María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra

María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra

(1842-1912)

Beatificazione:

- 27 settembre 1992

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 01 ottobre 2000

- Papa  Giovanni Paolo II

- Piazza San Pietro

Ricorrenza:

- 20 marzo

Vergine, fondatrice dell’Istituto delle Serve di Gesù della Carità che formò soprattutto alla cura dei malati e dei poveri

  • Biografia
  • Omelia
  • il carisma e la santità
  • omelia di beatificazione
"L'assistenza non consiste solo nel dare le medicine e gli alimenti al malato; vi è tutto un altro tipo di assistenza... è quella del cuore, cercando di adattarsi alla persona che soffre"

 

La Beata María Josefa del Corazón de Jesús, hija primogénitade Bernabé Sancho, sillero, y de Petra de Guerra, ama de casa, nació en Vitoria (España) el 7 de septiembre de 1842, y fue bautizada al día siguiente. Según la costumbre vigente entonces, fue confirmada dos años más tarde, el 10 de agosto de 1844. Huérfana de padre a la edad de siete años, la madre la preparó para la Primera Comunión, que recibió a los diez años. A los quince años, fue enviada a Madrid a casa de algunos parientes para completar su educación y formación. Características de su infancia y niñez, fueron: una fuerte piedad hacia la Eucaristía y la Virgen María, una inclinación y sensibilidad hacia los pobres y los enfermos y una inclinación al retiro.

Regresa a Vitoria a los 18 años y manifiesta a su madre el deseode entrar en un monasterio, por sentirse atraída hacia la vida claustral.

De adulta, la Beata M Josefa, solía repetir: «Nací con la vocación religiosa». Solo que, a juzgar por las circunstancias, se deduce que pasó por varias experiencias, no sin distintas sugerencias de prudentes eclesiásticos antes de encontrar la forma definitiva de su vocación. De hecho, estuvo a punto de entrar entre las Concepcionistas contemplativas de Aranjuez en 1860, pero se lo impidió una grave enfermedad de tifus. Su madre la ayudó a superar la desilusión.

En los meses siguientes, le pareció comprender que el Señor la llamaba a un género de vida religiosa activo. De este modo se decidió a entrar en el Instituto de las Siervas de María, fundado recientemente en Madrid por Santa Soledad Torres Acosta. Al acercarse el tiempo de la profesión, fue asaltada por graves dudas e incertidumbres sobre su efectiva llamada en aquel Instituto. Confió su alma a distintos confesores y le dijeron que se había equivocado de vocación.

Los contactos con el santo Arzobispo Claret y los coloquios serenos con la misma Santa Soledad Torres Acosta, fueron madurando paulatinamente la decisión de salir del Instituto de las Siervas de María para dar vida a una nueva familia religiosa, que tuviera por finalidad exclusiva la asistencia a los enfermos en los hospitales y en sus domicilios. Compartían este mismo ideal otras 4 Siervas de María, que con el permiso del Cardenal Arzobispo de Toledo, salieron junto con ella con la misma finalidad.

La nueva fundación se hizo en Bilbao en la primavera de 1871, cuando María Josefa contaba 29 años. Desde entonces, y por 41 años seguidos, fue Superiora del nuevo Instituto de las Siervas de Jesús.Se comprometió en difíciles viajes para visitar las distintas Comunidades, hasta que una larga enfermedad la confinó en la casa de Bilbao. Obligada a permanecer acostada o en una butaca, seguía los acontecimientos de las varias Casas de España y de fuera de ella, mediante una copiosa y preciosa correspondencia. A su muerte, acontecida después de largos años de sufrimiento, el 20 de marzo de 1912, eran 43 las Casas fundadas y más de un millar sus religiosas.

CAPPELLA PAPALE PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI

OMELIA DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 1° Ottobre 2000

 

1. "La tua parola è verità: consacraci nel tuo amore" (Canto al Vangelo: cfr Gv 17,17). Questa invocazione, eco della preghiera che Cristo rivolse al Padre dopo l'Ultima Cena, sembra salire dalla schiera di santi e beati, che lo Spirito di Dio, di generazione in generazione, va suscitando nella sua Chiesa.

A duemila anni dall'inizio della Redenzione, oggi facciamo nostre quelle parole, mentre abbiamo dinanzi, quali modelli di santità, Agostino Zhao Rong e i 119 compagni, Martiri in Cina, María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra, Katharine Mary Drexel e Giuseppina Bakhita. Dio Padre li ha "consacrati nel suo amore", esaudendo la domanda del Figlio, che per acquistargli un popolo santo ha steso le braccia sulla croce e morendo ha distrutto la morte e proclamato la risurrezione (cfr Pregh. eucarIIPrefazio).

A tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, qui convenuti numerosi per esprimere la vostra devozione verso questi luminosi testimoni del Vangelo, rivolgo il mio cordiale saluto.

2. "I precetti del Signore danno gioia" (Sal. resp.) Queste parole del Salmo responsoriale ben rispecchiano l’esperienza di Agostino Zhao Rong e dei 119 compagni, Martiri in Cina. Le testimonianze che ci sono giunte lasciano intravedere in loro uno stato d’animo improntato a profonda serenità e gioia.

La Chiesa è oggi grata al suo Signore, che la benedice e la inonda di luce con il fulgore della santità di questi figli e figlie della Cina. Non è forse l'Anno Santo il momento più opportuno per far risplendere la loro eroica testimonianza? La giovinetta Anna Wang, quattordicenne, resiste alle minacce del carnefice che la invita ad apostatare e, disponendosi alla decapitazione, con il viso raggiante, dichiara: "La porta del Cielo è aperta a tutti" e mormora per tre volte "Gesù". E il diciottenne Chi Zhuzi, a coloro che gli hanno appena tagliato il braccio destro e si preparano a scorticarlo vivo, grida impavido: "Ogni pezzo della mia carne, ogni goccia del mio sangue vi ripeteranno che io sono cristiano".

Uguale convinzione e gioia hanno testimoniato gli altri 85 cinesi, uomini e donne di ogni età e condizione, sacerdoti, religiose e laici, che hanno suggellato la propria indefettibile fedeltà a Cristo e alla Chiesa con il dono della vita. Ciò è avvenuto nell'arco di vari secoli e in complesse e difficili epoche della storia della Cina. La presente celebrazione non è il momento opportuno per formulare giudizi su quei periodi storici: lo si potrà e lo si dovrà fare in altra sede. Oggi, con questa solenne proclamazione di santità, la Chiesa intende soltanto riconoscere che quei Martiri sono un esempio di coraggio e di coerenza per tutti noi e fanno onore al nobile popolo cinese.

In questa schiera di Martiri risplendono anche 33 missionari e missionarie, che lasciarono la loro terra e cercarono di introdursi nella realtà cinese, assumendone con amore le caratteristiche, nel desiderio di annunciare Cristo e di servire quel popolo. Le loro tombe sono là, quasi a significare la loro definitiva appartenenza alla Cina, che essi, pur con i loro limiti umani, hanno sinceramente amato, spendendo per essa le loro energie. "Noi non abbiamo mai fatto del male a nessuno – risponde il vescovo Francesco Fogolla al governatore che si appresta a colpirlo con la propria spada -. Al contrario, abbiamo fatto del bene a molti".

Dio fa scendere felicità

3. Sia la prima lettura sia il vangelo della liturgia odierna ci mostrano che lo Spirito soffia dove vuole e che Dio, in tutti i tempi, sceglie persone per manifestare il suo amore per gli uomini e suscita istituzioni chiamate a essere strumenti privilegiati della sua azione. Così accade con Santa María Josefa del Corazón de Jesús Sancho Guerra, fondatrice delle Serve di Gesù della Carità.

Nella vita della nuova Santa, prima basca ad essere canonizzata, si manifesta in modo singolare l'azione dello Spirito. Questi la guidò al servizio dei malati e la preparò ad essere Madre di una nuova famiglia religiosa.

Santa María Josefa visse la sua vocazione come apostolo autentico nel campo della salute, poiché il suo stile assistenziale cercava di coniugare l'attenzione materiale con quella spirituale, mirando con tutti i mezzi alla salvezza delle anime. Nonostante la malattia che la colpì negli ultimi dodici anni della sua vita, non lesinò sforzi né sofferenze e si dedicò completamente al servizio caritativo del malato in un clima di spirito contemplativo, ricordando che "l'assistenza non consiste solo nel dare le medicine e gli alimenti al malato; vi è tutto un altro tipo di assistenza... è quella del cuore, cercando di adattarsi alla persona che soffre".

Che l'esempio e l'intercessione di Santa María Josefa del Corazón de Jesús aiutino il popolo basco a bandire per sempre la violenza e che l'Euskadi sia una terra benedetta e un luogo di pacifica e fraterna convivenza, dove si rispettino sempre i diritti di tutte le persone e non si sparga mai più sangue innocente!

4. "Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!" (Gc 5,3)

Nella seconda lettura della liturgia di oggi, l'Apostolo Giacomo rimprovera i ricchi che credono nella loro ricchezza e trattano i poveri ingiustamente.

Madre Katharine Drexel nacque da una famiglia benestante a Filadelfia, negli Stati Uniti. Tuttavia, dai suoi genitori imparò che i possedimenti della sua famiglia non erano solo per loro ma dovevano essere condivisi con i meno fortunati. Giovane donna era profondamente turbata dalla povertà e dalle condizioni disperate di tanti nativi americani e afro-americani. Cominciò a devolvere i suoi averi all'opera missionaria e pedagogica fra i membri più poveri della società. In seguito comprese che era necessario fare qualcosa di più. Con grande coraggio e fiducia nella grazia di Dio, scelse di dedicare non solo i suoi averi, ma anche tutta la sua vita al Signore.

Alla sua comunità religiosa, le Suore del Santissimo Sacramento, insegnò una spiritualità basata sull'unione orante con il Signore Eucaristico e sul servizio devoto ai poveri e alle vittime della discriminazione razziale. Il suo apostolato contribuì ad accrescere la consapevolezza della necessità di combattere tutte le forme di razzismo attraverso l'educazione e i servizi sociali. Katharine Drexel è un esempio eccellente di quella carità pratica e di quella solidarietà generosa verso i meno fortunati che sono da tempo segni distintivi dei cattolici americani.

Che il suo esempio aiuti i giovani in particolare a comprendere che in questo mondo non esiste tesoro più grande della sequela di Cristo con cuore indiviso e dell'uso generoso dei doni che abbiamo ricevuto per servire gli altri e per edificare un mondo più giusto e fraterno.

5. "La legge del Signore è perfetta... rende saggio il semplice" (Sal 19, 8).

Queste parole del salmo responsoriale di oggi risuonano nella vita di suor Josephine Bakhita.

Resa schiava e venduta come tale alla tenera età di sette anni, soffrì molto nelle mani di padroni crudeli. Tuttavia comprese la verità profonda che Dio, e non l'uomo, è il vero padrone di ogni essere umano, di ogni vita umana. Questa esperienza divenne fonte di grande saggezza per questa umile figlia d'Africa.

Nel mondo di oggi, innumerevoli donne continuano a essere rese vittime, anche nelle società moderne più sviluppate. In santa Josephine Bakhita troviamo un'avvocata luminosa di emancipazione autentica. La storia della sua vita non ispira l'accettazione passiva, ma la ferma determinazione a operare efficacemente per liberare ragazze e donne dall'oppressione e dalla violenza e restituire loro dignità nel pieno esercizio dei loro diritti.

Penso al Paese della nuova Santa che negli scorsi 17 anni è stato lacerato da una guerra crudele, per la cui soluzione non si intravedono che pochi segni. A nome dell'umanità sofferente mi rivolgo ancora una volta ai responsabili:  aprite il vostro cuore alle grida di milioni di vittime innocenti e scegliete la via della negoziazione. Imploro la comunità internazionale:  non continuate a ignorare questa immensa tragedia umana. Invito tutta la Chiesa a invocare l'intercessione di santa Bakhita su tutti fratelli e le sorelle perseguitati e resi schiavi, in particolare in Africa e nel suo Paese natale, il Sudan, affinché possano sperimentare pace e riconciliazione.

6. Carissimi Fratelli e Sorelle, stimolati dal tempo di grazia giubilare, rinnoviamo la disponibilità a lasciarci profondamente purificare e santificare dallo Spirito. Su questa via ci attira anche la Santa di cui ricorre oggi la memoria: Teresa di Gesù Bambino. A lei, patrona delle missioni, e ai nuovi Santi affidiamo oggi la missione della Chiesa all’inizio del terzo millennio.

Maria, Regina di tutti i Santi, sostenga il cammino dei cristiani e di quanti sono docili allo Spirito di Dio, perché in ogni parte del mondo si diffonda la luce di Cristo Salvatore.

Su santa muerte causó gran conmoción en Bilbao y en numerosas localidades donde era conocida a través de las Casas de su Instituto. También sus funerales tuvieron una resonancia extraordinaria. Fue enterrada en el cementerio municipal de Bilbao. Pero en 1926, al crecer su fama de santidad, sus restos mortales fueron trasladados a la Casa Madre del Instituto, y sepultados en la capilla donde aún reposan.

Los escritos y los testimonios oculares ponen de evidencia los puntos centrales de la espiritualidad de la Beata María Josefa:

1) Gran amor a la Eucaristía y al Sagrado Corazón.

2) Profunda adoración al misterio de la Redención e íntima participación al dolor de Cristo y a su Cruz.

3) Completa dedicación al servicio de los enfermos en un contexto de espíritu contemplativo. He aquí algunas expresiones significativas, tomadas de sus escritos:

«La caridad y el amor mutuo, forman aún en esta vida el cielo de las Comunidades. Sin Cruz no hemos de estar, dondequiera que vayamos, la vida religiosa es vida de sacrificio y de abnegación.El fundamento de la mayor perfección es la caridad fraterna»(Don Pablo B. Aristegui, Beata Maria Giuseppa del Cuore di Gesù, Mensajero, 1992, p. 97).

«No crean, Hermanas, que la asistencia a los enfermos consiste solo en dar las medicinas y los alimentos al enfermo, hay otra clase de asistencia que nunca deben olvidar, y es la del corazón, procurando acomodarse a la persona que sufre, saliendo al encuentro de sus necesidades» (ib., p. 97)

«Formemos en el Corazón Divino de Jesús nuestro centro de comunicaciones con Él. Podemos hacerlo con la frecuencia que lo deseemos, sin temor de molestar a nadie; sólo con Jesús será nuestra intimidad» (Consejos y Máximas de nuestra Venerada Madre Fundadora, Madrid, Imprenta Juan Bravo, 1994, p. 15).

La huella particular impresa por M Josefa al Instituto de las Siervas de Jesús refleja su experiencia interior de alma consagrada al servicio caritativo del prójimo, especialmente a los enfermos, en un clima de espíritu contemplativo. Encontramos bien explicada su idea en el Directorio de Asistencias, escrito por ella misma, donde llega a afirmar que la Sierva de Jesús proporciona al enfermo, que acompaña hasta la puerta de la eternidad, un bien mayor que el del misionero que con su predicación llama a los extraviados al recto camino de la vida.

«De esta manera —escribe— las funciones materiales de nuestro Instituto, destinadas a procurar la salud corporal de nuestros prójimos se elevan a una gran altura y hacen nuestra vida activa más perfecta que la contemplativa, como enseñó el angélico maestro Santo Tomás que dice de los trabajos dirigidos a la salud del alma que vienen de la contemplación» (Directorio de Asistencias de la Congregación Religiosa Siervas de Jesús de la Caridad, Vitoria, 1930, p. 9).

Con este espíritu, las Siervas de Jesús, desde la muerte de su Madre M Josefa y hasta hoy, han continuado su servicio a los enfermos, con una generosa oblación de vida que recuerda a la desu Fundadora.

Además, de acuerdo al progreso de los tiempos y a las necesidades de la vida moderna, a la primitiva finalidad de asistencia a los enfermos, de asistir a personas ancianas en residencias y de acoger y asistir niños en las guarderías, han añadido otros como: comedores para indigentes, centros de acogida para enfermos de sida, centros de día para personas mayores, pastoral de la salud y otras obras de beneficencia y caridad, sobre todo en los países pobres de América Latina y Asia.

Hoy, en la actualidad, las 1050 Religiosas del Instituto de las Siervas de Jesús están presentes, además de  España, en Italia, Francia, Portugal, Chile, Argentina, Colombia, México, Ecuador, Perú, República Dominicana, Paraguay, Filipinas.

Pocos años después de la muerte de la Madre María Josefa, el Instituto de las Siervas de Jesús proyectaba empezar la Causa de Canonización, pero por circunstancias adversas, entre las que estuvo la guerra civil española de 1936 y la segunda guerra mundial, se pudo llevar a la práctica sólo después de casi treinta años.

a) El 31 de mayo de 1951, comenzó el Proceso Ordinario Informativo en Bilbao.

b) El 7 de enero de 1972, el Decretum super introductione Causae.

c) El 7 de septiembre de 1989 se promulgó el Decretum super Virtutibus

d) El 27 de septiembre de 1992 fue solemnemente beatificada por nuestro Santo Padre Juan Pablo II en la Plaza de San Pedro.

e) El Consistorio tuvo lugar el día 10 de marzo de 2000 donde S.S. Juan Pablo II fijó la fecha de su Canonización, para el día 1 de octubre de 2000.

CREAZIONE DI VENTUNO NUOVI BEATI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Piazza San Pietro - Domenica, 27 settembre 1992

 

1. “Loda il Signore, anima mia!” (Sal resp.).

L’invito della Liturgia trova oggi in noi, raccolti nel solenne scenario di questa piazza, una risposta particolarmente pronta e gioiosa. Come non lodare il Signore davanti allo spettacolo esaltante dei nuovi Beati? Di questi uomini e di queste donne, che hanno reso coraggiosamente la loro testimonianza a Cristo, meritando di essere proposti dalla Chiesa all’ammirazione e all’imitazione di tutti i fedeli? Ciascuno di loro può ripetere con Isaia: “Lo spirito del Signore Dio è su di me” (Is 61, 1): lo Spirito del Cristo risorto, che, nel succedersi dei secoli, continua a vivere e a operare nei credenti, per sospingerli verso la piena attuazione del messaggio evangelico. “Lo spirito del Signore è su di me”: consapevoli di ciò, i nuovi Beati hanno sempre contato sull’aiuto di Dio, sforzandosi di “tendere alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza” (1 Tm 6, 11), così da “conservare senza macchia e irreprensibile il comandamento” (1 Tm 6, 14). Hanno offerto se stessi a Dio e al prossimo nel martirio e nella verginità consacrata. La Chiesa è oggi lieta di riconoscere che questi suoi figli “hanno combattuto la buona battaglia della fede” ed “hanno raggiunto la vita eterna” (1 Tm 6, 12).

 2. “My soul, give praise to the Lord”. 

And how can we fail to sing the praises of the seventeen Irish Martyrs being beatified today? Dermot O’Hurley, Margaret Bermingham Ball, Francis Taylor and their fourteen companions were faithful witnesses who remained steadfast in their allegiance to Christ and his Church to the point of extreme hardship and the final sacrifice of their lives.

All sectors of God’s people are represented among these seventeen Servants of God: Bishops, priests both secular and religious, a religious brother and six lay people, including Margaret Bermingham Ball, a woman of extraordinary integrity who, together with the physical trials she had to endure, underwent the agony of being betrayed through the complicity of her own son.

We admire them for their personal courage. We thank them for the example of their fidelity in difficult circumstances, a fidelity which is more than an example: it is a heritage of the Irish people and a responsibility to be lived up to in every age.

In a decisive hour, a whole people chose to stand firmly by its covenant with God: “All the words which the Lord has spoken we will do”.  Along with Saint Oliver Plunkett, the new Beati constitute but a small part of the host of Irish Martyrs of Penal Times. The religious and political turmoil through which these witnesses lived was marked by grave intolerance on every side. Their victory lay precisely in going to death with no hatred in their hearts. They lived and died for Love. Many of them publicly forgave all those who had contributed in any way to their martyrdom.

The Martyrs’ significance for today lies in the fact that their testimony shatters the vain claim to live one’s life or to build a model of society without an integral vision of our human destiny, without reference to our eternal calling, without transcendence. The Martyrs exhort succeeding generations of Irish men and women: “Fight the good fight of the faith; take hold of the eternal life to which you were called . . . keep the commandment unstained and free from reproach until the appearing of our Lord Jesus Christ”. 

To the Martyrs’ intercession I commend the whole people of Ireland: their hopes and joys, their needs and difficulties. May everyone rejoice in the honour paid to these witnesses to the faith. God sustained them in their trials. He comforted them and granted them the crown of victory. May he also sustain those who work for reconciliation and peace in Ireland today!

Blessed Irish Martyrs, intercede for the beloved Irish people!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

2. “Loda il Signore, anima mia!” (Sal 145, 1). Come potremmo non lodare i pregi dei diciassette Martiri Irlandesi che oggi vengono beatificati? Dermot O’Hurley, Margareth Bermingham Ball, Francis Taylor e i loro quattordici compagni furono fedeli testimoni e rimasero saldi nella loro devozione a Cristo e alla sua Chiesa a costo di atroci sofferenze e del sacrificio estremo della vita.

I diciassette Servi di Dio rappresentano tutti i settori del popolo di Dio: Vescovi, sacerdoti secolari e religiosi, un fratello religioso, sei laici e Margareth Bermingham Ball, una donna di straordinaria integrità morale che oltre alle torture fisiche dovette sopportare il tradimento del proprio figlio.

Noi ammiriamo i nuovi Beati per il loro coraggio. Li ringraziamo per la loro fedeltà in circostanze difficili, una fedeltà che è più di un esempio: è un’eredità per il popolo Irlandese e una responsabilità che va vissuta in ogni epoca”.

In un momento decisivo, tutte queste persone scelsero di rispettare il loro patto con Dio: “Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo!” (Es 24, 3). Insieme a S. Oliver Plunkett, i nuovi Beati sono solo alcuni della moltitudine di Martiri Irlandesi dell’Epoca Penale. L’epoca di confusione religiosa e politica in cui vissero questi testimoni fu caratterizzata da gravi intolleranze da più parti. La loro vittoria consiste proprio nell’aver affrontato la morte senza rancore nel cuore. Vissero e morirono per Amore. Molti di loro perdonarono pubblicamente tutte le persone che avevano in qualche modo contribuito al martirio.

Il significato dei Martiri oggi sta nel fatto che la loro testimonianza vanifica la pretesa di vivere egoisticamente o di costruire un modello di società priva di una visione integrale del nostro destino umano, senza riferimento alla nostra eterna chiamata, senza trascendenza. I Martiri esortano le future generazioni di uomini e donne Irlandesi: “Combatti la buona battaglia della fede; cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato . . . conserva senza macchia irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Tm 6, 12-14).

Affido all’intercessione dei Martiri tutto il popolo d’Irlanda: le sue speranze e le sue gioie, le sue necessità e difficoltà. Che ognuno possa gioire dell’onore offerto a questi testimoni della fede. Dio li ha sostenuti nelle sofferenze, ha offerto loro il conforto e la corona della vittoria. Possa Dio sostenere coloro che oggi operano per la riconciliazione e la pace in Irlanda! Beati Martiri d’Irlanda, intercedete per l’amato popolo Irlandese!

3. La liturgie de ce dimanche nous fait aussi entendre une nouvelle fois l’appel du prophète Isaïe: “Aller porter la bonne nouvelle aux pauvres”.  Cet appel, Mère Françoise de Sales Aviat l’a reçu et elle a consacré sa vie à l’éducation de jeunes ouvrières de France, en se mettant au service de son prochain, comme l’Église le lui avait appris. Elle l’a fait dans un esprit de détachement exemplaire, selon sa devise: “M’oublier entièrement”.

Sa Congrégation peut être heureuse d’avoir eu pour fondatrice une femme qui, à l’école de saint François de Sales, sut remettre sa vie quotidienne entre les mains de Dieu, dans une confiance sereine, en disant qu’il fallait “tout faire avec Dieu et rien sans Lui”. Cette confiance lui permit de traverser les épreuves qui ne lui furent pas épargnées. Comment ne pas rendre grâce pour le témoignage qu’elle nous laisse? L’union au Sacrifice rédempteur du Christ par la pratique quotidienne du renoncement à soi-même, telle est l’orientation centrale de Mère Aviat au cours de son existence. Son seul désir: être, comme elle dit, “le petit instrument de Dieu”.

Puisse-t-elle nous remplir d’ardeur et de courage, chacun de nous et vous surtout, les Oblates de saint François de Sales, ses filles spirituelles, pour le témoignage que le Christ demande aujourd’hui!

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

3. La liturgia di questa domenica ci ha fatto anche ascoltare ancora una volta l’appello del profeta Isaia: andate “a portare il lieto annuncio ai poveri” (Is 61, 1). Questo appello è stato accolto da Madre Françoise di Sales Aviat che ha consacrato tutta la sua vita all’educazione delle giovani operaie della Francia, mettendosi al servizio del suo prossimo, come le aveva insegnato la Chiesa. Essa l’ha fatto con un spirito di distacco esemplare, secondo il suo motto “dimenticarmi completamente”.

La sua Congregazione può essere felice di aver avuto come fondatrice una donna che, sull’insegnamento di San Francesco di Sales, ha saputo mettere la sua vita quotidiana nelle mani di Dio, con serena fiducia, dicendo che bisognava “fare tutto con Dio e niente senza di Lui”. Questa fiducia le permette di superare le prove che non le furono risparmiate. Come non rendere grazie per la testimonianza che essa ci lascia? L’unione al Sacrificio redentore di Cristo attraverso la pratica quotidiana della rinuncia a se stessa, questo è l’orientamento centrale della vita di Madre Aviat. Il suo unico desiderio: essere, come diceva, “il piccolo strumento di Dio”.

Che Madre Aviat possa colmare di ardore e coraggio ciascuno di noi e voi soprattutto, le Oblate di San Francesco di Sales, sue figlie spirituali, per la testimonianza che Cristo ci chiede oggi.

4. “Combate el buen combate de la fe”, nos exhorta la segunda lectura, y añade: “Conquista la vida eterna a la que fuiste llamado, y de la que hiciste noble profesión ante muchos testigos”. 

Con gran gozo podemos proclamar hoy que los tres nuevos Beatos, nacidos en España, encarnaron en su vida estas palabras de san Pablo.

Las encarnó el Beato Rafael Arnáiz Barón, en su vida monástica breve pero intensa como Trapense, siendo ejemplo, sobre todo para los jóvenes, de una respuesta amorosa e incondicional a la llamada divina. “¡Sólo Dios!”, repite con frecuencia en sus escritos espirituales.

Las encarnó, igualmente, la Beata Nazaria Ignacia de Santa Teresa March Mesa, como atraída en su interior por el mensaje del profeta Isaías, que hemos escuchado: “El Señor . . . me ha enviado . . . para vendar los corazones desgarrados”.  Movida por esta ansia apostólica, fundó en Bolivia las Misioneras Cruzadas de la Iglesia, con las cuales se propuso “bajar a la calle” para encontrar a los hombres, solidarizarse con ellos, ayudarles, sobre todo si esos hermanos estaban cubiertos por las llagas de las necesidades materiales, como el pobre Lázaro del Evangelio,  pero principalmente para llevarlos a Dios.

Finalmente, encarnó estas mismas palabras la Beata María Josefa del Corazón de Jesús Sancho de Guerra. Tocada íntimamente por la afirmación del Señor: “Estuve enfermo y me visitasteis . . . Cuanto hicisteis a uno de estos hermanos míos más pequeños, a mí me lo hicisteis”,  fundó las Siervas de Jesús de la Caridad, confiándoles la misión de descubrir el rostro de Cristo en tantos hermanos y hermanas, solos y enfermos, y aliviándolos con el ungüento del amor fraterno.

La beatificación de estos tres hijos predilectos de la Iglesia de España es motivo de profunda acción de gracias a Dios. La vida del Hermano Rafael es ejemplo de fidelidad para vosotros, queridos Monjes Trapenses, y para las almas llamadas a la vida contemplativa. En la vigilia del V Centenario de la Evangelización de América son muy expresivas, no sólo para sus Hijas sino para todos, las palabras de la Madre Nazaria Ignacia: “En amar y cooperar con la Iglesia en su obra de predicar el Evangelio a toda criatura, está nuestra vida, el ser lo que somos”. El amor preferencial de la Iglesia por los que sufren en el cuerpo o en el espíritu es el carisma que la Madre María Josefa ha dejado a las Siervas de Jesús de la Caridad, pero también a cuantos quieran dedicar su vida a enjugar las lágrimas de nuestros hermanos más necesitados.

Ecco le parole del Papa in una nostra traduzione in lingua italiana.

4. “Combatti la buona battaglia della fede”, ci esorta la seconda lettura, e aggiunge: “Cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni” (1 Tm 6, 12).

È con grande gioia che possiamo proclamare oggi che i tre nuovi Beati nati in Spagna incarnarono nella loro vita queste parole di San Paolo. Le incarnò il Beato Rafael Arnáiz Barón, nella sua vita monastica breve ma intensa come Trappista, essendo un esempio, soprattutto per i giovani, di una risposta amorosa e incondizionata alla chiamata di Dio. “Solo Dio!”, ripete spesso nei suoi scritti spirituali.

Le ha incarnate anche la Beata Nazaria Ignacia di Santa Teresa March Mesa, attratta interiormente dal messaggio del profeta Isaia che abbiamo ascoltato: “Il Signore . . . mi ha mandato . . . a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61, 1). Mossa dall’ansia apostolica, fondò in Bolivia le Missionarie Crociate della Chiesa, con cui si propose di “scendere in strada” per incontrare gli uomini, solidarizzare con essi, aiutarli, soprattutto se quei fratelli erano affetti dalle piaghe dei bisogni materiali, come il povero Lazzaro del Vangelo (cf. Lc 16, 21), ma principalmente per avvicinarli a Dio.

Infine incarnò queste stesse parole la Beata Maria Josefa del Corazon de Jesus Sancho de Guerra. Toccata nell’intimo dall’affermazione del Signore: “Ero . . . malato e mi avete visitato . . . ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” (Mt 25, 36-40), fondò le Serve di Gesù della Carità, affidando loro il compito di riscoprire il volto di Cristo in tanti fratelli e sorelle, soli e malati, alleviandoli con l’unguento dell’amore fraterno.

La beatificazione di questi tre figli prediletti della Chiesa di Spagna è motivo di un profondo atto di ringraziamento a Dio. La vita del fratello Rafael costituisce un esempio di fedeltà per voi, cari Monaci Trappisti, e per le anime chiamate alla vita contemplativa. Alla vigilia del V Centenario dell’Evangelizzazione dell’America le parole di Madre Nazaria Ignacia acquistano un significato particolare, non solo per le sue Figlie, ma per tutti: “nell’amare e cooperare con la Chiesa nella sua opera di predicare il Vangelo a ogni creatura, sta la nostra vita, l’essere ciò che siamo”. L’amore preferenziale della Chiesa per coloro che soffrono nel corpo o nello spirito è il carisma che Madre Maria Josefa ha lasciato alle Serve di Gesù della Carità, ma anche a quanti desiderano dedicare la propria vita ad asciugare le lacrime dei nostri fratelli più bisognosi.

5. “Il Signore è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi” (Sal. resp.): questo proclamano oggi, davanti a noi, i Beati Martiri irlandesi, invitandoci alla fiducia in ogni circostanza.

“Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto” (Ivi): è la certezza che ha confortato la Beata Françoise, spingendola a farsi “strumento di Dio” per riaccendere la luce della speranza in tanti cuori sfiduciati e stanchi.

“Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi” (Ivi): non ne hanno mai dubitato le Beate Nazaria Ignacia e Maria Josefa nel loro generoso spendersi per il sollievo del prossimo più povero e abbandonato.

“Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione” (Ivi): è lo speciale messaggio che consegna a tutti noi il Beato Rafael, che nella contemplazione amorosa di Dio ha trovato e attuato il senso pieno della propria vita.

“Il Signore regna per sempre . . .”.

Regna, o Signore, sui popoli che si onorano di aver dato i natali ai nuovi Beati! Regna su tutti i popoli della terra!

Per la preghiera di questi celesti intercessori, fa’ che le nuove generazioni sappiano emularne l’esempio e portare la luce del tuo Vangelo oltre la soglia del nuovo millennio cristiano.

Amen!