Maria Teresa Bonzel

Maria Teresa Bonzel

(1830-1905)

Beatificazione:

- 10 novembre 2013

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 9 febbraio

Religiosa tedesca, fondatrice delle Povere Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua di Olpe; l’Eucaristia era la fonte dalla quale attingeva energia spirituale, per dedicarsi con carità instancabile ai più deboli

  • Biografia
  • dalla beatificazione
  • Angelus
"Una consacrata che al fervore della contemplazione dei misteri divini unì lo zelo della carità verso i poveri e gli infermi" (Papa Francesco)

 

Regine Christine Wilhelmine Bonzel nacque il 17 settembre 1830 ad Olpe (Germania) da un'agiata famiglia di commercianti.

Per tutti, affettuosamente, era “Aline”. Il suo nome cambiò di nuovo in Maria Teresa quando a 20 anni e con il parere contrario dei genitori decise di entrare nel Terz’Ordine francescano: come il Poverello d’Assisi, anche lei veniva da una famiglia ricca, ma era attraverso l’assistenza ai poveri che il Signore la chiamava a sé. Una vocazione, la sua, nata presto, ma che poté realizzarsi solo in età adulta.

A 33 anni il vescovo della città le consentì di dar vita a un Istituto religioso che adottasse la Regola francescana e così nacquero le Povere Suore francescane dell’Adorazione, congregazione della quale Madre Maria Teresa fu superiora generale fino alla morte, avvenuta nel 1905.

Il primo “monastero” delle religiose era una camera in affitto, poi, grazie al coraggio e al carisma della nuova Beata, si unirono molte altre donne che iniziarono a ospitare orfani, nel segno della carità.

Madre Maria Teresa era una luce di speranza per gli orfani e i malati di cui si occupava; giorno dopo giorno accoglieva in modo così naturale la Grazia Divina che come una manna benefica sostenta i nostri propositi di bene, mostrando che la santità può essere di tutti.

Al momento della sua morte in Germania erano attive 870 suore in 71 case, ma la congregazione si era già spinta oltreoceano: in America lavoravano 700 religiose in 42 strutture.

Oggi, nel mondo, le Povere Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua sono presenti anche in Brasile e nelle Filippine. 

Una consacrata «che al fervore della contemplazione dei misteri divini unì lo zelo della carità verso i poveri e gli infermi»: così Papa Francesco definisce, nella lettera apostolica di beatificazione, Maria Teresa Bonzel (1830-1905), la religiosa tedesca elevata agli onori degli altari domenica 10 novembre a Paderborn. Lo ha ricordato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha presieduto il rito a nome del Pontefice.

Intervenendo al termine della cerimonia, il porporato ha sottolineato come la beatificazione della fondatrice delle Povere suore francescane dell’adorazione perpetua di Olpe sia «un dono per la diocesi, le suore e la città di Paderborn». Infatti «i santi mostrano che la parola di Gesù ha trovato il terreno propizio per far fruttificare l’eroismo della carità e della santità». Il cardinale Amato nel rivolgersi direttamente alle eredi spirituali della religiosa, ha poi ricordato «che il fine della consacrazione è la propria santificazione».

Del resto, ha aggiunto, «i consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza, hanno una duplice funzione. Anzitutto permettono una donazione totale all’apostolato della carità verso i bisognosi di ogni tempo e di ogni luogo». E «in ciò madre Bonzel fu eroica», in quanto «spese l’intera sua esistenza a favore degli orfani poveri e abbandonati, nel cui volto vedeva il volto stesso di Gesù. Amandoli ed educandoli, contribuì a formare buoni cristiani e a immettere nella società onesti cittadini». In secondo luogo, ha proseguito, «i consigli evangelici sono le leve che permettono ai consacrati di elevarsi verso l’alto, verso la perfezione».

E «la beata Maria Teresa Bonzel si è santificata vivendo eroicamente i tre voti, che le permisero di imitare Cristo facendo del bene a tutti». Il cardinale Amato ha poi individuato un secondo messaggio di portata più ampia, lasciato dalla nuova beata «a tutti noi. È anch’esso — ha spiegato — un invito alla santità. Papa Francesco, nella scorsa solennità di Tutti i Santi, il 1° novembre, ha detto che “I santi non sono superuomini, né sono nati perfetti. Sono come noi, sono persone che prima di raggiungere la gloria del cielo hanno vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e speranze”».

Anche madre Bonzel, ha commentato, «ci ricorda che la santità non è un privilegio per pochi, ma il traguardo di tutti. Il battesimo infonde in tutti le virtù soprannaturali della fede, della speranza e della carità, che consentono a tutti di crescere e maturare nella perfezione cristiana, accogliendo giorno per giorno la grazia divina», la quale «come manna benefica sostenta i nostri propositi di bene». In particolare la beata «ha adorato con tutto il fervore della sua anima Gesù eucaristia, che l’ha nutrita e plasmata con il suo pane di vita eterna». Infine soffermandosi sul significato generale delle beatificazioni il porporato ha sottolineato che con esse la Chiesa presenta una figura esemplare non solo alla nostra ammirazione e contemplazione, ma soprattutto alla nostra imitazione.

«Oggi più che mai — ha detto in proposito — la Chiesa ha bisogno di cristiani, fervorosi nella contemplazione dei misteri divini e zelanti nella carità verso i bisognosi». Da qui l’auspicio conclusivo a essere «generosi come fu generosa Maria Teresa Bonzel»

PAPA FRANCESCO

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 10 novembre 2013

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù alle prese con i sadducei, i quali negavano la risurrezione. Ed è proprio su questo tema che essi rivolgono una domanda a Gesù, per metterlo in difficoltà e ridicolizzare la fede nella risurrezione dei morti. Partono da un caso immaginario: “Una donna ha avuto sette mariti, morti uno dopo l’altro”, e chiedono a Gesù: “Di chi sarà moglie quella donna dopo la sua morte?”. Gesù, sempre mite e paziente, per prima cosa risponde che la vita dopo la morte non ha gli stessi parametri di quella terrena. La vita eterna è un’altra vita, in un’altra dimensione dove, tra l’altro, non ci sarà più il matrimonio, che è legato alla nostra esistenza in questo mondo. I risorti – dice Gesù – saranno come gli angeli, e vivranno in uno stato diverso, che ora non possiamo sperimentare e nemmeno immaginare. E così Gesù spiega.

Ma poi Gesù, per così dire, passa al contrattacco. E lo fa citando la Sacra Scrittura, con una semplicità e un’originalità che ci lasciano pieni di ammirazione per il nostro Maestro, l’unico Maestro! La prova della risurrezione Gesù la trova nell’episodio di Mosè e del roveto ardente (cfr Es 3,1-6), là dove Dio si rivela come il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il nome di Dio è legato ai nomi degli uomini e delle donne con cui Lui si lega, e questo legame è più forte della morte. E noi possiamo dire anche del rapporto di Dio con noi, con ognuno di noi: Lui è il nostro Dio! Lui è il Dio di ognuno di noi! Come se Lui portasse il nostro nome. Piace a Lui dirlo, e questa è l’alleanza. Ecco perché Gesù afferma: «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20,38). E questo è il legame decisivo, l’alleanza fondamentale, l’alleanza con Gesù: Lui stesso è l’Alleanza, Lui stesso è la Vita e la Risurrezione, perché con il suo amore crocifisso ha vinto la morte. In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia.

Pertanto, ciò che accadrà è proprio il contrario di quanto si aspettavano i sadducei. Non è questa vita a fare da riferimento all’eternità, all’altra vita, quella che ci aspetta, ma è l’eternità - quella vita - a illuminare e dare speranza alla vita terrena di ciascuno di noi! Se guardiamo solo con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Questo si vede! Ma questo è soltanto se lo guardiamo con occhio umano. Gesù capovolge questa prospettiva e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena! Noi siamo in cammino, in pellegrinaggio verso la vita piena, e quella vita piena è quella che ci illumina nel nostro cammino! Quindi la morte sta dietro, alle spalle, non davanti a noi. Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell’alleanza, il Dio che porta il mio nome, il nostro nome, come Lui ha detto: “Io sono il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe”, anche il Dio col mio nome, col tuo nome, col tuo nome…, con il nostro nome. Dio dei viventi! … Sta la definitiva sconfitta del peccato e della morte, l’inizio di un nuovo tempo di gioia e di luce senza fine. Ma già su questa terra, nella preghiera, nei Sacramenti, nella fraternità, noi incontriamo Gesù e il suo amore, e così possiamo pregustare qualcosa della vita risorta. L’esperienza che facciamo del suo amore e della sua fedeltà accende come un fuoco nel nostro cuore e aumenta la nostra fede nella risurrezione. Infatti, se Dio è fedele e ama, non può esserlo a tempo limitato: la fedeltà è eterna, non può cambiare. L’amore di Dio è eterno, non può cambiare! Non è a tempo limitato: è per sempre! E’ per andare avanti! Lui è fedele per sempre e Lui ci aspetta, ognuno di noi, accompagna ognuno di noi con questa fedeltà eterna.

Dopo l'Angelus

Oggi pomeriggio, a Paderborn, in Germania, verrà proclamata Beata Maria Teresa Bonzel, fondatrice delle Povere Suore Francescane dell’Adorazione Perpetua, vissuta nel secolo diciannovesimo. L’Eucaristia era la fonte dalla quale attingeva energia spirituale, per dedicarsi con carità instancabile ai più deboli. Lodiamo il Signore per la sua testimonianza!

Desidero assicurare la mia vicinanza alle popolazioni delle Filippine e di quella regione, che sono state colpite da un tremendo tifone. Purtroppo le vittime sono tante e i danni enormi. Preghiamo un attimo, in silenzio, e poi alla Madonna, per questi nostri fratelli e sorelle, e cerchiamo di far giungere ad essi anche il nostro aiuto concreto. Preghiamo in silenzio. (Recita dell’Ave Maria)

Ricorre oggi il settantacinquesimo anniversario della cosiddetta “Notte dei cristalli”: le violenze della notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 contro gli ebrei, le sinagoghe, le abitazioni, i negozi segnarono un triste passo verso la tragedia della Shoah. Rinnoviamo la nostra vicinanza e solidarietà al popolo ebraico, i nostri fratelli più grandi, maggiori. E preghiamo Dio affinché la memoria del passato, la memoria dei peccati passati ci aiuti ad essere sempre vigilanti contro ogni forma di odio e di intolleranza.

In questa domenica, in Italia, si celebra la Giornata del Ringraziamento. Unisco la mia voce a quella dei Vescovi esprimendo la mia vicinanza al mondo agricolo, specialmente ai giovani che hanno scelto di lavorare la terra. Incoraggio quanti si impegnano perché a nessuno manchi un’alimentazione sana e adeguata.

Saluto tutti i pellegrini, venuti da diversi Paesi, le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni; in particolare, i fedeli delle Diocesi della Liguria, accompagnati dal Cardinale Bagnasco e dagli altri Vescovi della Regione.

Saluto l’Istituto Secolare Operaie Parrocchiali, il Centro Académico Romano Fundación, i fedeli degli Stati Uniti d’America e di Tahiti; come pure quelli di Riccione, Avezzano, Torino, Bertonico e Celano. Un pensiero speciale per i giovani delle Pontificie Opere Missionarie, i ragazzi di Pescara e Monte San Savino e la Croce Verde di Alessandria.

A tutti auguro una buona domenica. Arrivederci e buon pranzo!