Maria Francesca di Gesù (Anna Maria Rubatto)

Maria Francesca di Gesù (Anna Maria Rubatto)

(1844-1904)

Beatificazione:

- 10 ottobre 1993

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 15 maggio 2022

- Papa  Francesco

-

Ricorrenza:

- 6 agosto

Fondatrice della Suore Terziarie Cappuccine di Loano; una migrante, una religiosa, una sorella tra le sorelle, la prima santa dall’Uruguay: visse la sua esistenza nella totale adesione alla chiamata di Dio

 

  • Biografia
  • Lettera Apostolica
  • omelia di beatificazione
Ha imparato non solo a servire i poveri, ma a farsi povera lei stessa

 

VITA  E  OPERE

 

    Santa Maria Francesca di Gesù (al secolo: Anna Maria Rubatto) nasce a Carmagnola, in provincia di Torino (Piemonte), il 14 febbraio 1844. A quattro anni rimane orfana di padre e a diciannove anni perde anche la mamma; in seguito a questi lutti decide di traferirsi a Torino. Fin da piccola coltivava una profonda spiritualità, frutto dell’amore per Dio, imparato nella quotidianità della vita familiare.

    Nella capitale piemontese diventa dama di compagnia della nobile Marianna Scoffone e dal 1864 al 1882 le viene anche in aiuto nella gestione dell’ingente patrimonio. In questi anni dedica la sua vita alle opere di carità, all’insegnamento del catechismo, alla visita agli ammalati del Cottolengo e ai più disagiati della società piemontese.

    Nell’estate del 1883 si reca per cure marine a Loano e un giorno, uscendo dalla chiesa che visitava come sua abitudine tutti i pomeriggi, le capita di ascoltare il pianto e le lamentele di un giovane manovale colpito da una pietra caduta dall’impalcatura che l’aveva ferito in testa. Anna Maria subito lo soccorre, gli lava e cura la ferita e, nel congedarlo, gli dà il denaro equivalente a due giorni di lavoro e lo rimanda a casa affinché si riprenda dall’incidente. La costruzione alla quale stava lavorando quel manovale era destinata ad una comunità femminile per la quale si stava cercando una direttrice: il padre cappuccino Angelico (Martini) da Sestri Ponente, che sosteneva l’iniziativa, subito intuisce in Anna Maria la persona ideale per svolgere quel delicato incarico.

    Anna Maria ascolta con sorpresa la proposta di padre Angelico perché ha ormai 40 anni e una vita ben organizzata, scandita dal lavoro quotidiano, dalla preghiera e dalle opere di carità cristiana. Inizia così un intenso periodo di discernimento confrontandosi con il suo Direttore spirituale e con San Giovanni Bosco con il quale era impegnata nell’oratorio. Finalmente dopo tanto pregare, Anna Maria decide di far parte della nuova famiglia religiosa che andava formandosi. L’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano (nel 1973 l’Istituto assumerà la nuova denominazione di Suore Cappuccine di Madre Rubatto) nasce il 23 gennaio 1885 quando cinque donne iniziano la loro vita comune e di servizio alla Chiesa e al popolo di Dio.

    Anna Maria cambia il suo nome in suor Maria Francesca di Gesù e per mandato di mons. Salvatore Magnasco, Arcivescovo di Genova, è la prima superiora della Comunità. Nel volgersi di soli tre anni l’Istituto inizia la sua espansione con l’apertura di nuove case a Genova-Voltri, Sanremo, Portomaurizio, Levanto. Nel 1892 madre Francesca porta le sue suore a Montevideo in Uruguay e di lì, dopo breve tempo, in Argentina e Brasile. Per ben sette volte attraversa l’oceano per accompagnare, visitare e rincuorare le sue amate figlie. Molti saranno i viaggi tra Argentina e Brasile durante gli otto anni di permanenza in questa parte del mondo. Nel 1899 apre la casa di Altro Alegre nel nord del Brasile, in aiuto alla missione “San Giuseppe della Provvidenza” dei frati minori cappuccini. Dopo solo diciotto mesi dall’arrivo delle suore, il 13 marzo 1901, tutte e sette le religiose saranno uccise insieme ai 4 frati cappuccini, a due terziari e a 240 fedeli, per mano di alcuni indigeni sobillati da loschi personaggi. È un durissimo colpo al cuore per Madre Francesca che tuttavia non si arrende e continua a formare le suore e ad accom­pagnarle nella loro donazione al Signore.

    Nel 1902 Madre Francesca intraprende un nuovo viaggio da Genova a Montevideo. Una visita pastorale che si sarebbe dovuta sviluppare per poche settimane, ma che si prolungò per due anni. A Montevideo sorella morte la visitò il 6 agosto 1904. Lasciò una chiara testimonianza di fedeltà al Vangelo, di amore a Cristo, di servizio alla Chiesa e di donazione ai poveri.

 

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

 

a) In vista della beatificazione

 

    La fama di santità di cui godeva in vita Madre Maria Francesca di Gesù, proseguì e si ampliò dopo la sua morte, per cui il 21 novembre 1941 fu istruito, presso la curia Arcivescovile di Montevideo, il Processo Ordinario che si concluse il 16 maggio 1945. Il 27 gennaio 1947 fu istruito il Processo Ordinario presso la curia Arcivescovile di Genova terminato il 17 aprile 1948. Il 21 novembre 1944 fu istruito il Processo Rogatoriale presso la curia vescovile di Albenga che si chiuse il 28 marzo 1946.

    Il 22 luglio 1952 fu emesso il decreto sugli scritti della Serva di Dio ed il 13 aprile 1967 fu emanato il decreto di Introduzione della Causa. I Processi Apostolici ebbero luogo a Montevideo dal 25 luglio 1967 all’8 settembre 1970 e a Genova dal 10 maggio 1968 al 12 maggio 1970.

    Emesso il decreto di validità giuridica dei Processi Informativi e Apostolici, 12 dicembre 1975, si allestì la Positio per l’iter previsto dalla Congregazione delle Cause dei Santi.

    Il Congresso peculiare dei Consultori Teologi, svoltosi il 22 dicembre 1987 dette risposta positiva al dubbio circa l’esercizio eroico delle virtù. Nel medesimo senso si pronunciò la Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi nella seduta del 12 aprile 1988. La promulgazione del decreto sulle virtù eroiche avvenne alla presenza del Santo Padre il 1° settembre 1988.

    Il fatto straordinario per la beatificazione si era verificato l’8 aprile 1939 e riguardava l’inspiegabile guarigione di un ragazzo colpito da shock settico complicante una sepsi post-tonsillectomia per flogosi purulenta.

    L’Inchiesta diocesana si svolse presso la Curia arcivescovile di Genova nel 1951. La validità giuridica dell’Inchieste fu riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con decreto del 12 novembre 1991.

    La Consulta Medica, l’8 ottobre 1992, ritenne inspiegabile la guarigione.

    Il caso venne esaminato, con esito positivo all’unanimità, dai Consultori Teologi l’11 dicembre 1992.

    Nella seduta della Sessione Ordinaria del 9 marzo 1993, i Cardinali e i Vescovi giudicarono il caso presentato come vero miracolo attribuito all’intercessione della Ven. Maria Francesca di Gesù. La promulgazione del decreto ebbe luogo il 2 aprile 1993.

    La solenne beatificazione si svolse nella basilica vaticana il 10 ottobre 1993.

 

b) In vista della canonizzazione

 

    Il 24 marzo 2000 a Colonia (Uruguay) si verificò l’inspiegabile guarigione di un giovane colpito da trauma cranio-encefalico con grave emorragia subaracnoidea, coma grave, ipertensione endo­cranica e danno assonale diffuso.

    L’Inchiesta diocesana si svolse presso la curia arcivescovile di Montevideo (Uruguay) dal 11 maggio 2005 al 21 agosto 2006.

    Il decreto di validità giuridica fu emesso dalla Congregazione delle Cause dei Santi il 24 maggio 2013.

    La Consulta Medica, il 24 gennaio 2019, espresse unanime­mente parere positivo circa l’inspiegabile assenza di esiti neurologici.

    Il Congresso dei Consultori Teologi si pronunciò il 29 ottobre 2019, sempre all’unanimità e affirmative, circa il miracolo e la sua attribuzione alla Beata Maria Francesca di Gesù. Alle medesime conclusioni giunse la Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi, riunitasi il 18 febbraio 2020.

    Il Santo Padre Francesco poi, il 21 febbraio 2020, ha ratificato il parere dei Cardinali e dei Vescovi, autorizzando la promulgazione del Decreto super miraculo.

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  PP.  II

ad perpetuam rei memoriam

 

    «Haec est virgo prudens quam Dominus vigilantem invenit; advenit sponsus et intravit cum eo ad nuptias» (cf. Mt 25,10).

 

    Deo fidelis, vigilis actuosaque, id est ad opem fratribus praestandam parata, Venerabilis Dei Serva Maria Francisca Rubatto (cui saeculare nomen Anna Maria) totam suam vitam ad ultimis inserviendum impendit, peculiarem simul testans dilectionem quam Deus in parvos humilesque effundit.

    Haec vera Evangelii testis Carmaniolae orta est, in Taurinensi archidioecesi, die XIV mensis Februarii anno MDCCCXLIV Thoma Rubatto et Catharina Pavesio, pietate et christianis moribus claris. Parentibus orbata, adulescens Augustam Taurinorum se contulit, ubi a nobili muliere Maria Anna Scoffone tamquam famula fiducialis recepta est atque ibidem humaniter spiritaliterque adolevit cum se pietatis caritatisque operibus dederet, pauperes praesertim iuvando et derelictos necnon ipsam beneficam feminam moderando.

    Domina Scoffone vita functa, se Loanum contulit feriandi causa atque ibidem Fratrum Capuccinorum templum cum frequentaret, a Domino vocata est ad religiosam vitam. Episcopi dioecesani de mandato antistita facta est, mater et conditrix Instituti Sororum Tertiariarum Capuccinarum Loani, quae hodie Matris Rubatto Sorores Capuccinae nuncupantur.

    Necessitatibus sui temporis ipsa prompte et studiose subvenit. Franciscali spiritalitati quoad proclivitalem ad opitulandum vitam suam optavit, atque usque ad extremum se dedit serviens et amans sine questu. Dei voluntatem semper quaesivit eique alacris et fidelis adhaesit. Firma autem voluntate, constantia et spiritali delectatione, virtutes christianas exercuit et perfectionis eminentem gradum adepta est.

    Maxima in proximum caritate praestitit, quae ex Dei dilectione oritur. Dilectio haec peculiariter in infirmorum famulatum versata est, praesertim domi degentium. «Servae sumus pauperum – suis sororibus dicebat – iisque quodcumque ministerium obire debemus». Cura et de aegrotis sollicitudo, qui praecipue vitam domi traducebant, apostolatum effecerunt, quoniam etiam animae salutem ipsa attingebat et domesticae catechesis copiam dabat.

    Fortis mulier cum esset et rerum cotidianarum curatrix, Provi­dentiae confisa est atque res agendo, itinera saepe faciendo, negotia Instituti tractando, fidem et precationem coluit. «Semper in Ecclesia maneamus non necesse est – asseverabat – deprecari ubique possumus et bonum exemplum praebere».

    Sancti Francisci persequens vestigia, qui evangelicam paupertatem adamavit, pauperibus inservire non modo didicit, sed se ipsam facere pauperem et hanc evangelizationis viam spiritalibus sororibus demonstravit. Instituto augescente, hoc primigenium con­silium in missionarium studium conversum est, quod Matrem Rubatto eiusque opus in Americam Latinam egit, ubi nonnullae eius filiae pauperibus vitam devovendo inservierunt cum esset hoc Congre­gationis officium pro universa Ecclesia.

    Cum Montisvidei versaretur, septichaemia correpta, intestinae appendicis inflammatione orta, omnibus in dolore christianae fortitudinis clarum praebuit exemplum et mirae patientiae. De vita hac in urbe excessit die VI mensis Augusti anno MCMIV, ab aegrotis defleta, a pauperibus suisque sororibus.

    Canonizationis Causa incohata est Processuum canonicorum informativorum celebratione aput Montisvidei archiepiscopalem Curiam, ab anno MCMXLI ad annum MCMXLV; apud Ianuensem Curiam ab anno MCMXLVII ad annum MCMXLVIII. Processus quoque rogatorialis celebratus est apud Curiam Albinganensem ab anno MCMXLI ad annum MCMXLVI.

    Die XIII mensis Aprilis anno MCMXLV Decretum Introductionis Causae prodiit. Precessus Apostolici sunt celebrati: Montisvidei ab anno MCMLXVII ad annum MCMLXX, Genuae ab anno MCMLXVIII ad anno MCMLXX.

    His expletis quae iure praescribuntur, die I mensis Septembris anno MCMLXXXVIII coram Nobis decretum prolungatum est quo agnovimus Venerabilem Dei Servam heroum in modum exercuisse theologales virtutes, cardinales iisque conexas.

    Interea apud Curiam Ianuensem celebratus fuit Processus canonicus de coniecta mira sanatione, quae contigit die VIII mensis Aprilis anno MCMXXXIX quaeque intercessioni huius Venerabilis adscripta est. Eventu consueto de more inquisito, Nobis coram die II mensis Aprilis anno MCMXCIII decretum super miro prodiit.

    Decrevimus igitur ut sollemnis beatificationis ritus Romae die X mensis Octobris eodem anno celebraretur.

    Hodie igitur, in foro ad Basilicam Vaticanam sancti Petri spectante inter Missae solemnia hanc pronuntiavimus formulam:

    «Nos, vota Fratrum nostrorum Rosendi Alvarez Gastón, Episcopi Almeriensis, Angeli Cardinalis Suquía Goicoechea, Ar­chiepiscopi Matritensis, Iosephi Antonii Infantes Florido, Episcopi Cordubensis, Iosephi Gottardi Cristelli, Archiepiscopi Montisvidei, et Oddonis Fusi-Pecci, Episcopi Senogalliensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, Auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Venerabiles Servi Dei Didacus Ventaja Milán, Emmanuel Medina Olmos et septem Socii, Petrus Poveda Castroverde, Victoria Díez y Bustos de Molina, Maria Francisca Rubatto et Maria Crucifixa Satellico Beatorum nomine in posterum appellentur eorumque festum: Didaci Ventaja Milán et Emmanuelis Medina Olmos dei tricesimo mensis Augusti; septem Fratrum Scholarum Christianarum die decimo sexto mensis Novembris; Petri Poveda Castroverde die vicesimo octavo mensis Iulii; Victoriae Díez y Bustos de Molina die duodecimo mensis Augusti; Mariae Franciscae Rubatto die nono mensis Augusti et Mariae Cricifixae Satellico die octavo mensis Novembris in locis et modis iure statutis quotannis celebrari possit.     In nomine Patri et Filii et Spiritus Sancti».

    Quod Autem decrevimus, volumus et nunc et posterum tempus vim habere, contrariis rebus minime quibuslibet officientibus.

    Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die X mensis Octobris, anno MCMXCIII, Pontificatus Nostri quintodecimo.

 

Angelus card. Sodano

Secretarius Status

 

Loco X Sigilli

In Secret. Status tab., n. 338.247.

SANTA MESSA PER LE BEATIFICAZIONI DI TREDICI SERVI DI DIO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza San Pietro - Domenica, 10 ottobre 1993

 

1. “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4, 13).

Sono parole dell’apostolo Paolo, poste oggi dalla Chiesa sulle labbra dei martiri che, nel nostro secolo, in maniera rinnovata, hanno reso testimonianza di una forza sorprendente. Tutto posso in Cristo! In Cristo Crocifisso. La forza redentrice si trova nella sua agonia, nella sua morte, nel suo sacrificio. Questa è la forza dell’amore: un amore più forte della morte; un amore vivificante, che si è rivelato appieno nella risurrezione.

Tutto possiamo in Cristo crocifisso e risorto, ci dicono i nuovi Beati. Egli ci ha donato lo Spirito della definitiva testimonianza e forti di questo Spirito siamo andati incontro alla morte. Possa la nostra morte diventare seme di vita, possa il seme che muore portare frutto.

La Chiesa sente queste parole dei Martiri, che oggi proclama Beati.

Guarda con venerazione alla loro testimonianza. La Chiesa saluta voi, Beati: “Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5, 10).  

2. “A Dios, nuestro Padre, la gloria por los siglos de los siglos”

Con estas palabras de san Pablo, – queridos Hermanos en el Episcopado, dignísimas Autoridades y amadísimos fieles –, se nos hacen presentes los mártires de la Iglesia de España, a los cuales hemos aclamado con gran gozo al ser elevados al honor de los altares. Todos ellos, fieles servidores del Señor, fueron como los enviados del rey, según hemos escuchado en la parábola del Evangelio, a quienes también “ maltrataron hasta matarlos ”. 

Estos enviados fueron los dos Obispos y siete Hermanos de las Escuelas Cristianas, que en Almería recibieron la palma del martirio. Don Diego Ventaja Milán, Obispo de Almería, y Don Manuel Medina Olmos, Obispo de Guadix, fueron, ante todo, la imagen viva del Buen Pastor que ama a las ovejas, que no las abandona en el momento del peligro y que, finalmente, da la vida por ellas.

Y ellos la dieron, siguiendo el ejemplo de Cristo, perdonando a los propios verdugos. Como relataron testigos presenciales, Monseñor Ventaja dijo a los que iban a matarlo: “ Que Dios os perdone como yo os perdono de todo corazón, y que ésta sea la última sangre que derraméis ”.

3. Testigos de Jesucristo fueron también los Hermanos de las Escuelas Cristianas, del colegio La Salle de Almería: Aurelio María, José Cecilio, Edmigio, Amalio, Valerio Bernardo, Teodomiro Joaquín y Evencio Ricardo. Su vida consagrada al Señor, con los tres votos de pobreza, castidad y obediencia, se había ido forjando a través de su trabajo humilde y callado en la enseñanza. Con las mismas palabras de san Pablo habrían podido repetir: “ Sé vivir en pobreza y abundancia. Estoy entrenado para todo y en todo ”. 

Estos Religiosos sabían muy bien, teniendo presentes las enseñanzas y ejemplo de su fundador, san Juan Bautista de La Salle, que estaban expuestos a todo tipo de ultrajes y calumnias, a pesar de su abnegada labor de educar cristianamente a los niños y jóvenes. A este respecto, Aurelio María, al enterarse del martirio de los Hermanos de Turón, en Asturias, exclamaba: “ ¡Qué dicha la nuestra si pudiéramos verter nuestra sangre por tan elevado ideal! Redoblemos nuestro fervor de educadores religiosos y así nos haremos dignos de tal honor ”.

4. Sentimientos parecidos latían en el ánimo del padre Pedro Poveda Castroverde, fundador de la Institución Teresiana, el cual también supo mantener el propio testimonio hasta derramar su sangre. Su máxima aspiración fue siempre responder, como Jesús, a la voluntad del Padre. “ Señor, que yo piense lo que Tú quieres que piense – leemos en sus escritos –; que yo quiera lo que Tú quieres que quiera; que yo hable lo que Tú quieres que hable; que yo obre como Tú quieres que obre ”. 

Del profeta Isaías hemos escuchado: “ La mano del Señor se posará sobre este monte ”.  En efecto, a los pies de la Santina en Covadonga, llevado de su profundo amor a la Virgen María, el nuevo Beato encontró la inspiración de sus anhelos apostólicos, que se centraron en promover la presencia evangelizadora de los cristianos en el mundo, principalmente desde el campo de la enseñanza y de la cultura, con un espíritu de profundo sentido eclesial, de fidelidad sin reserva y de generosa entrega.

Así lo comprendió igualmente Victoria Díez y Bustos de Molina, la cual, desde el trabajo abnegado como maestra, supo encarnar la espiritualidad de la Institución Teresiana, en la que había hecho su entrega total a Dios pronunciando estas palabras: “ Si es necesario dar la vida para identificarse con Cristo, nuestro divino modelo, desde hoy dejo de existir para el mundo, porque mi vida es Cristo y morir ganancia ”.

Esta Beata es un ejemplo de apertura al Espíritu y de fecundidad apostólica. Supo santificarse en su trabajo como educadora en una comunidad rural, colaborando al mismo tiempo en las actividades parroquiales, particularmente en la catequesis. La alegría que transmitía a todos era fiel reflejo de aquella entrega incondicional a Jesús, que la llevó al testimonio supremo de ofrecer su vida por la salvación de muchos.

5. Oggi, la Chiesa gioisce anche per le due Religiose italiane che fanno parte di questa numerosa schiera di Beati. Esse non hanno versato il sangue per Cristo, ma hanno conosciuto ugualmente il martirio del dovere quotidiano compiuto con ineccepibile esattezza ed eroica costanza.

La Chiesa saluta te, Suor Maria Francesca di Gesù Fondatrice delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano, che hai fatto della tua esistenza un continuo servizio agli ultimi, testimoniando lo speciale amore che Dio ha per i piccoli e gli umili.

Seguendo fedelmente le orme di Francesco, l’innamorato della povertà evangelica, hai imparato non solo a servire i poveri, ma a farti povera tu stessa e hai indicato alle tue figlie spirituali questa speciale via di evangelizzazione. Con la crescita dell’Istituto, questa iniziale intuizione è diventata profondo slancio missionario che ha condotto te e la tua opera in America Latina, dove alcune tue figlie spirituali hanno suggellato col sacrificio della vita quel servizio ai poveri che costituisce il carisma affidato alla tua Congregazione a vantaggio dell’intera Chiesa. Oggi la salutiamo come la prima Beata dell’Uruguay.

Continua la tua profetica testimonianza della carità ancora oggi nei molteplici campi di apostolato in cui opera la Congregazione, contribuendo a far giungere ad ogni uomo, in particolare ai sofferenti e agli abbandonati, l’invito universale al banchetto delle nozze celesti (cf. Mt 22, 9).

6. La Chiesa saluta anche te, Maria Crocifissa, figlia fedele di Chiara umile pianticella di Francesco! Tu hai conformato la vita a Colui che per amore dell’uomo si è lasciato inchiodare alla croce. Tu hai piantato l’esistenza nella casa del Signore così da abitare per sempre negli atri dell’amore, fedele alla Trinità beata (cf. Sal 23, 6). In una breve esistenza, hai cercato costantemente il volto dell’Amato in cui hai sperato (cf. Is 25, 9). Lo hai trovato sul viso dei poveri che bussavano alla tua carità; lo hai visto nelle Consorelle affidate alle tue cure e alla tua autorità; lo hai udito tra le mura del monastero di Ostra Vetere, che ha custodito la tua consacrazione. Ma ben più intensamente lo hai sentito vicino nell’incontro quotidiano del banchetto eucaristico, cosciente che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue sarà vera dimora dell’Altissimo, e vivrà in eterno.

Così, seguendo la regola d’oro dei consigli evangelici ti sei trovata adorante ai piedi della croce del Redentore, discepola della Vergine Immacolata, verso cui nutrivi una filiale devozione. Povertà, castità e obbedienza vissute in francescana semplicità e letizia sono state lo strumento che ti ha resa sicura di poter compiere tutto in Colui che dà forza (cf. Fil 4, 13), ed ora contempli la gloria del tuo Signore.

7. Oggi, illustri e cari campioni della fede, la Basilica e la piazza di San Pietro vi accolgono come Martiri e Beati. Questo è il giorno in cui voi stessi celebrate la solenne liturgia. Voi stessi proclamate la gloria di Dio con le parole tratte dal libro del profeta Isaia: “Ecco il nostro Dio; in lui abbiano sperato” (Is 25, 9).

La vostra speranza, piena di immortalità si è compiuta (cf. Sap 3, 4).

“Il Signore è il vostro Pastore” (cf. Sal 23, 1)... per sempre abiterete nella sua casa.