Maria Crocifissa del Divino Amore (Maria Gargani)
(1892-1973)
- 23 maggio
Religiosa, insegnante, fondatrice della Congregazione delle Suore Apostole del Sacro Cuore; prima figlia spirituale di padre Pio da Pietrelcina a salire agli onori degli altari, è stata una vera apostola nel campo scolastico e parrocchiale
Maria Crocifissa del Divino Amore (al secolo: Maria Gargani), nacque a Morra Irpina (oggi Morra De Sanctis), in provincia di Avellino, il 23 dicembre 1892.
La sua Prima Comunione ha una storia singolare: poiché la famiglia - pur di comprovata fede religiosa - non si decideva, un giorno lei, approfittando della presenza in paese di un gruppo di missionari, si confessa e, mescolandosi alle ragazze candidate a ricevere Gesù Eucaristia, la fa da sola. Tornata a casa lo rivela ai genitori che non possono che commuoversi e affidarla silenziosamente alle benedizioni del Signore che tanto amava.
Ultima di otto figli, di cui le più grandi quasi tutte maestre diplomate, e con un padre che in paese chiamavano “o’ professore”, a Maria viene naturale frequentare le magistrali e, nel 1913, dopo aver superato il concorso, iniziare a insegnare. In lei, però, c’è qualcosa di più, qualcosa di speciale. Inizia a insegnare catechismo e a occuparsi dell’istruzione dei poveri; in un periodo in cui ancora in Italia il prezioso manuale pedagogico di Maria Montessori non è stato diffuso, lei, una sconosciuta qualunque, utilizza ogni mezzo tecnologico a disposizione per ravvivare le sue docenze ed è subito successo: qualunque siano i contenuti che veicola, infatti, le sue lezioni sono affollatissime.
La sua strada appare segnata, eppure Maria è inquieta e quando prega chiede ripetutamente a Gesù di non farle scegliere la propria vita, ma di fare a ogni costo la Sua volontà. Si consacra a Lui, fa voto di castità nell’intimo della sua stanza, rinuncia a ogni vanità femminile e intensifica la partecipazione ai sacramenti.
”Sia da laica, come terziaria francescana e come apostola dell’Azione cattolica – ricorda il cardinale Angelo Amato – sia da religiosa, come Superiora generale della Congregazione da lei fondata, fu instancabile e coraggiosa nel testimoniare la fede in tutti gli ambienti, soprattutto in quelli della scuola pubblica e delle zone rurali. Sapeva unire la vita contemplativa, fatta di preghiera e di sacrificio, con quella attiva, interamente protesa a edificare e conquistare le anime con l’esempio, la parola e la preghiera”.
La fede di Maria trova ben presto un ottimo riferimento spirituale in due cappuccini che parleranno di lei a padre Pio, il quale risponderà da subito: “Quell’anima è molto cara a Gesù”. Nel 1916 tra Maria e padre Pio inizia, dunque, un’intensa corrispondenza: fin dalla prima lettera lei gli rivela il suo proposito di farsi suora; scrive al frate, ma è come se scrivesse a Gesù in persona. Lui, però, non è d’accordo sulla chiusura in convento di quest’anima, che perciò diventa sempre più inquieta e assillata dai dubbi. Nel 1918, tra i due, il primo incontro: padre Pio si ferma a San Marco La Catola quasi un mese e colei che è ormai una sua figlia spirituale, si reca in convento quasi ogni giorno per attingere alla sua saggezza e alle grazie che il Signore gli concede. Prosegue, poi l’epistolario – in tutto 67 lettere – che s’interromperà nel 1923, quando il Sant’Uffizio vieterà al cappuccino ogni rapporto con i suoi “figliocci”.
Le incertezze, gli scrupoli e le timidezze del carattere di Maria, che la accompagnarono per tutta la vita, furono certo frutto della natura, ma anche del difficile itinerario che dovette percorrere la sua vocazione prima di vedersi realizzata. Come riferisce ancora il porporato, una testimone afferma che “tra le virtù che caratterizzarono tutta la sua fisionomia spirituale, in modo speciale c’era la carità.
Da questa virtù basilare sbocciarono, come fiori a contatto del sole, tutte le altre virtù”. Inizialmente indirizzata verso le Brigidine, rinuncerà per la succitata contrarietà di padre Pio; penserà poi alle Mantellate e ad altre congregazioni, finché, nel 1933, avverte dentro di sé un’ispirazione che diventa certezza: fondare una nuova istituzione che collabori con i sacerdoti per far rifiorire i valori cristiani. Si chiamerà Apostole del Sacro Cuore e inizialmente sarà una Pia Unione, non proprio un istituto religioso.
Finalmente anche padre Pio è d’accordo: “Questa è la volontà di Dio, fa’ presto ad andare dal vescovo, è bello, è bello”, dice, infondendo un tale incoraggiamento nell’animo di Maria che arriverà a definire il Santo frate co-fondatore della futura congregazione. Di colpo dinanzi al sogno di Maria si aprono tutte le porte: nel 1936 la novella Pia Unione – con sede nel Santuario di Maria Ss. della Sanità a Volturara Appula - apre un asilo per i bambini, un doposcuola per i ragazzi e una scuola professionale per le giovani donne che saranno avviate alla professione di maestra, quindi un laboratorio femminile; si occupa, inoltre, delle pulizie della parrocchia, del coro, dell’assistenza ai poveri, della cura di malati e moribondi.
Nel 1945 arriva il trasferimento a Napoli e il primo nulla osta vescovile: Maria Gargani diventa finalmente suor Maria Crocifissa del Divino Amore. Nel 1946, però, il Vaticano respinge una prima volta la richiesta di trasformare l’Unione in istituto religioso femminile di diritto diocesano e nel 1949 una seconda, invitando le sodali a chiedere l’ammissione in un altro istituto già approvato. Le apostole dovranno aspettare il 1956 per diventare suore: finalmente ottengono l’erezione canonica e Maria Crocifissa sarà la loro Madre fino al 1971, quando il Signore le concederà la grazia di vedere l’amato istituto camminare sulle proprie gambe prima di tornare alla Casa del Padre nel 1973.
Questa l’eredità spirituale che lascia la nuova Beata alle sue consorelle secondo il cardinale Amato: “Il suo anelito alla santità attraverso un amore sincero e fedele al Sacro Cuore. Diceva che lavorava solo per Lui e che per Lui sarebbe stata capace di gettarsi nel fuoco”.
PAPA FRANCESCO
ANGELUS
Piazza San Pietro
Solennità del Corpus Domini
Domenica, 3 giugno 2018
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi in molti Paesi, tra i quali l’Italia, si celebra la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, o, secondo la più nota espressione latina, la solennità del Corpus Domini. Il Vangelo ci riporta le parole di Gesù, pronunciate nell’Ultima Cena con i suoi discepoli: «Prendete, questo è il mio corpo». E poi: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti» (Mc 14,22.24). Proprio in forza di quel testamento d’amore, la comunità cristiana si raduna ogni domenica, e ogni giorno, intorno all’Eucaristia, sacramento del Sacrificio redentore di Cristo. E attratti dalla sua presenza reale, i cristiani lo adorano e lo contemplano attraverso l’umile segno del pane diventato il suo Corpo.
Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia, mediante questo Sacramento così sobrio e insieme così solenne, noi facciamo esperienza della Nuova Alleanza, che realizza in pienezza la comunione tra Dio e noi. E in quanto partecipi di questa Alleanza, noi, pur piccoli e poveri, collaboriamo a edificare la storia come vuole Dio. Per questo, ogni celebrazione eucaristica, mentre costituisce un atto di culto pubblico a Dio, rimanda alla vita e alle vicende concrete della nostra esistenza. Mentre ci nutriamo del Corpo e Sangue di Cristo, siamo assimilati a Lui, riceviamo in noi il suo amore, non per trattenerlo gelosamente, bensì per condividerlo con gli altri. Questa logica è inscritta nella Eucaristia riceviamo in noi il suo amore e lo ondividiamo con gli altri. Questa è la logica eucaristica. In essa infatti contempliamo Gesù pane spezzato e donato, sangue versato per la nostra salvezza. E’ una presenza che come fuoco brucia in noi gli atteggiamenti egoistici, ci purifica dalla tendenza a dare solo quando abbiamo ricevuto, e accende il desiderio di farci anche noi, in unione con Gesù, pane spezzato e sangue versato per i fratelli.
Pertanto, la festa del Corpus Domini è un mistero di attrazione a Cristo e di trasformazione in Lui. Ed è scuola di amore concreto, paziente e sacrificato, come Gesù sulla croce. Ci insegna a diventare più accoglienti e disponibili verso quanti sono in cerca di comprensione, di aiuto, di incoraggiamento, e sono emarginati e soli. La presenza di Gesù vivo nell’Eucaristia è come una porta, una porta aperta tra il tempio e la strada, tra la fede e la storia, tra la città di Dio e la città dell’uomo.
Espressione della pietà eucaristica popolare sono le processioni con il Santissimo Sacramento, che nell’odierna solennità si svolgono in tanti paesi. Anch’io questa sera, a Ostia – come fece il Beato Paolo VI 50 anni fa – celebrerò la Messa, a cui seguirà la processione con il Santissimo Sacramento. Invito tutti a partecipare, anche spiritualmente, mediante la radio e la televisione. Che la Madonna ci accompagni in questo giorno.
Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Ieri, a Napoli, è stata proclamata Beata Suor Maria Crocifissa del Divino Amore, al secolo Maria Gargani, fondatrice delle Suore Apostole del Sacro Cuore. Figlia spirituale di Padre Pio, è stata una vera apostola nel campo scolastico e parrocchiale. Il suo esempio e la sua intercessione sostengano le sue figlie spirituali e tutti gli educatori. Alla nuova Beata un applauso, tutti: la salutiamo!
Mi unisco ai miei fratelli Vescovi del Nicaragua nell’esprimere dolore per le gravi violenze, con morti e feriti, compiute da gruppi armati per reprimere proteste sociali. Prego per le vittime e per i loro familiari. La Chiesa è sempre per il dialogo, ma questo richiede l’impegno fattivo a rispettare la libertà e prima di tutto la vita. Prego perché cessi ogni violenza e si assicurino le condizioni per la ripresa al più presto del dialogo.
Saluto tutti voi, pellegrini provenienti dall’Italia e da diversi Paesi. In particolare, quelli di Helsinki, Huelva (Spagna), Peuerbach (Austria), e della Croazia. Saluto i fedeli di Caturano e Palermo, come pure la società “Siderinox” di Abbiategrasso e i cresimandi di Corridonia.
Un saluto speciale rivolgo ai fedeli riuniti oggi a Sotto il Monte, con il Vescovo di Bergamo, nell’anniversario di morte di San Giovanni XXIII. La peregrinatio in terra bergamasca delle spoglie di questo Pontefice, tanto amato dal popolo, possa suscitare in tutti generosi propositi di bene.
E a tutti voi auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!