Maria dell’Immacolata Concezione Salvat y Romero

Maria dell’Immacolata Concezione Salvat y Romero

(1926-1998)

Beatificazione:

- 18 settembre 2010

- Papa  Benedetto XVI

Canonizzazione:

- 18 ottobre 2015

- Papa  Francesco

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 31 ottobre

Vergine, religiosa, Superiora Generale della Congregazione delle Suore della compagnia della Croce

  • Biografia
  • Omelia
  • Lettera Apostolica
“Nella casa di Dio non ci sono servizi più umili di altri, tutti sono alti”

 

 

VITA  E  OPERE

 

 

    La Beata Maria dell’Immacolata Concezione nacque a Madrid (Spagna), il 20 febbraio del 1926, in una famiglia cristiana e di buona posizione sociale e culturale; fu battezzata il 27 febbraio dello stesso anno. Frequentò l’Istituto della Beata Vergine Maria delle Madri Irlandesi di Madrid. Il 24 maggio del 1932, dopo aver ricevuto una accurata preparazione, ricevette la prima Comunione.

    Una durissima prova colpì la sua famiglia nel 1936. In Spagna era scoppiata la guerra civile. Suo padre dovette allontanare rapidamente tutta la famiglia da Madrid perché abitavano in un quartiere benestante, il quartiere Salamanca, obiettivo sicuro dei mili­ziani marxisti. Per sfuggire alla persecuzione la famiglia dovette affron­tare molte e gravi difficoltà per poter raggiungere San Sebastián, dove si stabilirono fino al momento in cui poterono rientrare a Madrid. In questo periodo la Beata continuò i suoi studi presso il Collegio della Compagnia di Maria e qui ricevette il sacramento della cresima. Terminata la guerra civile, la famiglia Salvat ritornò a Madrid, stabilendosi di nuovo nel quartiere Salamanca che stava recuperando poco a poco la normalità e cercando di cancellare le tristi cicatrici della guerra civile.

    L’Istituto della Beata Vergine Maria riaprì le sue porte nell’anno 1939-1940. Maria Salvat continuerà i suoi studi in questo istituto fino alla maturità superiore (1943-1944). Data la sua esemplarità ricevette la Medaglia di Figlia di Maria il 10 dicembre del 1943. Si accostava con frequenza ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia con gran frutto e coltivò una filiale devozione alla Santissima Vergine Maria che onorava ogni giorno con la preghiera del Santo Rosario. In questo periodo, con le sue amiche frequentava la Residenza delle Sorelle dei Poveri per aiutare a dar da mangiare agli anziani. La domenica con sua sorella Margherita e le amiche impartiva la catechesi in parrocchia. I bambini le volevano molto bene perché era piena di bontà e aveva molta pazienza con loro. Visitava anche le case di alcuni poveri, soccorrendoli e incoraggiandoli nella loro solitudine.

    L’amore verso i poveri determinò la sua opzione per l’Istituto delle Sorelle della Compagnia della Croce, fondato da Santa Angela della Croce a Siviglia nel 1875, dedicato ad assistere, nelle loro case, gli ammalati e le famiglie più misere. L’8 dicembre del 1944, all’età di 18 anni, entrò nel suddetto Istituto e il 9 di giugno del 1945, iniziò il noviziato, vivendo con gioia il carisma delle Sorelle della Compagnia della Croce e mostrandosi come una religiosa modello. Emise i Voti temporali il 27 giugno 1947 e compiuto il periodo canonico, fu ammessa alla Professione perpetua, emettendo i suoi Voti il 9 dicem­bre del 1952. L’Istituto dirigeva scuole elementari in varie città; in un primo momento i Superiori le affidarono la direzione della scuola elementare di Lopera (Jaén), quindi passò a quella di Valla­do­lid, per ultimo diresse le elementari di Estepa (Siviglia); fu nominata Supe­riora della casa di Estepa, submaestra delle novizie, maestra delle novizie, Provinciale ad experimentum, Consigliera generale, Superiora della casa di Villanueva del Rio y Minas (Siviglia).

    Nelle case dove risiedette, diffuse semplicità, gioia e bontà, senza mettere mai in evidenza la sua posizione sociale né il benessere della sua casa, accettando con gioia e spirito di sacrificio le privazioni che la sua vocazione le imponeva, soprattutto quelle che dovette af­frontare in alcune case dell’Istituto particolarmente povere o nell’am­biente degli ammalati che assisteva. Sempre fedele alle regole del suo Istituto che inculcava con il suo esempio, stimolando le Sorelle all’osservanza della disciplina nella comunità.

    L’11 febbraio 1977, fu eletta Superiora Generale, ufficio che mantenne fino alla morte, avvenuta il 31 ottobre 1998; fu infatti rieletta nel Capitolo Generale del 13 maggio 1983, rieletta e postulata nei successivi del 17 settembre 1989 e del 4 ottobre 1995.

    Compì quest’incarico con tutte le difficoltà che esso comporta. In un dialogo sereno e tenendo in grande considerazione il loro punto di vista, chiedeva sempre il parere delle Sorelle del Consiglio Generalizio sui problemi da risolvere, anche quando non era necessario; si preoccupò innanzi tutto della crescita e della formazione spirituale delle Sorelle organizzando corsi di formazione permanente, insistendo nella lettura spirituale, in particolare nella lettura e riflessione dei documenti del Concilio e della Santa Sede; preparò con accuratezza i Capitoli Generali; programmò le visite canoniche con diligenza per poter ottenere un rinnovamento spirituale a livello comunitario: erano giorni di intensa preghiera e studio, in un clima di unione e di gioia. Organizzò nella Casa Madre ritiri per le Superiore e vari gruppi di esercizi spirituali ai quali potevano partecipare tutte le Suore, stimo­lando così l’unione di tutto l’Istituto. Con gran sacrificio, coraggio e fede nella divina provvidenza, realizzò 7 nuove fondazioni, una delle quali nel Sud d’Italia. Si preoccupò di esortare e istruire le Sorelle per mezzo di lettere circolari (in totale 152 lettere), con le quali infondeva nelle religiose i seguenti principi: fedeltà a Cristo, fedeltà al Vangelo, alla Santissima Vergine come Regina e Madre della Compagnia della Croce; fedeltà alla Chiesa e al suo Magistero, in particolare ai documenti pontifici; fedeltà alla fondatrice, Santa Angela della Croce, della quale promosse e portò a buon fine la beatificazione; fedeltà alle Regole e alle sane tradizioni della Compagnia.

    Mantenne sempre una fede serena perfino nelle difficoltà. Visse i profondi cambi della vita religiosa richiesti dal Concilio, però la sua visione soprannaturale delle cose, il suo amore alla Chiesa, la sua intelligenza e chiarezza di idee, le permisero di conservare integro il carisma dell’Istituto.

    La sua spiritualità era profondamente marcata da una grande fedeltà e amore alla volontà di Dio. Visse sempre abbandonata in Dio, totalmente disposta a compiere la sua volontà, sperava tutto da Lui, sperava nel suo aiuto tanto per il presente come per il futuro. Era solita dire che il Signore completa ciò che noi non siano capaci di fare. Affrontava le difficoltà, grandi e piccole, con una grande pace e serenità, frutto di quel suo abbandono nelle mani di Dio.

    La sua vita era mossa esclusivamente dall’amore al Signore. Era solita dire: “La riparazione deve scaturire spontaneamente dal nostro cuore, spingendoci al sacrificio, alla rinuncia..., pur di conseguire che gli uomini si convertano a Dio. Come, allora, pesare, misurare e contare il poco che facciamo?

    Pertanto il suo era un amore che andava di pari passo con il sacrificio, mossa dal desiderio di configurarsi con Cristo Crocifisso. Nessuno la sentì mai lamentarsi di qualcuno o di qualcosa.

    Durante la sua vita godette di buona salute e, nel 1994, quando i medici le diagnosticarono un carcinoma, la Beata informò personal­mente l’Istituto; visse i suoi ultimi quattro anni accettando con serenità e conformità la volontà divina e svolgendo normalmente tutte le attività che come Superiora Generale le incombevano. Effettivamente, il 31 agosto del 1998, cioè due mesi prima della sua morte, con la malattia in uno stato già molto avanzato, volle visitare le case d’Argentina, alle quali giunse con febbre alta, realizzando nonostante tutto la visita canonica delle due case.

    Al rientro dall’Argentina, l’oncologo le comunicò che le rimaneva poco tempo da vivere. Con una grande pace e serenità, la Serva di Dio gli domandò: “Quanti mesi?” Il medico non rispose; domandò di nuovo: “Quante settimane?” Il medico mantenne ancora il silenzio. Allora comprese la vicinanza della morte ed esclamò: “Che gioia, andiamo alla casa del Signore!”. Il medico rimase profondamen­te sorpreso da quella reazione per cui la Beata gli disse che da 50 anni si stava preparando per quel momento.

    Svolse i suoi obblighi di Madre Generale fino alla fine; quello stesso giorno, il 29 ottobre, nel pomeriggio, a pochissime ore dalla sua morte, facendo uno sforzo enorme, durante la mezz’ora di lettura spirituale di comunità, spiegò alle Sorelle in cosa consiste la vera povertà di spirito e come deve viverla una Sorella della Croce.

    Il 31 ottobre 1998, attorno alle ore 8, incominciò a spegnersi lentamente, dolcemente, senza dire una parola, dolce e soave come era stata la sua vita; alle 9,30 volò alla casa del Padre. Fu seppellita il 2 novembre; il funerale fu presieduto dall’Arcivescovo di Siviglia, Mons. Carlos Amigo Vallejo, in una concelebrazione di 49 sacerdoti; tutti furono ammirati dall’esaltazione che la Beata riceveva da parte della Chiesa. Una gran moltitudine accorse ai suoi funerali, testimo­niando la sua fama di santità.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della Beatificazione

 

    Data la diffusione della fama di santità, il 16 dicembre del 1999, il Consiglio Generale delle Sorelle della Compagnia della Croce inviò una istanza all’Arcivescovo di Siviglia chiedendo la dispensa del tempo legale per iniziare il Processo diocesano per la canonizzazione della Serva di Dio. Il Cardinale non oppose la minima difficoltà, però la Congregazione delle Cause dei Santi non considerò opportuno concedere la dispensa. Ciò nonostante fu nominato un Postulatore, il quale, in conformità con l’Art. 16 a) delle Normae servandae, sollecitò la costituzione del tribunale diocesano per interrogare quanto prima, una serie di testimoni ad futuram rei memoriam. Questo processo ebbe luogo dal 5 gennaio al 7 febbraio 2001.

    Trascorsi i cinque anni dalla morte della Serva di Dio, il 9 dicembre 2003, la Santa Sede concesse il Nihil Obstat per procedere all’apertura del processo che ebbe inizio il 20 febbraio 2004 e si concluse il 15 novembre del 2004.

    Il 17 gennaio 2009, Benedetto XVI promulgò il decreto sull’eroi­cità delle virtù.

    Nel 2004, nel paese di La Palma del Condado (Huelva), avvenne un miracolo attribuito all’intercessione della Serva di Dio.

    L’apertura dell’Inchiesta diocesana fu celebrata a Siviglia il 4 novembre 2005. La validità della suddetta investigazione fu riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 13 dicembre 2006.

    La Consulta Medica del Dicastero, nella sessione del 2 luglio 2009, riconobbe la guarigione rapida, completa e duratura, inspiegabile alla luce delle attuali conoscenze mediche. Il 5 dicembre 2009 ebbe luogo il Congresso dei Consultori Teologi che diede risultato positivo, confermato il 2 marzo del 2010 dai Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria.

    Il 27 marzo 2010, fu promulgato il Decreto sul miracolo. La cerimonia della beatificazione ebbe luogo a Siviglia il 18 settembre 2010.

 

b) In vista della Canonizzazione

 

    In vista della canonizzazione, il 24 giugno 2013 fu costituito a Siviglia un Tribunale diocesano per l’inchiesta canonica su una presunta guarigione miracolosa da una gravissima encefalopatia anossica cronicizzata causata da un arresto cardiorespiratorio extra-ospe­daliero della durata di 27 minuti, secondario a una cardiomiopatia dilatativa con grave disfunzione del ventricolo sinistro.

    Il 6 novembre 2014, la Consulta Medica riconobbe all’unanimità l’inspiegabilità scientifica della guarigione.

    Il 20 gennaio del 2015 ebbe luogo il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi della Congregazione delle Cause dei Santi per discutere gli aspetti teologici del presunto miracolo. All’unanimità fu espresso parere affermativo, ravvisando, così nell’evento in esame un miracolo operato da Dio per intercessione della Beata Maria dell’Immacolata Concezione.

    I Cardinali e i Vescovi nella Sessione Ordinaria del 14 aprile 2015 hanno giudicato il caso in esame un vero miracolo attribuito al­l’intercessione della Beata.

    Il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto sul miracolo.

SANTA MESSA E CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
- VINCENZO GROSSI
- MARIA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
- LUDOVICO MARTIN E MARIA AZELIA GUÉRIN

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Piazza San Pietro
XXIX Domenica del Tempo Ordinario, 18 ottobre 2015

 

Le Letture bibliche ci presentano oggi il tema del servizio e ci chiamano a seguire Gesù nella via dell’umiltà e della croce.

Il profeta Isaia delinea la figura del Servo di Jahwé (53,10-11) e la sua missione di salvezza. Si tratta di un personaggio che non vanta genealogie illustri, è disprezzato, evitato da tutti, esperto nel soffrire. Uno a cui non attribuiscono imprese grandiose, né celebri discorsi, ma che porta a compimento il piano di Dio attraverso una presenza umile e silenziosa e attraverso il proprio patire. La sua missione, infatti, si realizza mediante la sofferenza, che gli permette di comprendere i sofferenti, di portare il fardello delle colpe altrui e di espiarle. L’emarginazione e la sofferenza del Servo del Signore, protratte fino alla morte, si rivelano feconde, al punto tale da riscattare e salvare le moltitudini.

Gesù è il Servo del Signore: la sua vita e la sua morte, interamente nella forma del servizio (cfr Fil 2,7), sono state causa della nostra salvezza e della riconciliazione dell’umanità con Dio. Il kerigma, cuore del Vangelo, attesta che nella sua morte e risurrezione si sono adempiute le profezie del Servo del Signore. Il racconto di san Marco descrive la scena di Gesù alle prese con i discepoli Giacomo e Giovanni, i quali – supportati dalla madre – volevano sedere alla sua destra e alla sua sinistra nel regno di Dio (cfr Mc 10,37), rivendicando posti d’onore, secondo una loro visione gerarchica del regno stesso. La prospettiva in cui si muovono risulta ancora inquinata da sogni di realizzazione terrena. Gesù allora dà un primo “scossone” a quelle convinzioni dei discepoli chiamando il suo cammino su questa terra: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete … ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra, non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato (vv. 39-40). Con l’immagine del calice, Egli assicura ai due la possibilità di essere associati fino in fondo al suo destino di sofferenza, senza tuttavia garantire i posti d’onore ambiti. La sua risposta è un invito a seguirlo sulla via dell’amore e del servizio, respingendo la tentazione mondana di voler primeggiare e comandare sugli altri.

Di fronte a gente che briga per ottenere il potere e il successo, per farsi vedere, di fronte a gente che vuole siano riconosciuti i propri meriti, i propri lavori, i discepoli sono chiamati a fare il contrario. Pertanto li ammonisce: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore» (vv. 42-44). Con queste parole indica il servizio quale stile dell’autorità nella comunità cristiana. Chi serve gli altri ed è realmente senza prestigio esercita la vera autorità nella Chiesa. Gesù ci invita a cambiare mentalità e a passare dalla bramosia del potere alla gioia di scomparire e servire; a sradicare l’istinto del dominio sugli altri ed esercitare la virtù dell’umiltà.

E dopo aver presentato un modello da non imitare, offre sé stesso quale ideale a cui riferirsi. Nell’atteggiamento del Maestro la comunità troverà la motivazione della nuova prospettiva di vita: «Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (v. 45). Nella tradizione biblica il Figlio dell’uomo è colui che riceve da Dio «potere, gloria e regno» (Dn 7,14). Gesù riempie di nuovo senso questa immagine e precisa che Egli ha il potere in quanto servo, la gloria in quanto capace di abbassamento, l’autorità regale in quanto disponibile al totale dono della vita. È infatti con la sua passione e morte che Egli conquista l’ultimo posto, raggiunge il massimo di grandezza nel servizio, e ne fa dono alla sua Chiesa.

C’è incompatibilità tra un modo di concepire il potere secondo criteri mondani e l’umile servizio che dovrebbe caratterizzare l’autorità secondo l’insegnamento e l’esempio di Gesù. Incompatibilità tra ambizioni, arrivismi e sequela di Cristo; incompatibilità tra onori, successo, fama, trionfi terreni e la logica di Cristo crocifisso. C’è invece compatibilità tra Gesù “esperto nel patire” e la nostra sofferenza. Ce lo ricorda la Lettera agli Ebrei, che presenta Cristo come il sommo sacerdote che condivide in tutto la nostra condizione umana, eccetto il peccato: «Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (4,15). Gesù esercita essenzialmente un sacerdozio di misericordia e di compassione. Egli ha fatto l’esperienza diretta delle nostre difficoltà, conosce dall’interno la nostra condizione umana; il non aver sperimentato il peccato non gli impedisce di capire i peccatori. La sua gloria non è quella dell’ambizione o della sete di dominio, ma è la gloria di amare gli uomini, assumere e condividere la loro debolezza e offrire loro la grazia che risana, accompagnarli con tenerezza infinita, accompagnarli nel loro tribolato cammino.

Ognuno di noi, in quanto battezzato, partecipa per parte propria al sacerdozio di Cristo; i fedeli laici al sacerdozio comune, i sacerdoti al sacerdozio ministeriale. Pertanto, tutti possiamo ricevere la carità che promana dal suo Cuore aperto, sia per noi stessi sia per gli altri: diventando “canali” del suo amore, della sua compassione, specialmente verso quanti sono nel dolore, nell’angoscia, nello scoraggiamento e nella solitudine.

Coloro che oggi sono stati proclamati Santi, hanno costantemente servito con umiltà e carità straordinarie i fratelli, imitando così il divino Maestro. San Vincenzo Grossi fu parroco zelante, sempre attento ai bisogni della sua gente, specialmente alle fragilità dei giovani. Per tutti spezzò con ardore il pane della Parola e divenne buon samaritano per i più bisognosi.

Santa Maria dell’Immacolata Concezione, attingendo dalle sorgenti della preghiera e della contemplazione, visse in prima persona con grande umiltà il servizio agli ultimi, con una attenzione particolare ai figli dei poveri e agli ammalati.

I santi coniugi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin hanno vissuto il servizio cristiano nella famiglia, costruendo giorno per giorno un ambiente pieno di fede e di amore; e in questo clima sono germogliate le vocazioni delle figlie, tra cui santa Teresa di Gesù Bambino.

La testimonianza luminosa di questi nuovi Santi ci sprona a perseverare sulla strada del servizio gioioso ai fratelli, confidando nell’aiuto di Dio e nella materna protezione di Maria. Dal cielo ora veglino su di noi e ci sostengano con la loro potente intercessione.

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

BENEDICTUS  XVI

ad perpetuam rei memoriam

 

    «Fili mi, ne obliviscaris legis meae, et praecepta mea cor tuum custodiat; longitudinem enim dierum et annos vitae et pacem apponent tibi. Misericordia et veritas te non deserant» (Prv 3, 1-3).

 

    Sapiens Israel vir discipulum suum adhortatur ut doctrinam acceptam conservet uti pretiosum thesaurum caute contrectandum, quandoquidem in eo fructuosum ac locuplens suae aliorumque vitae propositum inveniet. Veritas huius propositi, experientia humana com­probati divinaque inspiratione illuminati, luculenter patet e vita, spiri­tualitate et operibus Servae Dei Mariae ab Immaculata Conceptione, in saeculo Mariae Isabellae Salvat y Romero.

    Serva Dei die XX mensis Februarii anno MCMXXVI Matriti nata est e familia opibus bene ditata. Sequenti die, ad baptismalem fontem ecclesiae paroecialis Dominae Nostrae a Conceptione est adducta, ubi nomen Mariae Isabellae assumpsit. Convictus domesticus spiritu religioso valde informatus necnon instructionis eius primordia virtu­tibus christianis eam penitus imbuerunt, quas prudentius fovit apud Scholam maternam Matritensem Beatae Virginis Mariae a sororibus Hiberniis administratam et ab aetate puellari frequentatam.

    Anno MCMXXXVI, civile bello hispanico exardescente, familia in Lusitaniam se contulit, sed, duobus post annis, rediit in patriam, pri­mum in oppidum Vasconicum Sebastianopolim, deinde in urbem Matritum.

    Hos per annos Maria Isabella omnes dotes personales ac culturales excolebat quibus parabatur ad vitam socialem commode agendam, magni aestimatam ob mediam civium classem ex qua prove­niebat. Ipsa vero vocationem ad vitam consecratam lucide percipere incepit ut, petitione praehabita, anno MCMXLIV uti Postulans exciperetur in Congregationem Sororum Societatis Crucis. Sequenti anno habitum religiosum induit et novitiatum iniit, sumpto nomine Sororis Mariae ab Immaculata Conceptione a Cruce.

    Tempore formationis, illa iam magno studio, spiritu sacrificii et vitae integritate eminuit. Praecipue ostendit amorem paupertatis, conversationem humilem et integram et validum oboedientiae spiritum. Anno MCMXLVII vota religiosa nuncupavit.

    Perpensa eius humana et spirituali formatione, commissa est illi administratio collegii loci Lopera prope Giennum, quam alia secuta sunt munera in urbibus Vallisoleto et Estepa; et alia quoque in aliis Congregationis domibus. Insuper nominata est Moderatrix Provin­cialis, deinde Consiliaria Generalis, ac tandem Moderatrix Generalis Instituti. Sancta Sede approbante, ter electa est ad hoc grave officium, quod, arduis temporibus post Concilium Vaticanum II, valde onerose erat gerendum. Nihilominus illa vires impendit ad accommodandas Constitutiones Instituti ita ut charisma primigenium custodiretur ac magni existimaretur per fidelitatem erga Evangelium necnon Magi­sterium Ecclesiae, per dimensionem eucharisticam et Marialem, per adaequationem ad traditionem et hodiernum rerum prospectum Ecclesiae et societatis. Soror Maria observabat fidelitatem non tam­quam tediosam repetitionem commendatarum formularum, sed veluti desiderium efficax ad munera quae Dominus ei dedit adimplenda. Omnibus in rerum adiunctis oculos convertebat ad Sanctam Angelam a Cruce, Congregationis Sororum Societatis a Cruce Fundatricem, uti inexhaustum fontem fidelitatis erga traditio­nem, dum Congregatio renovabatur.

    Peculiari studio formationem continuam sororum curabat ut illis incertis annis testimonium vitae suae enitesceret atque exemplum fortitudinis pro multis earum exstaret. Sollicitam se gessit ad provehendas vocationes, quarum fructus etiam visibiliter obvenerunt, eo ut Serva Dei alias domos religiosas in aliis oppidis Hispaniae et Italiae constituere cogeretur.

    Laeta et mitis animo, spiritum fiduciae et communionis in Instituto fovit; in primis eius solida spiritalitas intentiones actionesque eius movebat. Actuosam experientiam religiosam demonstravit, viva cognitione praesentiae Dei exercitam; Eius voluntatem indesinenter quaesivit, fontibus orationis et contemplationis nutrita. Promptam se praebuit ad necessitates aliorum, praesertim egentiorum, solvendas, et ad difficultates hodiernae societatis tractandas. Animum ita ad perfectionem intendit, ut assiduam attingeret ac fervidam humanarum et christianarum virtutum exercitationem.

    Detecto tumore, sectioni chirurgicae anno MCMXCIV subiecta est. Mira docilitate magnaque animi fortitudine morbum oppetivit atque quattuor per annos liberali animo suam operam exercere perrexit. Postremis vitae diebus, quo maiore afficiebatur dolore, eo maiorem fiduciam in Dei benevolentia renovavit atque se ad Sponsum occurrendum paravit.

    Pie obiit die XXXI mensis Octobris anno MCMXCVIII apud Almam Domum Hispalensem. Celebrationem exsequiarum participa­verunt innumeri sacerdotes, religiosae et christifideles, quod famam sanctitatis iam in Servae Dei vita recognitam confirmavit.

    Quam ob famam, Processus Ordinarius apud curiam Hispalen­sem a die XX mensis Februarii anno MMIV ad diem XV mensis Novembris eiusdem anni instructus est, cuius validitatem Congregatio pro Causis Sanctorum approbavit per Decretum die II mensis Iulii anno MMV editum. Apparata Positione, die VI mensis Iunii MMVIII Congressus Peculiaris actus est Consultorum Theologorum, qui professi sunt Servam Dei heroum in modum virtutes theologales, cardinales iisque adnexas exercuisse. Idem edixerunt Patres Cardinales et Episcopi in Congregatione Ordinaria die II mensis Decembris anno MMVIII congregati.

    Nos Ipsi, vota Congregationis de Causis Sanctorum excipientes rataque habentes, mandavimus ut Decretum super heroicis Servae Dei virtutibus die XVII mensis Ianuarii anno MMIX conscriberetur. Ad beatificationis causam exhibita est sanatio puellae, iam sectioni chirurgicae ob cordis aegrotationem nativam subiectae, a diuturno damno cerebrali postanoxico. Die vero primo mensis Iulii anno MMIX Consilium Medicum eiusdem Congregationis unanimiter censuit eamdem sanationem ultra naturae vires et leges contigisse, atque Congressus Peculiaris Consultorum Theologorum, die V mensis Decembris anno MMIX actus, illam miram sanationem intercessioni Venerabilis Servae Dei attribuit. Idem iudicium protulerunt Patres Cardinales et Episcopi in Congregatione Ordinaria die VII mensis Martii anno MMX habita. Quapropter Nos Ipsi mandavimus ut Congregatio de Causis Sanctorum Decretum de re promulgaret. Statuimus quoque ut Beatificationis ritus Hispali in Hispania celebraretur die XVIII mensis Septembris anno MMX.

    Hodie igitur Hispali de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Amato, Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Venerabilem Servam Dei Mariam ab Immaculata Conceptione, in saeculo Mariam Isabellam Salvat y Romero, in Beatorum numeram adscribimus:

    Nos, vota Fratris Nostri Ioannis Iosephi Asenjo Pelegrina, Archiepiscopi Metropolitae Hispalensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabilis Serva Dei Maria ab Immaculata Conceptione, in saeculo Maria Isabella Salvat y Romero, virgo, Antistita Generalis Congregationis Sororum Societatis a Cruce, quae, sapientia Crucis illuminata, vitam suam indigentibus et aegro­tantibus iuvandis christianaeque iuventuti instituendae dicavit, Beatae nomine in posterum appelletur, eiusque festum die tricesima prima Octobris, qua in caelum est nata, in locis et modis iure statutis quotan­nis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti.

    Quod autem decrevimus, volumus et nunc et in posterum tempus vim habere, contrariis rebus quibuslibet non obsistentibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XVIII mensis Septembris, anno MMX, Pontificatus Nostri sexto.

 

 

De mandato Summi Pontificis

Tharsicius Card. Bertone

Secretarius  Status

 

Loco   Sigilli

In Secret. Status tab., n. 146.706