Muziano Maria Wiaux

Muziano Maria Wiaux

(1841-1917)

Beatificazione:

- 30 ottobre 1977

- Papa  Paolo VI

Canonizzazione:

- 10 dicembre 1989

- Papa  Giovanni Paolo II

- Basilica Vaticana

Ricorrenza:

- 30 gennaio

Religioso, della Congregazione dei Fratelli delle Scuole Cristiane, con somma costanza e assidua sollecitudine dedicò quasi tutta la vita all’educazione dei giovani

 

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Il Fratello che pregava sempre

 

Fratel Muziano Maria, al secolo Louis-Joseph Wiaux, nasce il 20 marzo 1841 a Mellet in Belgio e viene battezzato il giorno stesso. Ricevuta dai genitori una educazione profondamente cristiana, testimoniata da esempi, diventa presto lui stesso modello per i compagni, particolarmente per la sua devozione alla Vergine.

Compiuti gli studi di obbligo, passa nell'officina del padre, il fabbro di Mellet, ma pochi mesi dopo il Signore lo chiama ad una vita consacrata al suo servizio.

A quindici anni, infatti, il 7 aprile 1856, entra nel noviziato dei Fratelli delle Scuole Cristiane. Nella festa della Visitazione riceve, con l'abito religioso, il nome di Fratel Muziano Maria.

Campo del suo primo apostolato catechistico e didattico è una classe di bambini a Chimay; insegna quindi per, un anno a Bruxelles. Nel 1859 l'obbedienza religiosa lo trasferisce al collegio di Malonne: vi resta fino alla morte, nel 1917.

Incontrate delle difficoltà di ordine professionale, dovute alla giovane età ed all'inesperienza, corre il rischio di essere allontanato dalla Congregazione come inadatto all'apostolato nella scuola. Quella dura prova segna l'inizio di un'attività umile e nascosta con mansioni piuttosto modeste: vigilanze, lezioni complementari di disegno e di musica, pur non avendo particolari attitudini per queste due discipline. Sempre obbediente e servizievole, attende allo studio del pianoforte, dell'armonium e degli altri strumenti, trovando la forza per il suo costante impegno nell'amore di Dio. E questo per oltre cinquant'anni!

Ricordando che la sua Congregazione è stata fondata per "l'educazione cristiana dei poveri", chiede ai superiori di potersi recare alla scuola gratuita annessa al collegio per insegnare il catechismo ai figli del popolo ai quali si sente particolarmente vicino nei lunghi anni in cui con straordinario impegno e dedizione scopre loro le ricchezze della Fede. Per tutti i suoi alunni, ricchi o poveri, grandi o piccoli, Fratel Muziano è un modello, un segno della presenza di Dio e della sua bontà. Il bene che realizza è incalcolabile: lo testimonieranno i giovani di cui ha avuto cura.

Caratteristica di Fratel Muziano è l'obbedienza, perfino eroica, a tutte le prescrizioni della regola. Testimonierà un suo confratello che visse per lunghi anni con lui in comunità: " Prendete la regola, dal primo all'ultimo capitolo: sotto ogni articolo scrivete pure: Fratel Muziano l'ha osservato alla lettera! Sarà la sua biografia più fedele ". Nella serena e più fiduciosa adesione al volere dei superiori, per cinquanta e più anni esegue fedelmente i compiti che gli vengono affidati. Fratel Muziano si è impegnato in una précisa scelta: fare in tutto e con la massima perfezione la volontà di Dio.

Seguendo gli insegnamenti del suo Fondatore, si lascia guidare dalla fede che gli fa vedere Dio in tutte le azioni. Il nuovo Santo vive in continuo contatto con il Signore; la sua presenza è ininterrotta. Alle quattro e mezzo del mattino è già in ginocchio davanti al Tabernacolo; passa poi all'altare di Maria. Durante il giorno il rosario scorre tra le sue dita; il movimento delle labbra rivela la sua continua preghiera. Frequenti, durante il giorno le visite al SS. Sacramento, come pure il suo pellegrinare alla grotta della Madonna di Lourdes, eretta nel parco del collegio, e ad altri luoghi di devozione.

Gli alunni ammirati della sua pietà, lo chiamano "il Fratello che prega sempre". Egli raccomanda loro con insistenza la devozione all'Eucaristia e alla Santissima Vergine, e tutti sanno che l'invito proviene da una diuturna, lunghissima pratica.

Al termine della sua vita può esclamare con umiltà e gratitudine: "Come si è felici quando si è, come me, sull'orlo della tomba e si è sempre avuta una grande devozione alla Madonna!". Questo è il suo ultimo messaggio prima di entrare in agonia.

Fratel Muziano rende l'anima a Dio il 30 gennaio 1917. Il giorno stesso della morte vengono segnalati dei favori, attribuiti alla sua intercessione. Presto folle di pellegrini accorrono alla sua tomba. I miracoli si moltiplicano. Il tribunale ecclesiastico viene eretto appena sei anni dopo la morte. Paolo VI nel 1977 proclama Beato questo umile religioso, vissuto di preghiera, di umiltà, di lavoro e di obbedienza. Giovanni Paolo II, oggi lo canonizza e lo presenta come modello a tutti i cristiani e particolarmente ai suoi confratelli e agli educatori, ai quali è demandato il delicato compito di formare onesti cittadini per le realtà terrene e anime elette per il cielo.

CANONIZZAZIONE DI FRATEL MUTIEN-MARIE WIAUX

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 10 dicembre 1989

 

1. “Convertitevi perché il Regno dei cieli è vicino!” (Mt 3, 2).

In questo tempo di Avvento la Chiesa ci rivolge di nuovo l’invito di Giovanni Battista. Essa lo rivolge ad ognuno di noi! Giovanni, il precursore, si è appartato nel deserto, nell’austerità. Egli non ha altro compito che quello di preparare la via del Signore. La sua voce è ascoltata e giungono le folle. All’invito di Giovanni esse si sottopongono al battesimo riconoscendo i propri peccati. Il loro cammino è quello della conversione.

Con Giovanni, queste folle preparano la via del Signore. Infatti il Regno dei cieli è ormai vicino! Giovanni annunzia: “Colui che viene dopo di me è più potente di me” (cf. Mt 3, 11). L’ultimo e il più grande dei profeti annunzia il Messia, il virgulto germogliato dalle radici di Jesse, che il profeta Isaia attendeva.

2. Quando oggi ascoltiamo i profeti, quando in questo giorno ascoltiamo Giovanni Battista, che ci conduce sulla via del Messia, noi non percepiamo soltanto l’eco di una parola antica. È la Chiesa di Cristo che ad ogni generazione, a questa generazione della fine del secondo millennio, ritorna a dire che il Regno dei cieli è ormai vicino nel Messia annunziato dai profeti.

Viene in mezzo a noi colui sul quale si posa “lo Spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore . . .” (Is 11, 2).

Se ci è richiesta la conversione, è per accogliere colui che viene, per ricevere i doni della giustizia e della pace, per diventare artefici di pace, poiché, come dice il profeta Isaia: “Egli giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese” (Is 11, 4). Per preparare la sua venuta, per divenire suoi discepoli, è necessario lasciarsi trasformare dalla sua giustizia e guidare dalla sua sapienza. Noi comprendiamo che “per mezzo dello spirito di sapienza e di intelligenza” (Is 11, 2), il Messia scopre il nostro peccato e ci invita a conformarci alla legge di amore e di verità del suo Regno.

3. Il profeta dice ancora del Messia che “fascia dei suoi lombi sarà la giustizia” (Is 11, 5). Egli inaugura un regno di pace: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello . . ., il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà. (. . .) Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte” (Is 11, 6. 9).

Si tratta forse di un’illusione, dal momento che conflitti senza fine in tanti punti del mondo sembrano renderla vana? Sarebbe così se questa parola non venisse da Dio, se non si rivolgesse alle coscienze, se non fosse essa stessa sorgente di giustizia, la giustizia secondo Dio, la giustizia di Dio! Il messaggio di Isaia, l’ardente appello del precursore e poi la venuta stessa di Gesù portano dei frutti di pace, nel cuore e nelle azioni di coloro che si lasciano convertire.

Giovanni il Battista proclama l’urgenza della conversione: “Già la scure è posta alla radice degli alberi” (Mt 3, 10). Ascoltiamo bene questo avvertimento: ogni persona è chiamata a produrre frutti buoni di giustizia e di pace; ogni momento, ogni azione ha la sua importanza in funzione del Regno che viene e di cui non deve tradire lo spirito. Ogni uomo, per quanto modesto, è insostituibile nella famiglia umana; il più umile gesto ispirato dall’amore rende gloria a Dio.

4. La Chiesa oggi esalta un religioso molto semplice. Per tutta la vita egli ha compiuto la volontà del Signore senza mai tardare. Fedele alle esigenze e alle rinunce della regola, san Muziano-Maria ha tutta la grandezza degli umili.

Per sessant’anni di vita religiosa trascorsa nell’ombra, ha praticato le osservanze dei fratelli delle Scuole cristiane con una generosità totale. Per lui, nulla fu più importante dell’obbedienza, nulla più gioioso della povertà, nulla più urgente degli obblighi della vita comune, dell’accoglienza dei suoi alunni e di chiunque veniva a lui. Fedele ai compiti nascosti a lui affidati, giorno dopo giorno fratel Muziano offriva la sua vita al Signore, in una dimenticanza di sé che per lui era diventata naturale. Già per questo è una figura esemplare: è giunto alla santità nel quotidiano, seguendo con docilità il cammino dei figli di san Giovanni Battista di La Salle.

Semplice assistente dei maestri di musica e di disegno, o occupato nei numerosi servizi necessari in una grande struttura scolastica, fratel Muziano restava sempre illuminato dalla presenza di Dio. Il suo senso della preghiera impressionava confratelli ed allievi, tanto da essere chiamato “il Fratello che pregava sempre”.

È un ammirevole modello della “vita di preghiera”. Prolungava l’adorazione e la meditazione davanti al Santissimo fino quando poteva; risplendeva di gioia nel comunicarsi ogni giorno al Corpo di Cristo; non cominciava un lavoro senza invocare il Signore e venerare la Croce. In ogni momento, con il rosario in mano, invocava la santa Vergine con una giusta devozione, come dimostrano queste parole: “Per arrivare ad un’intima unione con nostro Signore, prendete la strada di Maria dove non c’è compito né ombra che possano fermare il vostro cammino verso Gesù” (S. Mutien-Marie Wiaux, “Lettre du 3 janvier 1914”).

Con l’intensità della sua vita spirituale, san Muziano-Maria “preparava la via del Signore, raddrizzava i suoi sentieri (cf. Mt 3, 3). Quanti lo vedevano pregare si stupivano di non trovare in lui “niente che non fosse semplicemente sincero”. C’è nell’uomo di Dio come una trasparenza che lo rende testimone autentico del Signore presente in lui. La Parola di Dio viveva in lui, gli autori spirituali l’avevano nutrito; ne traeva una saggezza che sapeva comunicare con naturalezza. Pensiamo alle parole di Isaia ascoltate oggi: “la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare” (Is 11, 9).

5. San Muziano ebbe a Malonne una influenza discreta dovuta alla sorgente viva della sua pietà, della sua preghiera. I bambini del catechismo, gli allievi che gli stavano sempre vicino, sentivano che la forza di quest’uomo veniva dalla sua intimità con Dio e che un’instancabile carità aveva più valore di qualsiasi altra capacità.

Il suo messaggio non si esprime nei termini della saggezza di questo mondo. Egli mostra ai suoi fratelli, agli educatori, ai giovani la vera fecondità di una vita umilmente offerta. Egli poteva dire, come il Salmo di questa liturgia che Dio “avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri” (Sal 72, 13). Lui stesso si considerava debole e povero, e questo lo rendeva disponibile verso chiunque gli confidava le sue pene. Dopo la sua morte, venne riconosciuto naturalmente come l’intercessore che la Chiesa ormai onora, un amico di Dio che resta un fratello degli uomini.

Con l’istituto dei fratelli delle Scuole cristiane, con i suoi connazionali del Belgio, noi siamo meravigliati per la fama di questo umile religioso. Noi rendiamo grazie oggi per la santità di fratel Muziano-Maria. Gli chiediamo di aiutare gli educatori dei nostri tempi perché sappiano accompagnare i giovani sul cammino della fede, aprirli alla bellezza del messaggio evangelico, invitarli a rinnovare continuamente la conversione richiesta da Cristo salvatore, a prendere parte attivamente alla vita della Chiesa.

6. Il lungo cammino di santità percorso da fratel Muziano sembra essere una risposta fedele alle parole di san Paolo che la Chiesa ci fa ascoltare in questa seconda domenica di Avvento: i libri santi sono scritti “per nostra istruzione, perché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza” (Rm 15, 4). Il santo fratello diede prova di perseveranza e di coraggio. Ci aiuti su questa strada ad appoggiarci alla potenza della Parola di Dio per affrontare le sfide di ciascuna delle nostre esistenze, le sfide di ciascuna delle nostre famiglie e delle nostre comunità.

San Paolo aggiungeva: “Il Dio della perseveranza e della consolazione ci conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esempio di Cristo Gesù” (Rm 15, 5). Sull’esempio del santo fratello di Malonne, tutto compenetrato dello spirito di Cristo, accoglieremo meglio il salvatore che viene tra noi se, nell’unità, riceviamo la Parola e agiamo in comunione nello stesso Spirito e condividiamo i medesimi doni. “Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per gloria di Dio” (Rm 15, 7-9). Vivere l’Avvento è preparare i giorni in cui “fiorirà la giustizia”, i giorni in cui conosceremo “l’abbondanza della pace” (cf. Sal 72, 7), i giorni in cui “saranno benedette tutte le stirpi della terra” (Sal 72, 17).

7. Fratelli e sorelle, l’esempio di un santo che è vissuto vicino a noi può rendere forte in noi il coraggio della speranza. Fratel Mutieno-Marie ci precede nel cammino della fedeltà agli inviti di Dio e all’instancabile servizio dei fratelli. Noi chiediamo la sua intercessione, affinché ci sia dato di spianare a nostra volta la via del Signore e la via dell’uomo, che è la via della Chiesa. Noi invochiamo la sua intercessione affinché ci sia data la capacità di produrre i frutti che esprimano una reale conversione, di annunziare senza sosta il Regno dei cieli ormai vicino in colui che battezza nello Spirito Santo (cf. Mt 3, 2-11).

E così noi potremo “con un solo animo e una voce sola rendere gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo” (cf. Rm 15, 6).

“Per tutta la vita egli ha compiuto la volontà del Signore senza mai tardare. Fedele alle esigenze e alle rinunce della regola, san Muziano-Maria ha tutta la grandezza degli umili” (Giovanni Paolo II).

BEATIFICAZIONE DI MUTIEN-MARIE WIAUX E MIGUEL FEBRES CORDERO

OMELIA DI PAOLO VI

Domenica, 30 ottobre 1977

 

Venerati fratelli, carissimi figli e figlie, qui convenuti per questa solenne celebrazione!

L’atto che abbiamo testé compiuto, riempie il Nostro cuore di purissima gioia. Noi abbiamo proclamato beati due religiosi, i fratelli delle Scuole Cristiane Mutien-Marie Wiaux e Miguel Febres Cordero, abbiamo cioè ufficialmente autorizzato il loro culto, additandone l’esempio all’ammirazione e all’imitazione di tutti i credenti. Due nuovi astri si sono accesi nel firmamento della Chiesa. Come non esultare contemplando questi nostri fratelli, che hanno già raggiunto la mèta, alla quale ognuno di noi sospira di poter un giorno arrivare? Come non gioire sapendo di poter contare sulla potente intercessione di chi ha condiviso le nostre medesime tribolazioni ed è quindi in grado di comprendere la grandezza e la miseria della nostra condizione umana?

Essi stanno dinanzi ai nostri occhi nello splendore dell’unica gloria, che non teme l’usura del tempo: la gloria della santità. Di continenti diversi, con caratteristiche umane decisamente distanti, essi sono accomunati da affinità interiori profonde, che rivelano la identica matrice spirituale Lasalliana, che ha ispirato e guidato la loro maturazione cristiana. Per apprezzare il merito dei due nuovi Beati occorre perciò rievocare il merito della Famiglia Religiosa, alla quale essi appartennero, e cioè il celebre e benemerito Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che San Giovanni Battista de La Salle fondò a Reims (a. 1680), dando alla Chiesa una delle istituzioni più congeniali alla missione educatrice che le è propria: una scuola per la scuola. Lo scopo per il quale il Fondatore concepì la nuova società religiosa era infatti quello di preparare elementi specializzati nei compiti educativi, capaci di dedicarsi con frutto alla formazione umana e cristiana della gioventù, specialmente della gioventù povera, dei figli del popolo.

Le caratteristiche dell’Istituto discendono da tale finalità: si tratta di una società religiosa, che raccoglie persone impegnate nella pratica dei consigli evangelici in una forma di vita povera e austera, condotta in comune e testimoniata all’esterno anche mediante la forma dell’abito, persone aventi come missione precipua l’insegnamento scolastico, quello elementare e quello che oggi chiameremmo «secondario», basato su criteri didattici perfezionati, e svolto con la coscienza dell’apostolo, il quale sa di avere nei confronti degli alunni la responsabilità di annunziare il Vangelo con la parola e con l’esempio, al fine di conquistare a Cristo il loro cuore.

Questo è infatti lo scopo primario, al quale mira ogni scuola cattolica: far conoscere ed amare Gesù Cristo. E questa è la ragione per cui, soprattutto, la scuola cattolica merita la considerazione e la stima di ogni cristiano. È quindi giusto e doveroso sostenere queste nostre scuole, che aprono i ragazzi alla vita, assicurano la loro formazione umana e spirituale e costruiscono così contemporaneamente la città terrena e la Chiesa.

Quanto all’Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, la storia ci informa che, nonostante i contrasti a cui dovette sottostare, esso ebbe pronta e vasta diffusione: era già presente in quindici diocesi francesi con 22 comunità, mentre ancora viveva il Fondatore. Oggi esso svolge la sua opera in 78 Paesi, sparsi nei cinque Continenti.

I due Beati, che noi oggi contempliamo nella gloria del Regno di Dio, sono una testimonianza eloquente della vitalità dell’annosa pianta, sulla quale sono sbocciati.

Al Superiore Generale, ai suoi Collaboratori, ai numerosi Membri di questo Istituto così benemerito rivolgiamo il nostro sincero compiacimento e benedicente saluto.

Parimente, con particolare cordialità e deferenza, salutiamo le Delegazioni governative che tanto degnamente rappresentano a questa cerimonia i due Paesi di origine dei nuovi Beati; e insieme con esse intendiamo salutare i Pastori che hanno voluto intervenire.

La vida del Hermano Miguel, el endeble niño Francisco nacido en los repliegues andinos de Cuenca, discurre en un ambiente desahogado, de tradición católica y de relevantes servicios a su Patria.

La infancia del nuevo Beato se ve entristecida por un grave defecto físico: el niño nace con los pies deformes. Un motivo de honda congoja para la familia, que pronto se ve consolada con la experiencia de las dotes de inteligencia y bondad del nuevo vástago, crecido bajo la protección especial de la Virgen María. El mismo considerará un signo providencial haber nacido en el mismo año de la proclamación del Dogma de la Inmaculada Concepción.

Su amor mariano, que se hace confianza segura, crecerá sin cesar. Por ello, cuando no puede visitar los santuarios de Loreto o Lourdes, donde quería pedir a la celestial Señora su curación, exclamará con alegre serenidad: «En el cielo la veré».

Realizado su ideal de entregarse, tras no pocas oposiciones, a Cristo y a la Iglesia en la Congregación de los Hermanos de La Salle, el Hermano Miguel da prueba de un espíritu exquisitamente religioso, de una capacidad admirable de trabajo, de una entrega sacrificada de sí mismo en servicio de los demás. Y en él resalta sobre todo, como no podía faltar en un hijo de la familia lasalliana, el amor y entrega entrañables a la juventud y a su recta formación humana y moral.

En ese campo nuestro Beato alcanza metas tales que lo hacen un verdadero modelo, cuyos logros constituyen un auténtico timbre de gloria para la Iglesia, para su familia religiosa, para su Patria, que lo nombrará académico de número de la «Academia Ecuatoriana, Correspondiente de la Española».

Si nos preguntamos por el motivo radical de tal fecundidad humana y religiosa, de aquel acierto y eficiencia en su tarea ejemplar de catequista, lo encontramos en lo íntimo de su rico espíritu, que lo llevó a hacerse sabiduría vestida de amor, ciencia que ve al ser humano a la luz de Cristo, imagen divina que se proyecta -con sus deberes y derechos sagrados- hacia horizontes eternos. Ese es el gran secreto, la clave del éxito obtenido por el Hermano Miguel, realización sublime de un gran ideal y por ello figura señera para nuestro tiempo.

En efecto, cuando pocos días antes de morir en tierras de España dirá: «Otros trabajarán mejor que yo», deja un legado a la Iglesia, sobre todo al mundo religioso y a sus hermanos en religión: continuar una tarea estelar de formación de la juventud, haciendo que la escuela católica, medio siempre reformable pero válido y eficaz, sea un centro permanente de forja de juventudes recias y generosas, imbuidas de ideales elevados, capaces de contribuir al bien general, conscientes del deber de hacer respetar los derechos de todas las personas -ante todo de las más desposeídas- haciéndolas cada vez más humanas y abriéndolas a la esperanza traída por Cristo.

Un reto estupendo y exigente, que hay que recoger con valentía y espíritu de iniciativa. Es el gran mensaje, que el Hermano Miguel nos confía para que lo completemos hoy.

Le second bienheureux que nous vénérons a passé toute sa vie en Belgique. Ce n’est pas une formule stéréotypée de dire du Frère Mutien-Marie qu’il a vu le jour dans une famille d’humble condition mais profondément chrétienne. C’était en mil huit cent quarante et un, à Mellet. Dans l’amour attentif de ses parents, dans leur exemple, dans la prière et le chapelet récités chaque jour en famille, le jeune Louis Wiaux trouva tout ensemble une jeunesse heureuse, une foi solide et le désir de se donner à Dieu.

Des l’âge de quinze ans, il répondit, à la lettre, à l’appel du Seigneur, quitta tout pour le suivre, renonçant même à son nom pour prendre celui d’un martyr très peu connu: geste symbolique de soixante années d’une vie religieuse effacée aux yeux des hommes, mais grande aux yeux de Dieu et exemple maintenant pour l’Eglise entière.

Cet exemple sera-t-il compris et suivi? N’est-il pas trop opposé aux orientations du monde actuel? Bien loin de chercher d’abord sa propre autonomie et son épanouissement personnel, le Frère Mutien-Marie s’est donné totalement, du jour où il est entré dans l’Institut des Frères des Ecoles Chrétiennes, à plus grand que lui, à Dieu d’abord; et à l’œuvre de l’éducation chrétienne de la jeunesse. Et pourtant, dans cette vie sacrifiée en apparence, quelle autonomie intérieure profonde, quel épanouissement spirituel n’a-t-il pas trouvé, aux yeux du cœur qui voient la sagesse? Obéissance, humilité, dévouement et sacrifice furent les maîtres-mots de sa vie. Par là, dans le grand collège Saint-Berthuin de Malonne, sa vocation de pédagogue prit des formes imprévues, polyvalentes, déterminées essentiellement par le souci de servir là où il y avait à servir! Qui dira assez la volonté et la maîtrise de soi que suppose une telle existence? Quelle richesse humaine et spirituelle, sous des dehors si simples! Il n’a pas eu le charisme de réaliser des œuvres scolaires aussi brillantes que celles de Frère Miguel, mais il est devenu le «maître» de beaucoup de jeunes, en leur dévoilant comment l’amour désintéressé peut inspirer toute une existence. Oui, durant plus d’un demi-siècle, en communauté, dans la vie scolaire et dans la vie religieuse, le Frère Mutien-Marie fut un exemple pour tous ceux qui passèrent dans son école, élèves, professeurs et parents. Exemple, il le demeure aujourd’hui, surtout pour ceux qui, répondant à l’appel du Seigneur, ne font pas de l’enseignement une profession seulement, mais une vraie vocation religieuse!

Comment ne pas exalter ici de nouveau la grandeur et la signification particulières de l’école chrétienne? Comment aussi ne pas mettre en lumière aujourd’hui la grandeur de la vocation des Frères et des Sœurs qui se consacrent à Dieu dans l’éducation chrétienne de la jeunesse, et particulièrement celle de cet Institut des Frères des Ecoles Chrétiennes, dans lequel nos deux bienheureux ont trouvé le chemin de la perfection? Le service ardent de l’Evangile mérite aux Fils de saint Jean Baptiste de La Salle l’honneur que l’Eglise leur rend, de façon éclatante en ce jour, silencieuse le plus souvent, mais toujours avec fidélité et confiance. Prions le Saint Fondateur, prions les bienheureux Miguel et Mutien-Marie, de soutenir l’engagement religieux de tous leurs Frères, d’obtenir lumière et force aux enseignants chrétiens dans leur patient travail d’éducation, d’intercéder pour les chères populations d’Equateur et de Belgique, de procurer à toute l’Eglise, à la veille de la fête de la Toussaint, un nouvel élan de sainteté!

Sì, fratelli, la nostra invocazione sale fiduciosa ai nuovi Beati dopo la conclusione del Sinodo dedicato alla catechesi, e in particolare alla catechesi ai giovani. Essi, che spesero la loro vita nel formare intere generazioni di giovani alla conoscenza e all’amore di Cristo e del suo Vangelo, ci siano accanto per indicarci la strada e per sorreggerci nell’impegno di una catechesi convincente ed incisiva.

Essi ci insegnino la grande lezione dell’amore per i giovani e della fiducia in loro; un amore e una fiducia, che si esprimano nel non attenuare dinanzi ai loro occhi il radicalismo degli ideali evangelici, ma nel proporre coraggiosamente alla freschezza ancora intatta del loro entusiasmo la Parola di Cristo senza adattamenti di comodo. La testimonianza di quel che questa Parola ha saputo operare in fratel Miguel e in fratel Mutien e, per loro mezzo, in tante generazioni di giovani, è la prova inoppugnabile della forza vittoriosa del Vangelo.

Cristo, che ha vinto in loro, vinca anche le nostre resistenze umane e faccia di ciascuno di noi un testimone credibile del suo amore.