Lucia dell’Immacolata

Lucia dell’Immacolata

(1909 - 1954)

Venerabilità:

- 27 febbraio 2017

- Papa  Francesco

Beatificazione:

- 23 ottobre 2021

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 30 maggio

Religiosa professa dell’Istituto delle Ancelle della Carità per l'assistenza ospedaliera e domiciliare, la cura degli anziani e dei bambini, con la fondazione di scuole, orfanotrofi e case di riposo; diagnosticatale una grave malattia, offrì a Dio la sua sofferenza come espiazione degli ammalati che assisteva in ospedale

  • Biografia
  • Omelia nella Beatificazione
  • Decreto sul Miracolo
Era la suora che "accoglieva, serviva, aiutava, trasformava le amarezze in sorrisi e i problemi in occasioni di impegno reciproco e generoso"

 

    Lucia dell’Immacolata (al secolo: Maria Ripamonti) nacque ad Acquate (Lecco, Italia) il 26 maggio 1909.

    Nel 1918, per essere di aiuto alla numerosa famiglia, abbandonò la scuola e iniziò a lavorare nella filanda. Contemporaneamente, si dedicò alla vita parrocchiale, in oratorio e nell’Azione Cattolica.

    Dal 1927, dopo la chiusura della filanda, trovò lavoro presso una Fabbrica.

    Maturata la vocazione alla vita consacrata, il 15 ottobre 1932, si trasferì a Brescia ed entrò nella Congregazione delle Ancelle della Carità. Nel 1935 emise i voti religiosi temporanei, assumendo il nome di Sorella Lucia dell’Immacolata.

    Il 13 dicembre 1938 fece la professione perpetua, in Casa Madre, dove rimase come comunità.

    Dopo approfondito discernimento, ottenne dal suo direttore spirituale il permesso di emettere il voto di “vittima per la salvezza dei fratelli”.

    Si distinse per prudenza, riservatezza e obbedienza, tanto da divenire punto di riferimento, per le suore e per i laici, che l’avvicinavano confidandole anche sofferenze personali. A tutti trasmise coraggio, offrì assistenza, affidandosi al Signore, al fine di trovare le vie più idonee per soddisfare i bisogni materiali e spirituali più urgenti.

    Aiutò diversi giovani disoccupati a trovare un impiego, spesso intermediando con i datori di lavoro. La stessa disponibilità offrì alle suore più anziane della Casa Madre, seguendole con amore nelle loro terapie. Con particolare sensibilità e rispetto, aiutava anche le famiglie indigenti.

    Affetta da un carcinoma al fegato, morì il 4 luglio 1954 a Brescia (Italia).

    Il decreto sull’eroicità delle virtù venne promulgato il 27 febbraio 2017.

 

Ha imparato da Cristo, umile di cuore

Omelia nella beatificazione di Sr. Lucia Ripamonti

 

    1. «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Il santo Paolo VI (come non ricordarlo in questa sua Brescia e in questo rito, che ci aiuta a contemplare il fulgore della santità di Cristo, che si riflette nei suoi santi e beati) [Paolo VI] diceva che questa frase ci fa entrare nel segreto più profondo della vita di Gesù (cf. Udienza del 16 giugno 1976).

    Qual è questo segreto? La consapevolezza di essere «Figlio»! È stato contato che nel vangelo secondo Matteo questa è la trentaduesima volta che Gesù pronuncia la parola «Padre»; nelle prime righe del brano che è stato appena proclamato, poi, essa è tornata per cinque volte. Poco prima, ai suoi discepoli aveva parlato del rifiuto nei suoi confronti, ma questo non gli impedisce di percepire la vicinanza del Padre; vuole, anzi, che pure noi ne scopriamo il volto, ne sentiamo la vicinanza perché il «Signore del cielo e della terra» non è un Dio lontano, ma vicino, amante degli uomini.

    Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli: ciò che qui è importante rilevare non è tanto che Dio nasconda ai sapienti e ai dotti, quanto che Egli, intenerito dalla loro piccolezza, si chini sui piccoli e proprio a loro riveli i suoi segreti. D’altra parte, il primo «piccolo» è proprio Lui, Gesù. «Da ricco che era, si è fatto povero per voi», scriverà san Paolo (2Cor 8,9) e l’inno della lettera ai Filippesi ripete che Cristo, «pur essendo nella condizione di Dio… svuotò se stesso… umiliò se stesso» (2,6-8). È per questo che può dirci: imparate da me, che sono mite e umile di cuore. Imparate da me – spiegava sant’Agostino – «non a fabbricare il mondo, non a creare tutte le cose visibili e invisibili, non a compiere miracoli nel mondo e risuscitare i morti, ma che io sono mite ed umile di cuore. Vuoi essere alto? Comincia dal più basso. Se pensi di costruire l’edificio alto della santità, prepara prima il fondamento dell’umiltà» (Serm. 69, 1, 2: PL 38, 441).

 

    2. Tutta la tradizione spirituale, in Oriente e in Occidente, è concorde su questo: «L’umiltà è la maestra di tutte le virtù – scriveva Giovanni Cassiano –, è il fondamento solidissimo dell’edificio celeste, è il dono più proprio e splendente del Salvatore. Difatti, chi segue il mite Signore mite non per la finezza dei prodigi, ma per la virtù della pazienza e dell’umiltà, realizzerà senza rischio di tracotanza tutti i miracoli che Cristo ha operato» (Conferenze XV, 7, 2).

    Della nostra Beata qualcuno ha detto che era impastata di umiltà. Una Superiora Generale delle Ancelle della Carità non ha esitato ad affermare: per me questo presenta il massimo della santità. Il suo posto, il più desiderato: l’ultimo. Una testimone, nel processo canonico per la beatificazione ha riferito d’avere un giorno notato che Sr. Lucia si spostava in continuazione per cederle la destra e, camminando, rimaneva rispettosamente indietro di un passo. Sorpresa e stupita per questo comportamento e supponendo che avesse qualche problema nel tenere il passo le domandò se dovesse un po’ rallentarlo. Sr. Lucia, però, con un bel sorriso e a voce sommessa le rispose: No, no, va bene così, sto al mio posto.

    I padri del deserto dicevano che l’umiltà è una grazia che si riceve nell’anima. «È il nome stesso di Dio e un suo dono – spiegava san Giovanni Climaco. Dice infatti: imparate da me, non da un angelo, né da un uomo, né da un libro, ma da me, cioè dalla mia inabitazione, dalla mia illuminazione e dalla mia energia presenti dentro di voi, poiché sono mite ed umile di cuore, di pensiero e di spirito, e troverete ristoro dalle lotte e sollievo dai pensieri per le vostre anime» (La scala XXV,3). L’intera tradizione spirituale della Chiesa afferma che l’umiltà è il coronamento di tutte le virtù, il coronamento dell’intero edificio spirituale. La stessa beata ripeteva che «la cosa migliore per un’anima è fare ciò che Dio vuole da lei, infatti il suo edificio spirituale è sostenuto dal profondo e solido fondamento dell’umiltà» (Relatio et vota, p. 16).

    Sr. Lucia non lo diceva soltanto, ma lo metteva in pratica e su questo punto, come peraltro sull’esercizio eroico delle virtù, la voce è unanime: era contenta di essere «coadiutrice», perché così poteva vivere nel nascondimento. Ed è così che, pur offrendo alla comunità un servizio davvero efficace, la nostra beata visse nel silenzio e nella semplicità evangelica trovando in tutto, anche nei rimproveri e nelle correzioni, un mezzo per umiliarsi e progredire nella santità.

 

    3. Prendete su di voi il mio giogo: il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero. La beata Lucia Ripamonti questo giogo lo ha preso su di sé: accogliendo generosamente la chiamata del Signore alla vita consacrata, dove scelse per sé il servire e il restare all’ultimo posto; donandosi a Dio al punto che di lei è stato detto che «fu venduta alla Carità»; abbandonandosi alla sua volontà e questo soprattutto nei giorni dolorosi della malattia; praticando l’obbedienza con fedeltà e serenità; mettendosi a disposizione del prossimo sino a dimenticarsi di sé e questo perché «se vogliamo davvero rendere leggiero il giogo di Cristo, non useremo certo il mezzo di portarlo male o di scuoterlo dalle nostre spalle. Se lo desideriamo, così come Egli lo ha definito, soave e lieve, e cioè fonte di energia, fiducia, vita, dobbiamo portarlo con lealtà, coerenza, comprensione, vale a dire con tutto il cuore».

    Come quelle iniziali, anche queste parole conclusive sono di san Paolo VI (cf. Omelia,Veglia pasquale, 17 aprile 1965). Ho voluto ancora ricordarlo perché i primissimi anni della sua infanzia egli li trascorse nel «Giardino d’Infanzia di S. Giuseppe», fondato nel 1882 dal beato Giuseppe Tovini e tenuto proprio dalle Ancelle della Carità, la famiglia religiosa della nuova beata. L’ho fatto, da ultimo, come personale memoria e gratitudine verso le Ancelle della Carità che nel 1952 giunsero nella chiesa di Albano, dove sono stato vescovo, su indicazione di mons. Montini, all’epoca Pro-Segretario di Stato di Pio XII. Andarono a Pavona, allora piccolo borgo, per aiutare, con le opere di carità e con l’istruzione, la gente povera che vi abitava.

    Dobbiamo portare il giogo di Cristo con tutto il cuore, diceva Paolo VI ed è proprio così che la beata Lucia prese su di sé il giogo del Signore, memore che non c’è alcuno che possa giungere alla visione di Dio senza essere passato dalla fatica della buona opera (cf. Gregorio magno, In primum librum regum, V, 178: PL 79, 401).

 

    Brescia, Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santi Pietro e Paolo, 23 ottobre 2021

 

Marcello Card. Semeraro

 

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

BRIXIENSIS

Beatificationis et Canonizationis

Venerabilis Servae Dei

LUCIA AB IMMACULATA

(in saeculo: Mariae Ripamonti)

Sororis professae Congregationis Ancillarum a Caritate

(1909-1954)

 

DECRETUM SUPER MIRACULO

____________________________

 

    La Venerabile Serva di Dio Lucia dell’Immacolata (al secolo: Maria Ripamonti) nasce ad Acquate presso Lecco, nell’arcidiocesi di Milano, il 26 maggio 1909. Fin dall’infanzia manifestò un grande amore verso Dio e si affidò alla guida spirituale del proprio parroco. Molto presto iniziò a lavorare per sostenere la sua numerosa famiglia, provata anche dalla malattia mentale di una delle sorelle e dal comportamento irrequieto di uno dei fratelli. Nella preghiera, nel sacrificio e nel silenzio la Serva di Dio si predisponeva ad accogliere la chiamata divina e all’inizio del 1932 entrò nell’istituto delle Ancelle della Carità a Brescia. Assunto il nome di Suor Lucia dell’Immacolata, professò i voti perpetui il 13 dicembre 1938. Lieta e generosa, accoglieva e soccorreva quanti bisognosi di aiuto bussavano alla porta dell’istituto, specialmente quando durante la seconda guerra mondiale esso divenne un rifugio per tanti. Col consenso dei superiori e del proprio confessore, si offrì come vittima di riparazione per la salvezza dei peccatori. Gravemente inferma, morì piamente a Brescia il 4 luglio 1954. Il 27 febbraio 2017 il Sommo Pontefice Francesco ne promulgò il decreto delle virtù eroiche.

    Beatificationis respectu, Causae Postulatio studio ac iudicio huius Congregationis de Causis Sanctorum miram cuiusdam puellae autoraeda impulsae, fere septimum annum aetatis agentis, sanationem subiecit. Res Bauzani die 26 mensis Aprilis anno 1967 accidit.

    All’ospedale le vennero diagnosticate una grave commozione celebrale con conseguente perdita di coscienza, insufficienza respiratoria, aritmia del polso e contusioni multiple. La famiglia venne informata del suo probabile prossimo decesso. Una suora della Congregazione delle Ancelle della Carità invitò i parenti a invocare la sua intercessione. Una piccola di lei immagine venne posta sul cuscino della bambina. Improvvisamente, dopo quattro giorni dall’incidente, i medici riconobbero una ripresa di vitalità da parte della bambina, che in poco tempo si risvegliò dal coma e, entro in un mese, tornò a casa senza alcun danno fisico o mentale.

    Evidens est concursus temporis et consequentia inter Venerabilis Servae Dei invocationem et puellae sanationem, quae deinceps naturali socialique vita pollens sana vixit.

    De hac sanatione, mira aestimata, iuxta Curiam ecclesiasticam Bauzanensem-Brixinensem a die 7 mensis Augusti ad diem 20 mensis Novembris anno 2012 inquisitio dioecesana celebrata est, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum per decretum diei 5 mensis Iulii anno 2013 est approbata.

    Medicorum Consilium huius Dicasterii in sessione diei 5 mensis Iulii anno 2018 declaravit sanationem celerem, perfectam, stabilem et ex scientiae legibus inexplicabilem fuisse.

    Die 18 mensis Octobris anno 2018 Congressus actus est Peculiaris Theologorum Consultorum. Die autem 16 mensis Aprilis anno 2019 Patres Cardinales et Episcopi se congregaverunt, me Angelo Cardinale Becciu praesidente.

    Et in utroque Coetu, sive Consultorum sive Cardinalium et Episcoporum, posito dubio an de miraculo divinitus patrato constaret, responsum affirmativum prolatum est.

    Facta demum de hisce rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Venerabilis Servae Dei Lucia ab Immaculata (in saeculo: Maria Ripamonti), sororis professae Congregationis Ancillarum a Caritate, videlicet de celeri, perfecta ac constanti sanatione cuiusdam puellae a “politrauma con grave trauma cranico, coma, insufficienza respiratoria acuta, arresto cardiaco, stato di shock e crisi generalizzate tonico-cloniche”.

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

 

    Datum Romae, die 13 mensis Maii a. D. 2019.

 

 

Angelus Card. Becciu

Praefectus

 

                                                                    + Marcellus Bartolucci

                                                                    Archiep. tit. Mevaniensis

                                                                    A Secretis