Maria Antonia Samà

Maria Antonia Samà

(1875 - 1953)

Venerabilità:

- 18 dicembre 2017

- Papa  Francesco

Beatificazione:

- 03 ottobre 2021

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 27 maggio

Fedele Laica, con semplicità ed efficacia divenne per tutti un modello di vita cristiana, con la diffusione del messaggio evangelico, della preghiera soprattutto mariana, la pratica della comunione quotidiana, l’annuncio della necessità di essere uniti a Cristo, come il tralcio alla vite, per portare frutto

  • Biografia
  • Omelia di Beatificazione
  • DecretI
Nella sofferenza, fisica e spirituale, il Padre celeste, con la sua maniera di insegnare e grazie ai doni dello Spirito Santo, la condusse alla piena conformazione con Gesù Crocifisso

 

 

Maria Antonia Samá nacque a Sant’Andrea Jonio (Catanzaro, Italia) il 2 marzo 1875, in una famiglia molto povera. Per contribuire al mantenimento della famiglia, non frequentò la scuola e andò a lavorare in campagna con la madre.

Nel 1866, ritornando dai campi, dopo avere bevuto dell’acqua inquinata in un acquitrino, si ammalò gravemente, dimostrando strani disturbi neurovegetativi, da tutti ritenuti diabolici. Il suo carattere diventò ribelle, con urla e bestemmie. Fu liberata dal presunto spirito immondo nel 1894 quando la baronessa Enrichetta Scoppa la condusse alla Certosa di Serra San Bruno, dove venne sottoposta ad un esorcismo.

Ritornata in paese, riprese il lavoro nei campi. Dopo tre anni circa fu colpita da una malattia artrosica, che la costrinse a rimanere a letto in posizione supina, con le ginocchia alzate per quasi sessant’anni. Assistita dalla madre, morta nel 1920, e dagli abitanti del paese, successivamente, sostenuta nella sua formazione spirituale dai parroci, dalle Suore Riparatrici del Sacro Cuore e da Padre Carmine Cesarano, redentorista (dal 1918 Arcivescovo di Conza), verso il 1915 emise i voti privati di speciale consacrazione a Dio, si coprì il capo con il velo nero e da quel momento venne chiamata comunemente la “Monachella di San Bruno”. La sua piccola casa divenne punto di riferimento spirituale per gli abitanti del paese, che si recavano da lei per esporre i propri problemi, chiedere preghiera e consiglio, trovare conforto e consolazione nelle difficoltà.

Morì il 27 maggio 1953 a Sant’Andrea Jonio (Italia).

ITER DELLA CAUSA

L’Inchiesta diocesana sulla fama di santità e di segni si svolse presso la Curia ecclesiastica di Catanzaro-Squillace (Italia), dal 5 agosto 2007 al 2 marzo 2009, con l’escussione di trentuno testi, di cui uno ex officio.

Presso la stessa Curia ecclesiastica si svolse un’Inchiesta diocesana suppletiva, dal 20 ottobre 2011 al 31 gennaio 2012, durante la quale vennero escussi tredici testi.

La validità giuridica delle Inchieste fu riconosciuta con il Decreto del 9 giugno 2012.

CONGRESSO PECULIARE DEI CONSULTORI TEOLOGI

Ebbe luogo il 21 giugno 2016. I Consultori sottolinearono che, pur rimanendo inferma per tanti anni, con la sua testimonianza di vita, riuscì a mobilitare attorno a sé un dinamismo di carità, coinvolgendo ricchi e poveri, adulti e bambini, colti e analfabeti. Unita a Cristo nella via della Croce, giunse all’accettazione della sua condizione e la tramutò in carità verso gli altri. La sua porta di casa era sempre aperta: accoglieva con gioia e umiltà chiunque volesse entrare, pronta ad offrire una preghiera, un consiglio, un incoraggiamento o un semplice sorriso.

Ella aveva grande fiducia in Dio e soleva ripetere: “Il mio Dio, il mio tutto!”. Con Gesù la sofferenza diventò ricchezza spirituale, lo “scarto” si fece annuncio del Vangelo e preghiera per tutti.

Al termine del dibattito, i Consultori si espressero unanimemente con voto affermativo a favore del grado eroico delle virtù, della fama di santità e di segni.

SESSIONE ORDINARIA DEI CARDINALI E VESCOVI

Si riunì il 5 dicembre 2017.

L’Em.mo Ponente, dopo aver ripercorso l’iter della Causa e tratteggiato il profilo biografico, sottolineò che la malattia l’accompagnò la beata per tutta la vita. Unita a Cristo Crocifisso, manifestò una fede non comune, alimentata dalla preghiera, dall’Eucaristia e da una fervente devozione alla Vergine Maria. Ella raggiunse il più alto grado della perfezione per l’accettazione incondizionata delle sue sofferenze causate della sua definitiva immobilità che la costrinse a letto, con le ginocchia alzate e nella posizione supina, senza mai lamentarsi, ma considerandola un dono di Dio. Visse, perciò, nel suo letto di dolore, in modo luminoso sia le virtù teologali della fede, della speranza e della carità, sia quelle cardinali della prudenza, della giustizia, della fortezza e della temperanza, nonché le virtù ad esse connesse, in particolare l’umiltà e l’abbandono fiducioso nelle mani di Dio.

Al termine della Relazione dell’Em.mo Ponente, che concluse constare de heroicitate virtutum, gli Em.mi ed Ecc.mi Padri risposero unanimemente al dubbio con sentenza affermativa.

Per la beatificazione di Maria Antonia Samà, la Postulazione della Causa ha presentato all’esame della Congregazione l’asserita guarigione miracolosa, attribuita alla sua intercessione, di una Signora da una grave forma degenerativa di artrosi alle ginocchia (“gonartrosi bilaterale con sintomatologia algico-funzionale”) che provocava dolori insopportabili alle ginocchia. L’evento accadde nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 2004 a Genova (Italia) quando, in preda ai forti dolori, la Signora iniziò a supplicare la Beata che aveva conosciuto in giovane età. Dopo l’invocazione si addormentò e al mattino seguente, nell’alzarsi, constatò che erano spariti i dolori e che poteva riprendere tutte le sue attività.

 

La debolezza umana incontra la forza della grazia

 

Omelia nella beatificazione di Maria Antonia Samà e Gaetana (Nuccia) Tolomeo

 

    Considerando la figura delle due beate – Maria Antonia Samà e Nuccia Tolomeo – non ci è difficile riconoscere, nel cuore della loro imitatio Christi, un elemento comune, che ha un nome difficile, terribile: sofferenza. Vi sono entrate in modo diverso –in forme addirittura inquietanti, la beata Maria Antonia, e con un doloroso sviluppo naturale l’altra – ma ambedue in forma progressiva, in continua crescita sì da diventare, l’una e l’altra, somiglianti a Cristo, vir dolorum et sciens infirmitatem (cf. Is 53,3). Di lui – nel brano che abbiamo insieme ascoltato dalla lettera agli Ebrei – si dice che fu reso perfetto per mezzo delle sofferenze. Riflettiamo, allora, su questa espressione, giacché pure questa non ci è di facile e immediata intelligenza. Perché questo paradossale rapporto?

    Di Gesù l’Autore ci dice anzitutto che è un «capo che guida alla salvezza»; aggiunge, quindi, che egli è «colui che santifica» e conclude che lo stesso non si vergogna di chiamarci «fratelli»! C’è un crescendo in questi tre titoli sicché l’uno approfondisce e spiega l’altro. Gesù è per noi una guida, ma non di quelle che ci danno semplicemente delle indicazioni, bensì uno che ci prende per mano e ci accompagna nel cammino e questo lo fa perché ci vuole bene, ci ama.

    Lui, che è santo e santificatore, non si vergogna della nostra debolezza e nemmeno del nostro essere peccatori. Questa nostra condizione non lo spinge ad abbandonarci. Così, nel caso, ci comportiamo noi! Quando qualcuno ci dispiace, o ci delude, o ci offende allora prendiamo le distanze, interrompiamo i contatti, lo cancelliamo dalla nostra agenda … Gesù, al contrario, prende su di sé la sofferenza e giunge a dare la vita per noi. «Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me», scriverà, colmo di stupore e gratitudine, san Paolo (cf. Gal 2,20).

 

    L’Autore della Lettera agli Ebrei dice: non si vergogna. La «vergogna» nel racconto della creazione dell’uomo nasce col peccato, ma Gesù è l’Innocente, perciò non si vergogna; anzi salva e santifica. Sant’Agostino spiega: «Non si vergogna di chiamarli fratelli. Queste parole cos’altro significano se non che egli si è reso partecipe della loro stessa sorte? Difatti noi non saremmo mai diventati partecipi della sua divinità se egli non si fosse reso partecipe della nostra mortalità. E proprio perché si è reso partecipe della sorte dei propri fratelli, egli poté parlare di quel grano caduto per terra, che messo a morte portò frutto abbondante» (Esposizione sul salmo 118, Disc. 16, 6: PL 37, 1546-1547).

    Gesù fu reso perfetto per mezzo delle sofferenze. Lo fu certamente perché la via dolorosa è conseguente al mistero della sua incarnazione: si fece uomo nel grembo della Vergine, diciamo nel simbolo di fede. Qui però il testo sacro non si limita a dirci che il Figlio di Dio si è fatto uomo; si afferma, anzi, che si fatto fratello e questo sottolinea la presenza di un valore aggiunto, l’amore di Cristo per noi. «Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me»: tra la sofferenza e la perfezione c’è l’amore. È l’amore che congiunge la sofferenza alla perfezione.

    Spiegando il nostro testo Benedetto XVI una volta disse: «il Figlio ha assunto la nostra umanità e per noi si è lasciato “educare” nel crogiuolo della sofferenza, si è lasciato trasformare da essa, come il chicco di grano che per portare frutto deve morire nella terra. Attraverso questo processo Gesù è stato “reso perfetto”, [termine che] indica il compimento di un cammino, cioè proprio il cammino di educazione e trasformazione del Figlio di Dio mediante la sofferenza, mediante la passione dolorosa» (Omelia nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, 3 giugno 2010). Nella medesima prospettiva di un cammino di educazione e trasformazione possiamo guardare pure alle nostre due Beate.

    Maria Antonia Samà, conosciuta come la monachella di san Bruno. Conformandosi in tutto alla divina volontà, ella amava ripetere: «Tutto per amore di Dio». E accadde che proprio la sua sofferenza offerta per amore produsse in quanti la conoscevano un potente impulso di carità sicché attorno a lei esplose l’amore. Lei accoglieva con gioia e umiltà chiunque volesse entrare nella sua casa e d’altra parte l’intero paese si mobilitava per soccorrerla e accudirla. Ci fu così un meraviglioso scambio di doni e questo perché l’amore fa nascere amore. Un antico assioma dice che la caratteristica propria del bene è di farsi conoscere e di essere comunicato ad altri, gratuitamente, come sua ragion d’essere, senza altro scopo che questo. Bonum est diffusivum et communicativum sui diceva anche san Tommaso d’Aquino e una volta aggiunse: «ed è per questo che il bene moltiplica la bontà» (Super Mt. [rep. Leodegarii Bissuntini], cap. 25 l. 2). È quanto si è verificato con la nostra Beata che ebbe da Dio la grazia di vivere tutto come dono, divenendo essa stessa dono per gli altri.

    Con lei c’è la beata Gaetana Tolomeo, da tutti conosciuta come Nuccia. Anche la sua fu una vita colma di sofferenza, ma fu pure una vita ricolmata e ricolma d’amore. Segnata come fu sin dai primi anni di vita da una paralisi progressiva e deformante, per amore di Cristo ella trasformò la sua disabilità in apostolato per la redenzione dell’uomo. Ripetendo: Ti ringrazio Gesù di avermi crocifissa per amore, divenne ella stessa un esempio di gratitudine per la vita ricevuta. «Sono Nuccia – diceva – una debole creatura in cui si degna operare ogni giorno la Potenza di Dio». In effetti la sua vita terrena fu ricca non di eventi e opere grandiose, ma di grazia e di adesione totale al volere di Dio nella semplicità quotidiana. Due mesi prima di morire lanciò ai giovani di Sassari questo messaggio: «Ho 60 anni, tutti trascorsi su un letto; il mio corpo è contorto, in tutto devo dipendere dagli altri, ma il mio spirito è rimasto giovane. Il segreto della mia giovinezza e della mia gioia di vivere è Gesù. Alleluia».

    «Conveniva che Dio rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza». Quello che Dio ha fatto nel capo lo ha fatto anche nelle membra di Lui. È questa la storia della santità: di queste due beate, ma non di loro soltanto.

    Quella della santità, infatti, è la storia della forza di Dio nella debolezza umana.

    Così è stato per la Vergine Maria: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49); così per tutti.

    La santità è, come insegna Papa Francesco, proprio l’incontro della debolezza umana con la forza della grazia (cf. Gaudete et exsultate, n. 34).

 

    Catanzaro, Basilica dell’Immacolata, 3 ottobre 2021

 

Marcello Card. Semeraro

 

CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

 

CATANZARO-SQUILLACE

 

BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE

della Venerabile Serva di Dio

MARIA ANTONIA SAMA'

Fedele laica

(1875-1953)

_________________________

 

 

DECRETO SULLE VIRTU'

 

    «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25).

    La Serva di Dio Mariantonia Samá, gravemente inferma e costretta a letto per oltre sessant’anni, visse con grande soavità e serenità la condizione di quei piccoli e semplici, ai quali è rivelato il Mistero dell’Amore-Crocifisso di Dio. Patendo con Cristo, sostenuta dalla grazia di Dio, impresse un chiaro orientamento di fede e di speranza alla propria esistenza sofferente, trasformando la sua umile casetta in un centro di solidarietà, di preghiera e di carità, un luogo di autentica evangelizzazione.

    La Serva di Dio nacque a Sant’Andrea Jonio (Catanzaro) il 2 marzo 1875 da Bruno e da Marianna Vivino e venne battezzata il giorno seguente. Probabilmente nel 1882 fu ammessa alla prima Comunione e ricevette la Cresima. La fanciulla, sana fisicamente e psicologicamente, giocava e correva con gli altri coetanei e, docile e ubbidiente alla madre - rimasta vedova pochi giorni dopo averla concepita - lavorava con lei per il proprio sostentamento.

    Nel 1886, ritornando dalla campagna, dopo aver bevuto da un acquitrino probabilmente infetto, accusò dolori e disturbi che, non essendo stati diagnosticati, fecero pensare a un’ossessione, anche perché ella appariva inquieta e ribelle. Questo stato durò circa sei anni.

    Una nobildonna, andando generosamente incontro alla povertà della fanciulla e della madre, cercò una via di liberazione e nel giugno del 1894 fece condurre a spalla la ragazza presso la Certosa di Serra San Bruno per un esorcismo. Qui il parroco iniziò le preghiere di liberazione, continuate poi per oltre cinque ore dal Priore della Certosa con tutta la comunità, davanti al busto-reliquiario di San Bruno. Mariantonia si sentì finalmente guarita e abbracciò il busto del Santo come se fosse lì presente fisicamente.

    Per circa due anni la sua salute fu buona, ma nel 1896 la Serva di Dio fu di nuovo costretta a letto, in posizione supina, con le ginocchia alzate. Iniziò, così, il suo calvario di ammalata allettata, che la affliggerà fino alla morte. Fu assistita prima dalla madre, e poi da altre persone, oltreché, spiritualmente, dal parroco, dai Padri Redentoristi e dalle Suore Riparatrici del Sacro Cuore, che le assicurarono, dopo la morte della mamma, la costante presenza di una donna del tutto dedita a lei.

    Verso il 1915 la Serva di Dio pronunciò privatamente i voti religiosi nelle mani della Superiora delle Suore Riparatrici, con la benedizione del parroco. Da quel momento portò sempre sul capo, fino alla morte, un velo nero e per questo fu da tutti chiamata la Monachella di San Bruno. Divenne sempre più testimonianza spirituale e di consiglio prudente per gli abitanti del paese: stimolo di offerta e di preghiera, di conversione e di solidarietà. In questa sofferenza, fisica e spirituale, il Padre celeste, con la sua maniera di insegnare e grazie ai doni dello Spirito Santo, la condusse alla piena conformazione con Gesù Crocifisso.

    Iniziò a diffondersi la fama della sua santità tra la gente, toccata dal modo esemplare con cui Mariantonia si conformava alla volontà di Dio, dalla sua preghiera costante, dalla sua disponibilità all’immolazione, dalla sua serenità e dal suo sorriso, nonché dalla sua capacità di accoglienza, di consolazione e di consiglio per chiunque venisse da lei.

    Gli abitanti di Sant’Andrea, dopo la morte della madre avvenuta il 24 febbraio 1920, le portavano i viveri necessari, che ella lei condivideva con i bisognosi. Portò così la sua croce con fede, speranza e serenità, condividendo con gli altri tutto quanto aveva. Con semplicità ed efficacia divenne per tutti un modello di vita cristiana, con la diffusione del messaggio evangelico, della preghiera soprattutto mariana, la pratica della comunione quotidiana, l’annuncio della necessità di essere uniti a Cristo, come il tralcio alla vite, per portare frutto. Crocifissa col Crocifisso e aperta alle richieste e bisogni del prossimo, contribuì a edificare la Chiesa e la società umana, segnata da due guerre mondiali, con la sua testimonianza orante e silenziosa, la sua costante immolazione, la sua fiducia nella Provvidenza ed il suo abbandono a Dio.

     Morì il 27 maggio 1953, guardando il Crocifisso appeso alla parete di fronte al letto, pronunciando il santo nome di Gesù e di Maria.

    Perdurando la fama di santità, il 5 agosto 2007 presso la Curia Vescovile di Cassano all’Jonio fu avviata l’Inchiesta diocesana, che si concluse il 2 marzo 2009. Alla richiesta di questa Congregazione delle Cause dei Santi di produrre un’ulteriore documentazione sulla fama di santità, dal 20 ottobre 2011 al 31 gennaio 2012 ha avuto luogo un’Inchiesta diocesana suppletiva. Con decreto del 9 giugno 2012, la Congregazione ha riconosciuto la loro validità. Preparata la Positio, si è discusso, secondo la consueta procedura, se la Serva di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Il 21 giugno 2016 ha avuto luogo, con esito positivo, il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 4 luglio 2017, presieduta da me Card. Angelo Amato, hanno riconosciuto che la Serva di Dio ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse.

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deun in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu eroico, Servae Dei Mariaeantoniae Samà, Christifidelis Laicae, in casu et ad effectum de quo agitur.

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congre­gationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

    Datum Romae, die 18 mensis Decembris a.D. 2017. 

 

Angelus Card. Amato, S.D.B.

Praefectus

 

                                                                                    + Marcellus Bartolucci

                                                                                    Archiep. tit. Mevaniensis

                                                                                        a Secretis 

 

CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

CATACENSIS-SQUILLACENSIS

 

BEATIFICATIONIS et CANONIZATIONIS

Venerabilis Servae Dei

MARIAE ANTONIAE SAMA'

Christifidelis laicae

(1875-1953)

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DECRETUM SUPER VIRTUTIBUS

 

 

    «In illo tempore respondens Iesus dixit: “Confiteor tibi, Pater, Domine caeli et terrae, quia abscondisti haec a sapientibus et prudentibus et revelasti ea parvulis» (Mt 11,25).

    Serva Dei Maria Antonia Samá, infirmitate graviter affecta et in lecto amplius  quam sexaginta annos decumbi vincta magna suavitate ac serenitate se tradidit in condicionem illorum parvulorum ac simplicium quibus revelabatur Mysterium illud Amoris-Crucifixi Dei. Patiens cum Christo gratiaque Dei fulta, suam dolentem vitam fide et spe prospexit, convertens suam humilem domum in receptaculum solidaminis, caritatis et denique in locum verae Evangelii praedicationis.

    Serva Dei in pago Sancti Andreae ad Ionium in Catacensi provincia, die 2 mensis Martii anno 1875 a Brunone et Maria Anna Vivino nata est, sequenti die sacro fonte lustrata est. Ad annum 1882 primitus sacram ad mensam accessit confirmationemque accepit. Puella in plenitudine suae valetudinis tam in corpore quam in animo cum sodalibus suae aetatis ludebat et currebat docilis ac matri parens, quae in viduitate vix paucos dies post filiae partum versabatur et cum qua operam suam dabat ut sustentaretur. Anno 1886 cum rure regrederet et palustri ex scaturigine aqua forsitan infecta potaret dolores ac molestias arguit, quarum cum causae non cognoscerentur, suspicabatur obsessionis casus etiam quia ea inquieta et indocilis videbatur, haec fere per sex annos extiterunt.

    Mulier autem, nobili genere, ut adulescentis ac matris paupertati subveniret,  viam conquisivit ad eam liberandam et mense Iunii anno 1894 disposuit ut iuvenis usque ad Cartusiam Serrae Sancti Brunonis traduceretur ut exorcizaretur.  Illic parochus orationes ad eam liberandam incepit easque amplius quam quinque horas Prior Cartusiae tota cum communitate ante bustum reliquiarium Sancti Brunonis produxit.

    Maria Antonia tandem animadvertit se omnino sanatam esse et Sancti bustum amplexa est quasi viva carne praesens esset. Duos per annos circiter bona valetudine usa est sed anno 1896 Serva Dei rursus in lecto resupina et cum genibus sublatis iacere morbo coacta est. Sic eius incepit cruciatus aegrotae lecto decumbentis, qui usque ad mortem excruciavit. Primum a matre auxiliata est deinde etiam aliae  personae ei assiderunt et praeterea spiritualiter parochus, Patres Redemptoristae et Sorores Reparatrices a Sacro Corde, quae ei, post matris obitum, cuiusdam mulieris ei deditae constantem praesentiam praestiterunt.

    Ad annum 1915 Serva Dei privatim religiosa vota in manibus Superiorissae Sororum Reparatricum, parochi cum benedictione, edidit. Post id tempus in capite atrum semper induit velum ex quo ab omnibus monachula Sancti Brunonis nuncupabatur.

    Magis magisque evenit spirituale testimonium ac prudens consilii autrix omnibus incolis illius pagi, quibus fuit etiam calcar oblationis, orationis, conversionis et denique soliditatis. Hoc in cruciatu corporis et in spiritus, caelestis Pater, sua ratione docendi et Sancti Spiritus muneribus, eam ad plenam conformationem cum Iesu Crucifixo perduxit.

    Inter homines eius fama sanctitatis propagari incepit, qui commovebantur a Mariae Antoniae exemplo in Dei voluntati se conformando, eius constanti ab oratione, eius absoluta promptitudine ad immolationem, eius a serenitate, eius a risus et praeterea ab eius facultate in excipiendo, in consolando et denique in consilio iuvando cuicumque ad eam convenienti.

    Incolae Sancti Andreae pagi post matris obitum die 24 mensis Februarii anno 1920 ei suppeditabant omnia necessaria cibaria, quae ea autem vice sua cum egentibus participabat. Suam ergo crucem cum fide, spe, serenitate sustinuit, omnia sua cum aliis participando. Simplici modo et efficaciter christianae vitae omnibus exemplar evenit per Evangelii nuntii propagationem, per orationem maxime erga Mariam, per exercitium devotum cotidianae sacrae communionis, per monitum necessitatis adhaesionis cum Christo ut vitis sarmentum fructus suos ederet.

    Crucifixa fuit cum Crucifixo et prompta aliorum postulationibus ac necessitatibus, operam suam dedit in Ecclesiam et humanam societatem aedificandam, quae duobus universis bellis vulnerata erat, suo oranti ac silenti testimonio, sua constanti immolatione, sua fide in Providentiam sua denique  absoluta commendatio in Deum.

    Die 27 mensis Maii anno 1953, Crucifixum  parieti in fronte positae adfixum prospiciens nomenque sanctum Iesu et Mariae prodens, mortali e vita exiit.

    Sanctitatis fama perdurante, a die 5 mensis Augustii anno 2007 ad diem 2 mensis Martii anno 2009 iuxta Curiam Episcopalem Cassanensem Inquisitio Dioecesana celebrata est. Cum autem ab hac Congregatione de Causis Sanctorum ampliora quoad famam sanctitatis documenta requisita essent, a die 20 mensis Octobris anno 2011 ad diem 31 mensis Ianuarii anno 2012 Suppletiva Inquisitio habita est, cuius iuridica validitas ab hac Congregatione de Causis Sanctorum  per decretum diei 9 mensis Iunii anno 2012 est approbata. Exarata Positione, consuetas secundum normas disceptatum est an heroum in gradum Serva Dei virtutes excoluisset.  Die 21 mensis Iunii anno 2016, positivo cum exitu habitus est Theologorum Consultorum Peculiaris Congressus. Patres Cardinales et Episcopi Ordinaria in Sessione die 5 mensis Decembris anno 2017 congregati, cui egomet ipse Angelus Cardinalis Amatus praefui, Servam Dei heroico in gradu, virtutes theologales, cardinales eisque adnexas exercuisse professi sunt.

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de virtutibus theologalibus Fide, Spe et Caritate tum in Deum tum in proximum, necnon de cardinalibus Prudentia, Iustitia, Temperantia et Fortitudine, iisque adnexis, in gradu heroico, Servae Dei Mariae Antoniae Samá, Christifidelis Laicae, in casu et ad effectum de quo agitur.

 

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CONGREGAZIONE DELLE CAUSE DEI SANTI

 

CATANZARO-SQUILLACE

 

BEATIFICAZIONE e CANONIZZAZIONE

della Venerabile Serva di Dio

MARIA ANTONIA SAMA'

Fedele laica

(1875-1953)

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DECRETO SUL MIRACOLO

 

    La Venerabile Serva di Dio Maria Antonia Samà nacque a Sant’Andrea Jonio, in provincia di Catanzaro, il 2 marzo 1875. Aveva 11 anni quando bevve da un acquitrino e manifestò i sintomi di una malattia che mai venne identificata, dalla quale fu guarita nel giugno 1894. Due anni più tardi fu colpita da una grave malattia, che la costrinse a vivere per il resto della vita a letto, immobile, in posizione supina, con le ginocchia alzate. Prima fu accudita dalla madre poi, dopo la morte di costei, dalle Suore Riparatrici del Sacro Cuore. Le stesse Suore vennero edificate dall’esempio di virtù e pietà della Venerabile Serva di Dio, e molte persone trovarono in lei consolazione. Familiarmente la chiamavano “la monachella di San Bruno”. Morì il 27 maggio 1953, a 78 anni di età, dei quali quasi 60 in sofferenza e povertà. Il 18 dicembre 2017 il Santo Padre Francesco ha autorizzato questa Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche della Venerabile Serva di Dio.

    In vista della Beatificazione, la Postulazione della Causa ha sottoposto al giudizio di questa Congregazione la scomparsa, ritenuta miracolosa, della sintomatologia dolorosa e funzionale in una donna, originaria di Sant’Andrea Jonio, affetta da una grave forma di artrosi bilaterale alle ginocchia.

    La donna aveva 80 anni e da due le era stata diagnosticata la malattia, trattata con farmaci antidolorifici che si erano però rivelati inutili. Le fu quindi proposto di sottoporsi ad intervento chirurgico per l’impianto di una protesi, ma, nonostante il peggioramento delle condizioni di salute, preferì rifiutare. La sera del 12 dicembre 2004, in preda a forti dolori, invocò l’intercessione della Venerabile Serva di Dio, della quale era molto devota e che aveva conosciuto di persona in giovane età. Dopo la preghiera, si addormentò. Al mattino seguente, nell’alzarsi da letto, constatò che i dolori erano spariti e poteva camminare autonomamente. Controlli medici successivi, così come la visita della sanata effettuata dai due medici ab inspectione, confermarono che, pur persistendo la grave forma di artrosi, i sintomi erano scomparsi e la donna era capace di deambulare da sola.

    L’Inchiesta diocesana su tale evento miracoloso è stata celebrata presso la Curia ecclesiastica di Genova dal 5 dicembre 2008 al 27 novembre 2009. Di essa, questa Congregazione delle Cause dei Santi ha emesso il decreto sulla validità giuridica il 20 novembre 2015. Il 13 giugno 2019 si è riunita la Consulta Medica, che ha dichiarato la istantanea, completa e duratura scomparsa dei sintomi dolorosi e funzionali inspiegabile quoad modum per le leggi della scienza. Il Congresso Peculiare dei Consultori Teologici si è tenuto il 29 ottobre 2019 e il 7 luglio 2020 la Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi. E in ambedue le riunioni, sia quella dei Consultori, sia quella dei Cardinali e Vescovi, alla domanda se si sia trattato di un vero miracolo compiuto da Dio per intercessione della Venerabile Serva di Dio, è stata data risposta affermativa.

    Il sottoscritto Cardinale Prefetto ha quindi riferito tutte queste cose al Sommo Pontefice Francesco. Sua Santità, accogliendo e confermando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, ha oggi dichiarato: È provato il miracolo compiuto da Dio per intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Antonia Samà, Fedele laica, ossia della scomparsa istantanea, completa e duratura della sintomatologia dolorosa e funzionale in una donna affetta da “gonartrosi bilaterale con sintomatologia algico-funzionale”.

    Il Sommo Pontefice ha poi disposto che il presente decreto venga pubblicato e inserito negli atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

    Dato a Roma il 10 di luglio nell’anno del Signore 2020.

 

 

Angelo Card. Becciu

Prefetto

 

                                                                                                                + Marcello Bartolucci

                                                                                                                Arciv. tit. di Bevagna

                                                                                                                Segretario

 

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CONGREGATIO DE CAUSIS SANCTORUM

 

CATACENSIS-SQUILLACENSIS

 

BEATIFICATIONIS et CANONIZATIONIS

Venerabilis Servae Dei

MARIAE ANTONIAE SAMA'

Christifidelis laicae

(1875-1953)

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DECRETUM SUPER MIRACULO

 

 

    Venerabilis Serva Dei Maria Antonia Samà Fani Sancti Andreae, Catacensi in provincia, orta est die 2 mensis Martii anno 1875. Undecim annos nata, ex quodam stagno bibit et signa ignoti morbi ostendit, a quo recreata est mense Iunio anno 1894. Duos post annos gravi infirmitate correpta est, ita ut lecto detenta, immobilis, supina iacendi positione ac genibus sublatis, reliquum vitae degere cogeretur. Primum adsedit ei mater, deinde, post mortem illius, Sorores Reparatrices a Sacro Corde. Sorores ipsae Venerabilis Servae Dei virtutis et pietatis exemplo valde sunt aedificatae, atque plurimi per eam solacium invenerunt. Familiariter “Monachula Sancti Brunonis” nuncupabatur. Die 27 mensis Maii anno 1953 obiit, duodeoctoginta annorum aetate, quorum doloris et paupertatis fere sexaginta. Summus Pontifex Franciscus die 18 mensis Decembris anno 2017 concessit ut haec Congregatio de Causis Sanctorum decretum super Venerabilis Servae Dei eroicis virtutibus ederet.

    Beatificationis respectu, Causae Postulatio huius Congregationis iudicio subiecit doloris et functionis symptomatum remissionem, miram aestimatam, quadam in muliere, Fano Sancti Andreae oriunda, gravi amborum genuum arthrosis genere adfecta. Res Ianuae accidit.

    Mulier octoginta annorum erat atque duobus annis ante morbus eius compertus est, curatus medicamentis ad dolorem continendum, quae tamen nullius usus fuerunt. Inde statutum est ut mulieri sectio chirurgica ad prothesim collocandam adhiberetur, at ipsa, etsi infirmitate ingravesceret, renuere praeoptavit. Vespere die 12 mensis Decembris anno 2004, acerrimis doloribus patiens, Venerabilis Servae Dei intercessionem invocavit, cuius devotionem multum colebat quamque iuventutis suae tempore ipsam cognoverat. Post orationem, somnum cepit. Mane insequenti, cum e lectulo surgeret, dolores abiisse agnovit et se, nullis fulcimentis adhibitis, ambulare posse. Inquisitiones medicae sequentes, necnon recognitio a duobus medicis ab inspectione peracta, probaverunt, quamquam gravis arthrosis genus persisteret, evanuisse symptomata et mulierem per se ipsam ambulare valere.

    De qua re Inquisitio dioecesana a die 5 mensis Decembris anno 2008 ad diem 27 mensis Novembris anno 2009 apud Curiam ecclesiasticam Ianuensem celebrata est, cuius decretum de iuridica validitate haec Congregatio de Causis Sanctorum die 20 mensis Novembris anno 2015 edidit. Medicorum Consilium die 13 mensis Iunii anno 2019 congregatum est atque subitaneum, perfectum ac constantem symptomatum doloris et functionis finem recognovit quoad modum ex scientiae legibus inexplicabilem. Inde Peculiaris Consultorum Theologorum Congressus die 29 mensis Octobris anno 2019 atque Ordinaria Patrum Cardinalium et Episcoporum Sessio die 5 mensis Maii anno 2020, posito dubio an de miraculo, Venerabili Serva Dei intercedente, divinitus patrato constaret, adfirmative responderunt. 

    Facta demum de hisce omnibus rebus Summo Pontifici Francisco per subscriptum Cardinalem Praefectum accurata relatione, Sanctitas Sua, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipiens rataque habens, hodierno die declaravit: Constare de miraculo a Deo patrato per intercessionem Venerabilis Servae Dei Mariae Antoniae Samà, Christifidelis laicae, videlicet de subitaneo, perfecto ac constanti doloris et functionis symptomatum fine in quadam muliere morbo v.d. “gonartrosi bilaterale con sintomatologia algico-funzionale” adfecta.

    Hoc autem decretum publici iuris fieri et in acta Congregationis de Causis Sanctorum Summus Pontifex referri mandavit.

    Datum Romae, die 10 mensis Iulii a. D. 2020.

 

Angelus Card. Becciu

Praefectus

 

                                                                                                          + Marcellus Bartolucci

                                                                                                        Archiep. tit. Mevaniensis

                                                                                                        a Secretis