Martiri di Lubecca

Martiri di Lubecca

(†1943)

Beatificazione:

- 25 giugno 2011

- Papa  Benedetto XVI

Ricorrenza:

- 10 novembre

Johannes Prassek, Hermann Lange e Eduard Müller , sacerdoti diocesani, martiri del nazismo: perseguitati dalla Gestapo, furono infine decapitati per essersi opposti al regime nazista di Adolf Hitler nel 1943

  • Biografia
  • il martirio
  • ANGELUS
"A Cristo, nostro Re, fedeltà eterna!"

 

Johannes Heinrich Prassek nacque il 13 agosto 1911 ad Amburgo e fu battezzato il 13 settembre dell’anno successivo. Fin da piccolo fu educato e indirizzato, soprattutto dalla mamma, la Signora Marie Anna, ad una vita di pietà che fece nascere ben presto in lui vivi sentimenti di una fede profonda. A causa della morte prematura della mamma e del completo disinteresse da parte del padre per la sua educazione, il piccolo Johannes fu in seguito affidato alle premurose cure delle Suore Grigie dell’Istituto Wilhlemstiftung nella sua città natale. Fu proprio negli anni della giovinezza che il Venerabile Servo di Dio avvertì sempre più la chiamata alla vita sacerdotale. Egli, aiutato economicamente dalla diocesi e dal vescovo di Osnabrück, poté frequentare gli studi di filosofia e teologia ed essere ammesso, nel 1935, nel seminario diocesano. Dopo essere stato ordinato presbitero il 13 marzo 1937 e dopo aver trascorso circa due anni nella cittadina di Wittenbureg, il Servo di Dio fu inviato nella città di Lubecca, con l’incarico di primo cappellano presso la chiesa del Sacro Cuore di Gesù. Fu proprio in questi luoghi che si distinse ben presto per le sue numerose e incessanti opere di apostolato, indirizzate alle cure spirituali e materiali di tutti i suoi parrocchiani. Egli, infatti, affidandosi senza riserve alla volontà di Dio, prodigò tutto se stesso per aiutare il prossimo soprattutto nei momenti di difficoltà, mostrandosi saggio e prudente. Molti furono i fedeli che costantemente assistevano alle sue omelie domenicali, divenute molto spesso un’aperta critica alle ideologie atee e materialistiche diffuse dal regime nazionalsocialista. Fu proprio per tale motivo che il 18 maggio 1942 il Servo di Dio venne arrestato dalla Gestapo e condotto nel carcere di Lubecca. Qui visse gli ultimi momenti della sua vita in condizioni durissime, rimanendo sempre e fermamente fedele alla dottrina della Chiesa Cattolica. Manifestò apertamente l’accettazione della morte per difendere la propria fede. Il 23 giugno 1943 il Servo di Dio venne condannato a morte e il successivo 10 novembre venne giustiziato.

Hermann Lange nacque il 16 aprile 1912 a Leer, nella Frisia orientale, in seno ad una famiglia profondamente cristiana e fu battezzato nella parrocchia di St. Michael il giorno 19 dello stesso mese. Sin dagli anni della giovinezza, il Servo di Dio espresse il forte desiderio di dedicare la sua intera esistenza a Dio attraverso la vita sacerdotale. Durante gli anni del liceo iniziò a frequentare assiduamente il movimento giovanile cattolico, denominato “Neudeutschland”, che aveva come finalità il rinnovamento liturgico e spirituale della Chiesa. Già in questi anni egli iniziò a distinguersi per la sua impeccabile moralità, mostrando a tutti la sua profonda devozione, contornata di atteggiamenti casti e rispettosi. In molti ricordano la sua costante e puntuale partecipazione alla Santa Messa ed i suoi atti in difesa della fede cattolica. Dopo aver terminato gli studi liceali, il Venerabile Servo di Dio si iscrisse al corso di teologia presso l’Università di Münster e nell’anno 1937 fu accolto nel seminario di Osnabrück, città in cui il 17 dicembre 1938 fu ordinato presbitero da Mons. W. Berning. Pochi mesi dopo la sua ordinazione, Don Hermann fu inviato come vicario presso la chiesa del S. Cuore di Lubecca, dove si prodigò intensamente nella realizzazione di opere a favore dei giovani. In tale contesto egli manifestò la sua profonda umanità, la sua adesione al Vangelo e il suo dissenso verso il Nazionalsocialismo. Nei suoi frequenti incontri con i giovani, infatti, non mancava mai di ammonire lo spirito nihilista del regime nazista. Fu proprio per questa sua lotta aperta verso l’ideologia anticristiana nazista che il Servo di Dio, il 15 giugno 1942, venne arrestato dalla Gestapo e condotto nel carcere di Lubecca. Durante questi ultimi mesi trascorsi in prigione, consapevole dei rischi che avrebbe corso, egli non cessò mai di testimoniare, insegnare e difendere con forza la fede cattolica. Il 23 giugno 1943 il tribunale nazista emise la sentenza che lo portò alla morte, avvenuta tramite ghigliottina il 10 novembre 1943.

Andreas Paul Eduard Müller nacque il 20 agosto 1911 a Neumünster da Heinrich Bernard Theodor Eduard, umile calzolaio, e da Caroline Agnes Hundeshagen. Ultimo di sette figli, fu battezzato nella parrocchia di S. Maria Vicelin il giorno 27 dello stesso mese. A causa delle povere ed umili condizioni della sua famiglia, il Venerabile Servo di Dio poté avere un’adeguata istruzione solo grazie alla buona opera di alcuni benefattori che finanziarono i suoi studi. Confidata, infatti, la forte e sentita vocazione verso la vita sacerdotale alla sua insegnante e al cappellano, Mons. Schröder, questi si adoperarono per il pagamento di tutti i suoi studi. Terminato il liceo e conseguita la maturità, il giovane Eduard iniziò a frequentare i corsi di teologia a Münster e, nel 1939, venne ammesso nel seminario di Osnabrück. Il 25 luglio 1940 fu ordinato sacerdote e subito fu inviato, con l’incarico di cappellano aggiunto, nella chiesa del S. Cuore di Gesù a Lubecca. Qui il Servo di Dio svolse con dedizione e zelo il suo ministero sacerdotale. Guidato dal motto “Tutto per Cristo il Re” e animato da un forte spirito missionario, Don Eduard divenne ben presto una solida guida per tutti i fedeli, soprattutto per i giovani, ai quali si dedicò con amore, organizzando per loro numerose attività, tra cui diverse gite che furono da subito mal viste dalla HitlerJugend. Anch’egli si mostrò apertamente contrario alle azioni distruttive del Terzo Reich, non mancando mai di esprimere forti sentimenti di condanna. Come i suoi compagni anche Don Eduard venne arrestato il 22 giugno 1942 e la sentenza di condanna per decapitazione venne eseguita il 10 novembre 1943.

I Servi di Dio furono uccisi ad Amburgo il 10 novembre 1943.

La forte ostilità che il Regime nazionalsocialista ebbe nei confronti della religione e della Chiesa cattolica durante gli anni del suo governo si trasformò in autentico odium fidei, che sfociò in una vera e propria persecuzione nei confronti del credo cristiano, con molteplici restrizioni verso le organizzazioni e le attività religiose, verso la libertà di culto e il pieno utilizzo dei mezzi di informazione da parte della Chiesa.

Tali impedimenti furono imposti anche nella diocesi in cui operavano Johann Heinrich Wilhelm Prassek, Andreas Paul Eduard Müller e Hermann Lange, i quali a Lubecca, si occuparono assiduamente della direzione dei giovani, proponendo loro diversi momenti di formazione a scopo religioso. I Servi di Dio furono sempre mossi da una forte e retta intenzione nel voler diffondere i valori e i principi cristiani tra i giovani.

Tale attività pastorale venne considerata dai nazisti contraria al regime. Per tale motivo, infatti, essi furono assiduamente perseguitati ed ostacolati fino alla prigionia, alle sofferenze e alla morte, ma non si scoraggiarono mai, continuando fiduciosi nel loro cammino di evangelizzazione né tralasciarono mai, neppure durante i giorni più drammatici della dura prigionia, il loro ministero sacerdotale.

I Servi di Dio, infatti, continuarono a celebrare l’Eucaristia anche rinchiusi nella cella, facendo introdurre il pane e il vino di nascosto e riuscirono anche ad amministrare il sacramento della Riconciliazione agli altri detenuti, dando loro conforto e affetto.

Nei giorni che precedettero l’esecuzione, la loro unica preoccupazione fu quella di abbandonarsi completamente tra le braccia di Dio, rinnovando il loro immenso e profondo amore per Cristo e per la Chiesa. Il loro martirio fu l’atto conclusivo di un’esistenza virtuosa, trascorsa interamente nella ricerca e nell’attuazione della volontà divina e nell’incessante esercizio di un caritatevole ministero pastorale.

BENEDETTO XVI

ANGELUS

Piazza San Pietro
Domenica, 26 giugno 2011

 

Cari fratelli e sorelle!

Oggi, in Italia e in altri Paesi, si celebra il Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, il Sacramento del Corpo e Sangue del Signore, che Egli ha istituito nell’Ultima Cena e che costituisce il tesoro più prezioso della Chiesa. L’Eucaristia è come il cuore pulsante che dà vita a tutto il corpo mistico della Chiesa: un organismo sociale tutto basato sul legame spirituale ma concreto con Cristo. Come afferma l’apostolo Paolo: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,17). Senza l’Eucaristia la Chiesa semplicemente non esisterebbe. E’ l’Eucaristia, infatti, che fa di una comunità umana un mistero di comunione, capace di portare Dio al mondo e il mondo a Dio. Lo Spirito Santo, che trasforma il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo, trasforma anche quanti lo ricevono con fede in membra del corpo di Cristo, così che la Chiesa è realmente sacramento di unità degli uomini con Dio e tra di loro.

In una cultura sempre più individualistica, quale è quella in cui siamo immersi nelle società occidentali, e che tende a diffondersi in tutto il mondo, l’Eucaristia costituisce una sorta di “antidoto”, che opera nelle menti e nei cuori dei credenti e continuamente semina in essi la logica della comunione, del servizio, della condivisione, insomma, la logica del Vangelo. I primi cristiani, a Gerusalemme, erano un segno evidente di questo nuovo stile di vita, perché vivevano in fraternità e mettevano in comune i loro beni, affinché nessuno fosse indigente (cfr At 2,42-47). Da che cosa derivava tutto questo? Dall’Eucaristia, cioè da Cristo risorto, realmente presente in mezzo ai suoi discepoli e operante con la forza dello Spirito Santo. E anche nelle generazioni seguenti, attraverso i secoli, la Chiesa, malgrado i limiti e gli errori umani, ha continuato ad essere nel mondo una forza di comunione. Pensiamo specialmente ai periodi più difficili, di prova: che cosa ha significato, ad esempio, per i Paesi sottoposti a regimi totalitari, la possibilità di ritrovarsi alla Messa domenicale! Come dicevano gli antichi martiri di Abitene: “Sine Dominico non possumus” – senza il “Dominicum”, cioè senza l’Eucaristia domenicale non possiamo vivere. Ma il vuoto prodotto dalla falsa libertà può essere altrettanto pericoloso, e allora la comunione con il Corpo di Cristo è farmaco dell’intelligenza e della volontà, per ritrovare il gusto della verità e del bene comune.

Cari amici, invochiamo la Vergine Maria, che il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II ha definito “Donna eucaristica” (Ecclesia de Eucharistia, 53-58). Alla sua scuola, anche la nostra vita diventi pienamente “eucaristica”, aperta a Dio e agli altri, capace di trasformare il male in bene con la forza dell’amore, protesa a favorire l’unità, la comunione, la fraternità.

Dopo l'Angelus

Cari fratelli e sorelle, anche oggi ho la gioia di annunciare la proclamazione di alcuni nuovi Beati. Ieri, a Lubecca, sono stati beatificati Johannes Prassek, Eduard Müller ed Hermann Lange, uccisi dai nazisti nel 1943 ad Amburgo. Oggi, a Milano, è la volta di Don Serafino Morazzone, parroco esemplare nel Lecchese tra XVIII e XIX secolo; di Padre Clemente Vismara, eroico missionario del PIME in Birmania; e di Enrichetta Alfieri, Suora della Carità, detta “angelo” del carcere milanese di San Vittore. Lodiamo il Signore per questi luminosi testimoni del Vangelo!

In questa domenica che precede la solennità dei Santi Pietro e Paolo si celebra in Italia la Giornata per la carità del Papa. Desidero ringraziare vivamente tutti coloro che, con la preghiera e con le offerte, danno il loro appoggio al mio ministero apostolico e di carità. Grazie! Il Signore vi ricompensi!

Je salue les pèlerins francophones, particulièrement les anciens élèves de l’Institut Saint-Dominique de Rome. En ce jour, de nombreux pays célèbrent la Solennité du Saint-Sacrement du Corps et du Sang du Christ. Nous avons toujours à redécouvrir le don inouï de son Fils que Dieu nous fait dans l’Eucharistie en participant chaque dimanche à la messe. Faisons une large place à l’adoration eucharistique ! « Le Seigneur est là, dans le sacrement de son amour, il nous attend jour et nuit », répétait le saint Curé d’Ars. Puisons à cette source d’amour et de pardon la force de conformer toujours plus notre vie à l’Evangile ! Tant de chrétiens aujourd’hui lui rendent témoignage jusqu’au don de leur vie. Que notre prière fraternelle les soutienne sans relâche !

I am happy to welcome all the English-speaking pilgrims and visitors, particularly the group from Saint Fidelis Parish in Toronto. In many places today the Church celebrates the Solemnity of the Body and Blood of Christ. May our hearts rejoice in the great gift of Jesus, the Bread of Life, who has given himself for us and has come to nourish us. As we open our hearts to others and walk the path of life, may he always sustain and guide us. God bless you all!

Von Herzen heiße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher auf dem Petersplatz willkommen. Zugleich geht mein Gruß an die Gläubigen des Erzbistums Hamburg, die gestern die Seligsprechung der „Lübecker Märtyrer“ gefeiert haben. Die katholischen Kapläne Johannes Prassek, Hermann Lange und Eduard Müller sowie der evangelische Pastor Karl Friedrich Stellbrink haben mit ihrem gemeinsam getragenen Leiden im Gefängnis bis zu ihrer Hinrichtung im Jahre 1943 ein großartiges, auch ökumenisches Zeugnis der Menschlichkeit und der Hoffnung gegeben. Es ist beeindruckend, wie sie in ihren Kerkerzellen stets den Blick zum Himmel gerichtet haben. So hat Johannes Prassek geschrieben: „Wie ist Gott so gut, daß er mir alle Furcht nimmt und die Freude und die Sehnsucht schenkt“. Lassen wir uns von ihrem Gottvertrauen anstecken und bringen wir das Evangelium der Liebe zu den Menschen unserer Zeit. Der Herr begleite unser Reden und unser Tun.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana, en particular a los miembros de la Asociación de la Medalla Milagrosa, así como a los directivos de la Radiotelevisión “El sembrador por la nueva evangelización”. En la solemnidad del Santísimo Cuerpo y Sangre de Cristo, la Iglesia hace memoria agradecida del don de la Eucaristía y la adora con devoción. Que nuestros corazones se abran con humildad ante Jesús Sacramentado, para que, transformados por su gracia, seamos testigos valientes de su amor por todos los hombres. Que Dios os bendiga.

Słowo pozdrowienia kieruję do wszystkich Polaków, a szczególnie do Episkopatu Polski i wiernych, uczestników jubileuszu 600-lecia konsekracji katedry włocławskiej. W modlitwie polecam was Najświętszej Maryi Pannie Wniebowziętej, Patronce katedry. Niech wymowne dzieje tej świątyni będą dla wszystkich zachętą do trwania w wierze Ojców i świadczenia o Chrystusie w codziennym życiu. Z serca wam błogosławię.

[Il mio saluto va a tutti i Polacchi e, in modo particolare, all'Episcopato polacco e ai fedeli, partecipanti alla celebrazione del Giubileo del 600° anniversario della consacrazione della Cattedrale di Włocławek. Nella preghiera vi raccomando tutti alla Beata Vergine Maria, Assunta al Cielo, a cui essa è intitolata. La storia eloquente di questo tempio sia per tutti incoraggiamento a perseverare nella fede dei Padri e nella testimonianza resa a Cristo nella vita di ogni giorno. Vi benedico di cuore.]

Infine, saluto con affetto i pellegrini italiani, in particolare il gruppo dell’associazione “Laici Betlemiti”. A tutti voi auguro una buona domenica, una buona settimana. Buona Festa dei Santi Pietro e Paolo. Buona domenica a tutti voi!