Luigi Tezza

Luigi Tezza

(1841-1923)

Beatificazione:

- 04 novembre 2001

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 26 settembre

Presbitero, dell’Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, fondatore delle Figlie di S. Camillo, che per servire Dio tra i malati fondò la Congregazione delle Figlie di San Camillo, che sapientemente avviò a molteplici opere di carità

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"La volontà di Dio! Ecco l'unica mia guida, egli esclamava, l'unico scopo dei miei sospiri, a cui tutto voglio sacrificare"

 

Luigi Tezza nasce a Conegliano (Treviso) il 1° novembre 1841 dal medico Augusto e da Caterina Nedwiedt. Figlio unico, rimasto orfano di padre all’età di nove anni, si trasferisce con la madre a Padova ove prosegue gli studi.

All’età di 15 anni entra nell’Ordine dei religiosi “Camilliani” (Ministri degli Infermi di S. Camillo de Lellis). La mamma, dopo averlo affidato al noviziato dei Camilliani di Verona, certa della perseveranza del figlio, entra e professa nel monastero delle Visitandine, lasciando fama di donna e religiosa eccezionale.

Ordinato sacerdote, gli è affidata la direzione dei giovani religiosi. Dopo quattro anni gli si presenta la prospettiva delle missioni africane per le quali da tempo coltivava un vivo desiderio, ma vi rinuncia per obbedienza ai suoi legittimi superiori. E’, invece, trasferito a Roma come vice maestro dei novizi.

Nel 1871 padre Luigi è inviato in Francia come Maestro dei novizi nella neo Provincia religiosa, della quale diverrà il primo Superiore provinciale. Con il suo zelo e il suo impegno, riesce ad introdurre all’interno delle comunità la vita comune e, all’esterno, lo specifico ministero camilliano: l’assistenza corporale e spirituale agli infermi. A seguito della soppressione degli Ordini religiosi, nel 1880 è espulso dalla Francia come straniero, ma vi ritorna clandestinamente dopo pochi mesi, riuscendo a riunire i religiosi ormai dispersi. La giovane Provincia poté in tal modo non solo resistere alla repressione, ma anche porre le basi per un suo ulteriore sviluppo.

Eletto Procuratore e Vicario generale, fa ritorno a Roma dove nel 1891 fa un incontro provvidenziale: conosce Giuseppina Vannini (beatificata il 16 ottobre 1994). A questa giovane donna propone un progetto che ha nel cuore da tempo: costituire un gruppo femminile consacrato a Dio per il servizio degli ammalati secondo lo spirito e il carisma di San Camillo de Lellis. Nasce così il 2 febbraio 1892 la Congregazione delle Figlie di S. Camillo che evidenzia nel carisma camilliano quelle caratteristiche tipicamente femminili quali la tenerezza, l’accoglienza, la capacità d’ascolto e l’intuizione. Doti di sensibilità e di cuore che S. Camillo richiedeva ai suoi religiosi per l’assistenza agli infermi. Approvato dalla Santa Sede nel 1931, l’Istituto ha conosciuto una rapida e costante espansione.

Sembrava ormai che l’attività di padre Luigi fosse giunta a termine, invece, l’attendeva un’altra tappa. All’età di 59 anni è inviato in Perù come Visitatore per riformare la comunità camilliana di Lima, che era rimasta separata per oltre un secolo dalla sede centrale di Roma e rischiava la chiusura. Doveva essere un breve soggiorno ma la sua presenza in questa città fu ritenuta indispensabile dall’Arcivescovo e dal Delegato Apostolico Mons. Pietro Gasparri che lo definiva “uomo ispirato da Dio e provvidenziale per Lima”. Egli accoglie la volontà di Dio e si affida alla Provvidenza. E così resterà a Lima per 23 anni, fino alla morte.

In questi anni espande attorno a sé tesori di carità e d’amor di Dio, tramite un intenso apostolato. Oltre ad adoperarsi per ristabilire la disciplina regolare nella sua comunità, si dedica all’assistenza dei malati particolarmente poveri sia nelle case private e negli ospedali che nelle carceri. È confessore e direttore spirituale nel seminario dell’Archidiocesi e di diverse Congregazioni religiose; presso la Nunziatura apostolica e la diocesi è ricercato come prezioso consigliere. Aiuta con successo un’altra fondatrice, la Serva di Dio Teresa Candamo, in difficoltà per la sua Istituzione appena nata.

Sia la sua opera discreta, intelligente e ricca d’amore, che il suo carattere autorevole e dolce contribuirono a farlo conoscere come “il santo di Lima”. E qui il padre Luigi Tezza si spense il 26 settembre 1923. Un anonimo, sul cemento retrostante la pietra tombale, scrisse a graffito le parole “l’apostolo di Lima”.

Ritenuto il “sacerdote più santo della diocesi di Lima”, secondo le parole del Cardinal Lauri, alla morte i fedeli diffusero una immagine-ricordo significativa che rivela i tratti della sua santità: “Fu ricercato come padre e venerato come santo. Egli non è più, ma dalla sua tomba continua ad ammaestrarci. La sua figura e il suo comportamento furono quelli di un angelo; la sua parola di un ministro del vangelo; il suo cuore uno scrigno di nobilissimi affetti; la sua missione sempre salvifica. Passò in mezzo a noi come una visione celeste, sempre buono e umile, sempre caritatevole. La fede era il principio delle sue opere e la bontà lo decorò come un manto e un diadema”.

La sua salma riposa nella Casa generalizia delle Figlie di S. Camillo, sita in via Anagnina a Grottaferrata (Roma), accanto a quella della Cofondatrice, la Beata Giuseppina Tannini.

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI 8 SERVI DI DIO

OMELIA DEL SANTO PADRE

Domenica, 4 novembre 2001

 

1. "Tutte le cose ... son tue, Signore, amante della vita" (Sap 11, 26). Le parole del Libro della Sapienza invitano a riflettere sul grande messaggio di santità che ci viene proposto da questa solenne Celebrazione Eucaristica, nella quale sono stati proclamati otto nuovi Beati: Pavol Peter Gojdič, Metod Dominik Trčka, Giovanni Antonio Farina, Bartolomeu Fernandes dos Mártires, Luigi Tezza, Paolo Manna, Gaetana Sterni, María Pilar Izquierdo Albero.

Con la loro esistenza totalmente spesa per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli, essi continuano ad essere nella Chiesa e per il mondo segno eloquente dell'amore di Dio, sorgente prima e fine ultimo di tutti i viventi.

2. "Syn človeka prišiel hada a zachráni, čo sa stratilo" (Lk 19, 10): spasiteské poslanie, zvestované Kristom v dnešnom čítaní z evanjelia poda Lukáša, hlboko poznačilo dnes blahorečených, biskupa Pavla Petra Gojdiča a  redemptoristu Metoda Dominika Trčku. Obaja, v obetavej a  hrdinskej slube gréckokatolíckej cirkvi na Slovensku, prešli tými istými trápeniami v dôsledku svojej vernosti evanjeliu a Petrovmu námestníkovi, a teraz im spoluprináleí koruna slávy.

Posilnený asketickým spôsobom ivota v Ráde svätého Bazila Vekého, Pavol Peter Gojdič, spočiatku ako biskup prešovskej eparchie, a neskôr, ako apoštolský administrátor Mukačeva, usiloval sa neúnavne o  realizáciu pastoračného programu, ktorý si vytýčil: "s pomocou Boou chcem by otcom sirôt, oporou chudobných a utešiteom trpiacich". uďmi všeobecne povaovaný za človeka "zlatého srdca", predstaviteom vtedajšej vlády sa stal skutočným "tom v oku". Po tom, čo komunistický reim postavil gréckokatolícku cirkev mimo zákona, bol zatknutý a uväznený. Tak začalo preho obdobie kalvárie, utrpenia, zlého zaobchádzania a poniovania, a po smr vo viere Kristovi a v láske k cirkvi a pápeovi.

Aj Metod Dominik Trčka vloil celý svoj ivot do sluby evanjeliu a spáse blínych, a po obetu vlastného ivota. Ako predstavený Komunity redemptoristov v Stropkove, na Východnom Slovensku, vyvíjal horlivú misionársku činnos v eparchiách prešovskej, uhorodskej a krievci. S nástupom komunizmu, spolu s ostatnými spolubratmi redemptoristami, bol odvezený do koncentračného tábora. Tam, posilnený modlitbou, s odhodlanosou a silou znášal tresty a poniovania pre evanjelium. Jeho trápenie skončilo vo väznici v Leopoldove kde, po tom čo odpustil svojim väzenským stránikom, podahol vyčerpaniu a chorobám.

 

["Il Figlio dell'uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc 19, 10): la missione salvifica, proclamata da Cristo nell'odierno brano evangelico di Luca, è stata profondamente condivisa dal Vescovo Pavol Peter Gojdič e dal redentorista Metod Dominik Trčka, oggi proclamati Beati. Uniti nel generoso e coraggioso servizio alla Chiesa greco-cattolica in Slovacchia, sono passati attraverso le stesse sofferenze a causa della fedeltà al Vangelo ed al Successore di Pietro e condividono ora la medesima corona di gloria. Corroborato dall'esperienza ascetica nell'Ordine di San Basilio Magno, Pavol Peter Gojdič, dapprima come Vescovo nell'Eparchia di Prešov e, in seguito, come Amministratore apostolico di Mukačev, cercò costantemente di realizzare il programma pastorale che si era proposto: "Con l'aiuto di Dio voglio diventare un padre degli orfani, aiuto dei poveri e consolatore degli afflitti". Noto alla gente come "uomo dal cuore d'oro", per i rappresentanti del governo del tempo egli era diventato una vera e propria "spina nel fianco". Dopo che il regime comunista ebbe messo fuori legge la Chiesa greco-cattolica, egli fu arrestato e internato. Cominciò così per lui un lungo calvario di sofferenze, maltrattamenti e umiliazioni, che lo portò alla morte per la sua fedeltà a Cristo e per il suo amore verso la Chiesa e verso il Papa.

Anche Metod Dominik Trčka pose tutta la sua esistenza a servizio della causa del Vangelo e della salvezza dei fratelli, giungendo fino al supremo sacrificio della vita. Come Superiore della Comunità redentorista di Stropkov, nella Slovacchia orientale, svolse una fervente attività missionaria nelle tre Eparchie di Prešov, Uhorod e Krievci. Con l'avvento del regime comunista, egli, come gli altri confratelli redentoristi, fu portato in campo di concentramento. Qui, sempre sostenuto dalla preghiera, affrontò con forza e determinazione le pene e le umiliazioni impostegli a causa del Vangelo. Il suo calvario terminò nella prigione di Leopoldov, dove, a motivo degli stenti e delle malattie, si spense dopo aver perdonato i propri aguzzini.]

3. La luminosa immagine di Pastore del Popolo di Dio, modellata sull'esempio di Cristo, ci viene oggi proposta anche dal Vescovo Giovanni Antonio Farina, il cui lungo ministero pastorale, prima nella Comunità cristiana di Treviso e poi in quella di Vicenza, fu caratterizzato da una vasta attività apostolica, costantemente orientata alla formazione dottrinale e spirituale del clero e dei fedeli. Guardando alla sua opera, dedicata alla ricerca della gloria di Dio, alla formazione della gioventù, alla testimonianza di carità verso i più poveri ed abbandonati, ritornano alla mente le parole dell'apostolo Paolo, ascoltate nella seconda Lettura: tutto deve essere compiuto affinché sia "glorificato il nome del Signore nostro Gesù" (2Ts 1, 12). La testimonianza del nuovo Beato continua ancora oggi a produrre abbondanti frutti, in particolare attraverso la Famiglia religiosa da lui fondata, le Suore Maestre di Santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori, tra le quali brilla la santità di Maria Bertilla Boscardin, canonizzata dal mio venerato Predecessore Papa Giovanni XXIII.

Anche nel Padre Paolo Manna, noi scorgiamo uno speciale riflesso della gloria di Dio. Egli spese l'intera esistenza per la causa missionaria. In tutte le pagine dei suoi scritti emerge viva la persona di Gesù, centro della vita e ragion d'essere della missione. In una delle sue Lettere ai missionari egli afferma: "Il missionario di fatto non è niente se non impersona Gesù Cristo... Solo il missionario che copia fedelmente Gesù Cristo in se stesso... può riprodurne l'immagine nelle anime degli altri" (Lettera 6). In realtà, non c'è missione senza santità, come ho ribadito nell'Enciclica Redemptoris missio: "La spiritualità missionaria della Chiesa è un cammino verso la santità. Occorre suscitare un nuovo ardore di santità fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n. 90).

4. "Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e porti a compimento, con la sua potenza, ogni vostra volontà di bene e l'opera della vostra fede" (2Ts 1,11).

Questa riflessione dell'apostolo Paolo sulla fede, che chiede di tradursi in propositi ed opere di bene, ci aiuta a meglio comprendere il ritratto spirituale del beato Luigi Tezza, fulgido esempio di un'esistenza interamente votata all'esercizio della carità e della misericordia verso quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Per essi fondò l'Istituto delle Figlie di San Camillo, alle quali insegnò a praticare un'assoluta fiducia nel Signore. "La volontà di Dio! Ecco l'unica mia guida, egli esclamava, l'unico scopo dei miei sospiri, a cui tutto voglio sacrificare". In questo abbandono fiducioso alla volontà di Dio, ebbe a modello la Vergine Maria, teneramente amata e contemplata particolarmente nel momento del "fiat" e nella presenza silenziosa ai piedi della Croce.

Anche la beata Gaetana Sterni, avendo capito che la volontà di Dio è sempre amore, si dedicò con infaticabile carità agli esclusi e ai sofferenti. Trattò questi suoi fratelli sempre con la dolcezza e l'amore di chi, nei poveri, serve il Signore stesso. Al medesimo ideale esortava le sue Figlie spirituali, le Suore della Divina Volontà, invitandole, come scriveva nelle Regole, ad "essere disposte e contente di sostenere privazioni, fatiche e qualunque sacrificio pur di giovare al prossimo bisognoso in tutto ciò che il Signore potesse volere da loro". La testimonianza di carità evangelica offerta dalla Beata Sterni richiama ciascun credente alla ricerca della volontà di Dio, nell'abbandono fiducioso in Lui e nel generoso servizio ai fratelli.

5. Il beato Bartolomeu dos Mártires, Arcivescovo di Braga, si dedicò, con somma vigilanza e zelo apostolico, alla salvaguardia e al rinnovamento della Chiesa nelle sue pietre vive, senza disprezzare le strutture provvisorie che sono le pietre morte. Di quelle pietre vive privilegiò quelle che avevano poco o nulla per vivere. Tolse a sé per dare ai poveri. Criticato per la povera figura che faceva con quel poco che gli restava, rispose:  "Non mi vedrete mai tanto dissennato da spendere, con gli oziosi, quello con cui posso far vivere molti poveri". Essendo l'ignoranza religiosa la più grande delle povertà, l'Arcivescovo fece tutto il possibile per porle rimedio, a cominciare con la riforma morale e l'elevazione culturale del clero, "perché è evidente - scriveva - che, se il vostro zelo corrispondesse all'ufficio, il gregge di Cristo non andrebbe tanto fuori dal cammino del Cielo". Con il suo sapere, il suo esempio e la sua audacia apostolica, commosse e fece ardere gli animi dei Padri Conciliari di Trento di modo che si procedesse alla necessaria riforma della Chiesa, che poi si impegnò a realizzare con coraggio perseverante e invitto.

6. "O Dio, mio re, voglio esaltarti" (Sal 144, 1). Questa esclamazione del Salmo responsoriale riflette tutta l'esistenza di Madre María Pilar Izquierdo, fondatrice dell'Opera Missionaria di Gesù e Maria:  Lodare Dio e compiere in tutto la sua volontà. La sua breve vita, di soli 39 anni, si può riassumere affermando che volle lodare Dio, offrendogli il suo amore e il suo sacrificio. La sua vita fu segnata da una continua sofferenza, e non solo fisicamente, e fece tutto per amore di Colui che ci amò per primo e soffrì per la salvezza di tutti. L'amore verso Dio, la croce di Gesù e il prossimo bisognoso di aiuto materiale, fu la grande preoccupazione della nuova Beata. Fu consapevole della necessità di catechizzare con il Vangelo nei suburbi e di dare da mangiare agli affamati, per configurarsi a Cristo mediante le opere di misericordia. La sua ispirazione principale continua ad essere viva ancora oggi laddove è presente l'Opera Missionaria di Gesù e Maria, che svolge il proprio lavoro conformemente al suo spirito. Che il suo esempio di vita abnegata e generosa aiuti a impegnarsi sempre più nel servizio ai bisognosi affinché il mondo attuale sia testimone della forza rinnovatrice del Vangelo di Cristo!

7. All'inizio di questa Eucaristia abbiamo riascoltato dal Libro della Sapienza il grande messaggio dell'eterno e incondizionato amore di Dio verso ogni creatura: "Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato" (Sap 11, 24). Di questo fondamentale amore di Dio sono segno eloquente i nuovi Beati. Con il loro esempio e la loro potente intercessione proclamano, infatti, l'annuncio della salvezza offerta da Dio a tutti gli uomini in Cristo. Raccogliamone la testimonianza, servendo a nostra volta Dio "in modo lodevole e degno", così da camminare senza ostacoli verso i beni promessi (cfr Colletta). Amen!