Maria Restituta Helena Kafka

Maria Restituta Helena Kafka

(1894-1943)

Beatificazione:

- 21 giugno 1998

- Papa  Giovanni Paolo II

Ricorrenza:

- 30 marzo

Vergine delle Suore Francescane della Carità Cristiana e martire, che, originaria della Moravia, svolse servizio di infermiera e, arrestata durante la guerra dai nemici della fede, morì decapitata

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
"Ho vissuto per Cristo, voglio morire per Cristo!"

 

Helena Kafka, questo era il suo nome, nacque il 1° maggio 1894 Brno, nell'attuale Repubblica Ceca (allora faceva invece parte dell'impero austro-ungarico), ma fin da bambina, visse a Vienna, dove la famiglia era emigrata.

Non ancora maggiorenne espresse la sua intenzione di entrare in convento. I genitori si opposero, ma la giovane restò fedele al suo obiettivo di farsi suora "per amore di Dio e degli uomini". Voleva servire il Signore specialmente nei poveri e nei malati.

Ella trovò accoglienza presso le Suore Francescane della Carità per realizzare la sua vocazione nel quotidiano impegno ospedaliero, spesso duro e monotono. Autentica infermiera, diventò presto a Mödling un'istituzione. La sua competenza infermieristica, la sua risolutezza e la sua cordialità fecero sì che molti la chiamassero suor Resoluta e non suor Restituta.

Per il suo coraggio e il suo animo deciso essa non volle tacere neanche di fronte al regime nazionalsocialista. Sfidando i divieti dell'autorità politica, suor Restituta fece appendere in tutte le stanze dell'ospedale dei Crocifissi. Il mercoledì delle Ceneri del 1942 venne portata via dalla Gestapo. In prigione cominciò per lei un "Calvario" che durò più di un anno, per concludersi alla fine sul patibolo. Le sue ultime parole a noi trasmesse furono: "Ho vissuto per Cristo, voglio morire per Cristo!"

Guardando alla Beata suor Restituta, possiamo intravedere a quali vette di maturità interiore una persona può essere condotta dalla mano divina. Essa rischiò la vita con la sua testimonianza per il Crocifisso. E il Crocifisso conservò nel suo cuore testimoniandolo di nuovo poco prima di essere condotta all'esecuzione capitale, quando chiese al cappellano carcerario di farle "il segno della croce sulla fronte".

SANTA MESSA CON BEATIFICAZIONI DEI SERVI DI DIO:
JAKOB KERN, RESTITUTA KAFKA E ANTON MARIA SCHWARTZ

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

21 Giugno 1998

    

1. "Chi sono io secondo la gente?" (Lc 9,18).

Questa domanda Gesù la pose un giorno ai suoi discepoli in cammino con lui. Anche ai cristiani in cammino sulle strade del nostro tempo Gesù pone la stessa domanda: "Chi sono io secondo la gente?".

Come avvenne duemila anni or sono in un luogo appartato del mondo conosciuto di allora, anche oggi di fronte a Gesù le opinioni umane sono divise. Alcuni gli attribuiscono la qualifica di profeta. Altri lo ritengono una personalità straordinaria, un idolo che attira la gente. Altri ancora lo credono persino capace di aprire una nuova era.

"Ma voi chi dite che io sia?" (Lc 9,20). La domanda è tale da non consentire una risposta "neutrale". E' una domanda che esige una scelta di campo ed è domanda che coinvolge tutti. Anche oggi Cristo chiede: voi cattolici dell'Austria, voi cristiani di questo Paese, voi cittadini, uomini e donne, chi dite che io sia?

La domanda sgorga dal cuore stesso di Gesù. Colui che apre il proprio cuore vuole che la persona che gli è davanti non risponda solo con la mente. La domanda proveniente dal cuore di Gesù deve toccare i nostri cuori! Chi sono io per voi? Che cosa rappresento io per voi? Mi conoscete veramente? Siete i miei testimoni? Mi amate?

2. Allora Pietro, portavoce dei discepoli, rispose: Noi crediamo che tu sei "il Cristo di Dio" (Lc 9,20). L'evangelista Matteo riferisce la professione di Pietro più dettagliatamente: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!" (Mt 16,16). Oggi il Papa, quale successore per volontà divina dell'Apostolo Pietro, professa a nome vostro e assieme a voi: Tu sei il Messia di Dio, tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.

3. Nel corso dei secoli la giusta professione di fede è stata ripetutamente oggetto di affannosa ricerca. Sia ringraziato Pietro le cui parole sono divenute normative.

Con esse si devono misurare gli sforzi della Chiesa che cerca di esprimere nel tempo che cosa rappresenta Cristo per essa. Infatti, non basta solo la professione con le labbra. La conoscenza della Scrittura e della Tradizione è importante, lo studio del Catechismo è prezioso: ma a che cosa serve tutto questo se alla fede cognitiva mancano i fatti?

La professione di fede in Cristo chiama alla sequela di Cristo. La giusta professione di fede deve essere accompagnata da una giusta condotta di vita. L'ortodossia richiede l'ortoprassi. Fin dall'inizio Gesù non ha mai nascosto ai suoi discepoli questa esigente verità. Infatti, Pietro ha appena pronunciato una straordinaria professione di fede, e subito, lui e gli altri discepoli si sentono dire da Gesù ciò che il Maestro si aspetta da loro: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9,23).

Com'è stato all'inizio, così continua ad essere ora: Gesù non cerca solo delle persone che l'acclamino. Egli cerca persone che lo seguano.

4. Cari Fratelli e Sorelle! Chi riflette sulla storia della Chiesa con gli occhi dell'amore, scorge con gratitudine che, malgrado tutti i difetti e tutte le ombre, ci sono stati e ci sono tuttora e dappertutto uomini e donne la cui esistenza mette in luce la credibilità del Vangelo.

Oggi mi è data la gioia di poter annoverare nel libro dei Beati tre cristiani della vostra Terra. Ciascuno di essi ha confermato la professione di fede nel Messia mediante la testimonianza personale resa nel proprio ambiente. Tutti e tre i Beati ci dimostrano che col titolo di "Messia" non si riconosce solamente un attributo a Cristo, ma ci si impegna anche a cooperare con l'opera messianica: i grandi diventano piccoli, i deboli diventano protagonisti.

Non gli eroi del mondo hanno la parola oggi qui sulla Heldenplatz, ma gli eroi della Chiesa, i tre nuovi Beati. Dal balcone che si affaccia su questa piazza, sessant'anni or sono, un uomo ha proclamato in se stesso la salvezza. I nuovi Beati portano un altro annuncio: la salvezza non si trova nell'uomo, ma in Cristo, Re e Salvatore!

5. Jakob Kern proveniva da una modesta famiglia viennese di operai. La prima guerra mondiale lo strappò bruscamente dagli studi nel Seminario Minore di Hollabrunn. Una grave ferita di guerra rese la sua breve esistenza terrena nel Seminario Maggiore e nel Monastero di Geras - come lui stesso diceva - un Calvario. Per amore di Cristo egli non si aggrappò alla vita, ma la offrì consapevolmente per gli altri. In un primo momento voleva diventare sacerdote diocesano. Ma un evento gli fece cambiare strada. Quando un religioso premonstratense abbandonò il convento, seguendo la Chiesa nazionale ceca formatasi a seguito della separazione da Roma avvenuta da poco, Jakob Kern scoprì in questo triste evento la sua vocazione. Egli volle riparare l'azione di quel religioso. Jakob Kern entrò al posto suo nel Monastero di Geras e il Signore accettò l'offerta del "sostituto". Il Beato Jakob Kern si presenta a noi come testimone della fedeltà al sacerdozio. All'inizio era un desiderio d'infanzia, che s'esprimeva nell'imitare il sacerdote all'altare. Successivamente il desiderio maturò. Attraverso la purificazione del dolore, apparve il profondo significato della sua vocazione sacerdotale: unire la propria vita al sacrificio di Cristo sulla Croce e offrirla in sostituzione per la salvezza degli altri.

Possa il Beato Jakob Kern, che era uno studente vivace e impegnato, incoraggiare molti giovani ad accogliere generosamente la chiamata al sacerdozio per seguire Cristo. Le sue parole di allora sono rivolte a noi: "Oggi più che mai c'è bisogno di sacerdoti autentici e santi. Tutte le preghiere, tutti i sacrifici, tutti gli sforzi e tutte le sofferenze unite alla retta intenzione diventano seme divino che prima o poi porterà il suo frutto".

6. Padre Anton Maria Schwartz a Vienna, cento anni or sono, si preoccupò delle condizioni degli operai, dedicandosi in primo luogo ai giovani apprendisti in fase di formazione professionale. Tenendo sempre presenti le proprie umili origini, si sentì specialmente unito ai poveri operai. Per la loro assistenza fondò, adottando la regola di San Giuseppe Calasanzio, la Congregazione dei Pii Operai, tuttora fiorente. Il suo grande desiderio fu quello di convertire la società a Cristo e di restaurarla in Lui. Egli fu sensibile ai bisogni degli apprendisti e degli operai, che spesso mancavano di sostegno e di orientamento. Padre Schwartz si dedicava a loro con amore e creatività trovando mezzi e vie per costruire la prima "Chiesa per gli operai di Vienna". Questo tempio umile e nascosto dalle case popolari assomiglia all'opera del suo fondatore, che l'ha vivificata per ben quarant'anni.

Di fronte all'"apostolo operaio" di Vienna le opinioni erano divise. Molti trovavano il suo impegno esagerato. Altri lo ritenevano degno della più alta considerazione. Padre Schwartz rimase fedele a se stesso e intraprese anche passi coraggiosi. Con le sue petizioni per posti di formazione professionale per i giovani e per il riposo domenicale egli arrivò fino al "Reichstag", al Parlamento.

Egli lascia a noi un messaggio: Fate tutto il possibile per salvaguardare la Domenica! Dimostrate che questa giornata non può essere lavorativa, perché viene celebrata come giorno del Signore! Sostenete soprattutto i giovani privi del lavoro! Chi procura ai giovani di oggi la possibilità di guadagnarsi il pane contribuisce a far sì che gli adulti di domani possano trasmettere ai loro figli il senso della vita. So bene che non ci sono soluzioni facili. Per cui ripeto l'esortazione sotto la quale il Beato Padre Schwartz ha posto tutti i suoi sforzi molteplici: "Dobbiamo pregare di più!"

7. Suor Restituta Kafka non era ancora maggiorenne, quando espresse la sua intenzione di entrare in convento. I genitori si opposero, ma la giovane restò fedele al suo obiettivo di farsi suora "per amore di Dio e degli uomini". Voleva servire il Signore specialmente nei poveri e nei malati. Ella trovò accoglienza presso le Suore Francescane della Carità per realizzare la sua vocazione nel quotidiano impegno ospedaliero, spesso duro e monotono. Autentica infermiera, diventò presto a Mödling un'istituzione. La sua competenza infermieristica, la sua risolutezza e la sua cordialità fecero sì che molti la chiamassero suor Resoluta e non suor Restituta.

Per il suo coraggio e il suo animo deciso essa non volle tacere neanche di fronte al regime nazionalsocialista. Sfidando i divieti dell'autorità politica, suor Restituta fece appendere in tutte le stanze dell'ospedale dei Crocifissi. Il mercoledì delle Ceneri del 1942 venne portata via dalla Gestapo. In prigione cominciò per lei un "Calvario" che durò più di un anno, per concludersi alla fine sul patibolo. Le sue ultime parole a noi trasmesse furono: "Ho vissuto per Cristo, voglio morire per Cristo!"

Guardando alla Beata suor Restituta, possiamo intravedere a quali vette di maturità interiore una persona può essere condotta dalla mano divina. Essa rischiò la vita con la sua testimonianza per il Crocifisso. E il Crocifisso conservò nel suo cuore testimoniandolo di nuovo poco prima di essere condotta all'esecuzione capitale, quando chiese al cappellano carcerario di farle "il segno della croce sulla fronte".

Tante cose possono essere tolte a noi cristiani. Ma la croce come segno di salvezza non ce la faremo togliere. Non permetteremo che essa venga esclusa dalla vita pubblica! Ascolteremo la voce della coscienza che dice: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!" (At 5,29).

8. Cari Fratelli e Sorelle! L'odierna celebrazione possiede una sua particolare connotazione europea. Accanto all'illustre Presidente della Repubblica Austriaca, il Signor Thomas Klestil, ci onorano della loro presenza anche responsabili della vita politica sia dall'interno che dall'estero. Li saluto cordialmente e, attraverso le loro persone, saluto anche i popoli che essi rappresentano.

Nella gioia per il dono che oggi ci viene fatto di tre nuovi Beati, mi rivolgo a tutti i fratelli e sorelle del Popolo di Dio che sono qui raccolti o sono collegati con noi per radio o televisione. Saluto, in particolare, il Pastore dell'Arcidiocesi di Vienna, il Signor Cardinale Christoph Schönborn, e il Presidente della Conferenza Episcopale Austriaca, Mons. Johann Weber, come pure i Fratelli nell'episcopato che da vicino e da lontano sono convenuti sulla Heldenplatz. Non posso poi dimenticare i numerosi sacerdoti e diaconi, i religiosi, le religiose e i collaboratori pastorali nelle parrocchie e nelle comunità.

Cari giovani! Un saluto particolare rivolgo oggi a voi. La vostra presenza così numerosa è motivo di grande gioia per me. Molti di voi sono venuti da lontano, e non soltanto in senso geografico... Ora però siete qui: il dono della giovinezza che ha davanti a sé la vita! I tre eroi della Chiesa appena iscritti nell'albo dei Beati vi possono sostenere nel vostro cammino: il giovane Jakob Kern, che proprio attraverso la sua malattia conquistò la fiducia dei giovani; Padre Anton Maria Schwartz che seppe toccare i cuori degli apprendisti; suor Restituta Kafka, pronta a pagare pur di non venir meno alla propria convinzione.

Essi non furono "cristiani fotocopiati", ma ognuno fu in se stesso autentico, irripetibile, unico. Hanno cominciato come voi: da giovani, pieni di ideali, cercando di dare un senso alla loro vita.

Un'altra cosa rende i tre Beati così attraenti: le loro biografie ci dimostrano che le loro personalità conobbero una maturazione progressiva. Così anche la vostra vita deve ancora diventare un frutto maturo. Perciò è importante che voi coltiviate la vita in modo che possa fiorire e maturare. Alimentatela con la linfa del Vangelo! Offritela a Cristo, a Lui che è il sole della salvezza! Piantate nella vostra vita la croce di Cristo! E' la croce il vero albero della vita.

9. Cari Fratelli e Sorelle! "Ma voi chi dite che io sia?"

Fra poco professeremo la nostra fede. A questa professione che ci colloca nella comunità degli apostoli e nella tradizione della Chiesa, così come nella schiera dei Santi e dei Beati, dobbiamo aggiungere anche la nostra risposta personale. L'incisività sociale del messaggio dipende anche dalla credibilità dei suoi messaggeri. Infatti, la nuova evangelizzazione prende l'inizio da noi, dal nostro stile di vita.

La Chiesa di oggi non ha bisogno di cattolici part-time ma di cristiani a tempo pieno. Tali sono stati i tre nuovi Beati! Da loro possiamo prendere le misure.

Grazie, Beato Jakob Kern, per la tua fedeltà sacerdotale!

Grazie, Beato Anton Maria Schwartz, per il tuo impegno per gli operai!

Grazie, suor Restituta Kafka, per la tua resistenza alla moda del momento!

Voi tutti Santi e Beati, pregate per noi. Amen.