Luigi Lenzini

Luigi Lenzini

(† 1945)

Beatificazione:

- 28 maggio 2022

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 21 luglio

Sacerdote diocesano, nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945, fu trascinato in aperta campagna, a circa un chilometro dalla canonica, lo obbligarono a scavarsi la fossa e, dopo averlo picchiato selvaggiamente, fu evirato, gli strapparono le unghie e lo finirono con un colpo alla testa. Sepolto a testa in giù, fu ritrovato il 28 luglio successivo, in una vigna

  • Biografia
  • Decreto sul Martirio
Capite le intenzioni dei persecutori, suonò le campane per chiedere aiuto, ma i parrocchiani, per paura, non intervennero. Fu condotto in una vigna isolata dove fu barbaramente torturato e ucciso

 

    Luigi Lenzini nacque a Fiumalbo (Modena, Italia) il 28 maggio 1881, in una famiglia benestante e profondamente cristiana. Avvertendo la chiamata al sacerdozio, nel 1897 entrò nel Seminario della città natale e, nel 1901, passò a quello di Modena. Fu ordinato presbitero il 19 marzo 1904. Dopo aver svolto diversi servizi pastorali, nel 1938 ebbe il permesso di poter fare una esperienza a Roma presso i Chierici Regolari Minori (Caracciolini), ma il Vescovo lo richiamò in diocesi, affidandogli l’incarico di assistente spirituale nel Sanatorio di Gaiato. Nel 1941 divenne parroco di Crocette di Pavullo. La parrocchia era piccola, poco più di 600 persone sparse, però, su di un territorio molto vasto. Svolse la sua missione di parroco in un momento molto difficile, in piena guerra, e in una zona divenuta il luogo di operazione di formazioni partigiane di forte ispirazione comunista dove, tra il 1945 e il 1946, furono uccisi 22 sacerdoti. 

    Nella notte tra il 20 e il 21 luglio 1945, fu svegliato bruscamente con il pretesto della amministrazione dei sacramenti ad un moribondo. Resosi subito conto che si trattava di una trappola perché la sera prima aveva fatto visita all’ammalato in parola, suonò le campane per attirare l’attenzione dei parrocchiani che abitavano nella zona ma senza risultato. I sequestratori iniziarono a sparare sul piazzale della chiesa per intimorire chiunque avesse osato intervenire a difesa del parroco. Fu trascinato mezzo vestito in aperta campagna, a circa un chilometro dalla canonica, lo obbligarono a scavarsi la fossa e, dopo averlo picchiato selvaggiamente, fu evirato, gli strapparono le unghie e lo finirono con un colpo alla testa. Sepolto a testa in giù, fu ritrovato il 28 luglio successivo, in una vigna.

    Il martirio materiale è largamente provato. Don Luigi Lenzini fu seviziato e ucciso. La morte si colloca in Emilia-Romagna negli anni 1943-1945 quando, i gruppi della Resistenza, sostenuti dal Partito Comunista, cominciarono a progettare la liquidazione della Chiesa che, a causa della morale cattolica, avrebbe potuto ostacolare l’ascesa del marxismo nel dopoguerra. Le brigate comuniste, non trovando l’appoggio della gente dell’appennino modenese legata ai valori cristiani, cominciarono a colpire i sacerdoti. Don Lenzini continuò a svolgere la propria missione sacerdotale assistendo chiunque ne avesse avuto bisogno, indipendentemente dall’appartenenza politica. La notte dell’agguato, il 21 luglio 1945, un gruppo di ex-partigiani comunisti, noti per l’odio anticlericale e l’indole violenta, lo cercò nella canonica con la scusa di condurlo da un parrocchiano morente. Il Venerabile Servo di Dio, che aveva visitato l’ammalato durante il giorno, capì le intenzioni dei persecutori e prima di seguirli suonò le campane per chiedere aiuto. I parrocchiani, per paura, non intervennero. Don Lenzini fu condotto in una vigna isolata dove fu barbaramente torturato e ucciso.

    Il clima persecutorio verso gli esponenti della Chiesa e la ferocia usata dai carnefici per indurlo a bestemmiare e ad inneggiare a Stalin, attestano che l’odium fidei fu il motivo di questa esecrabile uccisione. Per i carnefici, don Luigi Lenzini era piuttosto un prete scomodo in vista dei loro progetti. Sebbene il processo penale a carico degli imputati sia terminato con l’assoluzione per insufficienza di prove, già in quella sede emerse che il delitto era stato compiuto in odium fidei, per eliminare un sacerdote cattolico.

    Il beato Luigi Lenzini era al corrente dei rischi per la propria incolumità. Dopo la Liberazione aveva ricevuto minacce, eppure aveva continuato a svolgere il ministero con carità e franchezza.

    La fama di martirio si diffuse subito e permane fino ad oggi, unita ad una certa fama di segni.

 

MODENA-NONANTOLA

 

BEATIFICAZIONE o DICHIARAZIONE DI MARTIRIO

del Servo di Dio

LUIGI LENZINI

Sacerdote diocesano

 († 1945)

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DECRETO SUL MARTIRIO

 

    "Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10, 11).

    L’amore per il gregge a lui affidato segnò l’habitus sacerdotale del Servo di Dio Luigi Lenzini, che trasse ispirazione dall’insegnamento di Gesù fino all’estremo sacrificio della vita.

    Il Servo di Dio nacque il 28 maggio 1881 a Fiumalbo, nel territorio dell’arcidiocesi di Modena, da una famiglia profondamente cristiana. Tre giorni dopo ricevette il Battesimo. Avvertiti i segni della vocazione sacerdotale, entrò nel Seminario di Fiumalbo per svolgere gli studi ginnasiali e iniziare quelli teologici. Completò il percorso di studi presso il Seminario Arcivescovile di Modena. Fu ordinato sacerdote nella cattedrale di Modena il 19 marzo 1904 e svolse i suoi primi incarichi pastorali come cappellano di Casinalbo e Finale Emilia. Diede prova di coraggio, allorché difendeva apertamente la fede per evitare che i giovani restassero impigliati nelle idee politiche allora serpeggianti, che avrebbero potuto trascinarli lontano dalla Chiesa.

    Reggendo dal 1912 al 1921 la parrocchia di Roncoscaglia e come parroco a Montecuccolo dal 1921 al 1937, si distinse per fede, pietà e carità operosa. Amava molto Gesù Sacramentato e istituì in parrocchia la pratica regolare dell’adorazione eucaristica, per la quale scrisse delle meditazioni da cui si evince la profondità della sua fede nel mistero dell’Eucaristia. Aveva anche una grande devozione verso la Vergine Maria. Il Servo di Dio, in mezzo al suo popolo, amava avvicinare le persone e dialogare con tutti. Col consenso del suo Arcivescovo, visse anche una breve esperienza di vita religiosa a Roma presso i Chierici Regolari Minori. Dopo sei mesi fece però ritorno nell’arcidiocesi, dove fu incaricato di prestare l’assistenza spirituale nel sanatorio di Gaiato.

    Nel 1941 fu nominato parroco di Crocette, piccola frazione del Comune di Pavullo, sull’Appennino modenese. All’epoca la parrocchia contava circa seicento abitanti. Qui il Servo di Dio si pose al servizio della popolazione, era consuetudine che visitasse gli ammalati con assiduità e amministrasse con diligenza i sacramenti. Predicava il Vangelo tenendo omelie efficaci e ben preparate, e combattendo il vizio della bestemmia.

    Sul finire del secondo conflitto mondiale il Servo di Dio offrì rifugio e protezione a chiunque si rivolgesse a lui. In quel periodo la fede cristiana era aspramente avversata dall’ideologia comunista, che perseguiva un disegno politico di tipo sovietico e si opponeva apertamente ai princìpi cristiani, al clero e ai fedeli che dessero una più chiara testimonianza di fede. Nella regione Emilia-Romagna molti sacerdoti vennero uccisi. Poiché era stimato dalla popolazione e molti gli volevano bene e lo ascoltavano, il Servo di Dio era particolarmente inviso ai comunisti. Contro le loro dottrine parlava apertamente, conscio di correre un serio pericolo. Nonostante fosse stato minacciato di morte, non volle mai sottrarsi al dovere di predicare la verità. Disse che solo la morte avrebbe potuto farlo tacere.

    Fu svegliato nella notte tra il 20 e 21 luglio 1945 con la richiesta di andare a recare i sacramenti a un moribondo. Il Servo di Dio comprese si trattava in realtà di un inganno per farlo uscire di casa. Gli assassini riuscirono comunque a penetrare nella canonica. Raggiunsero il sacerdote sul campanile, da cui suonava le campane per chiedere inutilmente aiuto. Gli assassini spararono infatti raffiche di mitra per intimidire la popolazione. Lo trascinarono via con sé, mezzo svestito. Il suo cadavere, orribilmente seviziato, fu rinvenuto una settimana dopo, semisepolto in una vigna non molto distante dalla chiesa. Gli assassini avevano infierito su di lui con crudeltà, finendolo poi con un colpo alla nuca. Fino alla fine egli perseverò nella fede, contro la quale quelli agivano.

    I funerali del Servo di Dio vennero celebrati con grande concorso di popolo. Il suo corpo, dapprima sepolto nel cimitero comunale, nel 1978 fu traslato all’interno della nuova cappella del medesimo cimitero e, nel 2002, all’interno della chiesa parrocchiale di Crocette.

    Poiché, trascorso un congruo periodo di tempo, perdurò la fama di santità e di martirio, si aprì la Causa di beatificazione o dichiarazione di martirio del Servo di Dio. L’Inchiesta diocesana si svolse dal 18 giugno 2011 al 24 novembre 2012 e la sua validità giuridica fu riconosciuta da questa Congregazione delle Cause dei Santi con decreto del 23 gennaio 2015. Preparata la Positio, si discusse, secondo l’iter consueto, se quello del Servo di Dio sia stato un vero martirio. Il 27 febbraio 2020 si tenne il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi, che espresse parere favorevole. I Padri Cardinali e Vescovi, nella Sessione Ordinaria del 20 ottobre 2020, hanno riconosciuto che il Servo di Dio fu ucciso per la sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa.

    Il sottoscritto Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e confermando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: è provato il martirio, e la sua causa, del Servo di Dio Luigi Lenzini, Sacerdote diocesano, nel caso e per il fine di cui si tratta.

    Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

    Dato a Roma, il 27 ottobre nell’anno del Signore 2020.

 

+ Marcello Semeraro

Prefetto

 

                                                                                        + Marcello Bartolucci

                                                                                        Arciv. tit. di Bevagna

                                                                                            Segretario

 

 

 

 

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MUTINENSIS-NONANTULANA

 

BEATIFICATIONIS seu DECLARATIONIS MARTYRII

Servi Dei

ALOISII LENZINI

Sacerdotis dioecesani

 († 1945)

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DECRETUM SUPER MARTYRIO

 

    “Bonus pastor animam suam ponit pro ovibus” (Io 10, 11).

    Dilectio gregis sibi commissi sacerdotalem Servi Dei Aloisii Lenzini habitum denotavit, qui ex doctrina Christi traxit vim usque ad extremum vitae sacrificium.

    Servus Dei die 28 mensis Maii anno 1881 a familia funditus christiana ortus est Flumine Albo, intra Archidioecesis Mutinensis fines. Tres post dies suscepit Baptisma. Vocationis sacerdotalis signa percepit, quapropter Fluminis Albi Seminarium ingressus est ad studia gymnasii agenda theologicaque incipienda. Cursus studiorum apud Seminarium Archiepiscopale Mutinae perfecit. In cathedrali eiusdem civitatis presbyter ordinatus est die 19 mensis Martii anno 1904 ac prima officia pastoralia ut primum Casinalbi deinde Finarii cappellanus gessit. Strenuum vero ostendit animum, cum fidem palam defenderet, ne iuvenes in rei publicae tunc serpentes doctrinas caderent, quae eos ex Ecclesia abripere possent.

    Ab anno 1912 ad annum 1921 paroeciam loci v.d. Roncoscaglia regens atque parochi munere ab anno 1921 ad annum 1937 fungens pagi v.d. Montecuccolo, fide, pietate industriosaque caritate eminuit. Iesum Sacramentatum valde diligebat, itaque in paroecia compositum adorationis Eucharisticae exercitium instituit, cuius causa meditationes scripsit, fidei eius in mysterium Eucharisticum altitudinem testificantes. Et magnam quidem devotionem in Virginem Mariam colebat. In medio populi sui, Servus Dei homines adire cupiebat cumque omnibus sermocinari. Archiepiscopo Mutinensi consentiente, vitam religiosam breviter Romae expertus est apud Clericos Regulares Minores. Sex post menses autem in Archidioecesim rediit, ubi valetudinarii loci v.d. Gaiato spiritualis opus adiumenti est ei commissum. Anno 1941 parochus nominatus est parvi municipii Padulli vici v.d. Crocette, Mutinensi in Appennino. Illo tempore paroecia circiter secentas animas numerabat. Servus Dei populo servitium praestavit, assidue aegrotos visitare ac diligenter ministrare sacramenta solebat. Evangelium praedicabat vehementibus et apte confectis sermonibus, necnon contra vitium blasfemiae contendendo.

    Secundo mundano vergente bello, omnibus, qui ad eum accesserunt, hospitium praesidiumque praestitit. Tunc christiana fides acerrime adversabatur doctrinis communistis, quae rei publicae Sovietici generis rationem consectabatur atque christianis normis, clero fidelibusque, qui clarius testimonium fidei praeberent, obstabat. Propterea quidem Aemiliae-Romaniolae in regione plurimi interfecti sunt sacerdotes. Cum Servus Dei in existimatione populi esset atque a multis diligeretur ac audiretur, Servus Dei a communistis maxime invidebatur. Contra ipsas eorum doctrinas enim palam loquebatur, conscius se graviter periclitari. Etsi mortis minas recepisset, numquam tamen officio veritatis praedicandae deesse voluit. Mortem tantum eum silentem facere posse dicebat.  

    Nocte intra dies 20 et 21 mensis Iulii anno 1945 somno excitatus est atque, ut ad sacramenta cuidam aegroto ministranda iret, est rogatus. Quod Servus Dei artificium, ut domo exiret, reapte esse intellexit. Homines attamen in domum paroecialem irrumpere valuerunt. Sacerdotem assecuti sunt in turre campanarum, ubi ipse aera frustra ad auxilium vocandum pulsabat. Nam, ad metum populo incutendum, plurimas ferreorum globulorum successionem sicarii emiserunt. Vestibus fere exutum, eum secum protraxerunt. Cadaver eius, horrendum in modum excruciatum, insequenti hebdomada compertum est, terra semitectum, quadam in vinea, quae non longe ab ecclesia distabat. Interfectores in eum atrociter desaevierant, deinde ictu in cervice confecerant. Usque ad finem ipse in fide, contra quam vero illi adversabantur, perseveravit.

    Servi Dei exequiae magno celebratae sunt populi concursu. Corpus eius, primum in coemeterio municipali conditum, anno 1978 translatum est in novum eiusdem coemeterii sacellum ac anno 2002 intus paroecialem ecclesiam vici v.d. Crocette.

    Cum, congruente temporis spatio exacto, Servi Dei sanctitatis et martyrii fama perduraret, eius instructa est Causa beatificationis seu declarationis martyrii. Inquisitio dioecesana a die 18 mensis Iunii anno 2011 ad diem 24 mensis Novembris anno 2012 habita est, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum est agnita per decretum diei 23 mensis Ianuarii anno 2015. Positione exarata, disceptatum est, consuetum secundum iter, an Servi Dei verum fuisset martyrium. Die 27 mensis Februarii anno 2020 Peculiaris Consultorum Theologorum Congressus celebratus est, qui votum adfirmativum edidit. Patres Cardinales et Episcopi, Ordinaria in diei 20 mensis Octobris anno 2020 Sessione, Servum Dei interfectum esse agnoverunt ob eius in Christum et in Ecclesiam fidem.

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de martyrio eiusque causa Servi Dei Aloisii Lenzini, Sacerdotis dioecesani, in casu et ad effectum de quo agitur.

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

    Datum Romae, die 27 mensis Octobris a. D. 2020.