Maria Eugenia di Gesù Milleret
(1817-1898)
- 10 marzo
Vergiine, fondatrice della Congregazione delle Religiose dell’Assunzione per l’educazione cristiana delle giovani
Nata a Metz nel 1817 in una famiglia agiata, Anne Eugénie Milleret non sembrava per niente destinata ad aprire un nuovo cammino spirituale nella Chiesa di Francia.
Suo padre, seguace di Voltaire e liberale, è un ricco banchiere e s’interessa di politica più che della famiglia, tuttavia le conversazioni con gli amici liberali influiscono nell’animo della giovane Anna Eugenia. Sua madre cura la sua educazione e le imprime un carattere forte e un gran senso del dovere. Anna Eugenia è intelligente e molto sensibile, l’ambiente familiare sviluppa in lei curiosità intellettuale, interesse per le questioni sociali e una visione aperta delle cose e del mondo. Quest’educazione senza Chiesa, senza Cristo, senza scuola, si allea a una grande libertà e a un altrettanto grande senso di responsabilità.
Come la sua contemporanea George Sand, Anna Eugenia va a Messa nei giorni di festa, secondo l’uso dell’alta società del suo tempo, e riceve i sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma sa poco della fede. Il giorno della sua prima comunione fa un’esperienza mistica il cui senso però al momento le sfugge, solo più tardi la riconoscerà come l’esperienza fondante del suo cammino di appartenenza a Cristo e alla Chiesa.
Vive una giovinezza felice, ma non le sono risparmiate le sofferenze. Suo padre fa fallimento e perde le banche e il patrimonio di famiglia; in seguito a ciò i genitori si separano e Anna Eugenia deve abbandonare la casa della sua infanzia per andare a Parigi con sua madre, mentre il suo fratello preferito, Luigi, andrà con il padre.
A Parigi, sua madre muore di colera. Anna Eugenia, a soli 15 anni, si ritrova in balia di se stessa, agitata da un turbinio di pensieri, sola in una società frivola e superficiale.
Attraverso una ricerca angosciosa e quasi disperata della verità arriva alle soglie della sua conversione assetata d’infinito e di trascendenza.
A 19 anni partecipa ai quaresimali a Notre Dame predicati dal Padre Lacordaire, un domenicano ardente, bravo oratore che conosce bene il suo tempo. Egli sa quali sono le domande, le aspirazioni, gli ideali dei giovani suoi contemporanei e sa anche quanto poco conoscano Cristo e la sua Chiesa. La sua parola è fatta per toccare il cuore di Anna Eugenia, essa risponde a tutte le sue domande, risveglia la sua generosità. Anna Eugenia vede il Cristo come il Liberatore universale e il suo Regno sulla terra realizzarsi in una società fraterna e giusta. “Ero veramente convertita, scriverà, e avevo concepito il desiderio di consacrare tutte le mie forze o meglio tutta la mia debolezza a questa Chiesa che sola ormai ai miei occhi aveva quaggiù il segreto e la potenza del bene”.
Nello stesso periodo, Anna Eugenia incontra un altro ardente predicatore, il Padre Combalot, che sceglie come suo confessore. Questi si rende conto che ha davanti a sé una creatura d’élite e la sceglie all’istante come fondatrice della Congregazione che sogna per l’educazione delle giovani. Egli è convinto che solo attraverso l’educazione si potrà evangelizzare le intelligenze, rendere cristiane le famiglie e così trasformare la società. Anna Eugenia accetta questo progetto come volontà di Dio per lei e si lascia guidare e formare dal padre Combalot.
A 22 anni diventa fondatrice delle Religiose dell’Assunzione la cui missione è di annunciare Gesù Cristo, di farlo conoscere ed amare, e di lavorare all’estensione del Regno di dio negli individui e nella società. Nel 1839, con altre due giovani, inizia una vita di comunità, di preghiera e di studio in un modesto appartamento della rue Ferou, vicinissimo alla Chiesa di san Sulpicio. Nel 1841, è aperta la prima scuola con l’aiuto di Madame de Chateaubriand, del padre Lacordaire, di Montalembert e dei loro amici.
Maria Eugenia e le sue prime sorelle vogliono unire la tradizione e la novità, i tesori della spiritualità e della saggezza della Chiesa a una forma di vita religiosa e di educazione capace di rispondere alle esigenze degli spiriti moderni. Si tratta di assumere i valori del proprio tempo e, insieme, di inscrivere i valori evangelici nella nuova cultura dell’era dell’industrializzazione e della scienza. La congregazione svilupperà una spiritualità centrata su Cristo e l’Incarnazione, tenendo insieme una vita profondamente contemplativa e un impegno apostolico intenso.
Maria Eugenia di Gesù ha amato il suo tempo con ardore e ha partecipato attivamente agli avvenimenti della storia, ne ha saputo cogliere la novità e ha avuto il coraggio di entrarvi.
Ma la sua missione fondamentale è stata quella di stabilire nella Chiesa la sua famiglia religiosa e assicurarne la vitalità profonda. Lo ha fatto attraverso l’insegnamento dei capitoli monastici settimanali, il discernimento delle vocazioni, la redazione delle Costituzioni. Dal 1840 al 1888, anno dell’approvazione definitiva della Regola da parte di Roma, Maria Eugenia ha continuato a precisare il suo pensiero e a definire i mezzi che avrebbero permesso alle sue figlie di vivere l’appello del Signore in fedeltà e senza deviazioni.
Gli ultimi anni della sua vita sono anni di diminuzione fisica progressiva, d’umiltà e di silenzio; tutta la sua vita si concentra su Gesù Cristo. Il 9 marzo 1898 riceve per l’ultima volta l’Eucaristia e nella notte del 10 si addormenta dolcemente nel Signore. Sarà beatificata da S.S. Paolo VI, il 9 febbraio 1975 a Roma.
CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI:
GIORGIO PRECA,
SZYMON Z LIPNICY,
KAREL VAN SINT ANDRIES HOUBEN,
MARIE EUGÉNIE DE JÉSUS MILLERET
OMELIA DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI
Piazza San Pietro
Solennità della Santissima Trinità
Domenica, 3 giugno 2007
Cari fratelli e sorelle,
celebriamo oggi la solennità della Santissima Trinità. Dopo il tempo pasquale, dopo aver rivissuto l’avvenimento della Pentecoste, che rinnova il battesimo della Chiesa nello Spirito Santo, volgiamo per così dire lo sguardo verso “i cieli aperti” per entrare con gli occhi della fede nelle profondità del mistero di Dio, Uno nella sostanza e Trino nelle persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Mentre ci lasciamo avvolgere da questo sommo mistero, ammiriamo la gloria di Dio, che si riflette nella vita dei Santi; la contempliamo soprattutto in quelli che poc’anzi ho proposto alla venerazione della Chiesa universale: Giorgio Preca, Szymon di Lipnica, Karel van Sint Andries Houben e Marie Eugénie de Jésus Milleret. A tutti i pellegrini, qui convenuti per rendere omaggio a questi testimoni esemplari del Vangelo, rivolgo il mio cordiale saluto. Saluto, in particolare, i Signori Cardinali, i Signori Presidenti delle Filippine, di Irlanda, di Malta e di Polonia, i venerati Fratelli nell’Episcopato, le Delegazioni governative e le altre Autorità civili, che prendono parte a questa celebrazione.
Nella prima Lettura, tratta dal Libro dei Proverbi, entra in scena la Sapienza, che sta al fianco di Dio come assistente, come “architetto” (8,30). Stupenda è la “panoramica” sul cosmo osservato con i suoi occhi. La Sapienza stessa confessa: “Mi ricreavo sul globo terrestre, / ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo” (8,31). E’ in mezzo agli esseri umani che essa ama dimorare, perché in essi riconosce l’immagine e la somiglianza del Creatore. Questa relazione preferenziale della Sapienza con gli uomini fa pensare ad un celebre passo di un altro libro sapienziale, il Libro della Sapienza: “La sapienza – vi leggiamo – è un’emanazione della potenza di Dio /… Pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova / e attraverso le età entrando nelle anime sante, / forma amici di Dio e profeti” (Sap 7,25-27). Quest’ultima suggestiva espressione invita a considerare la multiforme e inesauribile manifestazione della santità nel popolo di Dio lungo i secoli. La Sapienza di Dio si manifesta nel cosmo, nella varietà e bellezza dei suoi elementi, ma i suoi capolavori, dove realmente appare molto più la sua bellezza e la sua grandezza, sono i santi.
Nel brano della Lettera dell’apostolo Paolo ai Romani troviamo un’immagine simile: quella dell’amore di Dio “riversato nei cuori” dei santi, cioè dei battezzati, “per mezzo dello Spirito Santo” che è stato loro donato (cfr Rm 5,5). E’ attraverso Cristo che passa il dono dello Spirito, “Persona-amore, Persona-dono”, come l’ha definito il Servo di Dio Giovanni Paolo II (Enc. Dominum et vivificantem, 10). Per mezzo di Cristo, lo Spirito di Dio giunge a noi quale principio di vita nuova, “santa”. Lo Spirito pone l’amore di Dio nel cuore dei credenti nella forma concreta che aveva nell’uomo Gesù di Nazaret. Si realizza così quanto dice san Paolo nella Lettera ai Colossesi: “Cristo in voi, speranza della gloria” (1,27). Le “tribolazioni” non sono in contrasto con questa speranza, anzi, concorrono a realizzarla, attraverso la “pazienza” e la “virtù provata” (Rm 5,3-4): è la via di Gesù, la via della Croce.
Nella medesima prospettiva, della Sapienza di Dio incarnata in Cristo e comunicata dallo Spirito Santo, il Vangelo ci ha suggerito che Dio Padre continua a manifestare il suo disegno d’amore mediante i santi. Anche qui, accade quanto abbiamo già notato a proposito della Sapienza: lo Spirito di verità rivela il disegno di Dio nella molteplicità degli elementi del cosmo – siamo grati per questa visibilità della bellezza e della bontà di Dio negli elementi del cosmo - e lo fa soprattutto mediante le persone umane, in modo speciale mediante i santi e le sante, dove traspare con grande forza la sua luce, la sua verità, il suo amore. In effetti, “l’immagine del Dio invisibile” (Col 1,15) è propriamente solo Gesù Cristo, “il Santo e il Giusto” (At 3,14). Egli è la Sapienza incarnata, il Logos creatore che trova la sua gioia nel dimorare tra i figli dell’uomo, in mezzo ai quali ha posto la sua tenda (cfr Gv 1,14). In Lui è piaciuto a Dio riporre “ogni pienezza” (cfr Col 1,19); o, come dice Egli stesso nel brano evangelico odierno: “Tutto quello che il Padre possiede è mio” (Gv 16,15). Ogni singolo Santo partecipa della ricchezza di Cristo ripresa dal Padre e comunicata a tempo opportuno. E’ sempre la stessa santità di Gesù, è sempre Lui, il “Santo”, che lo Spirito plasma nelle “anime sante”, formando amici di Gesù e testimoni della sua santità. E Gesù vuol fare anche di noi degli amici suoi. Proprio in questo giorno apriamo il nostro cuore perché anche nella nostra vita cresca l’amicizia per Gesù, così che possiamo testimoniare la sua santità, la sua bontà e la sua verità.
Un amico di Gesù e testimone della santità che viene da Lui fu Giorgio Preca, nato a La Valletta nell’isola di Malta. Fu un sacerdote tutto dedito all’evangelizzazione: con la predicazione, con gli scritti, con la guida spirituale e l’amministrazione dei Sacramenti e prima di tutto con l’esempio della sua vita. L’espressione del Vangelo di Giovanni “Verbum caro factum est” orientò sempre la sua anima e la sua azione, e così il Signore ha potuto servirsi di lui per dar vita ad un’opera benemerita, la “Società della Dottrina Cristiana” – grazie per il vostro impegno! -, che mira ad assicurare alle parrocchie il servizio qualificato di catechisti ben preparati e generosi. Anima profondamente sacerdotale e mistica, egli si effondeva in slanci d’amore verso Dio, verso Gesù, la Vergine Maria e i Santi. Amava ripetere: “Signore Dio, quanto ti sono obbligato! Grazie, Signore Dio, e perdonami, Signore Dio!”. Una preghiera che potremmo ripetere anche noi, della quale potremmo appropriarci. San Giorgio Preca aiuti la Chiesa ad essere sempre, a Malta e nel mondo, l’eco fedele della voce del Cristo, Verbo incarnato.
Nowy święty, Szymon z Lipnicy, wielki syn ziemi polskiej i świadek Chrystusa o duchowości św. Franciszka z Asyżu, żył w odległych czasach, ale właśnie dziś jest dany Kościołowi jako aktualny wzór chrześcijanina, który – zainspirowany duchem Ewangelii – gotów jest oddać życie za braci. Tak też, przepełniony miłosierną miłością, którą czerpał z Eucharystii, nie ociągał się z niesieniem pomocy chorym dotkniętym zarazą, która i jego doprowadziła do śmierci. Dziś w sposób szczególny zawierzamy jego opiece tych, którzy cierpią z powodu ubóstwa, choroby, osamotnienia i niesprawiedliwości społecznej. Przez jego wstawiennictwo prosimy dla nas o łaskę wytrwałej, czynnej miłości do Chrystusa i do braci.
[Il novello santo, Simone da Lipnica, grande figlio della terra polacca, testimone di Cristo e seguace della spiritualità di San Francesco d’Assisi, è vissuto in epoca lontana, ma proprio oggi è proposto alla Chiesa come modello attuale di un cristiano che – animato dallo spirito del Vangelo – è pronto a dedicare la vita per i fratelli. Così, colmo della misericordia che attingeva dall’Eucaristia, non esitò a portare l’aiuto ai malati colpiti dalla peste, contraendo tale morbo che condusse alla morte anche lui. Oggi in modo particolare affidiamo alla sua protezione coloro che soffrono a causa della povertà, della malattia, della solitudine e dell’ingiustizia sociale. Tramite la sua intercessione chiediamo per noi la grazia dell’amore perseverante ed attivo, per Cristo e per i fratelli.]
“The love of God has been poured into our hearts by the Holy Spirit which has been given us.” Truly, in the case of the Passionist priest, Charles of Saint Andrew Houben, we see how that love overflowed in a life totally dedicated to the care of souls. During his many years of priestly ministry in England and Ireland, the people flocked to him to seek out his wise counsel, his compassionate care and his healing touch. In the sick and the suffering he recognized the face of the Crucified Christ, to whom he had a lifelong devotion. He drank deeply from the rivers of living water that poured forth from the side of the Pierced One, and in the power of the Spirit he bore witness before the world to the Father’s love. At the funeral of this much-loved priest, affectionately known as Father Charles of Mount Argus, his superior was moved to observe: “The people have already declared him a saint.”
["L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato". In verità, nel caso del sacerdote passionista, Karel van Sint Andries Houben, osserviamo come quell'amore sia stato profuso in una vita totalmente dedicata alla cura delle anime. Nel corso dei numerosi anni di ministero sacerdotale in Inghilterra e Irlanda, il popolo si recò da lui alla ricerca di consigli saggi, della sua sollecitudine compassionevole e del suo tocco taumaturgico. Nella malattia e nella sofferenza egli riconobbe il volto di Cristo crocifisso, alla cui devozione aveva dedicato la sua intera vita. Attinse in abbondanza dai torrenti di acqua viva sgorgante dal fianco del Trafitto, e con la forza dello Spirito rese testimonianza di fronte al mondo dell'amore del Padre. Durante le esequie di questo sacerdote molto amato, chiamato affettuosamente Padre Charles di Mount Argus, il suo Superiore osservò: "La gente lo ha già dichiarato santo".]
Marie-Eugénie Milleret nous rappelle tout d’abord l’importance de l’Eucharistie dans la vie chrétienne et dans la croissance spirituelle. En effet, comme elle le souligne elle-même, sa première communion fut un temps fort, même si elle ne s’en aperçut pas complètement à ce moment-là. Le Christ, présent au plus profond de son cœur, travaillait en elle, lui laissant le temps de marcher à son rythme, de poursuivre sa quête intérieure qui la conduirait jusqu’à se donner totalement au Seigneur dans la vie religieuse, en réponse aux appels de son temps. Elle percevait notamment l’importance de transmettre aux jeunes générations, en particulier aux jeunes filles, une formation intellectuelle, morale et spirituelle, qui ferait d’elles des adultes capables de prendre en charge la vie de leur famille, sachant apporter leur contribution à l’Église et à la société. Tout au long de sa vie elle trouva la force pour sa mission dans la vie d’oraison, associant sans cesse contemplation et action. Puisse l’exemple de sainte Marie-Eugénie inviter les hommes et les femmes d’aujourd’hui à transmettre aux jeunes les valeurs qui les aideront à devenir des adultes forts et des témoins joyeux du Ressuscité. Que les jeunes n’aient pas peur d’accueillir ces valeurs morales et spirituelles, de les vivre dans la patience et la fidélité. C’est ainsi qu’ils construiront leur personnalité et qu’ils prépareront leur avenir.
[Marie-Eugénie Milleret ci ricorda prima di tutto l'importanza dell'Eucaristia nella vita cristiana e nella crescita spirituale. In effetti, come lei stessa sottolinea, la sua Prima Comunione fu un tempo forte, anche se non se ne rese completamente conto in quel momento. Cristo, presente nel più profondo del suo cuore, operava in lei, lasciandole il tempo di procedere a suo ritmo, di continuare la sua ricerca interiore che l'avrebbe portata a donarsi totalmente al Signore nella vita religiosa, in risposta agli appelli del suo tempo. Percepiva in particolare l'importanza di trasmettere alle giovani generazioni, soprattutto alle ragazze, una formazione intellettuale, morale e spirituale, che avrebbe fatto di esse adulte capaci di occuparsi della vita della loro famiglia, sapendo apportare il proprio contributo alla Chiesa e alla società. Nel corso della sua esistenza trovò la forza per la sua missione nella vita di preghiera, associando incessantemente contemplazione e azione. Possa l'esempio di santa Marie-Eugénie invitare gli uomini e le donne di oggi a trasmettere ai giovani i valori che li aiuteranno a divenire adulti forti e testimoni gioiosi del Risorto! Che i giovani non abbiano paura di accogliere questi valori morali e spirituali, di viverli nella pazienza e nella fedeltà! È così che edificheranno la loro personalità e prepareranno il loro futuro.]
Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie a Dio per le meraviglie che ha compiuto nei Santi, nei quali risplende la sua gloria. Lasciamoci attrarre dai loro esempi, lasciamoci guidare dai loro insegnamenti, perché tutta la nostra esistenza diventi, come la loro, un cantico di lode a gloria della Santissima Trinità. Ci ottenga questa grazia Maria, la Regina dei Santi, e l’intercessione di questi quattro nuovi “Fratelli maggiori” che oggi con gioia veneriamo. Amen.
BEATIFICAZIONE DI MADRE MARIE-EUGÉNIE MILLERET
OMELIA DEL SANTO PADRE PAOLO VI
9 febbraio 1975
Salute a Voi, Venerati Fratelli, diletti Figli e Figlie, che assiepate festanti questa Basilica in occasione della beatificazione di Madre Marie-Eugénie Milleret, Fondatrice delle Religiose dell'Assunzione. Prima di fissare lo sguardo in lei, nella sua figura e nel suo messaggio di palpitante attualità - come faremo subito, rivolgendoci in lingua francese a quanti oggi ci ascoltano - ci piace rilevare il valore tutto particolare di questo avvenimento. Abbiamo già celebrato, fin dal solenne inizio dell'Anno Santo, indimenticabili momenti di pienezza di vita ecclesiale; ma questa è la prima beatificazione del Giubileo, che non solo impreziosisce il coro felice delle sue celebrazioni esterne, quanto illumina il suo stesso significato essenziale, sostanziale, programmatico, quale l'abbiamo delineato a tutta la Chiesa: la riconciliazione, il rinnovamento, il primato dello spirituale, il fervore della carità, il dilatarsi dell'apostolato: «a tutti gli uomini di buona volontà - abbiamo scritto nella Bolla d'indizione - la Chiesa vuole indicare, col messaggio dell'Anno Santo, la dimensione verticale della vita che assicura il riferimento di tutte le aspirazioni ed esperienze ad un valore assoluto e veramente universale, senza del quale è vano sperare che l'umanità ritrovi un punto di unificazione, una garanzia di vera libertà» (Apostolorum Limina, I; AAS 66, 1974, p. 293). Ebbene, la figura che oggi proponiamo all'attenzione del mondo e alla venerazione della Chiesa è, come le altre che seguiranno, l'esemplificazione vivente di questo programma, arduo nelle sue esigenze severe ma eloquente nella sua efficacia, nella irradiazione dei suoi risultati sul piano sociale e umano. È l'immagine suadente che la santità - a cui tanto fortemente richiama l'Anno per antonomasia Santo - è non solo possibile a umane forze, ma reale, ma vera, ma presente in mezzo al mondo, nascosta, forte e benefica. Questa la grande, introduttiva lezione del rito che stiamo celebrando.
Il Santo Padre prosegue poi in francese.
Frères bien aimés et chers Fils,
En ce jour si attendu de tous, Notre cceur vibre à l'unisson du votre, alors que Nous célébrons les mérites de Mère Marie- Eugénie Milleret. Nous vous saluons d'abord, chères religieuses de l'Assomption, chères élèves et anciennes élèves de leurs Maisons d'éducation, et tous leurs amis venus de France et du monde entier. Nous voulons également saluer à un titre particulier le Cardinal Archevêque de Paris, Cité où la Bienheureuse mûrit son projet de vocation et implanta ses premières fondations. Il a lui-même contribué à faire connaître sa personnalité. Nous sommes heureux de lui confier ce matin la présidence de cette célébration eucharistique, au cœur même de 1'Eglise du Christ que Mère Milleret a passionnément aimée. Mais d'abord, faut-il rappeler ce qu'est une béatification? C'est une déclaration officielle du Saint-Siège, qui vient après un long examen et permet à une Eglise donnée ou à une famille religieuse particulière, de rendre un culte à un Serviteur ou à une Servante de Dieu, jugé digne d'un si grand honneur.
Notez-le bien: il s'agit d'un culte sacré, en étroite dépendance du Culte que nous rendons à Dieu le Père, par le Christ, dans l'Esprit- Saint. Lui seul est Saint: «Tu solus Sanctus!». C'est en Lui que le culte des bienheureux trouve sa seule source. «Mirabilis Deus in sanctis suis». C'est ce qui fait d'ailleurs l'intérêt sans commune mesure de l'histoire des Saints. Si la biographie des grands hommes, des personnalités singulières, sont pour nous l'objet d'une étude profitable ou même d'admiration, combien plus la connaissance des vies humaines dans lesquelles transparaissent l'image même de Dieu et son action, autrement dit cette beauté et cette perfection que nous appelons la sainteté. Mais quelle est donc cette figure que 1'Eglise présente aujourd'hui à notre vénération? En refermant la biographie de Mère Marie- Eugénie, Nous avons éprouvé l'érmeveillement qui naît de la certitude que Dieu agissait puissamment dans son âme, et de manière inattendue. En effet, à la différence d'une sainte Thérèse de Lisieux portée très tôt vers le don total par la foi remarquable de ses parents et l'exemple de ses sœurs déjà rentrées au monastère, la petite Anne-Eugénie Milleret, née à Metz en mil-huit-cent-dix-sept est fille d'un père acquis aux idées de Voltaire et d'une mère sans grande conviction religieuse. C'est en recevant l'Eucharistie pour la première fois, le 25 décembre mil-huit-cent-vingt-neuf, qu'elle fera cependant une expérience intime, rapide, inexplicable, inoubliable de «l'infinie grandeur de Dieu et de la petitesse humaine». Quelle lumière pour ceux qui douteraient de l'opportunité de la Pastorale de l'Enfance!
Anne-Eugénie va commencer une route qu'elle identifiera progressivement et vivra de plus en plus profondément, jusqu'à sa mort, en mil-huit-cent-quatre-vingt-dix-huit. Des épreuves particulièrement nombreuses l'associeront à la Passion et à la Résurrection du Christ: la disparition précoce de son frère Charles et de sa sœur Elisabeth, l'écroulement complet de la fortune familiale, la séparation de ses parents, la mort de sa mère très chère, victime du choléra. Cette adolescente de quinze ans, privée du soutien maternel, placée dans une famille mondaine de Châlons et ensuite chez des cousins habitant Paris, traverse des crises de solitude et de tristesse. Ces souffrances écrasantes amplifient ses interrogations angoissées sur le sens de la vie et de la mort, et la prédisposent aussi à écouter la voix du Seigneur. Les conférences de carême du Père Lacordaire résonnent alors dans le cœur d'Anne-Eugénie. Plus tard, elle l'écrira elle-même au célèbre dominicain: «Votre parole répondait à toutes mes pensées . . . me donnait une générosité nouvelle, une foi que rien ne devait plus faire vaciller . . . J'étais réellement convertie, et j'avais conçu le désir de donner toutes mes forces, ou plutôt toute ma faiblesse à cette Eglise qui seule désormais avait à mes yeux le secret et la puissance du bien» (Cfr. M.-D. POINSENET, Feu vert . au bout d'un siècle, éd. Saint-Paul, Paris-Fribourg 1971, p. 20). Et très souvent elle répétera: «Ma vocation date de Notre-Dame» (Ibid.).3
Mais comment la réaliser? Cette jeune fille mûrie plus que d'autres par la vie, énergique, extrêmement ouverte aux besoins sociaux de son temps, admire vivement les catholiques qui ont pris conscience des mutations de leur époque: La Mennais, Montalembert, Ozanam, Cazalès, Veuillot. Dans ses notes intimes, elle avoue: «je rêvais d'être un homme pour être comme eux profondément utile». Certes, l'égoïsme et la médiocrité de son propre milieu social la consternent, et pourtant elle voudrait contribuer à poser des structures nouvelIes de liberté, de justice, de fraternité. Elle rejoint en cela I'effort du catholicisme social du dix-neuvième siècle, après la tourmente révolutionnaire et dans une Eglise demeurée, dans son ensemble, très nostalgique du passé. Or voici que se précise le plan mystérieux du Seigneur. Un autre prêtre, débordant de zèle, 1'Abbé Combalot, repère les qualités exceptionnelles de sa pénitente et ne tarde pas à lui dévoiler son projet de fondation d'une Congrégation dédiée à Notre-Dame de l'Assomption, dont les membres allieraient la contemplation et l'éducation. Elle aura pourtant à souffrir de l'autoritarisme de son conseiller, au point de devoir s'en affranchir. Mais la Providence lui ménagea le soutien éclairé du célèbre Abbé d'Alzon, qui devait bientôt fonder lui-même les Pères de l'Assomption. Autre épreuve: l'autorité ecclésiastique manifeste des inquiétudes pour un projet qui ne semble pas réaliste. Mère Marie-Eugénie demande un délai de réflexion.
Et sa réponse sera d'ouvrir à Paris le premier pensionnat de la Congrégation au printemps de mil-huit-cent-quarante-deux. Le petit arbre qui avait failli mourir pousse bientôt des racines au-delà de la France, jusqu'en Afrique du Sud, en Angleterre, en Espagne, en Italie, en Océanie, aux Philippines. N'est-il pas remarquable de voir la Congrégation trouver dès son départ une dimension internationale? Aujourd'hui, mille-huit-cents religieuses travaillent activement au règne du Christ, stimulées par l'exemple de leur Mère. Il est temps maintenant de regarder en face l'originalité de cette famille religieuse. Mère Marie-Eugénie tient souverainement à ce qu'elle maintienne deux axes essentiels: l'adoration et l'éducation. Ce qu'elle résumera plus tard en deux devises: «Laus Deo», et «Adveniat regnum tuum». Elle s'en explique: «Des religieuses vouées par vocation à l'éducation ont plus que d'autres besoin de se retremper dans la prière» (Cfr. M.-D. POINSENET, Feu vert . . . au bout d'un siècle, éd. Saint-Paul, Paris-Fribourg 1971, p. 90). Elle rejoint ici Thérèse d'Avila: «ne serait-ce pas une vaine prétention de vouloir arroser un jardin en cessant de capter les eaux du puits ou de la rivière?».
«En cherchant quelle doit être la marque la plus caractéristique de notre Institut, poursuit notre bienheureuse, je me trouve toujours arrêtée à cette pensée qu'en tout et de toutes manières, nous devons être adoratrices et zélatrices des droits de Dieu. Vous êtes filles de l'Assomption. Ce mystère, qui est plus du ciel que de la terre, est 'un mystère d'adoration . . . S'il y a jamais eu une adoratrice en esprit et vérité, c'est bien la Sainte Vierge» (Cfr. M.-D. POINSENEJ, Feu vert . . . au boat d'un siècle, éd. Saint-Paul, Paris-Fribourg 1971, p. 191). Foi, silence, oraison, union, sont des mots qui reviennent spontanément dans ses confidences et ses directives. Et à sa suite un véritable peuple d'adoratrices atteste que Dieu est plus que tout, et cherche dans la prière prolongée la signification et la fécondité de son action. En somme, Mère Milleret, qui a laissé converger vers elle et vers ses filles la spiritualité de saint Benoît, de saint Jean de la Croix et de saint Ignace, veut 'une famille religieuse passionnée de continuer le mystère du Christ priant et enseignant. L'Evangile ne nous montre-t-il pas le Christ s'imposant des temps de solitude et de prière prolongées, pour converser avec Dieu, son Père, et rentrer dans son projet de salut du monde? Aujourd'hui où tant d'hommes ne prient plus, où tant d'autres, jeunes et moins jeunes, ont faim et soif de silence et de prière, les religieuses de l'Assomption peuvent beaucoup contribuer à faire découvrir ou retrouver les chemins de la prière, qui sont aussi des chemins de libération pour l'homme moderne écrasé par une civilisation réductrice.
Pour Mère Marie-Eugénie en effet, cette dimension verticale est inséparable d'un engagement au service des hommes. En fait d'engagement, il s'agit principalement de l'éducation des jeunes filles: ce sera le trait caractéristique des religieuses de l'Assomption. En un temps où beaucoup de femmes demeuraient sans instruction ou n'avaient accès qu'à une culture superficielle, Mère Milleret veut une éducation harmonieuse et complète de l'esprit et du cœur. L'œuvre qu'elle conçoit est tout le contraire d'une formation compartimentée, où il y aurait d'un côté les sciences profanes, d'un autre les bonnes manières du monde, d'un autre encore quelques pratiques chrétiennes. Elle vise une éducation de tout l'être dont Jésus-Christ soit le principe d'unité. Cette formation intègre évidemment une culture profonde, digne de son temps, avec des éducatrices très compétentes. Elle insiste non moins sur l'épanouissement des vertus naturelles : simplicité, humilité, droiture, courage, esprit de sacrifice, honneur, bonté, zêle. Elle a l'ambition de former des âmes fortes, qui ne se laisseront pas emporter au vent des mœurs du temps, au gré d'une sensibilité romantique, des instincts, des passions, comme risquerait de la faire une non-directivité comprise selon Rousseau (Cfr. ROUSSEAU, L'esprit de l'Assomption dans I'éducation et l'enseignement, Desdée, Tournai 1910, pp. 120-138). Elle veut éduquer la volonté au vrai sens de la liberté: «Faire connaître le Christ, libérateur et roi du monde, c'est là pour moi le commencement et la fin de l'enseignement chrétien», écrivait- elle à Lacordaire (Cfr. M.-D. POINSENET, o.c., p. 152).
Qui ne le pressent: notre société, comme la sienne, a besoin de ces caractères bien trempés qui permettront aux femmes d'accéder à toutes les responsabilités qui leur reviennent dans la famille et dans la société. Mère Milleret demeurait très soucieuse d'orienter vers l'action caritative et sociale: s'adressant à des jeunes filles d'un milieu aisé, elle ne veut pas qu'elles s'enferment dans un monde frivole et insouciant, quand tant de gens manquent du nécessaire. Elle provoque, chez elles et chez leurs parents, ce qu'on appellerait maintenant une révision de vie. Toute cette éducation, faut-il le redire, veut être imprégnée de foi, axée sur la recherche passionnée de la vérité qui est en Jésus-Christ. La Vierge y est présentée comme le modèle d'une vie toute sanctifiée par l'amour de Dieu. Quelle lumière pour nous chrétiens, qui serions parfois tentés, dans un monde sécularisé, de séparer l'éducation humaine de la foi! Au terme de cet entretien, ne pensez-vous pas que Mère Marie- Eugénie est notre contemporaine, par les problèmes qu'elle a vécus et les solutions qu'elle a tenté d'y apporter? Les saints, parce qu'ils sont les intimes de Dieu, ne vieillissent pas!
Eclatez de joie, chères Sœurs de l'Assomption, et suivez avec une ardeur juvénile les traces de votre Mère! Et vous toutes qui constituez le monde féminin, soyez fières et rendez grâces au Seigneur: la sainteté, cherchée dans tous les états de vie, est la promotion la plus originale et la plus retentissante à laquelle les femmes peuvent aspirer et accéder! Quant à vous, Maîtresses foncièrement dévoués à l'Enseignement Catholique, renouvelez encore votre confiance dans les possibilités étonnantes des communautés éducatives authentiquement chrétiennes ! Et nous nous tournons avec prédilection vers les jeunes si nombreux en cette assemblée: vous êtes en recherche du sens de votre vie, en recherche d'une alliance personnelle avec le Dieu de Jésus-Christ. Pourquoi ne pas prêter une oreille attentive au Seigneur qui appelle des ouvriers radicalement consacrés aux immenses besoins de l'Evangélisation?
Cette cérémonie sera-t-elle sans lendemain? Non! Tous, nous retournerons à nos tâches exigeantes, en emportant la nostalgie à la fois très humble et très ardente de la sainteté! Nous aimerons davantage contempler les merveilles de la grâce divine dans la vie des saints, à la manière dont nos chers Fils de France peuvent admirer le flamboiement du soleil dans les célèbres vitraux de Bourges, de Chartres et de Paris! Avec Notre Bénédiction Apostolique.