Manuel González García

Manuel González García

(1877-1940)

Beatificazione:

- 29 aprile 2001

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 16 ottobre 2016

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 4 gennaio

Vescovo di Palencia, promosse con sommo zelo il culto della santissima Eucaristia e fondò l’Unione Eucaristica Riparatrice e la Congregazione delle Suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth

  • Biografia
  • Omelia
  • Lettera Apostolica
  • omelia di beatificazione
“Per i miei passi non voglio che un sentiero, quello che porta al Tabernacolo, e camminando per quel sentiero incontrerò afamti e poveri e farò discendere su di loro la gioia della Vita”

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    Manuel González García nacque a Siviglia (Spagna) il 25 febbraio 1877, da Martino, falegname, e Antonia, casalinga, entrambi ferventi cristiani. Fu battezzato il 28 febbraio nella parrocchia di San Bartolomeo Apostolo e cresimato nel palazzo arcivescovile dal Cardinale Ceferino González; ricevette la prima Comunione nella chiesa delle Scuole di San Luigi. Fu ammesso in seguito al Collegio San Michele, dove il Capitolo della Cattedrale attendeva alla accurata formazione letteraria, morale e musicale di fanciulli prescelti per il coro. Manuel fu scelto per far parte dell’onorato gruppo dei «Seises» della Cattedrale.

    Fin da bambino il suo sogno era di diventare sacerdote. Di nascosto dei genitori, d’intesa col suo parroco, sostenne gli esami per entrare in seminario, dove fu ammesso nell’ottobre del 1889, all’età di 12 anni. Seminarista modello, si distinse per la pietà e la dedizione allo studio. Una delle sue frasi preferite era: «Se dovessi tornare a nascere mille volte, mille volte tornerei a farmi sacerdote».

    Il 21 settembre 1901, nella cappella del palazzo arcivescovile, fu ordinato sacerdote dal Cardinale di Siviglia, oggi Beato Spinola. C’è però all’inizio del suo sacerdozio un’esperienza-chiave, che pola­rizza definitivamente il suo ideale pastorale: la sua prima missione a Palomares del Río e l’incontro con quel «primo Tabernacolo abbandonato». Un’esperienza decisiva alla quale è necessario ricorrere per poter comprendere la sua specifica vocazione eucari­stica: «Restai a lungo e lì individuai il mio piano di missione e il coraggio per realizzarlo... Posso affermare che quella sera, in quell’ora davanti al Tabernacolo, io intravidi per il mio sacerdozio una missione che prima non avevo mai sognato».

    Dal 1902 al 1905 fu cappellano della casa di riposo delle Piccole Suore dei Poveri. In questo servizio pastorale il suo piano era già tracciato in funzione della personale vocazione, scoperta a Palomares del Río.

    Il 1° marzo 1905 fu nominato vicario-economo della parrocchia di San Pietro di Huelva e pochi mesi dopo arciprete di quella città andalusa. La situazione in cui viveva la popolazione parrocchiale è ben rappresentata da una frase inserita nella sua raccolta di aneddoti pastorali: «Mio Dio, una parrocchia di ventimila anime senza una comunione quotidiana!». Il panorama religioso era davvero desolante e anche la situazione sociale si presentava con carattere allarmante; l’anticlericalismo, il socialismo e il protestantesimo avevano preso d’assalto la città. Il Cardinale Spinola non aveva voluto occultargli la grave preoccupazione che Huelva creava al suo cuore di buon pastore. Non gli ordinava di andarvi, ma lo invitava a soccorrere quella popolazione, la più bisognosa e difficile della sua diocesi. E la risposta del giovane sacerdote che aveva appena compiuto i 28 anni fu: «I desideri del mio superiore sono per me ordini. Quando desidera che ci vada?». In dieci anni riuscì a cambiare con le sue opere sociali ed eucaristiche il volto della parrocchia e della città. Diventò famoso in tutta la Spagna per il suo zelo e per le sue iniziative apostoliche.

    Il 4 marzo 1910, a Huelva, fondò l’Opera delle Tre Marie e dei Discepoli di S. Giovanni per i Tabernacoli-Calvari, chiamati a dare e cercare compagnia a Gesù nell’Eucaristia, specialmente dove era più abbandonato. Si diffuse non solo nella Spagna, ma anche in America, e arrivò per primo a Cuba. Oggi è presente in diverse nazioni. L’Opera iniziata con i laici, crebbe con nuove fondazioni: la Ripa­razione Infantile Eucaristica e la Gioventù Eucaristica Riparatrice. Con ulteriori fondazioni completò quello che chiamava «la mia Famiglia Eucaristica»: i Missionari Eucaristici Diocesani (1918), le suore Missionarie Eucaristiche di Nazareth (1921) e le Missionarie Eucaristiche Secolari di Nazareth (1933).

    A Huelva scrisse il suo primo libro Lo que puede un cura hoy, che fu per molto tempo il manuale di spiritualità dei seminaristi spagnoli e latinoamericani e che è tuttora richiesto; e fondò anche, l’8 novembre 1907, la rivista «El Granito de Arena».

    Il 6 dicembre 1915 fu nominato vescovo titolare di Olimpo e ausiliare di Malaga. La sua consacrazione episcopale ebbe luogo il 16 gennaio 1916 nella cattedrale di Siviglia. Il 20 gennaio 1917 fu nominato amministratore apostolico di Malaga e il. 22 aprile 1920, vescovo diocesano. Nel suo ministero episcopale restò sempre inalterabile la dimensione eucaristica: «Io voglio che nella mia vita di Vescovo, come prima in quella di sacerdote, l’anima mia non si affligga se non per una sola pena che è la maggiore di tutte, l’abban­dono del Tabernacolo, e che si rallegri per una sola gioia, il Taber­nacolo cui non manchi la compagnia». E si dedicò con passione all’ardua impresa di costruire un nuovo seminario, frutto prodigioso della sua fede eroicamente viva. A Malaga non trascurò nessuna oc­casione per l’evangelizzazione e l’«eucaristizzazione» della diocesi.

    L’11 maggio 1931 gruppi di rivoluzionari bruciarono quasi tutte le chiese di Malaga e appiccarono il fuoco anche al palazzo vescovile. Il Beato affrontò con coraggio la folla e si consegnò, ma lo lasciarono andare. Si rifugiò presso un sacerdote insieme ai suoi famigliari e alle Sorelle della Croce, e poi presso una famiglia amica fuori la città. Dato che i rivoluzionari ricattavano coloro che li ospitavano, si vide costretto a fuggire il 13 maggio 1931 a Gibilterra, dove venne accolto dal vescovo cattolico e ospitato nella Casa di riposo Gavino. Da allora cominciò a servire e reggere il suo amato gregge dalla dolorosa lontananza del forzato esilio. Il 26 dicembre 1931 tornò alla sua diocesi fissando la sua residenza a Ronda. Nell’ottobre del 1932 andò a Roma per la visita ad limina. Nel frattempo le autorità di Ronda presero pubblico impegno di impedire il ritorno del Vescovo alla città. Al ritorno da Roma visitò il Nunzio a Madrid per dirgli che era disposto a tornare a Ronda pur sapendo che sarebbe stato ucciso.

    Nel novembre del 1932 la Santa Sede, temendo per la sua vita, gli ordinò di ritirarsi temporaneamente a Madrid, dove rimase fino al 1935. Da lì continuò a reggere la sua diocesi di Malaga e si dedicò alle opere eucaristiche da lui fondate.

    Il 5 agosto 1935, dopo aver rinunziato alla diocesi di Malaga, fu nominato vescovo di Palencia. Don Manuel si sottomise alla volontà del Santo Padre con totale disponibilità, e a monsignore Tedeschini disse così: «Signor Nunzio, ho fame di servire la Chiesa secondo il beneplacito dei miei superiori. Questo solo».

    Solo per tre anni e tre mesi sarebbe rimasto in terra di Castiglia, dove sua unica preoccupazione fu la gloria del Cuore Eucaristico di Gesù: «Mi offro come piccola ostia sorridente e voglio essere il vicario del Cuore di Gesù a Palencia». In questo ultimo triennio della sua vita si dedicò a favorire ad ogni livello i contatti con i suoi diocesani, diede nuovo impulso a tutte le opere eucaristiche, fondò la rivista eucaristica per i bambini, e rivolse le sue predilezioni al seminario e ai sacerdoti. Tutto il suo programma ascetico restò condensato in questa raccomandazione alle sue religiose: «La più grande fedeltà! Il più grande silenzio! E la più grande obbedienza!».

    A settembre del 1939 cadde gravemente malato. Il successivo 31 dicembre lo trasferirono alla clinica del Rosario di Madrid, dove morì in odore di santità il 4 gennaio 1940. Fu sepolto nella cappella del Santissimo Sacramento della cattedrale di Palencia. Sulla sua lapide si legge: «Chiedo di essere sepolto vicino a un Tabernacolo, perché le mie ossa dopo la mia morte, come la mia lingua e la mia penna in vita, stiano sempre ripetendo a quanti vi passeranno: “Lì sta Gesù! Gesù è lì! Non lasciatelo abbandonato!”».

    Per il suo apostolato eucaristico fu conosciuto come «il vescovo dei Tabernacoli abbandonati», dato che questa fu sempre la sua aspirazione programmatica: «Essere il Vescovo della consolazione per i due grandi sconsolati: il Tabernacolo e il popolo». Il Beato Manuel González fu una delle figure più rappresentative del cattolicesimo della Spagna durante la prima metà del secolo XX. Scrittore fecondo di uno stile vibrante e diretto, pubblicò più di trenta lavori, soprattutto di carattere eucaristico e di pedagogia catechistica.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Il 2 maggio 1952 fu iniziato a Palencia il Processo informativo, chiuso il 12 settembre 1960. Il 21 novembre 1965 furono approvati gli scritti. Dal 20 novembre al 3 dicembre 1979 fu istruito a Malaga un Processo suppletivo e dal 20 novembre 1981 al 3 maggio 1983 un Processo cognizionale. Il 31 luglio 1984 furono dichiarati validi tutti i Processi.

    Il 23 maggio 1997 ebbe luogo il Congresso Peculiare dei Teologi e il 3 febbraio del 1998 la Sessione ordinaria dei Cardinali e Vescovi

    Il 6 aprile 1998 il Papa Giovanni Paolo II promulgò il decreto sull’eroi­cità delle virtù del Servo di Dio.

    Il Processo sul presunto miracolo (prodigiosa guarigione di una donna da «peritonite tubercolare» avvenuta nel dicembre del 1953) fu istruito a Palencia nel 1997 e dichiarato valido il 15 maggio 1998.

    La Consulta Medica del Dicastero, nella sessione del 3 dicembre 1998, ha discusso il caso ottenendo il parere favorevole circa la sua inspiegabilità scientifica. Il 9 aprile 1999 ebbe luogo il Congresso dei Consultori Teologi che diede risultato positivo, confermato il 1 dicembre 1999 dai Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria.

    Il 20 dicembre 1999 fu promulgato il Decreto sul miracolo.

    La liturgia della Beatificazione ebbe luogo a Roma il 29 aprile 2001.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    In vista della Canonizzazione, il 30 settembre 2009 fu costituito a Madrid il Tribunale diocesano per l’Inchiesta canonica su una presunta guarigione miracolosa da «linfoma non-Hodgkin (LNH), plasmoblastico, con restrizione IgA lambda, monoclonale» avvenuta a Madrid nell’anno 2008.

    Il 29 ottobre 2015, la Consulta Medica riconobbe all’unanimità l’inspiegabilità scientifica della guarigione.

    Il 15 dicembre del 2015 ebbe luogo il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi per discutere gli aspetti teologici del presunto miracolo. All’unanimità fu espresso parere affermativo, ravvisando, così nell’evento in esame un miracolo operato da Dio per intercessione del Beato Manuel González García.

    I Cardinali e i Vescovi nella Sessione Ordinaria del 1 marzo 2016 hanno giudicato il caso in esame un vero miracolo attribuito al­l’intercessione del Beato.

    Il Santo Padre Francesco, il 3 marzo 2016, ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI

Salomone Leclercq, Giuseppe Sánchez del Río, Manuel González García, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, 
Giuseppe Gabriele del Rosario Brochero, Elisabetta della Santissima Trinità Catez

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
Domenica, 16 ottobre 2016

 

All’inizio dell’odierna celebrazione abbiamo rivolto al Signore questa preghiera: «Crea in noi un cuore generoso e fedele, perché possiamo sempre servirti con lealtà e purezza di spirito» (Orazione Colletta).

Noi, da soli, non siamo in grado di formarci un cuore così, solo Dio può farlo, e perciò lo chiediamo nella preghiera, lo invochiamo da Lui come dono, come sua “creazione”. In questo modo siamo introdotti nel tema della preghiera, che è al centro delle Letture bibliche di questa domenica e che interpella anche noi, qui radunati per la canonizzazione di alcuni nuovi Santi e Sante. Essi hanno raggiunto la meta, hanno avuto un cuore generoso e fedele, grazie alla preghiera: hanno pregato con tutte le forze, hanno lottato, e hanno vinto.

Pregare, dunque. Come Mosè, il quale è stato soprattutto uomo di Dio, uomo di preghiera. Lo vediamo oggi nell’episodio della battaglia contro Amalek, in piedi sul colle con le braccia alzate; ma ogni tanto, per il peso, le braccia gli cadevano, e in quei momenti il popolo aveva la peggio; allora Aronne e Cur fecero sedere Mosè su una pietra e sostenevano le sue braccia alzate, fino alla vittoria finale.

Questo è lo stile di vita spirituale che ci chiede la Chiesa: non per vincere la guerra, ma per vincere la pace!

Nell’episodio di Mosè c’è un messaggio importante: l’impegno della preghiera richiede di sostenerci l’un l’altro. La stanchezza è inevitabile, a volte non ce la facciamo più, ma con il sostegno dei fratelli la nostra preghiera può andare avanti, finché il Signore porti a termine la sua opera.

San Paolo, scrivendo al suo discepolo e collaboratore Timoteo, gli raccomanda di rimanere saldo in quello che ha imparato e in cui crede fermamente (cfr 2 Tm 3,14). Tuttavia anche Timoteo non poteva farcela da solo: non si vince la “battaglia” della perseveranza senza la preghiera. Ma non una preghiera sporadica, altalenante, bensì fatta come Gesù insegna nel Vangelo di oggi: «pregare sempre, senza stancarsi mai» (Lc 18,1). Questo è il modo di agire cristiano: essere saldi nella preghiera per rimanere saldi nella fede e nella testimonianza. Ed ecco di nuovo una voce dentro di noi: “Ma Signore, com’è possibile non stancarsi? Siamo esseri umani… anche Mosè si è stancato!...”. E’ vero, ognuno di noi si stanca. Ma non siamo soli, facciamo parte di un Corpo! Siamo membra del Corpo di Cristo, la Chiesa, le cui braccia sono alzate giorno e notte al Cielo grazie alla presenza di Cristo Risorto e del suo Santo Spirito. E solo nella Chiesa e grazie alla preghiera della Chiesa noi possiamo rimanere saldi nella fede e nella testimonianza.

Abbiamo ascoltato la promessa di Gesù nel Vangelo: Dio farà giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui (cfr Lc 18,7). Ecco il mistero della preghiera: gridare, non stancarsi, e, se ti stanchi, chiedere aiuto per tenere le mani alzate. Questa è la preghiera che Gesù ci ha rivelato e ci ha donato nello Spirito Santo. Pregare non è rifugiarsi in un mondo ideale, non è evadere in una falsa quiete egoistica. Al contrario, pregare è lottare, e lasciare che anche lo Spirito Santo preghi in noi. E’ lo Spirito Santo che ci insegna a pregare, che ci guida nella preghiera, che ci fa pregare come figli.

I santi sono uomini e donne che entrano fino in fondo nel mistero della preghiera. Uomini e donne che lottano con la preghiera, lasciando pregare e lottare in loro lo Spirito Santo; lottano fino alla fine, con tutte le loro forze, e vincono, ma non da soli: il Signore vince in loro e con loro. Anche questi sette testimoni che oggi sono stati canonizzati, hanno combattuto la buona battaglia della fede e dell’amore con la preghiera. Per questo sono rimasti saldi nella fede, con il cuore generoso e fedele. Per il loro esempio e la loro intercessione, Dio conceda anche a noi di essere uomini e donne di preghiera; di gridare giorno e notte a Dio, senza stancarci; di lasciare che lo Spirito Santo preghi in noi, e di pregare sostenendoci a vicenda per rimanere con le braccia alzate, finché vinca la Divina Misericordia.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  PP II

ad perpetuam rei memoriam

 

 

 

    «Sustinui... qui consolaretur, et non inveni » (Ps 69,21).

 

    Huic anxiae Psalmistae adfirmationi, quam sibi vitae suae prin­cipium elegit Servus Dei Emmanuel González García suique episco­patus insigne, morum suorum exemplo respondere studuit novus hic Beatus nec non apostolatu sacro illuc spectante ut Iesu Christi in Eucharistiae Sacramento conquirerentur adoratores. Eidem etiam pronuntiato, quemadmodum beatus Emmanuel testatur, «calamum nostrum dicavimus et linguam, animi nostri fervorem tum etiam totius vitae nostrae suspirium. Nec quidquam suscipere volumus praeter illud dictum aut quod in illud non dirigatur, nec unum proferre quidem verbum nec unum ducere spiritum».

    Reapse universa eius vita semper circum Eucharistiam se dici potest volvisse. Hispali enim natus est die xxv Februarii mensis anno mdccclxxvii intra domum humilem funditusque religiosam atque a puero particeps parvulorum chori fuit in cathedrali templo qui cantitabant coram Sanctissimo quin immo et saltabant. Presbyter die xxi mensis Septembris anno mcmi creatus, paucis post mensibus, cum sacram missionem in oppido prope Hispalim Palomares del Río ageret, aliquid adeo vehementer expertus est quod eum in vitae perpetuitatem signaverit: versatus enim est ante parochiale templum et tabernaculum quam maxime derelictum. In eo sic usque ad imum perculso animum est exortum propositum illud «se totum impendendi ut Iesu Christi necessitatibus provideretur quas vita ipsius Eucha­ristica ei gigneret», prout asserit ille. Idem deinde Eucharistiae eum amor adduxit ut Onobae die iv mensis Martii anno mcmx Opus Tabernaculorum-Calvariarum excitaret atque Malacae die iii mensis Maii anno mcmxxi Congregationem conderet Missionariarum Eucha­risticarum de Nazareth ut per reparantem quendam amorem respon­deretur Christi amori in Eucharistia una cum Maria lmmaculata. Missus deinde anno mcmv Onobam est ubi opus parochi apud templum sancti Petri nec non archipresbyteri ipsius civitatis impensum viam ad lentam patientemque vitae christianae illius populi renovationem aperuit. De familiis egenis sollicitabatur tum etiam de pueris quorum causa scholam etiam condidit. Opera deditissima eius et vitae sacerdotalis veritas fiduciam sine dubio et rationem attulerunt Pontifici Benedicto xv ut auxiliarem eum episcopum constitueret Malacitanum. Ordinationem exinde episcopalem die xvi Ianuarii mensis anno mcmxvi suscepit quattuorque post annis ipse eiusdem dioecesis creatus est Ordinarius. Sine condicione confidens ille provido Iesu Cordi suscepit novum exstruendum ad sacerdotum suorum eruditionem idoneum Seminarium. Republica in Hispania instituta coepit ille revera periclitari: anno mcmxxxi die xi Maii mensis aedes episcopales incenderunt unde ad Montem Calpes confugere est coactus ne eorum vita discrimini exponeretur qui eum recepissent. Ab anno mcmxxxii dioecesim suam gubernavit dum Matriti commorabatur; anno mcmxxxv a Pontifice Pio xi episcopus est Palentinus destinatus. Actuosissima oportet similiter extollatur industria eius tamquam scriptoris complurium pietatis et educationis operum. Domino animam die iv Ianuarii mensis anno mcmxl reddidit ac Palentino in cathedrali templo humatus est ubi legi titulum licet ab eo ipso pro monumento conscriptum: «Prope tabernaculum sepeliri cupio ut post mortem ossa mea, perinde ac lingua et calamus meus in vita, transeuntibus praedicent: “Hic adest Iesus! Ne ergo deseratur!”».

    Sanctimoniae fama, qua vivens florebat, etiam post obitum haud cessavit; quapropter beatificationis atque canonizationis est suscepta causa. Ipsi autem Nos die vi mensis Aprilis anno mcmlxxxxviii Servum hunc Dei virtutes theologales et cardinales atque iis adnexas heroum in modum factitavisse pronuntiavimus. Nostro denique in conspectu die xx mensis Decembris anno mim prodiit super miraculo decretum quod eiusdem Venerabilis adsignatum erat deprecationi. Quo etiam tempore ut beatificationis ritus Romae perageretur die xxix mensis Aprilis anno mmi sollemniter constituimus.

    Hodie igitur celeberrima coram populi Dei multitudine Pasto­rumque Ecclesiae numero maximo perplacuit Nobis magno animi studio hanc quae sequitur de eo proferre beatificationis formulam:

     «Nos, vota Fratrum Nostrorum Raphaelis Palmero Ramos, Episcopi Palentini, Ioannis Claudii Cardinalis Turcotte, Archiepiscopi Marianopolitani, Michaelis Cardinalis Giordano, Archiepiscopi Neapolitani, Roberti Amadei, Episcopi Bergomensis, et Roberti Octavii González Nieves, Archiepiscopi Sancti Ioannis Portoricensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Emmanuel González García, Maria Anna Blondin, Catharina Volpicelli, Catharina Cittadini et Carolus Emma­nuel Caecilius Rodríguez Santiago Beatorum nomine in posterum appellentur eorumque festum: Emmanuelis González García die quarta Ianuarii, Mariae Annae Blondin die duodevicesima Aprilis, Catharinae Volpicelli die altera et vicesima Ianuarii, Catharinae Cittadini die quinta Maii, et Caroli Emmanuelis Caecilii Rodríguez Santiago die tertia decima Iulii in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit.

    In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti».

    Singula autem quae his Litteris decrevimus tam nunc quam in posterum omne tempus firma esse iubemus ac perpetuo valere, contrariis rebus minime obstantibus quibusvis.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die xxix mensis Aprilis, anno mmi, Pontificatus Nostri tertio et vi­cesimo.

 

 

De mandato Summi Pontificis

Angelus  Card. Sodano

Secretarius  Status

 

Loco Sigilli

In Secret. Status tab., n. 497.364

CAPPELLA PAPALE PER LA BEATIFICAZIONE DI CINQUE SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 29 aprile 2001

 

1. "Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva" (Gv 21,4). Sul far del mattino, il Risorto apparve agli Apostoli, reduci da una nottata di vano lavoro sul Lago di Tiberiade. L'evangelista precisa che in quella notte "non presero nulla" (Gv 21,3), e aggiunge che niente avevano da mangiare. All'invito di Gesù: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete" (Gv 21,6) essi ubbidirono senza esitare. Pronta fu la loro risposta e grande la ricompensa, perché quella rete, rimasta vuota la notte, poi "non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci" (Gv 21,6).

Come non vedere in questo episodio, che san Giovanni riferisce nell'epilogo del suo Vangelo, un segno eloquente di ciò che il Signore continua a compiere nella Chiesa e nel cuore dei credenti, che confidano senza riserve in Lui? I cinque Servi di Dio, che oggi ho avuto la gioia di innalzare agli onori degli altari, sono singolari testimoni dello straordinario dono che il Cristo risorto elargisce a ogni battezzato: il dono della santità.

Beati sono coloro che fanno fruttificare questo misterioso dono, lasciando che lo Spirito Santo conformi la loro esistenza a Cristo morto e risorto! Beati siete voi che, come astri luminosi, brillate oggi nel firmamento della Chiesa: Manuel González García, Vescovo, Fondatore della Congregazione delle Missionarie Eucaristiche di Nazareth; Carlos Manuel Cecilio Rodríguez Santiago, laico; Maria Anna Blondin, Vergine, Fondatrice della Congregazione delle Suore di Sant'Anna; Caterina Volpicelli, Vergine, Fondatrice delle Ancelle del Sacro Cuore; Caterina Cittadini, Vergine, Fondatrice delle Suore Orsoline di Somasca.

Ognuno di voi, votandosi a Cristo, ha fatto del Vangelo la regola della propria esistenza. Siete così divenuti suoi fedeli discepoli, avendo attinto quella novità di vita, che è stata inaugurata dal mistero della sua risurrezione, alla sorgente inesauribile del suo amore.

2. "Quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro:  "È il Signore!"" (Gv 21, 7). Nel Vangelo abbiamo ascoltato, dinanzi al miracolo compiuto, un discepolo riconoscere Gesù. Anche gli altri lo faranno in seguito. Il passaggio evangelico, nel presentarci Gesù che "si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro" (Gv 21, 13), ci indica come e quando possiamo incontrare Cristo risorto:  nell'Eucaristia, dove Gesù è realmente presente sotto le specie del pane e del vino. Sarebbe triste se questa presenza amorosa del Salvatore, dopo tanto tempo, fosse ancora disconosciuta dall'umanità.

Fu questa la grande passione del nuovo beato Manuel González García, Vescovo di Málaga e poi di Palencia. L'esperienza vissuta a Palomares del Río di fronte a un tabernacolo abbandonato lo segnò per tutta la vita, per cui da allora decise di diffondere la devozione all'Eucaristia, proclamando la frase che poi volle che fosse il suo epitaffio:  "Qui sta Gesù! Sta qui! Non lasciatelo abbandonato!". Fondatore delle Missionarie Eucaristiche di Nazareth, il beato Manuel González è un modello di fede eucaristica, il cui esempio continua a parlare alla Chiesa di oggi.

3. "E nessuno dei discepoli osava domandargli:  "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore" (Gv 21, 12). Quando i discepoli lo riconoscono sulle rive del lago di Tiberiade, si rafforza la loro fede nel fatto che Cristo è risorto ed è presente in mezzo ai suoi. La Chiesa, da millenni, non si stanca di annunciare e di ripetere questa verità fondamentale della fede.

L'esperienza del mistero pasquale rende nuove tutte le cose, poiché, come abbiamo cantato nell'Annunzio pasquale:  "Sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti". Questo spirito animò l'intera esistenza di Carlos Manuel Rodríguez Santiago, primo puertoricano elevato alla gloria degli altari. il nuovo beato, illuminato dalla fede nella resurrezione, condivideva con tutti il profondo significato del Mistero pasquale ripetendo spesso:  "Viviamo per quella notte", la notte di Pasqua. Il suo fecondo e generoso apostolato consistette principalmente nello sforzarsi affinché la Chiesa a Puerto Rico prendesse coscienza di questo grande evento della nostra salvezza.

Carlos Manuel Rodríguez ha messo in evidenza la chiamata universale alla santità per tutti i cristiani e quanto sia importante che ogni battezzato risponda ad essa in modo consapevole e responsabile. Che il suo esempio aiuti tutta la Chiesa a Puerto Rico a essere fedele, vivendo con salda coerenza i valori e i principi cristiani ricevuti nell'evangelizzazione dell'Isola!

4. Fondatrice delle Suore di sant'Anna, Marie-Anne Blondin è il modello di un'esistenza dedita all'amore e attraversata dal mistero pasquale. Questa giovane contadina canadese proporrà la suo Vescovo di fondare una congregazione religiosa per l'educazione dei bambini poveri delle campagne, al fine di vincere l'analfabetismo. Con un grande spirito di abbandono alla Provvidenza della quale benedirà "la condotta materna", accetterà umilmente le decisioni della Chiesa e svolgerà fino alla sua morte umili lavori per il bene delle sue sorelle. Le prove non altereranno mai il suo grande amore per Cristo e per la Chiesa, e neppure la sua preoccupazione di formare autentiche educatrici della gioventù. Modello di una vita umile e discreta, Marie-Anne Blondin trovò la sua forza interiore nella contemplazione della Croce, mostrandoci come la vita d'intimità con Cristo sia il mezzo più sicuro per recare misteriosamente dei frutti e per compiere la missione voluta da Dio. Possa il suo esempio suscitare nelle religiose del suo istituto e in numerosi giovani il piacere di servire Dio e gli uomini, in particolare la gioventù, alla quale è importante offrire i mezzi per un autentico sviluppo spirituale, morale e intellettuale!

5. "L'Agnello che fu immolato è degno di... onore, gloria e benedizione" (Ap 5,12). Queste parole, tratte dal Libro dell'Apocalisse e proclamate nella seconda Lettura, ben si addicono anche all'esperienza mistica della beata Caterina Volpicelli. Nella sua vita, tutta consacrata al cuore dell'Agnello immolato, risaltano tre aspetti significativi: una profonda spiritualità eucaristica, un'indomita fedeltà alla Chiesa, una sorprendente generosità apostolica.

L'Eucaristia, a lungo adorata e fatta centro della sua vita sino a formulare il voto di vittima espiatrice, fu per lei scuola di docile e amorosa obbedienza a Dio. Fu, al tempo stesso, sorgente di amore tenero e misericordioso per il prossimo: nei più poveri ed emarginati ella amava il suo Signore, a lungo contemplato nel Santissimo Sacramento.

Sempre dall'Eucaristia seppe trarre quell'ardore missionario che la spinse a esprimere la sua vocazione nella Chiesa, docilmente sottomessa ai Pastori e profeticamente intenta a promuovere il laicato e forme nuove di vita consacrata. Senza delimitare spazi operativi, né dare origine a istituzioni specifiche, volle, come lei stessa affermava, trovare la solitudine nelle occupazioni e un fecondo lavoro nella solitudine. Fu la prima "zelatrice" dell'Apostolato della Preghiera in Italia e lascia in eredità, specialmente alle Ancelle del Sacro Cuore, una singolare missione apostolica che deve continuare ad alimentarsi incessantemente alla fonte del Mistero eucaristico.

6. "Signore, tu lo sai che ti amo" (Gv 21,15; cfr vv. 16.17). La triplice dichiarazione di amore che, secondo l'odierna pagina evangelica, Pietro fa al Signore, ci porta a pensare a Caterina Cittadini. Nel corso della sua non facile esistenza, la nuova Beata manifestò un amore indomito per il Signore. Questa sua profonda capacità di amare, sostenuta da un grande equilibrio affettivo, viene posta in evidenza da quanti hanno avuto modo di conoscerla. Rimasta orfana fin dalla più tenera età, si fece lei stessa madre amorevole per le orfane. E "madri" volle fossero le sue figlie spirituali nella scuola e nel contatto con i fanciulli.

Caterina si sforzava di "essere di Cristo, per portare a Cristo". Il segreto fu anche per lei l'unione con l'Eucaristia. Alle sue prime collaboratrici raccomandava di coltivare un'intensa vita spirituale nella preghiera e, soprattutto, un contatto vitale con Gesù eucaristico. Quanto mai attuale è questa consegna spirituale anche per coloro che sono chiamati ad essere maestri nella fede e vogliono trasmettere alle nuove generazioni, in quest'epoca di grandi mutamenti sociali, i valori della cultura cristiana!

7. "Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui" (At 5,32). Facciamo nostre con gioia le parole tratte dal Libro degli Atti degli Apostoli, risuonate nella nostra assemblea. Sì, noi siamo testimoni dei prodigi che Dio opera in coloro "che si sottomettono a Lui".

Riscontriamo la verità di quest'affermazione nella vostra esistenza, o nuovi Beati che da quest'oggi veneriamo e invochiamo come intercessori. La vostra eroica fedeltà al Vangelo è prova dell'azione feconda dello Spirito Santo.

Aiutateci a percorrere, a nostra volta, il cammino della santità, specialmente quando esso si fa faticoso. Sosteneteci nel mantenere fisso lo sguardo su Colui che ci ha chiamati. Alla vostra voce, a quella della Vergine Maria e di tutti i Santi, uniamo anche la nostra per cantare: "A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli" (Ap 5,13). Amen!