Louis Brisson

Louis Brisson

(1817-1908)

Beatificazione:

- 22 settembre 2012

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 13 ottobre

Religioso, sacerdote fondatore degli Oblati e delle Oblate di San Francesco di Sales

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Tenui nec dimittam" (L’ho con me, non lo lascerò mai)

 

Louis Brisson nasce il 23 giugno 1817 nel piccolo comune di Plancy, nel dipartimento dell’Aube, vicino alla città di Troyes

Fu ordinato sacerdote nella diocesi di  Troyes nel 1840.  Insegnante di religione e scienze nel collegio  del monastero della Visitazione, fu egli stesso un ingegnoso inventore; fra i suoi lavori si annovera un orologio astronomico, così accurato che fu in seguito studiato dagli ingegneri della  NASA. Ma l’opera maggiore di  Padre Brisson si  sarebbe rivelata  un’invenzione divina!

Come cappellano delle Sorelle del monastero della Visitazione, Padre Brisson incontrò ivi la  religiosa superiore  –  Madre Maria Chappuis di  Sales  –  che avrebbe “orchestrato” la vita lavorativa del prelato, come  fondatore di due istituti religiosi:  le Sorelle Oblate di San Francesco di Sales e gli Oblati di San Francesco di Sales.  Fu lei a prevalere  su Padre  Brisson, dopo decadi di  discussioni  e tre  miracolosi  interventi,  per costituire  un gruppo di sacerdoti  che San Francesco di Sales aveva voluto fondare secoli prima.

Madre Maria di Sales vide nella presenza di Padre Brisson un segno evidente della volontà di Dio e confidò al giovane sacerdote un progetto che da molto tempo custodiva in fondo al cuore: diffondere largamente lo spirito di san Francesco di Sales.

Nel giugno 1843 aveva scritto: “Il Salvatore dice di andare a fare la   missionaria tra i nostri fratelli; di andare senza borsa e senza bastone, inviati per il Signore…” Ma l’abate Brisson si oppose con fermezza al progetto. Madre Maria di Sales insistette invano.

Il 24 febbraio 1845, però, il Signore gli apparse perché si convincesse e accettasse.  Allora, finalmente, l’abate Brisson diede il suo consenso a seguire la direzione della madre superiore. La Madre Maria di Sales aspettò con fiducia il momento opportuno: si rimise in tutto alla divina volontà. E questo momento arrivò molti anni più tardi.

Come direttore  dell’Associazione Cattolica di San Francesco di Sales, Padre Brisson, fondò quattro collegi, dove le giovani lavoratrici di fabbrica sarebbero state al sicuro e sarebbero cresciute con una educazione religiosa.  Questo lavoro avrebbe  portato  nel 1868 alla fondazione delle Sorelle Oblate, con  Santa Léonie Aviat di Sales (Santa Francesca Salesia).

Nel 1868 Mons. Mermillod, amministratore della Diocesi di Ginevra, incontrò  Mons. Ravinet, vescovo di Troyes, e conobbe il suo desiderio di una fondazione di religiosi che diffondano il pensiero salesiano. I due Vescovi ne parlarano alla Madre che vide allora un segno della Divina Volontà.  Lo stesso anno, in dicembre, il vescovo di Troyes incontrò l’abate Brisson per un motivo apparentemente molto diverso: per il sacerdote si trattava di salvare l’istituzione Saint-Étienne, istituzione scolastica cattolica della diocesi che sta per chiudere a motivo di difficoltà finanziarie.

L’abate Brisson accettò, ma andò ad aprire il suo cuore, sulle difficoltà di questo compito, a Madre Maria di Sales. Ella, lo incoraggiò, lo spinse a proseguire:  il segno decisivo della volontà di Dio è quello, gli Oblati stavano per nascere!

Nel 1871 Padre Brisson trasformò la scuola Saint-Etienne nella scuola secondaria di San Bernardo (Collegio di San Bernardo).  Questo lavoro didattico portò alla fondazione degli Oblati di San Francesco di Sales (O.S.F.S.) poi approvati da Papa Leone XIII nel 1897 con Decreto definitivo. A distanza di circa 90 anni dalla fondazione nasce la Parrocchia San Francesco di Sales in Roma (quartiere Alessandrino) affidata agli O.S.F.S. della provincia Italiana

Personalmente e  professionalmente, Padre Brisson soffrì la persecuzione della Rivoluzione Francese, che forzò l’espulsione del suoi ordini religiosi ed il dissolvimento delle loro proprietà.  Nonostante tutto  la sua fede era incrollabile:  “Quando ogni cosa sembra perduta,” egli disse, “e tutti hanno ormai perso le speranze, il Signore mostrerà la sua Potenza e la Sua Autorità.  Allora sarà chiaro a tutti  che la decisione finale è solo nelle Sue mani e che noi non siamo in grado di fare nulla”.

Padre Brisson morì il  2 febbraio 1908.  Le Sue spoglie mortali e quelle di Léonie Aviat, sono conservate nella cripta della casa madre delle Sorelle Oblate a Troyes.  Il processo della sua beatificazione è stato ufficialmente aperto a Troyes nel  1938. 

 

(fonte: sanfrancescodisales.it)

Beatificazione Louis Brisson

Omelia del Card. Angelo Amato

 

(22 SETTEMBRE 2012, cattedrale di Troyes, Francia)

 

La Diocesi e la città di Troyes, gli Oblati e le Oblate di San Francesco di Sales, oggi celebrano nella gioia la beatificazione di Padre Luigi Brisson, eminente educatore della gioventù e fondatore coraggioso di queste due Congregazioni piene di dinamismo.

Quella di Troyes è una storia gloriosa: diocesi fin dall’inizio del IV secolo e molti dei suoi primi pastori sono annoverati tra i santi. Nel Medio Evo questa città ha anche accolto diversi  importanti Sinodi. Essa è conosciuta nel mondo per due belle chiese: la cattedrale gotica dedicata ai Santi Pietro e Paolo, dove si svolge questa celebrazione, e la basilica di S. Urbano, che risalgono al XIII secolo. Il Papa Urbano IV (1195-1264), celebre nella storia della Chiesa per aver istituito la solennità del Corpus Domini, era originario di Troyes.

A questi grandi ricordi del passato oggi, per la diocesi e la città di Troyes, si aggiunge un’altra data storica: quella della Beatificazione di Padre Luigi Brisson.

In lui risplendono le virtù del giusto che pone la sua fiducia nel Signore. Ed è proprio nelle tribolazioni che egli manifesta la fermezza della sua fede e la saggezza che proviene da Dio.

Tre virtù, in particolare, risplendono come astri luminosi nel cielo della sua santità: la forza, la fede e la carità. Anche se dolce di natura, il Brisson era un uomo forte. Ancora giovane seminarista egli si propone di dominare la ribellione anche davanti alle punizioni ingiuste.

Questa stessa fermezza egli la dimostrò anche nella fondazione delle sue due Congregazioni e nella difesa dei loro diritti. Nella sua vita incontrò diverse prove e opposizioni. Ad esempio fu privato dell’incarico di cappellano del monastero della Visitazione, incarico che egli ricopriva da più di quaranta anni e al quale era molto legato. Egli sopportò anche la perdita delle sue opere, la dispersione e l’esilio dei suoi figli e la quasi totale solitudine nei suoi ultimi giorni (Leggi francesi contro la chiesa del 1901-1904 che portarono alla confisca di tutti i beni degli Ordini e delle Congregazioni religiose e all’esilio dei loro membri).

Una volta esclamò: “Il mio cuore è talmente triste che se non avessi la fede non potrei resistere”! Ma, nonostante le prove, non si perse mai di coraggio: la sua speranza era ben ancorata all’amore di Cristo. Per lui la prova era garanzia di successo apostolico.

Potremmo chiederci: dove il Beato Luigi attingeva tanta forza eroica? Il suo coraggio era unicamente il frutto della sua natura decisa, della sua disciplina e della sua capacità di sopportare le prove? La sua audacia apostolica era ben radicata nel suo spirito di fede. Frequentemente egli esortava ad educare i giovani alla fede. Diceva che solo chi “inspira” la fede può “espirarla” sugli altri. La fede, come la grazia, è una realtà che sfugge ai sensi e si comunica in maniera misteriosa: “Il mantello di Elia – egli diceva ai suoi religiosi – operava dei miracoli non a causa della sua tessitura, ma perché era stato sulle spalle del Profeta (cfr 2Re 2,13-14). Perché le vesti di Nostro Signore compivano miracoli (cfr Mc 5,25-29)? Sarà così anche per voi se avete fede”.

La sua fede era alimentata quotidianamente dall’Eucaristia. Era solito dire: “Gesù Cristo in questo Sacramento è il mio respiro, il mio cibo, il mio tutto”.

Egli associava l’amore per il Cristo alla devozione filiale verso il Papa che considerava come il fulcro della fede. Tutto ciò che riguardava la Chiesa e il Papa era da lui considerato sacro. In una istruzione egli disse: “La Congregazione fa professione di appartenenza inviolabile alla Santa Chiesa. Noi saremo sempre sottomessi verso la Santa Chiesa e il Papa come i bambini sotto la tutela dei genitori. In queste Congregazioni non dovranno esistere lotte di opinione: è una perdita di tempo. Il nostro cuore deve sentire, nei confronti del Papa, qualche cosa di profondamente filiale, di pio, una grande venerazione verso il rappresentante di Nostro Signore, il suo vicario. Questa è la nostra regola”.

La Madre Madeleine de Sales, superiora generale delle Oblate, confermava a tal proposito: “Verso il Papa egli nutriva amore filiale e cieca obbedienza. Il Padre Brisson non ha mai fatto nulla di importante senza prima consultare Roma. Ha moltiplicato i viaggi, si è adoperato per la diffusione delle encicliche, in ogni occasione raccomandava la docilità agli insegnamenti del Papa”.

La sua fede eroica si incarnava nella carità discreta e generosa attinta al Cuore misericordioso di Gesù. I frutti di tale carità erano la pazienza nel ministero della confessione, nell’educazione e nella direzione dei giovani, la sua disponibilità all’accoglienza e all’ascolto del prossimo. Modestia, bontà e magnanimità furono in lui proverbiali.

Molti sono gli episodi in cui si manifesta questa sua generosa carità. Per esempio, nel 1904, egli si adoperò per soccorrere il più possibile gli operai in sciopero. Dimostrò grande magnanimità nei confronti di un ex seminarista, di nome France, ridotto al vagabondaggio e alla miseria più nera. Il P. Brisson gli assicurò un pasto quotidiano presso le suore Oblate e, tutti i mercoledì, lo invitava a pranzo con lui. France era felice di aver trovato un po’ di calore umano e una condizione di vita decente. Un giorno egli non arrivò all’appuntamento per il pranzo. Preoccupato, il Beato lo mandò a cercare. Lo ritrovarono agonizzante. Confortato dai sacramenti e dalla presenza fraterna dei religiosi, France morì serenamente.

Sostenuto dalla fede e dalla carità, il Beato Brisson incarnò alla lettera la Parola di Gesù che invita tutti ad accogliere i piccoli, i poveri, coloro che sono nella necessità in quanto, accogliendo questi fratelli, si accoglie lo stesso Cristo.

Cari Oblati e Oblate, cari fedeli, la Chiesa ha bisogno, oggi, di preti santi come il Beato Luigi, modello di forza, di fede e di carità. La sua beatificazione ci sprona alla ricerca della santità.

Il mondo attorno a noi cambia continuamente ed il progresso avanza rapidamente. Ma se attorno a noi tutto cambia, in noi, al contrario, devono sussistere i valori come l’amore, la bontà, l’amicizia, la giustizia che costituiscono l’essenziale di una buona condotta di vita e che toccano ancora profondamente il cuore della persona umana. Un gesto di bontà è una espressione eterna di autentica umanità. E i santi sono gli interpreti eroici di questa umanità ispirata al Vangelo. Attraverso le loro virtù essi illuminano non solo la Chiesa, ma anche la società che ha tanto bisogno di persone buone e sagge per crescere nella solidarietà e nella fraternità.

Per questo noi ringraziamo la Chiesa che onora questi figli eroici e li propone alla contemplazione, all’ammirazione e soprattutto all’imitazione.

Ma i santi devono essere invocati perché essi sono vicini al trono della grazia di Dio, Padre Figlio e Spirito Santo, e intercedono con efficacia in nostro favore.

Beato Luigi Brisson, prega per noi!