seppe riflettere il volto di Cristo che si fa riconoscere nella divisione del pane. Nata in Nicaragua, svolse la sua formazione alla vita religiosa a El Salvador e trascorse la maggior parte della sua vita in Costa Rica. Questi amati popoli del Centro America, uniti ora nel giubilo della sua beatificazione, potranno trovare nella nuova beata, che tanto li amò, abbondanti esempi e insegnamenti per rinnovare e rafforzare la loro vita cristiana, tanto radicata in queste terre.

Con amore appassionato per Dio e fiducia illimitata nell'ausilio della Vergine Maria, Suor Maria Romero è stata una religiosa esemplare, apostola e madre dei poveri per i quali, nessuno escluso, mostrava la sua preferenza. Che il suo ricordo sia una benedizione per tutti, e che le opere da lei fondate, tra cui la "Casa de la Virgen" a San José, continuino ad essere fedeli agli ideali che le hanno originate!

5. "Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?" (Lc 24, 32). Questa sorprendente confessione dei discepoli, che all'inizio erano in cammino per Emmaus, è ciò che è accaduto anche per quanto riguarda la vocazione di Madre Maria del Transito di Gesù Sacramentato Cabanillas, fondatrice delle Suore Terziarie Missionarie Francescane e prima donna argentina a salire agli onori degli altari.

La chiamata che ardeva nel suo cuore portò Maria del Transito a cercare l'intimità con Cristo nella vita contemplativa. Non si sentì spenta quando la malattia la costrinse ad abbandonare i monasteri nei quali stava, ma proseguì con fiducia e abbandono alla volontà di Dio, che essa continuò a cercare incessantemente. L'ideale francescano si manifestò quindi come il vero cammino che Dio voleva per lei e, con l'aiuto di guide sapienti, intraprese un cammino di povertà, umiltà, pazienza e carità, dando vita a una nuova Famiglia religiosa.

6. "Mostraci, Signore, il sentiero della vita" (Ritor. al Salmo Resp.). Facciamo nostra questa invocazione del Salmo responsoriale, che poc'anzi abbiamo cantato. Abbiamo bisogno che il Redentore risorto ci mostri la strada, ci accompagni nel cammino e ci guidi sino alla piena comunione con il Padre celeste.

Mostraci il sentiero della vita! Solo Tu, Signore, puoi indicarci il vero sentiero della vita, l'unico che ci conduce alla meta, come è avvenuto per i Beati quest'oggi risplendenti nella gloria del Cielo.