Nicolò Rusca

Nicolò Rusca

(1563-1618)

Beatificazione:

- 21 aprile 2013

- Papa  Francesco

Ricorrenza:

- 4 settembre

Sacerdote diocesano e Arciprete di Sondrio, martire: fu a lungo parroco esemplare a Sondrio e venne ucciso in odio alla fede nelle lotte politico-religiose che travagliarono l’Europa in quell’epoca

  • Biografia
  • omelia di beatificazione
  • LITTERAE APOSTOLICAE
“Odiate l’errore, non l’errante”

 

Nacque a Bedano (Canton Ticino) nel mese di aprile 1563

Venne eletto arciprete di Sondrio nel 1590, in tempi assai travagliati, sia per il contrasto tra cattolici e riformati - a seguito della diffusione delle riforme zwingliane e calviniste tra i Grigioni ai quali erano soggette Valtellina, Chiavenna e Bormio -, sia per la forte decadenza delle stesse istituzioni ecclesiastiche tradizionali.

Rusca, formatosi al Collegio Elvetico di Milano, sotto l'ala del grande Carlo Borromeo, fu prete di profonda cultura e di generosa dedizione pastorale: guidò con grande equilibrio e moderazione la comunità cattolica di Sondrio e della Valtellina intera. Ciò non gli impedì, tuttavia, di cadere vittima innocente dei contrasti crescenti, soprattutto all'interno delle Tre Leghe, tra le varie fazioni politico-religiose.

Arrestato nell'estate del 1618 e condotto prigioniero a Thusis, venne processato da un tribunale fazioso, espressione di un particolare gruppo politico-religioso di carattere radicale.

Avendo respinto tutte le infondate accuse a suo carico, fu sottoposto a tortura e ne morì il 4 settembre dello stesso anno.

Beatificazione dell’arciprete Nicolò Rusca (1563-1618)

Omelia di Angelo Cardinale Amato, SDB Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi

(Sondrio, Piazza Garibaldi 21 aprile 2013)

 

1. L'odierna beatificazione di Nicolò Rusca, celebrata nel 450° anniversario della sua nascita, è un avvenimento senza precedenti nella storia della diocesi di Como e mostra come la santità si mantenga viva nei secoli, perché, al pari di una gemma preziosa, il suo valore non conosce tramonto. La santità non è legata al fluire del tempo, perché la santità è uno squarcio di paradiso sulla terra, che, irrompendo nelle torbide vicende umane, e ne rivela il significato e il valore alla luce della fede e dell'eterna verità di Dio. Il santo è il messaggero della vera vita. Egli apre il sipario della Gerusalemme celeste, immettendoci nel regno di Dio, regno di pace, di amore, di comunione.

Per questo, la memoria del martirio del sacerdote, dell’arciprete Nicolò Rusca, arciprete di Sondrio, come ha detto S. E. Coletti, dal 1590 al 1618, è stata conservata con venerazione dal popolo di Dio, dai sacerdoti, dai vescovi e soprattutto da un Santo della vostra terra, il chiavennasco San Luigi Guanella, che era solito recarsi ogni anno in pellegrinaggio a Thusis per venerare il luogo del martirio. Don Guanella ha contribuito concretamente a far conoscere la figura del Rusca, sia facendo pubblicare alcune biografie ben documentate del suo martirio, sia dando un decisivo impulso all'inizio della causa di beatificazione, proseguita e portata felicemente a termine dai benemeriti Vescovi della diocesi di Como.

La Chiesa sa apprezzare il singolare potenziale pastorale della santità presso il popolo di Dio. Spesso, infatti, per disintegrare il guscio della pigrizia e dell'indifferenza che imprigiona il nostro cuore, c'è bisogno della forza dirompente dei santi, che, facendo il bene, mostrano all'evidenza come sia possibile e bello vivere secondo il Vangelo, anche in tempi esigenti e difficili. A questi eroi della fede si applica la parola di Gesù: «Voi siete il sale della terra [...]. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 14-16).

2. E oggi la Chiesa pone alla venerazione dei fedeli l'esempio luminoso del sacerdote diocesano Nicolò Rusca, che, nella Lettera Apostolica, che abbiamo letto, Lettera Apostolica di Papa Francesco, viene chiamato «martire, pastore secondo il cuore di Cristo, completamente dedito al bene delle anime, per le quali non esitò a offrire la propria vita». Spesso, cari fedeli, a noi cristiani viene anche richiesto il sacrificio supremo della vita per testimoniare e difendere la propria fede. L'incomprensione, l'ostilità, la persecuzione fanno parte della storia della Chiesa, secondo la parola di Gesù: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Anzi, il Signore fa della persecuzione una beati- 2 tudine evangelica, che prova l'autenticità della sequela. Egli dice: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi» (Mt 5,11-12).

Subito dopo la risurrezione, siamo in tempo pasquale, quando gli apostoli partirono per predicare il vangelo e per battezzare, con la conversione di giudei e di pagani, giunsero anche le persecuzioni, le incomprensioni. Nell'odierno brano degli Atti degli Apostoli, Paolo e Barnaba affermano con franchezza che non potevano trattenersi dall'evangelizzare, perché il Signore aveva detto: «Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra» (At 13,47). La reazione a queste parole fu la gioia di coloro che credettero, ma anche la persecuzione di coloro che rifiutarono l'annuncio di salvezza in Cristo (At 13,48-52).

E da quel momento l'esercito dei martiri divenne sempre più numeroso. Tutti i secoli sono stati segnati dal martirio. E la grande tribolazione continua tutt'oggi, sotto molteplici forme, non solo con le devastazioni di chiese e le uccisioni di fedeli e di sacerdoti, ma anche con la derisione, la calunnia e la menzogna.

Profeticamente, nell'Apocalisse, l'apostolo san Giovanni vede una moltitudine immensa di questi testimoni eroici del Vangelo appartenenti a ogni nazione, tribù, popolo e lingua e tutti stavano in piedi davanti al trono dell'Agnello, avvolti in candide vesti con i rami di palma nelle loro mani. E alla domanda: Chi sono questi eletti? Uno degli anziani risponde: «Essi sono coloro che vengono dalla grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell'Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario [...]. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 7,14-17).

3. Il Beato Nicolò Rusca è un martire che, come Cristo, buon pastore, dà la vita per le sue pecore: «Io, dice Gesù, do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano» (Gv 10,27). La sua storia, cari fedeli, deve essere inquadrata nelle intricate vicende socio-politiche e religiose del tempo, quando la contrapposizione spesso esasperata prevaleva sulla comprensione e sul dialogo. Oggi fortunatamente, il clima è cambiato, non più lotte tra cristiani, ma fraternità, accoglienza reciproca, rispetto, cammino verso l'unità. Ed è questo il significato dell'odierna beatificazione. La vicenda martiriale dell'arciprete di Sondrio è una storia umana ed ecclesiale che ci appartiene e che ci consegna una profezia, da non disattendere: la profezia della carità, della convivenza fraterna, della comune identità battesimale, della comune preghiera e testimonianza a Cristo.

4. Il successo della riforma tridentina trovò nel Rusca un interprete eccezionale. E questa riforma si realizzava proprio nel rimettere in atto il ministero ordinario delle parrocchie e il loro regolare servizio liturgico, catetistico e sacramentale come faceva il Rusca e l’abbiamo sentito questo proporre dalla breve biografia letta all’inizio della nostra celebrazione. Il Rusca poi si dedicava con passione a visitare i malati e i moribondi, a confessare, a celebrare i sacramenti, percorreva la sua vasta pieve d’estate e d’inverno, di giorno e di notte, incurante del caldo soffocante e del freddo orrido. Era un vero prete tridentino saggio e zelante, così com’erano altri sacerdoti suoi contemporanei e conterranei. Faccio qualche esempio: Simone Cabasso a Tirano, Giovanni Antonio Casolari a Bor- 3 mio, Giovanni Pietro Stoppani a Mazza, Giovanni Maria Paravicino ad Ardenno. Questi sacerdoti formavano una specie di rete di salvataggio della tradizione cattolica nel territorio.

La competenza teologica permetteva a Rusca di chiarire e motivare la dottrina cattolica contenuta nei decreti tridentini nei confronti delle idee dei novatori. A quel tempo come si è detto, non c’era il clima irenico di oggi che tende giustamente a porre l’accento soprattutto sul molto che ci unisce: la sacra scrittura, i padri della Chiesa, il credo, il battesimo piuttosto che su quello che ci divide. A quel tempo, qualche volta c’erano delle opposizioni frontali. E quindi da questo punto di vista oggi fortunatamente il clima è cambiato e noi possiamo lodare la mitezza del Rusca. Ne fa fede l’amicizia fraterna fra il Rusca e il pastore Scipione Calandrino, anch’egli di carattere mite e moderato.

5. Da un punto di vista, e concludo, ecclesiale, cari fedeli, cosa ci può dire oggi questa vicenda dolorosa. Io credo che un brano della dichiarazione congiunta firmata dal vescovo di Coira, S. E. Vitus Huonder, che concelebra con noi, e dal Decano Thomas Gottschall è molto importante da questo punto di vista: “La beatificazione - dice questa dichiarazione congiunta ecumenica - la beatificazione di Nicolò Rusca, auspicata dalla diocesi di Como dagli anni venti del ventesimo secolo, fa ritornare alla memoria quelli orribili eventi. Sia da parte cattolica che da parte dei riformati è oggi un dato di fatto indiscusso che tanto la morte di Rusca, avvenuta in seguito a un tribunale arbitrario, quanto l’omicidio dei cristiani riformati, furono atti criminali”. Ma la chiesa cattolica, celebrando e onorando il sacerdote martire intende fare un’opera positiva di memoria misericordiosa. Non si tratta di cercare rivincite o di ricreare condizioni di contrasto, si tratta invece di proclamare l’innocenza di un giusto e di ricavare insegnamenti validi di riconciliazione, di rispetto, di fraternità, di amicizia e come dicevo prima anche di testimonianza e di comune collaborazione nell’annuncio del vangelo oggi. Si tratta di abbattere il muro della reciproca diffidenza per far posto alla casa comune dell’unico luogo della famiglia di Dio.

Però, credo che il beato Rusca ci affidi due messaggi. In primo luogo egli si propone come modello di sacerdote diocesano, buon pastore, che con la predicazione della parola di Dio e con la grazia dei sacramenti conforta e guida i fedeli nel cammino terreno verso la patria celeste. Ancora oggi egli si presenta come paradigma convincente di parroco generoso, vicino ai fedeli, padre mite e caritatevole verso tutti, amici e avversari. La sua è una pastorale della verità nella carità.

In secondo luogo, la sua morte come quella del Signore Gesù è per tutti, sacerdoti e laici, una preziosa testimonianza di fortezza sopranaturale. La tortura non frantumò la sua fede rocciosa. E dalla sua bocca non uscirono parole di disprezzo e di condanna ma solo la dichiarazione della propria innocenza e la ripetuta confessione di fede in Dio, oceano di carità infinita. E quindi con la beatificazione si realizza l’esortazione di San Paolo che secondo la tradizione, San Carlo Borromeo aveva rivolto al giovane Rusca accogliendolo nel collegio elvetico di Milano: “Figliolo, combatti il buon combattimento, compi il tuo corso perché ti sia preparata la corona di gloria che un giorno il giusto giudice ti darà”. I santi non sono eroi del passato ma del presente. Essi ci parlano ancora oggi perché la loro contemporaneità e la conseguenza del loro profondo radicarsi nell’eterno presente di Dio. Beato Nicolò Rusca prega per noi. Sia lodato Gesù Cristo. 

FRANCISCUS PP.

LITTERAE APOSTOLICAE

SERVO DEI NICOLAO RUSCA
BEATORUM HONORES DECERNUNTUR*

 

Ad perpetuam rei memoriam. — « Et eritis odio omnibus propter nomen meum; qui autem perseveraverit in finem, hic salvus erit » (Mt 10, 22).

Hic Dei Servus bonum exemplum attulit veri pastoris qui vitam pro ovibus dat ut veritatem Evangelii perennem martyrio testificetur.

Ille ortus est in municipio Bedano vulgo dicto die XX mensis Aprilis anno MDLXIII prope Luganum (Ticinum) quod eo tempore ad dioecesim Comensem pertinebat. Studiis apud Collegium Helveticum Mediolani perfectis, sacerdos constitutus est anno MDLXXXVII. Insequenti anno parochus factus est paroeciae regionis Sessa-Monteggio in Ticino. Humanis et spiritalibus dotibus necnon magno pastorali studio eius conspectis, anno MDXC translatus est ad magni aestimatum archipresbyteratum Sundrii, urbis primariae Vallis Telinae, quae eo tempore ad Rempublicam Trium Ligarum pertinebat, hodie autem inter Grisonum Pagum circumscribitur. Eo in loco usque ad mortem mansit. Interea omnes vires intendit in servitium illius frequentis paroeciae inter Planitiem Padanam et Helvetiam sitae. Dum gregem catholicum Sundrii curabat, studiose dedit operam ut sacramenta administrarentur, adulti christiani per catechesim docerentur necnon in fidem corrobarentur ac bona Ecclesiae attente custodirentur. Insuper prudentia et aequilibrio usus est in regione ubi conflictus inter confessiones haud raro exoriebantur. Numquam dubitavit cum Reformatis colloqui. Enimvero fides multorum catholicorum confirmabatur gratia eruditionis theologicae qua ille est usus in disceptationibus. Eluxit tamquam presbyter exemplaris et super Iesum Pastorem aedificatus et a Concilio Tridentino propositus. Cum aliarum confessionum pastores eorumque sectatores uberum fructum ex eius labore animadvertissent, in odio eum habere coeperunt. A duobus profecto criminibus a Reformatis in se allatis integre absolutus, ipse alios deinde fratres sacerdotes accusatos feliciter defendit, qua de causa nonnulli eius inimici constituerunt se auctuositatem apostolicam in hunc parochum scelerate vindicare. Ideo noctu inter dies XXIV et XXV mensis Iulii anno MDCXVIII, quidam coetus virorum armatorum, a pastore Reformato ductus, domum archipresbyteralem circumdederunt Servumque Dei ceperunt. Deinde eum ad Curiam Raetorum deduxerunt, ubi in solitariam custodiam eum mandaverunt fere per mensem. Postea translatus est in Tosanam ut iudicium subiret apud tribunal speciale. Hoc enim in tribunali novem fuerunt ministri partis extremae synodi Pastorum Cinereorum, ad severitatem Calvinianam allecti, qui iudicium contra Dei Servum coactare potuerunt. Cum vero causidici ex Sundrio reiecti sint, oportuit Servus Dei seipsum defenderet.

Tametsi cunctas accusationes refellit, tormento tamen funium subiit diebus III et IV mensis Septembris. Cum persecutores petivit ut se sacramentaliter confiteretur ac Eucharistiam acciperet, pastores Reformati eum deriserunt atque tormenta in eum eo atrocius reddiderunt ut Nicolaus Rusca, archipresbyter Sundrii, mortuus sit de suppliciis sibi inflictis.

Crescente autem in dies martyrii eius fama et priscis conflictibus religionibus demum solutis, primus cuius animum vita Nicolai Rusca excitavit fuit Pater Aloisius Guanella, hodie Sanctus. Sed tribunal in dioecesi Comensi componendum ut Processus Ordinarius ageretur non ante Kalendas Februarias anni MCMXXXI est compositum. Die XXIII mensis Maii anno MCMXCVII Congregatio de Causis Sanctorum Processum Informativum et Supplementum Inquisitionis dioecesanae valida declaravit. Consultores Historici, die VI mensis Maii MMIII congressi, et Consultores Theologi, in Congressu Peculiari die XXVII mensis Martii anno MMIX congressi, votum favens protulerunt. Patres Cardinales et Episcopi in Sessione Ordinaria diei XI mensis Novembris anno MMXI mortem Servi Dei verum martyrium iudicaverunt. Benedictus XVI mandavit ut super martyrio Servi Dei Decretum die X mensis Decembris anno MMXI conscriberetur statuitque ut sollemnis ritus eius beatificationis Sundrii die XXI mensis Aprilis anno MMXIII celebraretur.

Hodie igitur, in praedicta urbe, de mandato Nostro Venerabilis Frater Noster Angelus S.R.E. Cardinalis Amato, Praefectus Congregationis de Causis Sanctorum, textum Litterarum Apostolicarum legit, quibus Nos Dei Servum Nicolaum Rusca in Beatorum numerum adscribimus:

Nos, vota Fratris Nostri Didaci Coletti, Episcopi Comensis, necnon plurimorum aliorum Fratrum in Episcopatu multorumque christifidelium explentes, de Congregationis de Causis Sanctorum consulto, auctoritate Nostra Apostolica facultatem facimus ut Servus Dei Nicolaus Rusca, martyr, sacerdos dioecesanus, pastor secundum Cor Christi, prorsus animarum bono deditus, pro quibus propriam vitam tradere non haesitavit, Beati nomine in posterum appelletur, eiusque festum die quarta mensis Septembris, qua in caelum natus est, in locis et modis iure statutis, quotannis celebrari possit. In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Quae vero per has Litteras statuimus, ea firma sint in perpetuum, contrariis quibuslibet non obstantibus.

Datum Romae, apud Sanctum Petrum, sub anulo Piscatoris, die XIX mensis Aprilis, anno Domini MMXIII, Pontificatus Nostri primo.

De mandato Summi Pontificis
loco Secretarii Status

PETRUS PAROLIN
Archiepiscopus tit. Aquipendiensis