Maria Bolognesi

Maria Bolognesi

(1924-1980)

Beatificazione:

- 07 settembre 2013

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 30 gennaio

Laica, mistica, spese tutta la sua vita al servizio degli altri, specialmente poveri e malati, sopportando grandi sofferenze in profonda unione con la passione di Cristo.  Fu vicina agli orfani, ai quali trovò buone sistemazioni presso famiglie generose o presso istituti. La sua carità si estendeva dal corpo allo spirito, diventando saggia consigliera per chi era nel dubbio, nell'ignoranza, nella tristezza. Aiutava tutti con la preghiera incessante e con la sofferenza

  • Biografia
  • sulla beatificazione
  • LITTERAE APOSTOLICAE
La “donna silenziosa della carità”

 

Maria Bolognesi nacque il 21 ottobre 1924, a Bosaro (Rovigo), figlia illegittima di Amedeo Gozzati e di Giuseppa Samiolo. Il cognome Bolognesi lo ricevette dal patrigno Giuseppe, sposato dalla madre.

Data l'estrema povertà della famiglia, la piccola andò subito a lavorare nei campi (fu bracciante agricola per 26 anni). Frequentò i primi due anni di elementari, ma non riuscì a passare in terza, non tanto per mancanza di intelligenza, quanto piuttosto per la necessità di lavorare e per la denutrizione.

Fin da piccola si consacrò totalmente al Signore e alla Madonna. La vita familiare era difficile. Il patrigno infatti maltrattava la moglie, perché temeva che lo tradisse. Da parte sua anche la mamma, nervosa e bestemmiatrice, malmenava i suoi piccoli. Maria allora fu allontanata e mandata ospite nella canonica di don Sante Magro per svolgere alcuni lavori domestici.

Iniziò così un pellegrinaggio faticoso di continui cambiamenti di residenza, accompagnati sempre da lavori faticosi.

Lavorò moltissimo, non godette mai degli agi del benessere, patì un lungo elenco di malanni, subì paurose tentazioni diaboliche. Ma non si diede mai per vinta.

In casa era il sostegno dei grandi e dei piccoli; in campagna zappava, raccoglieva il frumento, le barbabietole, faceva la legna, lavorava la canapa e talvolta andava anche a pescare. Imparò a confezionare vestiti, pantofole, scarpette. Per se stessa si cucì un abito speciale, non "mondano". Non disdegnava neanche le piccole opere di muratura.

Dal 1943, per alcune ore al giorno, raccoglieva i bambini di alcune famiglie povere per permettere ai genitori di recarsi al lavoro. I suoi molti carismi mistici non le impedirono di spendersi nella carità verso il prossimo soprattutto verso i bambini, per i quali si fece factotum, calzolaio, sarta, falegname e anche questuante.

Erano frequenti le sue visite ai malati e l'assistenza notturna ospedaliera. Raccoglieva denaro e generi di prima necessità per le famiglie indigenti.

Morì d'infarto a Rovigo il 30 gennaio 1980. Le sue spoglie riposano nella Chiesa parrocchiale di Bosaro.

I cristiani non fanno rumore, non fanno notizia. Ma «come gli alberi della foresta, che crescono sani e che ossigenano l’aria, vivono la buona notizia del Vangelo nella discrezione e spesso nella emarginazione.

Essi non servono idoli, ma Cristo, via, verità e vita». L’immagine è stata riproposta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, per inquadrare la figura e l’opera di Maria Bolognesi che oggi, sabato 7 settembre, è stata proposta «alla contemplazione, all’ammirazione e all’imitazione dei fedeli» con la sua beatificazione. Il cardinale ha celebrato il rito a nome del Santo Padre, nella cattedrale di Rovigo.

Il ricorso alla testimonianza silenziosa offerta da tanti laici è stato dettato al cardinale proprio dalla vita condotta da questa figlia della diocesi di Adria-Rovigo, una perla di quella «preziosa collana di laici e di laiche, confessori e martiri — come ha detto all’omelia — che attestano la forte vitalità della fede del nostro popolo, che sa discernere, apprezzare e anche vivere con eroismo il Vangelo di Cristo, ridimensionando o silenziando del tutto la vanità e la vacuità di tanto inutile parlare» .

La loro discrezione e il loro silenzio «nella gioia, nella carità, nella laboriosità quotidiana e nella fedeltà, la loro identità cristiana» non significano tuttavia «assenza o insensibilità nei confronti dell’odierna società — ha detto ancora — ma saggio distacco da un mondo effimero, vuoto e sempre più lontano dalla saggezza evangelica e quindi sempre più disumano».

Eppure la situazione nella società di oggi sembra dimostrare che i cristiani ci sono, parlano, agiscono e fanno del bene, ma non vengono apprezzati, accettati, seguiti. Facendo ricorso ad una citazione della Lettera a Diogneto il cardinale ha sottolineato quella che ha definito «una verità lampante, indiscutibile e paradossale: i cristiani, nonostante il disprezzo, l’emarginazione e la persecuzione, sono l’anima del mondo. Senza di loro il mondo sarebbe una giungla disumana e invivibile».

In questo conteso il porporato ha inserito l’esperienza della beata Maria Bolognesi, la quale «ha vissuto una straordinaria esperienza di comunione con Dio e di generosa e totale carità verso il prossimo, ma il mondo non la conosce, non la considera sua, la ignora. La Chiesa, però, madre buona e sapiente, conosce questa sua figlia e vede in lei una testimone eroica del Vangelo di Cristo, la onora e la celebra».

Per cinquantacinque anni, ella visse nella discrezione più assoluta il fidanzamento mistico col Signore.

Fin da piccola visse l’esperienza della povertà più nera e dell’emarginazione più umiliante. «È commovente — ha detto il cardinale Amato — leggere questa sua esperienza di bambina, rifiutata dai suoi coetanei: “Spesso i bambini non mi volevano a giocare con loro perché ero figlia di N.N.; da sola andavo nell’orto della nonna per vedere se potevo prendere qualche farfallina. Oh! Se Gesù avesse messo anche a me le alette, quando i bambini non mi vogliono con loro, volerei via più in fretta”. Ma Gesù non la emarginava, anzi guardava con affetto questa sua figlia povera e ignorante, che gli voleva tanto bene e che pensava sempre a lui. Maria somigliava alle vergini sagge della parabola evangelica. Vegliava con la lampada della fede sempre accesa in attesa che lo Sposo divino bussasse alla sua porta e la introducesse alle nozze».

La vita di un santo, ha aggiunto «non è una passeggiata in carrozza, ma una via crucis. La vita di Maria non fa eccezione. Lavorò moltissimo, non godette mai degli agi del benessere, patì un lungo elenco di malanni, subì paurose tentazioni diaboliche». Ma non si diede mai per vinta. Non aveva l’istruzione del mondo «ma aveva la saggezza donatale dal Signore — ha sottolineato il porporato — che le parlava ogni giorno, associandola alle sofferenze della sua passione e alla fiamma della sua carità. I suoi molti carismi mistici non le impedirono di spendersi nella carità verso il prossimo soprattutto verso i bambini».

La sua vita, pur nella apparente normalità, fu ricca di esperienze mistiche. Ma «non furono questi i segnali forti della sua santità — ha precisato il cardinale Amato — che, invece, si esprimeva nella pratica di una sconfinata carità verso Dio e verso il prossimo». La sua spiritualità può essere chiamata “spiritualità del quotidiano”, fatta di confidenza in Dio, di presenza di Dio nelle piccole vicende della vita e di obbedienza pronta e sincera alla sua divina volontà».

Quale può essere il suo messaggio per l’uomo di oggi? Che «il terreno buono per accogliere la parola del Signore e farla fruttificare — ha risposto in conclusione il cardinale prefetto — non è la scienza del mondo, ma la sapienza di Dio, da accogliere con cuore semplice e umile».

FRANCISCUS PP.

LITTERAE APOSTOLICAE

VENERABILI SERVAE DEI MARIAE BOLOGNESI
CAELITUM BEATORUM TRIBUITUR DIGNITAS*

 

Ad perpetuam rei memoriam. — « Sed, quemadmodum communicatis Christi passionibus, gaudete, ut et in revelatione gloriae eius gaudeatis exsultantes» (1 Pe 4, 13).

Tota vita Venerabilis Servae Dei Mariae Bolognesi constans et mirabile exercitatio fuit ad dolorem passionemque, cui ipsa sereno animo amoreque obveniebat, se aliis offerens omnino seipsam oblita. Passionibus Christi communicatio omnibus momentis replevit cor eius tali amore et solacio, quod divina gratia tantummodo infundere valet.

In oppido Bosaro apud Rhodigium, proximum Venetiis, die XXI mensis Octobris anno MCMXXIV nata est. Uti puella et iuvenis extremam paupertatem est experta, quae ob nativitatem septem aliorum fratrum gravior facta est, quaeque familiae condiciones oeconomicas magis instabiles reddidit. Praeter inopiam ipsa gravibus ex morbis laboravit, quibus per totam vitam affecta est. Rudimenta tantum elementaria frequentare potuit. Avia materna simplicis et verae fidei exemplis ei magnos religiosos et morales valores communicavit: amorem in Iesum, proximum et naturam. Devotionis nexus, quem Serva Dei a pueritia cum Christo instauravit, omne eius spirituale iter distinguit. Altus officii sensus amorisque erga familiam compulit iuvenem puellam ad magnum responsalitatis pondus mature sumendum, inducens eam ut sive campos coleret sive fratres educaret. Ad quos agmen aliorum puerorum mox adiunctum est ipsi a matribus concreditorum, quae duro opere in campis detinebantur. Nam eam, etiamsi iuvenilis aetatis, ob indolem eius fortem et magnanimam, unicum certum, fidum et amans auxilium considerabant. Haec eius naturalis inclinatio ad amorem in proximum, potissimum indigentiorem, cito in ea vera voluntas facta est pauperiorum aegrotantium et derelictorum ministerio sese dicandi. A iuventute quidem ipsa admodum conscia fuit maximi esse momenti nexum cum Ecclesia, quapropter ab Episcopo postulavit sibi patrem spiritualem, ad quem ipsa humiliter posset vertere ac oboedienter illi parere in christianae perfectionis itinere calcando. Praematura doloris experientia in ea concitavit erga Christum patientem devotionem, singularem generans communionem cum Eius Passione, cuius claram habuit visionem atque participationem ab anno MCMXLIV, ut ipsius vulnera in se receperit. Haec coniunctio eius cum Christo patiente effecit ut Eum in plurimis vultibus hominum patientium agnosceret, quibus ministrare quosque consolari cum amore ac totali deditione conata est usque ad postremum diem vitae suae, omnibus amabilis soror et mater facta. Confestim Venerabilis Serva Dei claram vocationem suam habuit, non tantum ad sponsalem cum Christo coniunctionem, sed etiam ad oblationis, orationis et paenitentiae opus.

Anno MCMXLIX pro fratrum bono ac praesertim sacerdotum victima se obtulit; haec peculiaris condicio secum ferebat tacitam acceptationem omnium mentis et corporis aerumnarum, quae revera fere rituali numero in Mariam se refundebant. Cito vitam suam mutari vidit in quoddam genus « passionis liturgiae », quam ipsa vixit sensu magnanimae participationis Passionis Domini, in clara, constanti et conscia meditatione de morte, cui omni ictu serene se parabat et offerebat. Progrediente aetate eius valetudo in peius usque versa est, quod tamen multiformi et magnanimae beneficae suae navitati minime obsistit, quam nempe explicabat aegrotos visitando, noctu eis in valetudinariis et sanatoriis assidendo, pecuniam et primae necessitatis genera pro multis familiis pauperibus colligendo ac praecipue pupillos apud instituta vel familias accipiendo. Firma fides eius in gravioribus quoque difficultatibus eiusque vis consolationis valebant ad serenitatem iniciendam et fiduciam in divina misericordia infundere etiam iis qui gravibus condicionibus moralibus affligebantur, morbis haud curabilibus, et moribundis. Augescens cardiopathia, quae anno MCMLXXI grave infartum provocavit, eiusque valetudo in peius versa actuosam eius industriam imminuerunt. Vixit in infirmitatis et difficultatis condicione, cui additae sunt incomprehensiones quas ipsa serena indulgentia tulit. Post menses gravium passionum noctu XXX mensis Ianuarii anno MCMLXXX Rhodigii animam suam Deo reddidit.

Augescente fama sanctitatis, in dioecesi Adriensi-Rhodigiensi effecta est Inquisitio dioecesana super virtutibus heroicis, cuius validitas agnita est per Decretum Congregationis de Causis Sanctorum die XXV mensis Maii anno MMI. Consultores theologi congregati in Sessione Peculiari die XXIV mensis Iunii anno MMXI faverunt huic sententiae; idemque iudicarunt Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die VI mensis Martii insequentis anni. Deinde praebita est quaedam sanatio mirabilis habita, quam Consultores medici die V mensis Iulii anno MMXII censuerunt scientifice inexplicabilem. Consultores theologi in Congresu Peculiari die XIX mensis Novembris eiusdem anni hanc sanationem intercessioni Venerabilis Servae Dei adscripserunt; eandem sententiam tulerunt Paires Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria die IX mensis Aprilis anno MMXIII. Exinde facultatem fecimus Congregationi de Causis Sanctorum ut hac de re Decretum ederet atque decrevimus ut beatificationis ritus die VII mensis Septembris eiusdem anni Rhodigii perficeretur. Hodie igitur Rhodigii de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, S.D.B., Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Servam Dei Mariam Bolognesi in Beatorum numerum adscribimus:

Nos, vota Fratris Nostri Lucii Soravito de Franceschi, Episcopi Adriensis-Rhodigiensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Dei Serva María Bolognesi, laica, quae, caritatis Evangelio fulta, in corpore spirituque dolentium serva facta est, Iesum Crucifixum imitata, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die tricesima mensis Ianuarii, qua in caelum nata est, in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die VII mensis Septembris, anno MMXIII, Pontificatus Nostri primo.

De mandato Summi Pontificis
loco Secretarii Status

PETRUS PAROLIN
Archiepiscopus tit. Aquipendiensis