Luigi Orione

Luigi Orione

(1872-1940)

Beatificazione:

- 26 ottobre 1980

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 16 maggio 2004

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 12 marzo

Presbitero, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza e della Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità per il bene dei giovani e di tutti gli emarginati

  • Biografia
  • Omelia
  • omelia di beatificazione
"Cristo, la Chiesa, le anime si amano e si servono in croce e crocifissi o non si amano e non si servono affatto"

 

Luigi Orione nacque a Pontecurone, in diocesi di Tortona, il 23 giugno 1872. Il padre era selciatore di strade; la madre, donna di casa, di profonda fede e di alto senso educativo. Pur avvertendo la vocazione al sacerdozio, per tre anni (1882-1885) aiutò il padre come garzone selciatore.

Il 14 settembre 1885, a 13 anni, venne accolto nel convento francescano di Voghera (Pavia), ma una polmonite ne mise in pericolo la vita e dovette tornare in famiglia nel giugno 1886. Dall'ottobre 1886 all'agosto 1889 fu allievo dell'Oratorio di Valdocco in Torino. San Giovanni Bosco ne notò le qualità e lo annoverò tra i suoi prediletti assicurandolo «noi saremo sempre amici». A Torino conobbe anche le opere di carità di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, vicine all'Oratorio salesiano. 

Il 16 ottobre 1889 iniziò il corso di filosofia nel seminario di Tortona. Ancora giovane chierico fu sensibile ai problemi sociali ed ecclesiali che agitavano quell'epoca travagliata. Si dedicò alla solidarietà verso il prossimo con la Società di Mutuo Soccorso San Marziano e la Conferenza di San Vincenzo. A vent'anni, scriveva: «Vi è un supremo bisogno ed un supremo rimedio per rimarginare le piaghe di questa povera patria, così bella e così infelice! Impossessarsi del cuore e dell'affetto del popolo ed illuminare la gioventù: ed effondere in tutti la grande idea della redenzione cattolica col Papa e pel Papa. Anime! Anime!». Mosso da tale visione apostolica, aperse in Tortona, il 3 luglio 1892, il primo Oratorio per curare l'educazione cristiana dei ragazzi. L'anno seguente, il 15 ottobre 1893, Luigi Orione, chierico di 21 anni, aprì un Collegio nel rione San Bernardino, destinato a ragazzi poveri. 

Il 13 aprile 1895, Luigi Orione fu ordinato sacerdote e nella medesima celebrazione il Vescovo impose l'abito clericale a sei allievi del suo collegio. Sviluppò sempre più l'apostolato fra i giovani con l'apertura di nuove case a Mornico Losana (Pavia), a Noto in Sicilia, a San Remo, a Roma.  

Attorno al giovane Fondatore crebbero chierici e sacerdoti che formarono il primo nucleo della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Nel 1899 iniziò il ramo degli Eremiti della Divina Provvidenza dedicati al benedettino «ora et labora», soprattutto nelle colonie agricole che, in quell'epoca, rispondevano all'esigenza di elevazione sociale e cristiana del mondo rurale. 

Il Vescovo di Tortona, Mons. Igino Bandi, con Decreto del 21 marzo 1903, riconobbe canonicamente la Congregazione religiosa maschile della Piccola Opera della Divina Provvidenza, i Figli della Divina Provvidenza (sacerdoti, fratelli coadiutori ed eremiti), e ne sancì il carisma espresso apostolicamente nel «collaborare per portare i piccoli, i poveri e il popolo alla Chiesa e al Papa, mediante le opere di carità», professato con un IV voto di speciale «fedeltà al Papa». Confortato dal personale consiglio di Leone XIII, Don Orione pose nelle prime Costituzioni del 1904, tra gli scopi della nuova Congregazione, quello di lavorare per «ottenere l'unione delle Chiese separate».

Animato da un grande amore alla Chiesa e ai suoi Pastori e dalla passione per la conquista delle Anime, si interessò attivamente dei problemi emergenti del tempo, quali la libertà e l'unità della Chiesa, la questione romana, il modernismo, il socialismo, la scristianizzazione delle masse operaie. 

Dopo il terremoto del dicembre 1908, che lasciò tra le rovine 90.000 morti, Don Orione accorse a Reggio Calabria e Messina per prestare soccorso specialmente agli orfani e divenne promotore delle opere di ricostruzione civile e religiosa. Per diretta volontà di Pio X fu nominato Vicario Generale della diocesi di Messina.

Lasciata la Sicilia dopo tre anni, poté nuovamente dedicarsi alla formazione e allo sviluppo della Congregazione. Nel dicembre 1913 inviò la prima spedizione di missionari in Brasile. 

Rinnovò gli eroismi di soccorso ai terremotati dopo il cataclisma del 13 gennaio 1915 che sconvolse la Marsica con quasi 30.000 vittime. Erano gli anni della prima guerra mondiale. Don Orione percorse più volte l'Italia per sostenere le varie attività caritative, per aiutare spiritualmente e materialmente persone d'ogni ceto, per suscitare e coltivare vocazioni sacerdotali e religiose. 

A vent'anni dalla fondazione dei Figli della Divina Provvidenza, come in «pianta unica con molti rami», il 29 giugno 1915, diede inizio alla Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, animate dal medesimo carisma e votate a fare sperimentare ai poveri la Provvidenza di Dio e la maternità della Chiesa attraverso la carità verso i poveri e gli infermi, i servizi d'ogni genere negli istituti di educazione, negli asili per l'infanzia e nelle varie opere pastorali. Nel 1927, iniziò anche un ramo contemplativo, le Suore Sacramentine non vedenti adoratrici, cui si aggiungeranno successivamente anche le Contemplative di Gesù Crocifisso. 

Coinvolse pure i laici sui sentieri della carità e dell'impegno civile dando impulso alle associazioni delle «Dame della Divina Provvidenza», degli «Ex Allievi» e degli «Amici». In seguito, compiendo precedenti intuizioni, nella Piccola Opera della Divina Provvidenza sarà costituito anche l'Istituto Secolare Orionino e il Movimento Laicale Orionino

Dopo la prima guerra mondiale (1914-1918) si moltiplicarono scuole, collegi, colonie agricole, opere caritative e assistenziali. In particolare, Don Orione fece sorgere alla periferia delle grandi città i Piccoli Cottolengo: fu così a Genova e a Milano; fu così a Buenos Aires, a San Paulo del Brasile, a Santiago del Cile. Tali istituzioni, destinate ad accogliere i fratelli più sofferenti e bisognosi, erano da lui intese come «nuovi pulpiti» da cui parlare di Cristo e della Chiesa, «fari di fede e di civiltà».

Lo zelo missionario di Don Orione, che già si era espresso con l'invio in Brasile nel 1913 dei primi suoi religiosi, si estese poi in Argentina e Uruguay (1921), in Palestina (1921), in Polonia (1923), a Rodi (1925), negli Stati Uniti d'America (1934), in Inghilterra (1935), in Albania (1936). Egli stesso, nel 1921-1922 e nel 1934-1937, compì due viaggi missionari nell'America Latina, in Argentina, Brasile, Uruguay, spingendosi fino al Cile.

Godette della stima personale di Pio X, di Benedetto XV, di Pio XI, Pio XII e delle Autorità della Santa Sede che gli affidarono molti delicati incarichi per risolvere problemi e sanare ferite sia all'interno della Chiesa che nei rapporti con il mondo civile. Si prodigò con prudenza e carità nelle questioni del modernismo, nella promozione della Conciliazione tra Stato e Chiesa in Italia, nell'accoglienza e riabilitazione dei sacerdoti «lapsi».

Fu predicatore, confessore e organizzatore instancabile di pellegrinaggi, missioni, processioni, presepi viventi e altre manifestazioni popolari della fede. Grande devoto della Madonna, ne promosse la devozione con ogni mezzo. Con il lavoro manuale dei suoi chierici innalzò i Santuari della Madonna della Guardia a Tortona (1931) e della Madonna di Caravaggio a Fumo (1938).  

Nell'inverno del 1940, già sofferente di angina pectoris e dopo due attacchi di cuore aggravati da crisi respiratorie, Don Orione si lasciò convincere dai confratelli e dai medici a cercare sollievo in una casa della Piccola Opera a Sanremo, anche se, come diceva, «non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri che sono Gesù Cristo». Dopo soli tre giorni, circondato dall'affetto e dalle premure dei confratelli, Don Orione morì il 12 marzo 1940, sospirando: «Gesù! Gesù! Vado». 

La sua salma, contesa dalla devozione di tanti devoti, ricevette solenni onoranze a Sanremo, Genova, Milano, terminando l'itinerario a Tortona, ove venne tumulata nella cripta del santuario della Madonna della Guardia. Il suo corpo, trovato intatto alla prima riesumazione del 1965, venne posto in onore nel medesimo santuario dopo che, il 26 ottobre 1980, Papa Giovanni Paolo II iscrisse Don Luigi Orione nell'Albo dei Beati.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DI 6 BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sesta Domenica di Pasqua, 16 maggio 2004 

 

1. "Vi do la mia pace" (Gv 14,27). Nel tempo pasquale ascoltiamo spesso questa promessa di Gesù ai suoi discepoli. La pace vera è frutto della vittoria di Cristo sul potere del male, del peccato e della morte. Quanti lo seguono fedelmente diventano testimoni e costruttori della sua pace.

In questa luce mi piace contemplare i sei nuovi Santi, che la Chiesa addita oggi all’universale venerazione: Luigi Orione, Annibale Maria di Francia, Josep Manyanet y Vives, Nimatullah Kassab Al-Hardini, Paola Elisabetta Cerioli, Gianna Beretta Molla.

2. "Uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo" (At 15,26). Queste parole degli Atti degli Apostoli ben possono applicarsi a san Luigi Orione, uomo totalmente donato alla causa di Cristo e del suo Regno. Sofferenze fisiche e morali, fatiche, difficoltà, incomprensioni e ostacoli di ogni tipo hanno segnato il suo ministero apostolico. "Cristo, la Chiesa, le anime - egli diceva - si amano e si servono in croce e crocifissi o non si amano e non si servono affatto" (Scritti, 68,81).

Il cuore di questo stratega della carità fu "senza confini perché dilatato dalla carità di Cristo" (ivi, 102,32). La passione per Cristo fu l'anima della sua vita ardimentosa, la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza.

Quest’umile figlio di un selciatore proclama che "solo la carità salverà il mondo" (ivi, 62,13) e a tutti ripete che "la perfetta letizia non può essere che nella perfetta dedizione di sé a Dio e agli uomini, a tutti gli uomini" (ivi).

3. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola" (Gv 14,23). In queste parole evangeliche vediamo delineato il profilo spirituale di Annibale Maria di Francia, che l’amore per il Signore spinse a dedicare l’intera esistenza al bene spirituale del prossimo. In questa prospettiva, egli avvertì soprattutto l’urgenza di realizzare il comando evangelico: "Rogate ergo… - Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!" (Mt 9,38).

Ai Padri Rogazionisti e alle Suore Figlie del Divino Zelo lasciò il compito di adoperarsi con tutte le forze perché la preghiera per le vocazioni fosse "incessante e universale". Questo stesso invito Padre Annibale Maria Di Francia rivolge ai giovani del nostro tempo, sintetizzandolo nella sua abituale esortazione: "Innamoratevi di Gesù Cristo".

Da questa provvidenziale intuizione è sorto nella Chiesa un grande movimento di preghiera per le vocazioni. Auspico di cuore che l’esempio di Padre Annibale Maria Di Francia guidi e sostenga anche in questo nostro tempo tale azione pastorale.

4. "El Espíritu Santo, que enviará el Padre en mi nombre, será quien os lo enseñe todo y os vaya recordando todo lo que os he dicho" (Jn 14, 26). Desde el principio el Paráclito ha suscitado hombres y mujeres que han recordado y difundido la verdad revelada por Jesús. Uno de éstos fue San José Manyanet, verdadero apóstol de la familia. Inspirándose en la escuela de Nazaret, realizó su proyecto de santidad personal y se dedicó, con entrega heroica, a la misión que el Espíritu le confiaba. Para ello fundó dos Congregaciones Religiosas. Un símbolo visible de su anhelo apostólico es también el templo de la Sagrada Familia de Barcelona.

[in lingua catalana]

Que sant Josep Manyanet beneeixi totes les famílies i us ajudi a portar els exemples de la Sagrada Família a les vostres llars".

[ ¡Que San José Manyanet bendiga a todas las familias y os ayude a llevar los ejemplos de la Sagrada Familia a vuestros hogares!]

Traduzione italiana delle parti pronunciate in spagnolo ed in catalano:

[4. "Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Gv 14, 26). 
Sin dall'inizio il Paraclito ha ispirato uomini e donne che hanno ricordato e diffuso la verità rivelata da Gesù. Uno di questi è stato san José Manyanet, vero Apostolo della famiglia. Ispirandosi alla scuola di Nazareth, ha realizzato il suo progetto di santità personale e si è dedicato, con sollecitudine eroica, alla missione che lo Spirito gli ha affidato. A tal fine ha fondato due Congregazioni Religiose. Un simbolo visibile del suo anelito apostolico è anche il tempio della Sacra Famiglia di Barcellona.] 
Que sant Josep Manyanet beneeixi totes les famílies i us ajudi a portar els exemples de la Sagrada Família a les vostres llars". 
[¡Que San José Manyanet bendiga a todas las familias y os ayude a llevar los ejemplos de la Sagrada Familia a vuestros hogares!] 
[Che San Giuseppe Manyanet benedica tutte le famiglie e vi aiuti a portare gli esempi della Sacra Famiglia alle vostre case!]

5. Homme de prière, amoureux de l’Eucharistie qu’il aimait adorer longuement, saint Nimatullah Kassab Al-Hardini est un exemple pour les moines de l’Ordre libanais maronite comme pour ses frères libanais et pour tous les chrétiens du monde. Il s’est donné totalement au Seigneur dans une vie de grand renoncement, montrant que l’amour de Dieu est la seule véritable source de joie et de bonheur pour l’homme. Il s’est attaché à chercher et à suivre le Christ, son Maître et Seigneur.

Accueillant à ses frères, il a soulagé et guéri beaucoup de blessures dans les cœurs de ses contemporains, leur témoignant la miséricorde de Dieu. Puisse son exemple éclairer notre route, susciter chez les jeunes en particulier un vrai désir de Dieu et de la sainteté, pour annoncer à notre monde la lumière de l’Évangile !

Traduzione italiana della parte pronunciata in francese:

[5. Uomo di preghiera, innamorato dell'Eucaristia, che gli piaceva adorare a lungo, Nimatullah Kassab Al-Hardini è un esempio per i monaci dell'Ordine libanese maronita, come pure per i suoi fratelli libanesi e per tutti i cristiani del mondo. Egli si è donato totalmente al Signore in una vita di grande rinuncia, mostrando che l'amore di Dio è l'unica fonte autentica di gioia e di felicità per l'uomo. Egli si è dedicato a cercare e a seguire Cristo, suo Maestro e Signore. 
Accogliendo i suoi fratelli, egli ha dato sollievo e ha curato molte ferite nel cuore dei suoi contemporanei, testimoniando loro la misericordia di Dio. Possa il suo esempio illuminare il nostro cammino, suscitare, in particolare tra i giovani, un desiderio autentico di Dio e di santità, per annunciare al mondo presente la luce del Vangelo!]

6. "L’angelo… mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo" (Ap 21,10). La splendida immagine proposta dall’Apocalisse di Giovanni esalta la bellezza e la fecondità spirituale della Chiesa, la nuova Gerusalemme. Di questa fecondità spirituale è singolare testimone Paola Elisabetta Cerioli, la cui esistenza fu copiosa di frutti di bene.

Contemplando la Santa Famiglia, Paola Elisabetta intuì che le comunità familiari restano solide quando i legami di parentela sono sostenuti e cementati dalla condivisione dei valori della fede e della cultura cristiana. Per diffondere questi valori la nuova Santa fondò l’Istituto della Sacra Famiglia. Era infatti convinta che i figli, per crescere sicuri e forti, hanno bisogno di una famiglia sana e unita, generosa e stabile. Aiuti Iddio le famiglie cristiane ad accogliere e a testimoniare in ogni circostanza l’amore di Dio misericordioso.

7. Dell’amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. Pochi giorni prima del matrimonio, in una lettera al futuro marito, ebbe a scrivere: "L’amore è il sentimento più bello che il Signore ha posto nell’animo degli uomini".

Sull’esempio di Cristo, che "avendo amato i suoi… li amò sino alla fine" (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia si mantenne eroicamente fedele all’impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso.

Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l’esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell’amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!

8. "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Gv 14,28). Le vicende terrene di questi sei nuovi Santi ci spronano a perseverare sulla propria strada, confidando nell’aiuto di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano con la loro potente intercessione.

BEATIFICAZIONE DI DON LUIGI ORIONE,
SUOR MARIA ANNA SALA E BARTOLO LONGO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro, 26 ottobre 1980

 

Carissimi fratelli e figli!

“Gaudeamus omnes in Domino, hodie, diem festum celebrantes sub honore beatorum nostrorum”.
Così oggi possiamo giustamente cantare, in questa grandiosa solennità, mentre i nostri spiriti si elevano nella contemplazione della gloria celeste raggiunta da tre nuovi beati: don Luigi Orione, suor Maria Anna Sala e Bartolo Longo.

1. È giorno di festa perché la Chiesa ci dice che essi entrano ufficialmente nel culto dei fedeli cristiani e possono essere invocati e pregati, come già partecipi dell’eterna felicità. È giorno di festa, perché la Chiesa per loro mezzo ci indica in modo autorevole e sicuro la meta della nostra vita e la strada per raggiungerla, ricordandoci con san Paolo che “le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi” (Rm 8,18); ed è giorno di grande festa perché la Chiesa universale, e in particolare l’Italia, gioiscono insieme ai figli della divina provvidenza, alle suore di santa Marcellina, e ai cittadini di Pompei e di Napoli, per l’onore pubblicamente tributato a questi tre campioni della fede e della carità.

Sì, il Signore è vicino a noi e ci fa comprendere per loro mezzo la sua volontà circa il nostro destino terreno ed eterno: la salvezza e la santificazione dell’uomo, creato “nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 24). I tre nuovi beati, che oggi invochiamo, per strade diverse e per prove dolorose, hanno combattuto la buona battaglia, hanno mantenuto la fede, hanno perseverato nella carità, raggiungendo così il premio (cf. 2 Tm 4, 7). Ed ora, insieme alla moltitudine dei santi, sono per noi luce e conforto, sostegno e consolazione; essi camminano con noi e per noi, come maestri ed amici; essi sono un dono dell’Altissimo, con il loro esempio, la loro parola, la loro intercessione.

Salga perciò, in questo momento, a Dio, autore della grazia, la nostra commossa riconoscenza.

2. Raccogliamoci ora per riflettere in modo particolare sul singolare messaggio che ognuno dei tre beati propone alla nostra meditazione.

Don Luigi Orione ci appare come una meravigliosa e geniale espressione della carità cristiana.

È impossibile sintetizzare in poche frasi la vita avventurosa e talvolta drammatica di colui che si definì, umilmente ma sagacemente, “il facchino di Dio”. Però possiamo dire che egli fu certamente una delle personalità più eminenti di questo secolo per la sua fede cristiana apertamente professata e per la sua carità eroicamente vissuta. Egli fu sacerdote di Cristo totalmente e gioiosamente, percorrendo l’Italia e l’America Latina, consacrando la propria vita a coloro che più soffrono, a causa della sventura, della miseria, della cattiveria umana. Basti ricordare la sua operosa presenza fra i terremotati di Messina e della Marsica. povero tra i poveri, spinto dall’amore di Cristo e dei fratelli più bisognosi, fondò la piccola opera della divina provvidenza, le piccole suore missionarie della carità e in seguito le sacramentine cieche e gli eremiti di sant’Alberto.

Aprì anche altre case in Polonia (1923), negli Stati Uniti (1934) e in Inghilterra (1936), con vero spirito ecumenico. Volle poi concretizzare visibilmente il suo amore a Maria erigendo a Tortona il grandioso santuario della Madonna della Guardia. È per me commovente pensare che don Orione ebbe sempre una particolare predilezione per la Polonia e soffrì immensamente quando la mia cara patria nel settembre del 1939 venne invasa e dilaniata. So che la bandiera polacca bianco-rossa, che egli in quei tragici giorni portò trionfalmente in corteo al santuario della Madonna, è ancora appesa alla parete della sua poverissima camera di Tortona: lì egli stesso la volle! E nell’ultimo saluto che egli pronunziò la sera dell’8 marzo 1940, prima di recarsi a Sanremo, dove sarebbe morto, disse ancora: “Io amo tanto i polacchi. Li ho amati fin da ragazzo; li ho sempre amati...

Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli”.

Dalla sua vita, tanto intensa e dinamica, emergono il segreto e la genialità di don Orione: egli si è lasciato solo e sempre condurre dalla logica serrata dell’amore! Amore immenso e totale a Dio, a Cristo, a Maria, alla Chiesa, al Papa, e amore ugualmente assoluto all’uomo, a tutto l’uomo, anima e corpo, e a tutti gli uomini, piccoli e grandi, ricchi e poveri, umili e sapienti, santi e peccatori, con particolare bontà e tenerezza verso i sofferenti, gli emarginati, i disperati. Così enunciava il suo programma di azione: “La nostra politica è la carità grande e divina che fa del bene a tutti. Sia la nostra politica quella del “Pater noster”. Noi non guardiamo ad altro che sono anime da salvare.

Anime e anime! Ecco tutta la nostra vita; ecco il grido e il nostro programma; tutta la nostra anima, tutto il nostro cuore!”. E così esclamava con lirici accenti: “Cristo viene portando sul suo cuore la Chiesa e nella sua mano le lacrime e il sangue dei poveri; la causa degli afflitti, degli oppressi, delle vedove, degli orfani, degli umili, dei reietti: dietro a Cristo si aprono nuovi cieli: è come l’aurora del trionfo di Dio!”.

Ebbe la tempra e il cuore dell’apostolo Paolo, tenero e sensibile fino alle lacrime, infaticabile e coraggioso fino all’ardimento, tenace e dinamico fino all’eroismo, affrontando pericoli d’ogni genere, avvicinando alte personalità della politica e della cultura, illuminando uomini senza fede, convertendo peccatori, sempre raccolto in continua e fiduciosa preghiera, talvolta accompagnata da terribili penitenze. Un anno prima della morte così aveva sintetizzato il programma essenziale della sua vita: “Soffrire, tacere, pregare, amare, crocifiggersi e adorare”. Mirabile è Dio nei suoi santi, e don Orione rimane per tutti esempio luminoso e conforto nella fede.

3. Suor Maria Anna Sala ci insegna l’eroica fedeltà al particolare carisma della vocazione.

Entrata tra le suore marcelline a ventun anni, comprese che il suo ideale e la sua missione dovevano essere unicamente l’insegnamento, l’educazione, la formazione delle fanciulle nella scuola e nelle famiglie.

Suor Maria Anna fu semplicemente e totalmente fedele al carisma fondamentale della sua congregazione. Tre grandi insegnamenti sgorgano dalla sua vita e dal suo esempio: la necessità della formazione e del possesso di un buon carattere fermo, sensibile, equilibrato; il valore santificante dell’impegno nel dovere assegnato dall’obbedienza e l’importanza essenziale dell’opera pedagogica.

Suor Maria Anna volle acquisire virtù di capacità in massimo grado, convinta che in tanto si può dare in quanto si possiede; e si appassionò del suo incarico di insegnante, santificandosi nell’adempimento del proprio lavoro quotidiano. Mise in pratica il messaggio di Gesù: “Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto” (Lc 16,10). Imparino dalla nuova beata, soprattutto le religiose, ad essere liete e generose nel loro lavoro, anche se nascosto, monotono, umile! Imparino tutti coloro che si dedicano all’opera educativa a non spaventarsi mai delle difficoltà dei tempi, ma ad impegnarsi con amore, pazienza e preparazione nella loro così importante missione, formando ed elevando gli animi ai supremi valori trascendenti. Particolarmente oggi la scuola ha bisogno di educatori saggi, seri, preparati, sensibili e responsabili.

4. Infine, ecco ancora Bartolo Longo, il fondatore del celebre santuario di Pompei, dove con profonda devozione mi recai or è un anno; egli è l’apostolo del rosario, il laico che ha vissuto totalmente il suo impegno ecclesiale.

Bartolo Longo fu strumento della provvidenza per la difesa e la testimonianza della fede cristiana e per l’esaltazione di Maria santissima in un periodo doloroso di scetticismo e di anticlericalismo.

A tutti è nota la sua lunga vita, ispirata da una fede semplice ed eroica e densa di episodi suggestivi, durante la quale sgorgò e si sviluppò il miracolo di Pompei. Iniziando dall’umile catechesi ai contadini della valle di Pompei, e dalla recita del rosario davanti al famoso quadro della Madonna, fino all’erezione dello stupendo santuario e all’istituzione delle opere di carità per i figli e le figlie dei carcerati, Bartolo Longo portò avanti con intrepido coraggio un’opera grandiosa che ancora oggi ci lascia stupiti ed ammirati.

Ma soprattutto è facile notare che tutta la sua esistenza fu un intenso e costante servizio della Chiesa in nome e per amore di Maria.

Bartolo Longo, terziario dell’ordine domenicano e fondatore della istituzione delle suore “figlie del santo rosario di Pompei”, si può veramente definire “l’uomo della Madonna”: per amore di Maria divenne scrittore, apostolo del Vangelo, propagatore del rosario, fondatore del celebre santuario in mezzo ad enormi difficoltà ed avversità; per amore di Maria creò istituti di carità, divenne questuante per i figli dei poveri, trasformò Pompei in una vivente cittadella di bontà umana e cristiana; per amore di Maria sopportò in silenzio tribolazioni e calunnie, passando attraverso un lungo Getsemani, sempre fiducioso nella provvidenza, sempre ubbidiente al Papa e alla Chiesa.

Egli, con in mano la corona del rosario, dice anche a noi, cristiani della fine del XX secolo: “Risveglia la tua fiducia nella santissima Vergine del rosario... Devi avere la fede di Giobbe!... Santa Madre adorata, io ripongo in te ogni mia afflizione, ogni speranza, ogni fiducia!” (11 marzo 1905).

5. Carissimi!

Oggi la Chiesa propone alla nostra meditazione e alla nostra imitazione un sacerdote, una religiosa ed un laico: è davvero sintomatica questa coincidenza dei tre “stati” di vita! Si può dire che è un avvenimento ed un incoraggiamento a tutte le categorie che formano il popolo di Dio, che costituiscono la Chiesa pellegrinante verso il cielo: tutti siamo chiamati alla santità; per tutti ci sono le grazie necessarie e sufficienti; nessuno è escluso! Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità... Nei vari generi di vita e nei vari uffici un’unica santità è coltivata da quanti sono mossi dallo Spirito di Dio e, obbedienti alla voce del Padre, seguono Cristo povero, umile, e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (Lumen Gentium, 40b, 41a).

Ed ancora: “Tutti i fedeli quindi sono invitati e tenuti a perseguire la santità e la perfezione del proprio stato” (Ivi, 42e).

Don Orione, suor Maria Anna e Bartolo Longo, nel richiamarci questa dottrina fondamentale, ci danno una lezione di suprema importanza: la necessità della propria santificazione, perseguita con serietà, sincerità, umiltà e costanza: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia!” (Mt 6,33) ammoniva Gesù.

La tentazione più subdola, e sempre ricorrente, è quella di voler cambiare la società mutando solamente le strutture esterne; di voler rendere felice l’uomo sulla terra, soddisfacendo unicamente ai suoi bisogni e ai suoi desideri. I nuovi beati che oggi preghiamo dicono a tutti, sacerdoti, religiosi e laici, che l’impegno primo e più importante è quello di cambiare se stessi, di santificare se stessi, nell’imitazione di Cristo, nella metodica e perseverante ascetica quotidiana: il resto verrà in conseguenza.

Eleviamo fidenti la nostra preghiera ai nuovi beati, che già hanno raggiunto la gioia eterna del cielo:

Don Luigi Orione,
suor Maria Anna Sala,
Bartolo Longo intercedete per la Chiesa,
che avete tanto amato!

Aiutateci, illuminateci,
accompagnateci nel nostro cammino,
sempre avanti, con Maria!

Estendete il vostro sguardo
e il vostro amore all’umanità intera,
bisognosa di certezza e di salvezza!
E attendeteci nella gloria del cielo,
che già possedete!

Amen! Amen! Alleluia!