Marie‑Léonie Paradis

Marie‑Léonie Paradis

(1840 - 1912)

Venerabilità:

- 31 gennaio 1981

- Papa  Giovanni Paolo II

Beatificazione:

- 11 settembre 1984

- Papa  Giovanni Paolo II

Canonizzazione:

- 20 ottobre 2024

- Papa  Francesco

-

Ricorrenza:

- 3 maggio

Vergine, fondò la Congregazione delle Piccole Suore della Santa Famiglia per assistere i sacerdoti nel loro operato e nella vita ordinaria

  • Biografia
  • Omelia
  • BEATIFICAZIONE
«Pensate alla grazia che Dio vi concede di collaborare all’opera dell’educazione»

 

VITA  E  OPERE

 

I primi anni di vita

La Beata Marie-Léonie nacque come Virginie Alodie Paradis il 12 maggio 1840 in Canada, nella regione dell’Acadia, allora parte della diocesi di Montreal, e fu battezzata lo stesso giorno della sua nascita. Terza di sei figli, dai genitori ricevette un’educazione cristiana che le fece sviluppare una personalità intrisa di dolcezza e propensa alla carità verso il prossimo. All’età di nove anni entrò come educanda nel collegio delle Suore della Congregazione di Notre-Dame a Laprairie, dove le furono impartiti gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana (l’11 luglio 1849 la Confermazione e l’anno seguente l’Eucaristia) e in quel periodo cominciò a maturare la sua vocazione religiosa.

 

Religiosa della Congregazione delle Suore Marianite di Santa Croce

Il 21 febbraio 1854, all’età di tredici anni, Virginie Alodie fece il suo ingresso come postulante nel convento delle Suore Marianite a Saint-Laurent (Montréal). Vestì l’abito religioso il 19 febbraio 1855 e, nonostante la sua salute cagionevole, il 22 agosto 1857 emise la professione solenne alla presenza del Beato Basile Moreau, csc, fondatore della Congregazione di Santa Croce, assumendo il nome di Marie-de-Sainte-Léonie.

Destinata all’educazione della gioventù, prestò servizio in diversi conventi del Canada fino al 1862 quando venne trasferita in un convento di New York, dove rimase per otto anni.

Nel 1870, con l’approvazione del suo padre spirituale e della Superiora generale, si unì alla Provincia dell’Indiana, che si era separata dalla Congregazione marianita l’anno precedente. Nel 1874 fu inviata al St. Joseph College a Memramcook, dove, con la guida spirituale e l’aiuto determinante di P. Camille Lefebvre, csc, provin­ciale della Congregazione, il progetto vocazionale della Beata ebbe la sua decisiva evoluzione.

 

La fondazione delle Piccole Suore della Santa Famiglia

Grazie alle doti umane di Sister Léonie (come veniva confiden­zialmente chiamata a Memramcook), e al suo fervore nella vita religiosa, in breve tempo si creò intorno a lei un gruppetto di ragazze desideroso di abbracciare la vita religiosa.

Intuito il potenziale della Beata e riconosciuta la sua più profonda aspirazione a servire i sacerdoti nell’esercizio del loro ministero, l’allora Vescovo di Montréal, S.E.R. Mons. Édouard-Charles Fabre, la invitò a fondare con le giovani una piccola comunità dedicata a prestare la propria opera presso i Collegi dei Padri di Santa Croce presenti in quella diocesi.

Alla vestizione di un abito comune il 26 agosto 1877, seguì, il 13 maggio 1880, la nascita ufficiale del nuovo Istituto delle Piccole Sorelle della Santa Famiglia, con il beneplacito del Capitolo generale della Congregazione di Santa Croce.

Trasferitasi nel 1895 con le prime consacrate nella città di Sherbrooke, fu accolta dal Vescovo del luogo, Mons. Paul LaRoque, e diede vita a quella che sarà la casa madre delle Piccole Sorelle della Santa Famiglia. Poté così compiersi pienamente la grande aspirazione della fondatrice di mettere la propria vita a servizio dei sacerdoti. Sollevata da tutti gli obblighi verso la sua Congregazione di provenienza dall’allora Papa Pio X, il 1° maggio 1905 vestì definitivamente l’abito del nuovo Istituto e, già nel corso della sua vita, vide crescere l’Opera da lei fondata, che rapidamente si diffuse con l’apertura di numerose case nelle diocesi del Canada e degli Stati Uniti.

 

Il trapasso

Provata da una salute cagionevole che aveva particolarmente colpito i suoi polmoni e affetta da un male cancerogeno, Madre Marie-Léonie morì il 3 maggio 1912, all’età di 72 anni, proprio nel giorno in cui aveva ricevuto il permesso si stampare la Piccola regola destinata alle sue consorelle, per la quale aveva atteso venti anni.

Il servizio funebre fu celebrato dapprima, per la sua comunità, il 6 maggio 1912 e, nuovamente, con una cerimonia pubblica, il giorno successivo presso la cattedrale di Sherbrooke, dove il Vescovo LaRoque la descrisse con queste parole: «Aveva sempre le braccia aperte e il cuore al posto giusto, un sorriso buono e onesto sulle labbra, accogliendo ciascuno come se fosse Dio stesso. Era tutta cuore».

I resti mortali furono tumulati inizialmente nel cimitero parrocchiale Saint-Michel a Sherbrooke e in seguito traslati prima presso la casa madre delle Piccole Suore della Santa Famiglia (1935) e infine presso la cattedrale di Sherbrooke (2017).

 

La spiritualità delle Piccole Suore della Santa Famiglia

Già alla morte della Fondatrice si contavano oltre quaranta case e 635 religiose che operavano nelle diocesi del Canada e degli Stati Uniti. Nel corso degli anni il numero si è accresciuto fino a superare le 185 sedi e le 1600 consacrate sparse in tutto il mondo: Honduras, Guatemala, Brasile, Cile, Haiti, oltre che in Italia. Dagli albori della fondazione fino ai nostri giorni, le Piccole Suore della Santa Famiglia conducono una vita ispirata alla sobrietà e all’umiltà della Famiglia di Nazareth, totalmente dedite a servizio del ministero sacerdotale.

Il carisma di sostegno spirituale e materiale ai sacerdoti si attua a partire dalla preghiera intensa e costante per il loro ministero, realizzandosi concretamente attraverso una molteplicità di mansioni che spaziano dalla cura della cucina, della lavanderia e degli altri ambienti di vita dei collegi e dei seminari, fino al mantenimento della sacrestia e della chiesa nelle parrocchie. Animate da uno spirito di «servizio umile e gioioso», che trova il suo fondamento nella chiamata all’«incarnazione e manifestazione di Cristo Servo» (Costituzioni, 2009), le Piccole Suore della Santa Famiglia traggono ispirazione, nella loro vita consacrata, specialmente dalla pericope evangelica di Gv 13,1-20.

 

"ITER" DELLA CAUSA

 

In vista della beatificazione

Il materiale probatorio sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni di Madre Marie-Léonie Paradis fu raccolto in due fasi: nel 1952 con la celebrazione del Processo Informativo Ordina­rio presso la Curia Vescovile di Sherbrooke, con due Rogatoriali a Moncton e Montréal, e nel 1968 con il Processo Apostolico sulle virtù in specie svoltosi nella diocesi di Sherbrooke.

Dopo il decreto di validità giuridica emanato il 15 maggio 1970, la Positio super virtutibus fu consegnata nel 1978 ed esaminata dal Congresso peculiare dei Consultori Teologi il 3 giugno 1980 e dalla Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi il 25 novembre 1980.

Il Decretum super virtutibus fu promulgato il 31 gennaio 1981.

In vista della beatificazione di Madre Marie-Léonie Paradis  fu presentata alla Congregazione delle Cause dei Santi una presunta guarigione miracolosa di una religiosa da tubercolosi polmonare avvenuta nel 1912.

Le prove sul caso furono raccolte nel corso di due processi celebrati presso la Curia vescovile di Sherbrooke: il primo svoltosi nel 1995, more ordinario, ma con valore apostolico, e il secondo Processo Apostolico, celebrato nel 1968.

I Periti della Consulta medica esaminarono il caso nella seduta del 26 marzo 1983, ritenendolo all’unanimità “non spiegabile naturalmente”. I Consultori Teologi poi, il 29 novembre 1983 e, infine, i Cardinali e Vescovi lo riconobbero come vero miracolo nella Sessione Ordinaria del 7 febbraio 1984.

Il Decretum super miraculo fu promulgato il 17 febbraio 1984.

San Giovanni Paolo II celebrò la beatificazione di Madre Marie-Léonie Paradis l’11 settembre 1984 a Montréal, durante il viaggio apostolico in Canada.

 

In vista della canonizzazione

L’Inchiesta diocesana sulla presunta guarigione miracolosa di una neonata da prolungata asfissia neonatale e insufficienza multi­organo nel 1986 è stata condotta tra il 18 aprile e il 4 ottobre 2016 nella diocesi di Montréal.

La validità giuridica degli atti processuali è stata riconosciuta l’11 giugno 2019.

La Consulta medica ha esaminato il caso nella sessione del 20 maggio 2021, riconoscendo all’unanimità l’inspiegabilità scientifica della guarigione.

Il Congresso dei Consultori teologi, riunitosi il 22 giugno 2023, ha unanimemente espresso un giudizio positivo.

La Sessione Ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi del 9 gennaio 2024 ha riconosciuto l’intervento miracoloso di Dio per intercessione della Beata Marie-Léonie Paradis.

Infine, Sua Santità Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il Decretum super miraculo il 24 gennaio 2024.

 

Cappella Papale con il Rito di Canonizzazione dei Beati:

 

Manuel Ruiz López e Sette Compagni;

Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki;

Giuseppe Allamano;

Marie-Léonie Paradis;

Elena Guerra.

 

Alle ore 10.30 di questa mattina, XXIX Domenica del Tempo Ordinario, sul Sagrato della Basilica di San Pietro, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica e il Rito della Canonizzazione dei Beati: Manuel Ruiz López e Sette Compagni; Francesco, Abdel Mooti e Raffaele Massabki; Giuseppe Allamano; Marie-Léonie Paradis; Elena Guerra.

Alla Santa Messa erano presenti le seguenti Delegazioni ufficiali: Il Presidente della Repubblica Italiana, S.E. il Sig. Sergio Mattarella, e Seguito; Sua Altezza Em. il Principe e Gran Maestro Fra’ John Dunlap, e Seguito; Il Ministro della Presidenza di Spagna, S.E. il Sig. Félix Bolaños García, e Seguito; Il Vice Governatore della Regione del Tirolo - Austria, Josef Geisler con la Consorte, e Seguito; Il Deputato Federale di Sherbrooke - Canada, On. Élisabeth Brière con il Consorte, e Seguito.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la proclamazione al Vangelo:

 

OMELIA DEL SANTO PADRE

 

AR  - ES  - FR  - IT  - PL  - PT ]

 

A Giacomo e Giovanni, Gesù chiede: «Cosa volete che io faccia per voi?» (Mc 10,36). E subito dopo li incalza: «Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?» (Mc 10,38). Gesù pone domande e, proprio così, ci aiuta a fare discernimento, perché le domande ci fanno scoprire ciò che è dentro di noi, illuminano quello che portiamo nel cuore e che a volte noi non sappiamo.

Lasciamoci interrogare dalla Parola del Signore. Immaginiamo che chieda a noi, a ciascuno di noi: «Che cosa vuoi che io faccia per te?»; e la seconda domanda: «puoi bere il mio stesso calice?»

Attraverso queste domande, Gesù fa emergere il legame e le attese che i discepoli hanno verso di lui, con le luci e le ombre tipiche di ogni relazione. Infatti, Giacomo e Giovanni, sono legati a Gesù ma hanno delle pretese. Essi esprimono il desiderio di stare vicino a Lui, ma solo per occupare un posto d'onore, per rivestire un ruolo importante, per «sedere, nella sua gloria, alla destra e alla sinistra» (Mc 10,37). Evidentemente pensano a Gesù come Messia, un Messia vittorioso, glorioso e da Lui si aspettano che condivida la sua gloria con loro. Vedono in Gesù il Messia, ma lo immaginano secondo la logica del potere.

Gesù non si ferma alle parole dei discepoli, ma scende in profondità, ascolta e legge il cuore di ognuno di loro e anche di ognuno di noi. E, nel dialogo, attraverso due domande, cerca di fare emergere il desiderio che c’è dentro a quelle richieste.

Dapprima chiede: «Cosa volete che io faccia per voi?»; e questa domanda svela i pensieri del loro cuore, mette in luce le attese nascoste e i sogni di gloria che i discepoli coltivano segretamente. É come se Gesù chiedesse: “Chi vuoi che io sia per te?” e, così, smaschera quello che essi desiderano davvero: un Messia potente, un Messia vittorioso che dia loro un posto di onore. E a volte nella Chiesa viene questo pensiero: l’onore, il potere…

Poi, con la seconda domanda, Gesù smentisce questa immagine di Messia e in questo modo li aiuta a cambiare sguardo, cioè a convertirsi: «Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». In questo modo, svela a loro che Egli non è il Messia che essi pensano; è il Dio dell’amore, che si abbassa per raggiungere chi è in basso; che si fa debole per rialzare i deboli, che opera per la pace e non per la guerra, che è venuto per servire e non per essere servito. Il calice che il Signore berrà è l’offerta della sua vita, è la sua vita donata a noi per amore, fino alla morte e alla morte di croce.

E, allora, alla sua destra e alla sua sinistra staranno due ladroni, appesi come Lui alla croce e non accomodati nei posti di potere; due ladroni inchiodati con Cristo nel dolore e non seduti nella gloria. Il re crocifisso, il giusto condannato si fa schiavo di tutti: costui è davvero il Figlio di Dio! (cf. Mc 15,39). Vince non chi domina, ma chi serve per amore. Ripetiamo: vince non chi domina, ma chi serve per amore. Ce lo ha ricordato anche la Lettera agli Ebrei: «Non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi» (Eb 4,15).

A questo punto, Gesù può aiutare i discepoli a convertirsi, a cambiare mentalità: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono» (Mc 10,42). Ma non deve essere così, per chi segue un Dio che si è fatto servo per raggiungere tutti col Suo amore. Chi segue Cristo, se vuole essere grande deve servire, imparando da Lui.

Fratelli e sorelle, Gesù svela pensieri, svela desideri e proiezioni del nostro cuore, smascherando talvolta le nostre attese di gloria, di dominio, di potere, di vanità. Egli ci aiuta a pensare non più secondo i criteri del mondo, ma secondo lo stile di Dio, che si fa ultimo perché gli ultimi vengano rialzati e diventino i primi. E queste domande di Gesù, con il suo insegnamento sul servizio, spesso sono incomprensibili, incomprensibili per noi come lo erano per i discepoli. Ma seguendo Lui, camminando alla Sua sequela e accogliendo il dono del Suo amore che trasforma il nostro modo di pensare, possiamo anche noi imparare lo stile di Dio: lo stile di Dio, il servizio. Non dimentichiamo le tre parole che fanno vedere lo stile di Dio per servire: vicinanza, compassione e tenerezza. Dio si fa vicino per servire; si fa compassionevole per servire; si fa tenero per servire. Vicinanza, compassione e tenerezza…

A questo dobbiamo anelare: non al potere, ma al servizio. Il servizio è lo stile di vita cristiano. Non riguarda un elenco di cose da fare, quasi che, una volta fatte, possiamo ritenere finito il nostro turno; chi serve con amore non dice: “adesso toccherà qualcun altro”. Questo è un pensiero da impiegati, non da testimoni. Il servizio nasce dall’amore e l’amore non conosce confini, non fa calcoli, si spende e si dona. L’amore non si limita a produrre per portare risultati, non è una prestazione occasionale, ma è qualcosa che nasce dal cuore, un cuore rinnovato dall’amore e nell’amore.

Quando impariamo a servire, ogni nostro gesto di attenzione e di cura, ogni espressione di tenerezza, ogni opera di misericordia diventano un riflesso dell’amore di Dio. E così tutti noi - e ognuno di noi - continuiamo l’opera di Gesù nel mondo.

In questa luce possiamo ricordare i discepoli del Vangelo, che oggi vengono canonizzati. Lungo la storia tormentata dell’umanità, essi sono stati servi fedeli, uomini e donne che hanno servito nel martirio e nella gioia, come fra Manuel Ruiz Lopez e i suoi compagni. Sono sacerdoti e consacrate ferventi, e ferventi di passione missionaria, come don Giuseppe Allamano, suor Paradis Marie Leonie e suor Elena Guerra. Questi nuovi santi hanno vissuto lo stile di Gesù: il servizio. La fede e l’apostolato che hanno portato avanti non ha alimentato in loro desideri mondani e smanie di potere ma, al contrario, essi si sono fatti servi dei fratelli, creativi nel fare il bene, saldi nelle difficoltà, generosi fino alla fine.

Chiediamo fiduciosi la loro intercessione, perché anche noi possiamo seguire il Cristo, seguirlo nel servizio e diventare testimoni di speranza per il mondo.

OMELIA NELLA MESSA DI BEATIFICAZIONE

Parco Jarry - Martedì, 11 settembre 1984

 

Fratelli e sorelle beneamati in Cristo.

Sono felice di essere oggi con voi, a Montréal, e per questo benedico il Signore. Vengo in mezzo a voi come pellegrino della fede e come Vescovo di Roma, responsabile della missione già affidata a Pietro di confermare i fratelli nella fede. A ciascuno, a ciascuna di voi: “Grazia e pace sia concessa in abbondanza nella conoscenza di Dio e di Gesù Signore nostro” (2 Pt 1, 2).

Vedendovi qui riuniti, penso ai fondatori dell’antica Ville Marie. Essi hanno piantato qui, ai piedi del Mont-Royal e presso le sponde del San Lorenzo, un seme che è diventato un grande albero. Con gioia mi unisco a voi per celebrare la fede che ha così profondamente segnato la vostra storia, e che ora spetta a voi conservare e ravvivare, seguendo l’esempio di suor Marie-Léonie, che stiamo per beatificare.

Nel corso dei miei viaggi attraverso il mondo, scopro le gioie e le ansie di tutte le Chiese. A voi tutti, uomini e donne credenti del Canada porto il loro saluto.

Vi porto grandi notizie dalle giovani e dinamiche Chiese d’Asia e d’Africa.

Vi porto l’eco della forte fede dei vostri fratelli e delle vostre sorelle dell’America Latina che rischiano la violenza del sottosviluppo e delle armi.

I fratelli della Chiesa di Roma e dell’Italia vi salutano!

Vi porto anche i saluti dei vostri fratelli e delle vostre sorelle nella fede che vivono in terra polacca.

Le testimonianze della tenace fede dei vostri fratelli e delle vostre sorelle cristiani del mondo intero vi stimolino e vi confermino nella vostra fede.

1. “Il luogo sul quale tu stai è una terra santa!” (Es 3, 5).

Queste parole Mosè le ha udite presso il roveto ardente. Egli pascolava il gregge e si avvicinò al monte di Dio, l’Oreb. Il cespuglio bruciava e non si consumava. Allora Mosè si chiese: che cosa significa questo fuoco che non distrugge il cespuglio e nello stesso tempo brucia e illumina?

La risposta gli venne durante il prodigio, una risposta più che umana: “Togliti i sandali, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa” (Es 3, 5).

Perché quel luogo è santo? È santo perché è il luogo della presenza di Dio. Il luogo della rivelazione di Dio: della teofania. “Io sono il Dio tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” (Es 3, 6).

Mosè si velò il viso: aveva paura di volgere lo sguardo verso il fuoco in cui si rivelava il Dio vivente.

2. Cari fratelli e sorelle di Québec, del Canada, che ne è del vostro incontro con il Dio vivente? Talvolta il mondo d’oggi sembra velarlo, sembra farvelo dimenticare. Questo apparente deserto spirituale contrasta con il tempo ancora vicino in cui la presenza di Dio si manifestava nella vita sociale e in molte istituzioni religiose. Sentite dire ancora: “Dov’è il tuo Dio?” (Sal 42, 4).

Tuttavia il cuore dell’uomo non si abitua all’assenza di Dio. Soffre di vivere lontano da lui, come i compatrioti di Mosè. Ma Dio non è mai lontano da ciascuno di noi (cf. At 17, 27). Egli è misteriosamente presente, come il fuoco che non si può afferrare, come la brezza leggera che passa, invisibile (cf. 1 Re 19, 12-13). Egli ci fa cenno. Ci chiama per nome per affidarci una missione. Invano si cerca di sostituirlo.

Nulla riesce a colmare il vuoto lasciato dalla sua assenza. Non l’abbondanza materiale, che non sazia il cuore; non la vita facile e permissiva, che non soddisfa la nostra sete di felicità; non la sola ricerca di successo o del potere di se stessi; non è neppure la potenza tecnica che permette di cambiare il mondo, ma non offre vere risposte al mistero stesso del nostro destino. Tutto ciò può sedurre per un po’ di tempo, ma lascia il sapore dell’illusione e il cuore vuoto, se ci si è allontanati dal roveto ardente.

Allora può apparire, come nel profondo, la fame dello spirituale, l’attrazione dell’Assoluto, la sete del Dio vivente (Sal 42, 3). Paradossalmente, il tempo dell’“assenza di Dio” può diventare il tempo della riscoperta di Dio, come l’avvicinarsi all’Oreb.

3. Sì, Dio continua a farci cenno attraverso la nostra storia del nostro mondo, come per Mosè attraverso le sofferenze del suo popolo. Chi non ha conosciuto, un giorno o l’altro, queste esperienze di luce e di pace: Dio è entrato nella mia vita! Esperienza improvvisa o frutto di una lunga maturazione. Le occasioni nelle quali questa presenza misteriosa ci interroga sono molteplici: la meravigliosa nascita di un bambino, l’inizio di un amore autentico, il trovarsi di fronte alla morte di un congiunto, all’insuccesso o al mistero del male, la compassione per la miseria altrui, l’essere sfuggiti ad una disgrazia o l’essere guariti da una malattia, la creazione di un’opera d’arte, la contemplazione silenziosa della natura, l’incontro con una persona “abitata” da Dio, la partecipazione ad una comunità orante: sono tante scintille che illuminano la nostra strada verso Dio, tanti avvenimenti che aprono la porta su Dio. Ma la rivelazione stessa viene da Dio, dal centro del roveto ardente. E la sua parola, letta e meditata nella preghiera, è la storia santa del popolo di Dio, che permette di decifrare il senso di quei segni, di riconoscere il nome e il volto del Dio vivente, di scoprire che egli trascende ogni esperienza, ogni creatura. Come diceva una delle vostre poetesse: “Il nostro Dio è come la più profonda sorgente delle acque più profonde” (Anne Hebert, Presence, 1944).

4. Dio si rivela a Mosè per affidargli una missione. Deve far uscire Israele dalla schiavitù dei faraoni d’Egitto.

Mosè fa l’esperienza della presenza di Dio. Egli sa chi è il Dio dei suoi padri; ma davanti alla missione che gli è affidata, egli interroga: “Ma mi diranno: come si chiama? E io che cosa risponderò loro?” (cf. Es 3, 13). Il problema del nome è quello fondamentale. Mosè pone il problema dell’essenza di Dio, di ciò che costituisce la sua realtà assolutamente unica.

“Io sono colui che sono!” (Es 3, 14), questa è la risposta. L’essenza di Dio è l’essere. Esistere. Tutto ciò che esiste, tutto il cosmo ha in lui la sua origine. Tutto esiste perché Dio lo fa esistere.

Un giorno santa Caterina da Siena, seguendo san Tommaso d’Aquino, guidata sempre da quella stessa saggezza attinta dalla teofania di cui Mosè fu testimone, disse a Gesù: “Tu sei colui che è, io sono colei che non è”.

Tra l’“io sono” di Dio e l’“io sono” dell’uomo, come pure di ogni creatura, c’è questo stesso rapporto: Dio è colui che è; la creatura, l’uomo è colui che non è . . . egli è chiamato all’essere a partire dal non-essere. Da Dio noi abbiamo la vita, il movimento e l’esistenza (At 17, 28).

5. Oggi, in questa grande città di Montréal, vogliamo rendere gloria a Colui che è. Vogliamo rendergli gloria con tutta la creazione, noi che esistiamo soltanto grazie a lui.

Non esistiamo e passiamo, mentre solo lui non passa! Solo lui è l’esistenza stessa.

Per questo diciamo con il salmo della liturgia di oggi: “Grande è il Signore e degno di ogni lode . . . date al Signore la gloria del suo nome . . . adorate il Signore . . .” (Sal 96, 4-9), come Mosè lo ha adorato quando si coprì il volto perché aveva timore di rivolgere lo sguardo verso Dio (Es 3, 6).

Prostratevi anche voi, uomini di oggi!

Voi conoscete i misteri della creazione incomparabilmente meglio di Mosè! Forse non vi parlano di Dio in modo più intelligibile?

Prostratevi, rileggete fino in fondo la testimonianza delle creature!

6. Dio è al di sopra di ogni creatura. È trascendenza assoluta. Là dove finisce la testimonianza della creazione, là incomincia la parola di Dio, il Verbo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 1-3).

“In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini . . .”.

Ma ascoltiamo quanto segue: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi . . . A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di divenire figli di Dio; quelli che credono nel suo nome . . . quelli che da Dio sono stati generati” (Gv 1, 1-14).

Sì, Dio che è al di sopra di ogni creatura, che è assoluta trascendenza, Dio è diventato creatura-uomo. Il Verbo si è fatto carne. In lui, gli uomini nati da uomini nascono da Dio. Essi diventano figli, per figliazione divina essi diventano figli nel Figlio.

Oggi, in questa grande città di Montréal noi vogliamo rendere gloria a Dio che si è fatto uomo:

“Un giorno santo è sorto per noi . . .

La luce ha brillato sulla terra . . .

Gloria a te, o Cristo, accolto nel mondo mediante la fede” (cf. 1 Tm 3, 16). Alleluia!

7. Rendiamo grazie a tutti coloro che hanno accolto questa luce, qui in terra canadese. Rendiamo grazie specialmente per coloro che sono diventati, attraverso Cristo, la luce della Chiesa e di tutta l’umanità. La Chiesa ha in effetti riconosciuta ufficialmente la santità di un certo numero di essi; parecchi erano venuti da fuori, specialmente dalla Francia, ma è qui che hanno consumato la loro vita e raggiunto la vetta della loro santità. Essi vi sono familiari. È sufficiente che ne citi il nome: i santi martiri gesuiti, fondatori della Chiesa in Canada, santa Margherite Bourgeoys; e i beati monsignor François de Montmorency-Laval, Madre Marie dell’Incarnazione, la giovane irochese Kateri Tekakwitha, madre Marie d’Youville, il sacerdote André Grasset, Madre Marie Rose Durocher, fratel André Bessette.

Io stesso ho avuto la gioia di celebrare a Roma cinque di queste beatificazioni e una canonizzazione. Ma so che altre cause sono state introdotte e spero che il loro esame giungerà a buon fine. Penso in particolare a madre Caterina di sant’Agostino di cui è stata riconosciuta l’eroicità delle virtù.

Al di là di quelli che sono ufficialmente canonizzati o beatificati, sono sicuramente legioni coloro i quali hanno fatto fruttificare la fede in un ammirevole amore di Dio e del prossimo, in forma quotidiana e spesso discreta. Se la modestia dei segni visibili che essi hanno lasciato impedisce un approfondito esame della loro vita da parte della Chiesa, essi sono conosciuti da Dio; hanno risposto al suo invito, come Mosè. Hanno accresciuto la sua gloria e il suo regno su questa terra canadese.

Davanti a tutti questi uomini e donne, dobbiamo ripetere le parole del grande Ireneo, del secondo secolo: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”: l’uomo che vive la pienezza della vita, che è di Dio in Gesù Cristo.

8. Oggi, in questo libro vivo dei santi e dei beati della Chiesa che è presente da secoli in terra canadese si aggiunge un nuovo nome: suor Marie-Léonie Paradis.

Questa vostra donna, umile fra gli umili, sale oggi al rango di coloro che Dio ha innalzato alla gloria e sono felice che una simile beatificazione abbia luogo per la prima volta in Canada, che fu il suo Paese.

Nata da famiglia semplice, povera e virtuosa, essa ha ben presto capito la bellezza della vita religiosa, e vi si impegnò con i voti presso le suore Marianiste di Santa Croce. Non ha mai rimesso in discussione il suo dono a Dio, anche in mezzo alle prove della vita comunitaria a New York e nell’Indiana. E quando è stata scelta per servire in un collegio a Memramcook in Acadia, la sua vita religiosa era così splendente che ha spontaneamente radunato attorno a lei delle fanciulle, che volevano anch’esse consacrare la loro vita a Dio. Con loro, e grazie alla comprensione di monsignor Laroque, vescovo di Sherbrooke, ha fondato la congregazione delle Piccole Sorelle della Sacra Famiglia, sempre fiorente e stimata.

Senza mai dubitare della sua chiamata, essa ha spesso domandato: “Signore, mostrami le tue vie”, per sapere quale fosse la forma concreta del suo servizio nella Chiesa. Ha trovato e proposto alle sue figlie spirituali una forma di impegno particolare: il servizio nei collegi, nei seminari e nelle case per sacerdoti. Non temeva le diverse forme di lavoro manuale, che sono il peso che tocca a tante gente di oggi, mentre è stato tenuto in onore nella santa famiglia, nella vita stessa di Gesù a Nazaret. La essa ha visto la volontà di Dio per la sua vita. Con i sacrifici inerenti a questo lavoro, ma offerti per amore, essa ha conosciuto una gioia e una pace profonde. Sapeva di rifarsi all’atteggiamento fondamentale di Cristo, “venuto non per essere servito, ma per servire”. Era tutta pervasa dalla grandezza dell’Eucaristia: è questo uno dei segreti delle sue motivazioni spirituali.

Sì, Dio ha rivolto i suoi occhi all’umiltà della sua ancella Marie-Léonie, che si è ispirata alla disponibilità di Maria. E d’ora innanzi la sua congregazione e la Chiesa la chiameranno di generazione in generazione beata (cf. Lc 1, 48).

9. Questa nuova beatificazione di una religiosa canadese ci ricorda che il Canada si è avvantaggiato abbondantemente dell’apporto di numerose comunità religiose, in tutti i settori della vita ecclesiale e sociale: preghiera contemplativa, educazione, assistenza ai poveri, iniziative ospedaliere, apostolato di ogni genere. È una grande grazia. E se oggi i servizi possono essere diversi ed evolversi secondo i bisogni, la vocazione religiosa rimane un dono di Dio meraviglioso, una testimonianza senza pari, un carisma profetico essenziale per la Chiesa, non solo a motivo dei servizi veramente preziosi che le suore prestano, ma anzitutto come espressione della gratuità dell’amore in un dono nuziale a Cristo, in una consacrazione totale alla sua opera redentrice (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptionis Donum). E mi permetto di porre questa domanda a tutti i cristiani qui riuniti: il popolo canadese sa sempre apprezzare questa grazia? Aiuta le religiose a trovare e rinfrancare la loro vocazione? E voi, care sorelle, avete consapevolezza della grandezza della chiamata di Dio e dello stile di vita radicalmente evangelico che corrisponde a questo dono?

10. Le religiose, la cui vita è tutta orientata in direzione del “roveto ardente”, hanno una particolare esperienza del Dio vivente. Ma in questa messa io mi rivolgo a tutto il popolo cristiano di Montréal, del Québec e del Canada. Fratelli e sorelle: cercate il Signore, cercate la sua volontà, ascoltate l’unico che chiama ciascuno di voi per nome, per affidarvi una missione affinché possiate portare la sua luce nella Chiesa e nella società.

Voi siete laici cristiani, battezzati e confermati. E volete vivere come figli e figlie di Dio. Nel corpo della Chiesa vi sono molti carismi, molte forme di attività per sviluppare i vostri talenti nel servizio degli altri. Dio vi manda per servire i fratelli e le sorelle che soffrono, che sono nell’angoscia, nella ricerca di lui. Per le vostre preghiere e con le vostre azioni, possa l’amore di Dio, la giustizia di Dio e la speranza trovare ogni giorno il suo posto nella città terrena, in tutti i vostri posti di lavoro, di svago e di studio. Avendo avuto voi stessi l’esperienza di Dio, contribuite a costruire un mondo fraterno che sia aperto a Dio. Rivolgo questo messaggio a tutti; ma poiché oggi proclamo beata una donna, mi rivolgo in modo speciale alle donne. Come tutti i battezzati, voi siete chiamate alla santità al fine di santificare il mondo secondo la vostra vocazione nel piano di Dio, che ha creato l’umanità “uomo e donna”. Insieme con gli uomini, portate nel cuore delle vostre famiglie, nel cuore di questa società, le qualità umane e cristiane di cui Dio ha dotato la vostra femminilità e che voi potrete sviluppare secondo i vostri diritti e doveri, nella misura stessa in cui siete unite a Cristo, la sorgente della santità.

Il Signore fa affidamento su di voi affinché le relazioni umane siano permeate dell’amore che Dio desidera. I modi di assolvere questo servizio possono differire da quelli scelti dalla beata suor Marie-Léonie. Ma - nel senso più evangelico che trascende i modi di vedere di questo mondo - è sempre una questione di servizio, servizio che è indispensabile per l’umanità e per la Chiesa.

11. I santi e i beati, e tutti coloro che si lasciano condurre dallo Spirito di Dio, possono considerare rivolte a loro le parole della lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato:

“Benedetto sia Dio, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo” (Ef1, 3).

Sì, i nomi dei santi confermano particolarmente la verità della nostra esistenza in Gesù Cristo. La verità è la chiamata alla santità, cioè all’unione con Dio per mezzo di Cristo.

Ascoltiamo ancora questa lettera agli Efesini:

- Dio “ci ha scelti (in Cristo) prima della creazione del mondo”;

- per amore egli ci ha destinati in anticipo “a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”;

i- n lui noi otteniamo “la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia”;

- “egli ha ricapitolato in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra”;

- in lui anche noi “siamo stati fatti eredi”; in lui abbiamo ricevuto “il suggello dello Spirito Santo” primo “pegno della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato, a lode della sua gloria” (Ef 1, 4-14).

12. “Il luogo sul quale tu stai è una terra santa!”.

Nei tempi in cui viviamo, quello che vediamo su questa terra rende manifesto ai nostri occhi più il peccato che la santità. Ci sono molte ragioni perché, nei diversi Paesi e continenti, noi vediamo più le rovine causate dal peccato che non la luce della santità. Anche se al presente si fa sempre più strada una tendenza per cui il peccato non è più chiamato peccato, è però vero che la famiglia umana vive nella paura di ciò che l’intelligenza e la volontà umana possono suscitare contro la volontà del Creatore e del Redentore. Noi tutti qui conosciamo i pericoli che minacciano il nostro pianeta, e vi riconosciamo la parte che vi ha l’uomo.

E tuttavia questa terra, il luogo in cui viviamo, è la terra santa. Essa è stata segnata dalla presenza del Dio vivente, la cui pienezza è in Cristo. E questa presenza rimane nella nostra terra e produce i suoi frutti della santità.

Questa presenza è realtà.

Essa è grazia.

Questa presenza non cessa di essere la chiamata e la luce.

“La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 5). Amen.

 

GIOVANNI PAOLO II

_________________

 

LITTERAE APOSTOLICAE

de peracta Beatificatione

 

IOANNES  PAULUS  PP.  II

ad perpetuam rei memoriam

 

«Vias tuas, Domine, demonstra mihi, et semitas tuas edoce me» (Ps 24, 4).

Haec precatio, qua psal­mista semitas Domini exquirebat, ut cognitae eius voluntati obsequeretur, optime potest Servae Dei Mariae Leoniae Paradis et animum significare et totam colligere vitam; sedulo namque Dei consilium est perscrutata, ut illud perficeret iter, quod eidem congrueret consilio. In pago Acadie, intra fines dioecesis Sancti Ioannis Quebecensis in Canada, eodem die 12 mensis Maii, quo est nata, anno 1840, est etiam baptizata, eique imposita sunt nomina Aloisia Verginia. In familia primum a parentibus, agrorum cultoribus, ad bonos instituta mores, est dein ingressa Sacrum ephebeum Religiosarum Congregationis a Domina Nostra in vico Laprairie, ubi et in litteris est erudita et pietate enituit. Cum duodecimum annum ageret, de altari primum sacra libavit; et exinde in studio perfectionis adipiscendae profecit et in proposito se in ministerium sacerdotum consociandi. Anno 1854 Congregationem Sororum Marianitarum a Sancta Cruce introivit et novitiatum iniit, nomine sumpto Sorore Maria a Sancta Leonia; quo peracto, die 22 mensis Augusti anno 1857 coram Basilio Moreau, Congregationis Instituere, prima vota suscepit. Postea varia explevit munera; fuit enim institutrix, curam dome­sticam de domibus presbyterorum egit in quibusdam Canadensibus pagis, donec Novum Eboracum petiit ut orphanis consuleret et Antistitae asyli puellorum administrae officio fungeretur; ibique octo fere annos magno animi ardore laboravit. Sed circiter annum 1870 Serva Dei acerbam spiritus perturbationem est experta ob im­mutationes et dissensiones in Congregatione Sororum Marianita­rum ortas, cum haec anno 1867 famulatum in domibus presbyte­rorum deseruisset. Sed tamen anno 1869 ex eadem Congregatione per interpositam Apostolicam Auctoritatem exstitit nova Congre­gatio Sororum Sanctae Crucis, quae illud retinuit ministe­rium. Post varias vicissitudines et non parvas difficultates fortiter et Domini fiducia superatas, obtento permissu, Serva Dei ad novam Congregationem transiit et ilico Superioribus se probavit. Primum etenim missa est ad urbem Marquette, in Foederatis Civitatibus Americae Septemtrionalis, ut ibi domum conderet, et deinde ad urbem Memramcook, in dioecesis Sancti Ioannis Canadensis finibus sitam, in qua est ei domus concredita puellis instituendis, quae domorum sacerdotum curam agerent aut in ecclesiasticis collegiis. His puellis numero crescentibus vitamque religiosam vivere exoptantibus, Serva Dei haec Superio­ribus exposuit, et anno 1880 in urbe Memramcook familiam religiosam a Congregatione Sororum Sanctae Crucis disiunctam constituit, cui nomen datum «Parvae Sorores a Sacra Familia», quae hoc unum sibi proposuit, ut clero ministraret. Serva Dei, etsi in oboedientia et regula Sororum Sanctae Crucis manens, Antistita novae familiae facta est et statim mira prudentia in suum Institutum firmandum incubuit et in Parvas Sorores educandas, quibus Directorium et iam anno 1883 Constitutiones dedit, propo­sito Instituto perappositas. Post unum et viginti annos, domus princeps Instituti et novitiatus, urbe Mem­ramcook mutata, Sherbrooki collocata sunt; cuius Ordinarius loci, die 26 mensis Ianuarii anno 1896 canonicae institutionis decretum edidit. Die 2 mensis Octobris anno 1904 Serva Dei, Ordinarii rogatu, deposita veste Sororum Sanctae Crucis, habitum induit Congregationis a se statutae. Denique anno 1905, die 1 mensis Maii, ex indulto Apo­stolico S. Pii X, ab omnibus obligationibus, quibus Congregationi Sanctae Crucis adstringebatur, liberata, Regulis sui Instituti expeditius adhaesit. Supremo die propin­quante, Servae Dei ex uberrimis exanclatorum laborum fructibus magnam licuit percipere laetitiam, quandoquidem eius Congre­gatio multo aucta incremento iam 40 domus et 635 Sorores numerabat, quae etiam alibi vitam religiosam fovebant et clero in apostolico ministerio auxiliaban tur. Meritis locuples, virtutibus ornata, venerationem adepta, tranquillo et sereno vultu, et quasi ex inopinato, die 3 mensis Maii anno 1912 Sherbrooki de hac vita decessit. Ex eius scriptis manifestum apparet quanto sanctitatis ardore flagraverit, ex eius vita quo modo inde ad christianas religiosasque virtutes exercendas sit incitata atque ad, magna et ardua aggredienda, firmissima Dei fisa fiducia. Ipse autem eius Instituti finis in peculiarem lucem profert ardentissimum Servae Dei in Christum Eucharisticum amorem et in sacerdotium obsequium et pietatem, per quod Dominus Iesus semper praesens manet in hominibus. Quamobrem fama sanctita­tis, qua vivens floruit, post eius obitum increbuit latius diffusa et supernis signis confirmata. Hinc instructis Processibus: Ordinario in Curia Sherbrookensi anno 1952 et rogatoriis in Curiis Moncto­nensi et Mariapolitana, editoque super scriptis Decreto die 8 mensis Octobris anno 1956, factaque disceptatione in Coetu Ordi­nario Sacrae id temporis Rituum Congregationis die 17 mensis Maii anno 1966 faventibus suffragiis, Summus Pontifex Paulus VI Causam Servae Dei rite introducendam esse statuit Decreto Sacrae Congregationis die 13 mensis Iunii anno 1866 prodito. Dein acto Processu Apostolico Sherbrooki super virtutibus in specie Servae Dei anno 1968, hisque tractatis die 3 mensis Iunii anno 1980 in Congressu Peculiari Officialium Praelatorum Patrumque Consul­torum, et postea die 25 Novembris eodem anno in Coetu Plenario eiusdem Sacrae Congregationis pro Causis Sanctorum, die 31 Ianuarii anno 1981 Servam Dei Mariam Leoniam Paradis christia­narum virtutum culmen attigisse Nos ediximus. Postquam autem disputatum recte est de mira Sororis a Sancto Sebastiano a phthisi pulmonum sanatione, intercessioni Servae Dei tributa, eaque recognita, et per Nostrum Decretum die 17 mensis Februarii anno Iubilaeo 1984 sancita, decrevimus sollemnem beatifica­tio­nem Venerabilis Mariae Leoniae Paradis, die 11 mensis Septembris anno 1984, durante Nostro itinere in Canada peragere. Qua re inter ritum coram frequentissima fidelium multitudine sub divo celebratum, haec protulimus verba: «Par notre autorité apostolique, accueillant les vœux de notre frère Jean-Marie Fortier, archevêque de Sherbrooke, de beaucoup d’autres frères dans l’épiscopat, de nombreux fidèles, et après avoir entendu l’avis de la Sacrée Congrégation pour les causes des saints, nous déclarons que dorénavant la vénérable servante de Dieu Marie-Leonie Paradis, fondatrice de l’Institut des Petites Soeurs de la Sainte Famille, peut être appelée bienheureuse, et que, le 3 mai, jour de son départ pour le ciel, on pourra célébrer sa fête, dans les lieux fixés, et selon les règles établies par le droit. Au nom du Père, et du Fils, et du Saint-Esprit». Amen. Atque sermo­nem de vita atque virtutibus Beatae illius habuimus. Contrariis quibuslibet non obstantibus.

 

Datum Marianopoli, sub anulo Piscatoris, die xi mensis Septembris, anno MCMLXXXIV, Pontificatus Nostri sexto.

 

De mandato Summi Pontificis

Augustinus card. Casaroli

Secretarius Status